istruzione

Arriva nella Scuola l’Animatore digitale: a che cosa servirà?

Deve essere nominato entro il 10 dicembre da ogni scuola. Con uno (scarso) budget di mille euro. E’ un grosso passo avanti, ma nutriamo qualche dubbio sull’efficacia. Ecco perché

Pubblicato il 02 Dic 2015

Paolo Ferri

Professore Ordinario di Tecnologie della formazione, Università degli Studi Milano-Bicocca

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Gli effetti del Piano Nazionale Scuola digitale cominciano a dispiegarsi in maniera, a nostro avviso, molto veloce e positiva ne è prova, ad esempio, la nota del Ministero dell’Istruzione che invitava i Dirigenti scolastici a fornire entro il 10 di dicembre il nominativo dell’‘“Animatore digitale” della propria istituzione scolastica. La scelta dovrà cadere su insegnati “innovatori” che siano esperti di metodologie e di tecnologie didattiche e che posseggano buone doti organizzative e capacità di coinvolgimento e leadership rispetto ai colleghi. In pratica a partire dal Dicembre del 2015 ogni scuola italiana avrà una figura dedicata esclusivamente all’innovazione digitale di natura metodologica e didattica (probabilmente con un “distacco” parziale dall’insegnamento).

Fino ad oggi un ruolo similare, anche se molto depotenziato, era stato ricoperto, ove fosse stato istituito, da insegnanti che venivano nominati dal Dirigente come “funzione strumentale” dedicata alle tecnologie. Al di là dell’infelice denominazione del ruolo, queste figure, avevano pochi poteri e spesso molto differenziati, a seconda della mandato e della delega che il Dirigente concedeva loro. Le “funzioni strumentali” tecnologiche erano, spesso, poco efficaci, sia perché poco riconosciute istituzionalmente, sia perché prive di autorità progettuale e di budget, ed inoltre di obbiettivi e linee guida precise e concordate a livello ministeriale e non solo locale. In questa situazione i pochi “innovatori” rimanevano molto frequentemente “emarginati” dai colleghi che non riconoscevano loro un ruolo formale che in effetti non avevano.

Oggi con il Piano Nazionale Scuola Digitale la situazione dovrebbe cambiare. L’Animatore digitale, non è più una delle tante “funzioni strumentali” che potevano essere nominate dal Dirigente. Ma è una funzione strategica prevista e definita dalla legge di Riforma (La buona scuola) come azione #28 (p. 117). Affianca il Dirigente e il Direttore dei Servizi Amministrativi (DSGA) nella progettazione e realizzazione dei progetti di innovazione digitale contenuti nel PNSD. Per rafforzare il carattere innovativo ma anche istituzionale di questa figura, il MIUR svilupperà modalità di un canale privilegiato con le nuove figure professionali. Gli Animatori digitali presenteranno progetti di campata annuale che, una volta approvati, saranno inseriti nel piano dell’offerta formativa (POF) e pubblicati anche sul sito della scuola e nel tempo saranno oggetto di uno specifico monitoraggio per la valutazione dell’efficacia da parte del Ministero. A ciascuna Scuola verrà affidato un budget (invero scarso) di 1.000 euro all’anno, vincolati agli ambiti attività – che descriveremo più sotto – che l’Animatore digitale sarà incaricato di gestire.

Il ruolo degli animatori digitali

Secondo l’articolato del Piano Nazionale Scuola Digitale ecco le funzioni e i compiti dell’Animatore digitale.

E’ responsabile dell’attuazione dei progetti e delle indicazioni contenute nel Piano Nazionale Scuola Digitale che coordina, promuove e diffonde nella scuola di appartenenza. Per l’istituzione di questa figura professionale il PNSD prevede lo stanziamento entro il marzo del 2016 di 8,5 milioni di euro all’anno (a valere sui fondi PNSD Legge 107/2015) a partire dal Marzo del 2016. Si tratta di fondi che serviranno sia per i progetti messi in campo sotto il coordinamento dell’Animatore, sia per la valorizzazione di questo ruolo. Inoltre il conseguimento degli obiettivi dell’animatore digitale verrà valutato e parametrato su una serie di indicatori stabiliti dal Ministero .

Il campo operativo dell’Animatore digitale riguarda tre ambiti che diventeranno parte integrante del POF della scuola (Ferri, P., Un terremoto digitale scuote la scuola italiana):

a. La Formazione metodologica e tecnologica dei colleghi: si tratta, insieme alla Banda Larga, del tema più rilevante del Piano Nazionale Scuola digitale. Cioè, quello, di coordinare e sviluppare un piano di formazione dei docenti della scuola all’uso appropriato e significativo delle risorse digitali. L’Animatore digitale svolgerà questo ruolo coerente con le indicazione del Piano Nazionale Scuola Digitale, promuovendo cioè in particolare piani di formazione sulla didattica laboratoriale, sulle “metodologie attive” di impronta costruttivista, sulle competenze di new media education, sui nuovi contenuti digitali per l’apprendimento. Una formazione metodologica, cioè, che possa favorire l’utilizzo consapevole e la comprensione critica delle tecnologie didattiche. Il tutto con l’obiettivo strategico di rendere prima i docenti e poi gli studenti “creatori” e utenti critici e consapevoli di Internet e dei device e non solo “fruitori digitali” passivi. Non necessariamente l’Animatore digitale dovrà essere un “formatore” ma dovrà essere esperto di metodologie e tecnologie didattiche e avere, soprattutto, la capacità di animare e coordinare la partecipazione di tutta la comunità scolastica alle altre attività formative ai progetti di innovazione.

b. Il Coinvolgimento della comunità scolastica: un compito molto rilevante dell’Animatore digitale è, infatti, proprio quello di favorire la partecipazione e stimolare non solo l’attività dei colleghi ma anche quella degli studenti e dei genitori nel organizzazione di workshop e altre attività, anche strutturate, sui temi del PNSD. La scuola dovrebbe, in questo modo aprirsi a momenti formativi organizzati per le famiglie e per gli altri stakeholder territoriali (Comuni, Biblioteche, Imprese, Fondazioni, Banche ecc.) cercando di promuover la diffusione di una cultura della cittadinanza digitale condivisa e dell’alternanza scuola lavoro in maniera diffusa sui territori.

c. La progettazione di soluzioni metodologiche e tecnologiche sostenibili da diffondere all’interno degli ambienti della scuola. Si tratta ad esempio dell’utilizzo di strumentazioni per le didattiche innovative anche specifiche come la robotica educativa, la programmazione (coding) in “Scratch” (https://scratch.mit.edu/), l’utilizzo didattico di stampanti 3D ecc. . Tutto questo implica ovviamente nuove soluzioni per la distribuzione degli spazi fisici della scuola. Soluzione architettoniche che meglio si adattino ad una scuola “aumentata dalla tecnologie” e aperta alle ulteriori trasformazione che le tecnologie vi porteranno.

Non è tutto oro quello che luccica!

In realtà non è tutto solo oro quel che luccica. L’istituzione di un Animatore digitale per ogni scuola (8000 circa in Italia), e non per ogni “plesso” scolastico (a volte un scuola annovera numerosi plessi), costituisce un grande passo avanti rispetto alle vecchie “figure strumentali” dedicate alle tecnologie didattiche. Tuttavia qualche dubbio sulla reale efficacia di questa “nuova professionalità” rimane. Rimane perché di tratta di una/o singola/o insegnante che ne deve coordinare in media più di 110. Si sarebbe potuto osare di più istituendo un Animatore digitale per ogni “plesso” scolastico. Resta cioè sullo sfondo il dubbio che, senza un forte supporto della dirigenza e della struttura amministrativa e tecnica della scuola, questa nuova professionalità possa rimanere ancora troppo isolata e incontrare grandi difficoltà (anche da parte dei colleghi) nel portare a termine l’obiettivo di armonizzare diffondere e promuovere le molte azioni che compongono il PNSD. L’azione 28 # del Piano Nazionale Scuola Digitale, deriva, d’altronde, da una proposta di legge di più ampio respiro formulata dell’Onorevole Anna Ascani del 2014. Si trattava di una proposta più ampia nei numeri ma anche molto più impegnativa dal punto di vista delle risorse umane e finanziarie. Si proponeva, infatti, di introdurre l’insegnamento di “educazione e cittadinanza digitale” nelle scuole di ogni ordine grado – disciplina presente in molti paesi d’Europa – e di individuare, nell’ambito di ogni collegio dei docenti, un docente “educatore digitale” (mediamente quindi in media 7/10 educatori digitali per scuola) cui facessero riferimento anche gli altri insegnanti del collegio. Oltre ad introdurre per la prima volta new media education nella scuola italiana, uno tra i tanti meriti di questa proposta era proprio quello di portare l’attenzione del Governo e del Ministero dell’istruzione sulla necessità di attribuire ad una figura specifica il coordinamento delle azioni del PNSD. E in effetti l’Azione 28 # del PNSD riprende, la proposta Ascani anche se ridotta nei numeri e negli stanziamenti.

Tuttavia non siamo usi lodare le “buone intenzioni” del passato rispetto ad un presente “buono” ma non “ottimo”. E quindi, spezzata un lancia a favore di un numero maggiore di Animatori digitali nelle scuole e dell’introduzione della New Media Education come disciplina, ci “accontentiamo” del massiccio sforzo che il Ministero dell’Istruzione sta compiendo. Uno sforzo in particolare sostenuto ad Miur dallo staff tecnico del Ministro (Damien Lanfrey e Donatella Solda) e dal Dirigente dell’ufficio IV per L’innovazione digitale (Daniele Barca), si stanno adoperando per dare attuazione concreta in tempi molto rapidi al Piano Nazionale Scuola Digitale. Oltre alle “direttive” sull’Animatore digitale, infatti, il mese di novembre del 2015 è stato costellato di Bandi, Circolari e Decreti attuativi (che riportiamo nella tabella cui sotto), un sforzo organizzativo e legislativo che ricorda i tempi del Piano di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche di Luigi Berliguer.

Tabella 1. Le misure attuative del Piano Nazionale Scuola digitale e della Buona Scuola adottate nel mese di Novembre

Un lavoro davvero notevole, di cui diamo conto nello tabella qui sopra, rivolto sia a digitalizzare la scuola ma anche trasformarla in un posto più accogliente, sicuro e inclusivo dove mettere a frutto sia termini di apprendimento sia in termini di “cittadinanza” il dividendo sociale delle tecnologie digitali.

Se il buon giorno si vede dal mattino forse è davvero “passata a’ nuttata” per la scuola italiana

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