Ministro Nuovo, Buona Scuola vecchia? Per fortuna sì

Le prime mosse nel nuovo ministro mostrano più continuità che discontinuità con il suo predecessore sulla formazione digitale. Ed è un bene, ecco perché

Pubblicato il 09 Feb 2017

Paolo Ferri

Professore Ordinario di Tecnologie della formazione, Università degli Studi Milano-Bicocca

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Recentemente la ministra Valeria Fedeli ha presentato le linee programmatiche per i prossimi mesi durante l’Audizione parlamentare del 26 gennaio (al link è disponibile il video completo). Prendiamo spunto da questa occasione per fare il punto sullo stato di salute del Piano Nazionale Scuola digitale e delle altre iniziative legate all’innovazione formativa, dopo la caduta del governo Renzi, e il passaggio del testimone a Viale Trastevere tra i ministri Giannini e Fedeli.

Valeria Fedeli, molto legata alla CGIL, non sembra, aver stravolto il quadro della Buona Scuola, anzi pare intenzionata a proseguire l’azione riformatrice del governo Renzi, nel campo dell’innovazione formativa. In particolare, rispetto al Piano Nazionale Scuola digitale, Fedeli ha affermato la necessità di proseguire nella sua attuazione ponendo, nel corso dell’Audizione, l’accento necessità, sempre più urgente, di abbandonare una “didattica puramente trasmissiva” per sostituirla con metodologie e attività innovative che sappiano maggiormente motivare e coinvolgere gli studenti aumentando nel contempo le loro abilità e competenze. In particolare Fedeli ha sostenuto come per far questo sia necessario “valorizzare il digitale come agente attivo del cambiamento” anche nel campo della didattica. Il Piano Nazionale Scuola Digitale è stato, poi, proposto, da Fedeli, come un esempio virtuoso di attuazione concreta di politiche innovative nel campo della formazione. Il PNSD, infatti, afferma Fedeli: “Accompagna e sostiene la capacità delle scuole e dei docenti di sviluppare una didattica innovativa, coinvolgente, motivante adeguata ai tempi valorizzando il digitale come agente attivo del cambiamento”.

Il ministro ha, poi, affermato che “Nel 2017, il Piano sarà dedicato alle competenze digitali degli studenti, per superare i divari e le arretratezze della società, lavorando anche sul pensiero logico e computazionale, che diventerà strutturale in ogni scuola del primo ciclo, per ribadire il concetto che i nostri studenti non possono limitarsi più ad essere consumatori passivi di tecnologia, ma devono diventare consumatori critici e, possibilmente, creatori.”.

E’ stato annunciato, poi, l’avvio dell’attuazione concreta, dopo la conclusione del concorso di idee che ha coinvolto architetti italiani e stranieri nel 2016, tra i quali come “giurato” Renzo Piano. Nel 2017, infatti, dopo la chiusura della procedura di valutazione, partiranno i lavori, per la progettazione e la costruzione di 52 scuole “nuove”, cioè scuole che prevedano soluzioni architettoniche originali ed adatte alle nuove metodologie didattiche, come ad esempio la Flipped Classroom, secondo una modalità di progettazione architettonica che, ad esempio, è stata con successo adottata ad esempio nel Nord Europa (si veda a questo proposto si Agenda digitale il mio Scuola “aumentata”, tre eccellenze europee per una nuova didattica). Fedeli ha confermato anche la necessità di portare a compimento un altro pilastro fondamentale de La buona scuola che il governo Renzi aveva solo fatto in tempo a presentare. Si tratta dell’attuazione del Piano per la formazione dei docenti, che rende norma la formazione permanente dei docenti, che dovrà essere “strutturale e obbligatoria per ogni docente”, e che come prevede la Legge 107 è una precondizione essenziale per l’edificazione, anche in Italia, di un sistema formativo moderno.

Nel 2017 si darà poi piena attuazione al provvedimento che ha già previsto nuove procedure di accreditamento degli Enti formativi e l’attivazione di un piattaforma digitale per il matching della domanda e dell’offerta di corsi e percorsi di aggiornamento professionale. Una piattaforma sulla quale i docenti possono selezionare le offerte formative accreditate più consone al loro percorso di crescita personale “acquistandole” attraverso la Carta del docente In questo modo verrà razionalizzato e reso più produttivo il fondo di cinquecento euro che è nella dotazione annule di ogni docente per propria crescita professionale e culturale.

Per ciò riguarda i fondi PON a è stato presentato un Avviso Quadro che fornisce le linee guida relative ai successivi dieci avvisi specifici, dedicati ai seguenti temi:

  • COMPETENZE BASE DEGLI STUDENTI IN CHIAVE INNOVATIVA 

  • COMPETENZE DI CITTADINANZA GLOBALE 

  • CITTADINANZA EUROPEA 

  • PATRIMONIO CULTURALE, ARTISTICO E PAESAGGISTICO 

  • CITTADINANZA E CREATIVITÀ DIGITALE 

  • INTEGRAZIONE E ACCOGLIENZA 

  • EDUCAZIONE ALL’IMPRENDITORIALITÀ 

  • ORIENTAMENTO
  • ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO FORMAZIONE PER ADULTI

Si tratta di un investimento di 830 milioni di euro, che soprattutto nei toni e nelle parole utilizzate dalla Ministra, durante l’audizione permette di avvertire qualche discontinuità nella gestione Gentiloni/Fedeli con quella Renzi/Giannini. In particolare Fedeli mostra nella definizione delle priorità per l’utilizzo dei Fondi PON 2014-2016 (i fondi strutturali europei) una maggiore attenzione ad interventi di carattere maggiormente “sociale”, quali quelli rivolti ad esempio alla necessità di colmare le diseguaglianze formative e di opportunità tra gli studenti, la lotta alla dispersione scolastica e della povertà educativa, il tema dell’inclusione e della lotta alle discriminazioni. Inoltre una particolare attenzione viene dedicata da Fedeli allo sviluppo dell’alternanza scuola-lavoro, e alle politiche di orientamento in uscita.

Le questioni aperte per un vera digitalizzazione della scuola italiana

Come abbiamo visto la linea di Fedeli è una linea di forte continuità con gli indirizzi della Buona scuola e del Piano Nazionale scuola digitale, riteniamo che questo sia un dato molto positivo, molti, infatti ipotizzavano che il nuovo ministro avrebbe congelato l’innovazione, fortunatamente non è così e tuttavia non possiamo che concludere ricordando al nuovo Ministro alcune delle criticità che hanno afflitto il primo anno di vita del Piano Nazionale scuola digitale.

In molte regioni – ad esclusione di quelle che hanno centralizzato i processi, come l’Emilia Romagna, il Lazio e la Basilicata – infatti, il raccordo tra Ufficio Scolastico Regionale e scuole-snodo e scuole-polo non ha funzionato: ad esempio in Piemonte, Lombardia e Veneto, Nelle regioni dove c’è stato uno scarso o nullo governo del processo infatti si sono evidenziati i seguenti fenomeni che a generato tre ordini di criticità : a) designazione non sempre trasparenti da parte dei Dirigenti degli Animatori digitali e del team dell’innovazione, e dei 10 insegnati cui erogare la formazione nel corso del 2017; b) Bassa qualità della formazione erogata. c) scarsissimo ricorso al network degli stackeholders territoriali, delle università e i centri di ricerca.

Un vecchio consiglio per il nuovo Ministro: centralizzare e disintermediare

Dopo quasi una anno e mezzo del Piano Nazionale Scuola Digitale, il quadro che si presenta al nuovo Ministro presenta luci ma anche ombre. Ci sentiamo perciò dare al Ministro Fedeli che ha avuto il merito di non “insabbiare” il processo di innovazione innescato dalla Buona Scuola lo stesso consiglio rivolto a suo tempo, sempre su Agenda digitale al Ministro Giannini (Piano Nazionale Scuola Digitale anno uno: molte luci, poche ombre). A nostro avviso è necessario “centralizzare” il più possibile l’attuazione del Piano e “disintermediare” il lavoro dei Poli e degli Snodi territoriali – ovviamente quello di quelli inefficienti – allocando più potere di decisione e di raccordo negli Uffici Scolasti regionali o al Ministero stesso per evitare che i particolarismi locali depotenzino e annacquino il grande impegno legislativo, normativo e di indirizzo profuso dal Miur in questo caso. A volte un po’ di “centralismo democratico” può far bene …

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