fatturazione elettronica

DEF ed e-fattura B2B, rischio grande delusione: quando i veri incentivi?

“Nella bozza del DEF era scritto che sono già allo studio degli incentivi e semplificazioni significative, poi il testo è scomparso. Ci risulta in preparazione il decreto correttivo del D.lgs 127/15 ma questa indecisione del Governo desta un po’ di preoccupazione perché si teme che gli incentivi e le semplificazioni restino solo come ipotesi. Ecco che cosa invece ci aspetteremmo”

Pubblicato il 11 Apr 2016

Daniele Tumietto

Dottore commercialista

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Il governo Renzi è caratterizzato da un forte spirito innovatore, anche se prevale la politica del fare annunci, che poi trovano applicazione in un’evoluzione “tecnologica” della normativa che si discosta dalle reali esigenze del paese (mi riferisco, ad esempio, alla vicenda legata al nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale, di recente pesantemente criticato dal Consiglio di Stato).

In tale contesto va letto il disposto contenuto nella bozza del Documento di Economia e Finanza (DEF) approvato venerdì sera dal Governo, che conteneva importanti anticipazioni, non sufficientemente definite, sulle modifiche riguardanti il D.lgs n.127/2015 che ha introdotto la fatturazione elettronica tra privati (e la trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri) nell’ordinamento italiano.

Continuando la politica di favorire l’emersione spontanea delle basi imponibili, ed in linea con le sei raccomandazioni specifiche del 2013 formulate dalla Commissione europea per aiutare l’Italia a migliorare le sue prestazioni economiche (cfr. la raccomandazione n.5), questo Governo ha attuato un approccio indirizzato al perseguimento di obiettivi di equità ed efficienza nel recupero del gettito, accompagnato da un’incentivazione al rispetto degli adempimenti da parte dei contribuenti.

Questo forte contrasto all’evasione fiscale è riassunto nella seguente tabella:

Si può chiaramente vedere che durante il 2015 la lotta all’evasione ha generato incassi per quasi 15 miliardi (precisamente 14,9 con una crescita del 4,9% rispetto all’anno precedente).

Come si ricorderà l’introduzione del D.lgs n.127/2015 rappresenta anche un decisivo passo avanti verso la “tax compliance” dei contribuenti che si realizzerà attraverso la trasmissione telematica delle operazioni IVA e dei corrispettivi a partire dal 1° luglio 2016 (in via sperimentale) e dal 1° gennaio 2017 (regime di adesione per opzione).

All’art.3 del predetto decreto sono state previste delle semplificazioni per favorire l’adesione a tale regime a fronte dell’esercizio dell’opzione (art.1 co.3 e art.2 co.1) quali l’eliminazione di adempimenti periodici relative alle comunicazioni di:

  • spesometro,
  • black list,

  • contratti di leasing,

  • acquisti effettuati da operatori della Repubblica di San Marino,

  • elenchi riepilogativi delle prestazioni di servizi comunitarie ricevute e degli acquisti dei beni.

Grazie a strumenti tecnologici innovativi tesi ad anticipare i comportamenti evasivi dei contribuenti, e alla collaborazione con il contribuente che desidera adempiere (riducendo il costo del ravvedimento), il Governo ha dato atto anche che appare fondamentale disporre di banche dati aggiornate e consultabili per arrivare ad avere segnalazioni tempestive di possibili comportamenti non-compliance con le normative vigenti.

Le scelte realizzate dal Governo per incentivare l’adempimento spontaneo dei contribuenti che si uniscono al rinnovato rapporto collaborativo tra essi e l’Agenzia delle entrate, sono state riconfermate in base a quanto annunciato dopo l’approvazione del DEF.

“L’articolo è stato scritto sulla base del testo in bozza circolato dopo la sua approvazione in Consiglio dei Ministri. Il testo finale pubblicato ha visto lo stralcio della parte in cui era previsto l’obbligo di invio telematico dei dati delle fatture. In esso infatti era indicato che è allo studio un decreto correttivo del D.lgs n.127/2015 attraverso il quale si ipotizza di rendere obbligatorio, per i soggetti che non opteranno per la fatturazione elettronica tra privati (dal 1° gennaio 2017), l’invio telematico all’Agenzia delle entrate di tutti i dati delle fatture.

Nella predetta bozza del DEF è scritto anche sono già allo studio degli incentivi e semplificazioni significative, ma nulla più.

Quest’ultimo aspetto desta un po’ di preoccupazione perché si teme che gli incentivi e le semplificazioni restino solo sulla carta .

È troppo recente infatti la marcia indietro sulle agevolazioni introdotte dal D.lgs 127/2015 miranti a contribuire all’avvio di un differente rapporto tra Amministrazione finanziaria e contribuenti mediante la riduzione di un anno dei termini di decadenza indicati:

  • all’art.57, co.1 del DPR n.633/72 riguardante le rettifiche ed accertamenti in materia IVA, e
  • all’art.43, co.1 del DPR n. 600/73 riguardante gli accertamenti in materia di imposte sui redditi.”

La Legge di Stabilità 2016 al suo interno conteneva una norma che ha attuato una clamorosa (ed insensata) marcia indietro con la quale sono state eliminate le suddette riduzioni dei termini di decadenza in materia di accertamenti Iva e sulle imposte dei redditi.

Ciò che sorprende è la costanza con cui l’Agenzia delle entrate riesce ad attuare delle scelte che hanno come obiettivo quello di risolvere i problemi dei contribuenti e dei loro consulenti, ma che nei fatti poi generano ulteriori complicazioni ed adempimenti inutili.

Sarebbe opportuno non perdere ulteriore tempo per introdurre delle reali e concrete semplificazioni, coordinandole preventivamente anche con i suggerimenti del Forum Italiano della Fattura Elettronica, organismo consultivo multi stakeholder istituito dal Ministero delle Finanze in cui sono presenti tutti i principali soggetti interessati quali PA, imprese, professionisti, associazioni di categoria.

Da questo confronto potrebbero emergere interessanti proposte come:

  • l’incremento dei dati da trasmettere che sono già disponibili, senza alcuna ulteriore elaborazione, nei programmi gestionali/contabili. Questo ridurrebbe ulteriormente il rischio di evasione permettendo anche l’eliminazione degli studi di settore per i soggetti che trasmettono tutti i dati relativi alle fatture emesse e ricevute;
  • l’avvio di un piano graduale di introduzione dell’obbligo di fare fattura elettronica tra privati (cosa non vietata dalla Commissione Europea), e che potrebbe essere attuato partendo dalle grandi imprese, per poi passare alle medie ed infine ai professionisti ed alle piccole imprese (in Europa così sta facendo, ad esempio, la Francia);
  • l’evoluzione futura del formato della fatturaPA coordinata agli standard europei ed ai formati strutturati ed interoperabili che saranno definiti nell’ambito dell’attuazione delle disposizioni contenute nella Direttiva UE/55/2014 (che dovrebbero essere disponibili nella versione definitiva entro la fine dell’anno);
  • l’utilizzo di una terminologia che sia allineata al nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale ed alle normative internazionali a cominciare dal Regolamento Europeo UE/910/2014 “eIDAS” (che entrerà in vigore progressivamente a partire dal 1° luglio 2016).
  • l’individuazione del soggetto destinatario a cui lo SDI dovrà consegnare le fatture elettroniche utilizzando il codice fiscale, eventualmente integrato da un ulteriore codice numerico che possa servire come migliore identificazione dell’ufficio destinatario.

Riflettere prima sulla corretta programmazione ed esecuzione degli interventi può evitare che si creino disagi e complicazioni nell’esecuzione degli adempimenti tributari in un futuro.

Fino ad oggi la sensazione diffusa è che si navighi un po’ a vista, stabilendo adempimenti senza una vera e propria programmazione e predisposizione delle risorse che devono farvi fronte, con la conseguenza di scaricare l’onere di tali scelte sui contribuenti ed i loro consulenti.

Come detto all’inizio dell’articolo il Governo è intervenuto con diversi provvedimenti volti a stimolare la semplificazione nell’assolvimento degli obblighi tributari e favorire l’emersione spontanea delle basi imponibili, prevedendo però degli adempimenti che hanno fatto rischiato di far naufragare queste iniziative.

Mi riferisco in particolare a:

  • introduzione delle dichiarazioni precompilate, cosa che doveva rendere disponibile il modello 730 con i dati già inseriti dall’Agenzia delle Entrate, dati che si sono rivelati incompleti ed errati nella stragrande maggioranza dei modello 730 presentati;

  • introduzione della fatturazione elettronica, divenuta obbligatoria dal 31 marzo 2015 per i fornitori della PA e stimolata con incentivi fiscali non ancora sufficienti a generare un’adesione massiccia;

  • applicazione del meccanismi di split payment e reverse charge, fatti partire troppo repentinamente e con norme che erano ancora incomplete.

Serve subito cambiare rotta per permettere al paese di cogliere le opportunità che l’evoluzione tecnologia e quella normativa (europea) stanno offrendo, a cominciare dal Regolamento EU/910/2014 “eIDAS” che permetterà di accedere al più grande ed innovativo mercato digitale che è l’Europa.

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