Piano triennale Agenda digitale, ecco la strategia delle Regioni

Il piano Agid 2016-2018 è in arrivo. Serve il grande progetto di una Pubblica Amministrazione digitale che ponga il cittadino al centro. Un netto cambio di paradigma. In questo le Regioni giocano in questo un ruolo fondamentale sia per la razionalizzazione della spesa aggregando i fabbisogni dei territori sia come facilitatori per supportare i territori, soprattutto quelli più piccoli. Ecco le azioni previste

Pubblicato il 25 Lug 2016

Laura Castellani

Dirigente Infrastrutture e Tecnologie DG Organizzazione e Sistemi Informativi - Regione Toscana

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L’Agenzia per l’Italia Digitale ha avviato le attività per la definizione del piano triennale a scorrimento annuale incentrando tali attività sul modello architetturale del nuovo ecosistema digitale nazionale che dovrebbe in qualche modo rappresentare la concretizzazione del modello strategico di evoluzione del sistema informativo della pubblica amministrazione in capo al comitato di indirizzo di AgID.

Le Regioni e Province Autonome hanno definito una strategia attuativa delle agende digitali nella programmazione 2014-2020 che di fatto rappresenta ad un livello molto alto un piano pluriennale di evoluzione degli ecosistemi digitali del territorio e sulla base di questi hanno fornito un contributo alla definizione del piano triennale dell’ICT nella PA coerente con il modello architetturale previsto da AgID e con la strategia attuativa delle agende digitali.

Questa strategia individua la necessità di lavorare secondo nuovi paradigmi e nuovi principi a 4 azioni leader:

1. Community cloud & cybersecurity: per dare al cittadino servizi pubblici digitali sicuri ed efficaci, basati sullo sfruttamento pieno del paradigma cloud, con servizi infrastrutturali (identità, interoperabilità, ecc) gestiti a livello regionale al massimo livello di sicurezza dell’informazione e nell’ottica dell’economia di scala e di scopo, abilitando al tempo stesso la concorrenza tra i privati nello sviluppare servizi applicativi in cloud in un ecosistema digitale che sia driver della crescita con il digitale anche del settore privato non-ICT;

2. Centri inter-regionali sulle competenze digitali: per realizzare un sistema inter-regionale di centri di competenza digitale, ricercando la specializzazione di gruppi di regioni su singole tematiche in modo da avere personale pubblico in grado di fornire supporto a tutte le Amministrazioni territoriali e centrali. Avere nelle PA capacità organizzative stabili per la gestione di programmi & progetti (programme&project management) e strutturare funzioni associate per gli uffici ICT dei comuni e reti scolastiche per la gestione associata dell’innovazione didattica e digitale;

3. Una PA con servizi digitali che superino la logica dei procedimenti: per rendere noti e riorganizzare i servizi delle PA per erogarli attraverso un ecosistema di servizi digitali sviluppati in collaborazione tra pubblico e privato, con le amministrazioni che lavorano “senza carta” (digital by default) e “scambiando dati e non documenti” superando quindi la logica dei procedimenti a favore di quella centrata sui servizi multicanale. Avere nelle PA le capacità organizzative stabili per valorizzare il patrimonio informativo pubblico liberandone le possibilità di sfruttamento per la crescita economica, sia come dati aperti (open data) che come servizi avanzati in sussidiarietà (ad es. le PA espongono i servizi ed i privati fanno i portali per fruirne);

4. Fascicolo digitale del cittadino: per dare al cittadino accesso unitario a tutte le informazioni che lo riguardano, ovvero “i suoi dati”, che sono in possesso delle PA e dare al cittadino la possibilità di condividere tali dati con servizi pubblici e privati quando serve.

Le quattro azioni leader mappate sul modello strategico evolutivo

Le quattro azioni si sovrappongono perfettamente al modello strategico evolutivo del sistema informativo della PA definito da AgID ed in particolare:

● A livello infrastruttura fisica e sicurezza corrisponde l’azione Community cloud (1);

● Ai livelli infrastrutture immateriali e ecosistemi digitali l’azione una pa con servizi digitali (3);

● Al livello ItaliaLogin l’azione fascicolo digitale del cittadino (4);

● Alle funzioni trasversali l’azione centri di competenza (2).

Il contributo pertanto affronta i singoli livelli del modello strategico evolutivo del sistema informativo della PA ed in ciascun livello offre un contributo delle Regioni e Province Autonome articolato per criticità, opportunità, numeri, fabbisogni e priorità all’interno delle azioni in atto in particolare sulla programmazione 2014-2020 e in raccordo con le iniziative nazionali di maggior rilievo correlate al digitale come la banda ultra larga e l’agenda semplificazione. Di seguito i livelli in dettaglio.

Infrastrutture fisiche e sicurezza

A questo livello per le Regioni e Province Autonome come indicato nell’azione leader Community cloud e cybersecurity è prioritario razionalizzare le infrastrutture in essere mettendole in sicurezza e adottando il paradigma cloud con l’obiettivo a tendere di esercitare il ruolo di service broker, di soggetto cioè che integra ed utilizza i servizi cloud offerti dal mercato pubblico e privato e non detiene più infrastrutture fisiche se non quelle strettamente necessarie per accedere ai servizi e ai dati (smartphone, tablet e PC).

Qualunque azione di razionalizzazione richiede inoltre un fortissimo raccordo con l’azione nazionale di realizzazione dell’infrastruttura a banda ultra larga, perché l’adozione di infrastrutture cloud implica la disponibilità garantita e costante di connettività a banda almeno larga in alcuni casi strettamente ultralarga (100 Mb o meglio 1Gb).

Analogamente per la sicurezza serve un vero piano nazionale con articolazioni territoriali, è infatti evidente come un solo centro di sicurezza nazionale non possa offrire adeguate garanzie, così come è assolutamente impossibile dotare ogni singola amministrazione di competenze sufficientemente skillate per gestire la complessità della sicurezza, servono alcuni poli specialistici sulla sicurezza distribuiti sul territorio in logica sovra regionale che possano garantire un forte raccordo fra il centro nazionale e una rete di professionalità diffusa e capillare sul territorio.

Infrastrutture immateriali

A questo livello per le Regioni e Province Autonome è prioritario che vengano implementate tutte le piattaforme e le banche dati di interesse nazionale o base registers abilitanti due azioni:

● l’implementazione degli ecosistemi verticali prioritari così da garantire ai cittadini e alle imprese le informazioni, i dati e i servizi necessari a garantire il fascicolo digitale del cittadino o dell’impresa;

● la riorganizzazione dei servizi offerti a cittadini e imprese che devono superare il concetto di “informatizzazione dei procedimenti in essere”, attraverso l’implementazione di tutte le componenti che permettono la completa digitalizzazione del lavoro amministrativo dell’ente pubblico.

Per garantire inoltre l’efficacia del nuovo ecosistema digitale è fondamentale che le piattaforme nazionali e quelle territoriali offrano i massimi livelli di interoperabilità sia verso il front end che verso il back end, soprattutto nella fase di adozione del cloud ibrido o di sistemi parzialmente in cloud.

Ecosistemi digitali verticali

A questo livello le Regioni e Province Autonome intendono contribuire fortemente alla re- ingegnerizzazione dei servizi in modo che sia possibile superare il concetto di procedimento a favore di una visione di servizi e dati incentrati su cittadini e imprese e sui loro fabbisogni tematici.

In questo senso è fondamentale una forte integrazione con le attività dell’agenda nazionale sulla semplificazione che creano il presupposto, attraverso la condivisione e standardizzazione delle strutture dati (modulistica), per una efficace azione di omogeneizzazione del trattamento dei dati stessi e dei servizi connessi e la definizione di standard per la pubblicazione delle strutture dati e dei servizi (API).

ItaliaLogin

A questo livello le Regioni e Province Autonome intendono sottolineare l’importanza che l’approccio non sia quello di implementare un grande portale di servizi e dati, quanto piuttosto un insieme di regole tecniche, standard tecnologici e modalità operative per rendere disponibili servizi di accesso ai dati e alle relative funzionalità a chiunque, privato o pubblico, ne sia autorizzato dal legittimo titolare finale (cittadino e impresa) nel rispetto della privacy.

Funzionalità trasversali

A questo livello le Regioni e Province Autonome ritengono fondamentale garantire adeguate funzionalità trasversali sia inerenti l’ecosistema in quanto tale ad esempio tutti i servizi di monitoraggio, sia inerenti il dispiegamento delle piattaforme e dei servizi del nuovo ecosistema.

In questo senso alla luce delle esperienze maturate negli ultimi anni per garantire un corretto dispiegamento è essenziale che vi sia una rete di centri di competenza specializzati sovra regionali che accompagni l’adozione del nuovo modello di ecosistema e garantisca l’evoluzione del sistema informativo della PA su tutto il territorio.

La rete inoltre deve garantire il raccordo con analoghe reti in corso di predisposizione per l’attuazione dell’agenda semplificazione presso la funzione pubblica e per la creazione e la diffusione di comunità di pratica presso l’agenzia per la coesione territoriale (Paoc 2020).

Concludendo…

Il Piano Triennale si configura come uno degli strumenti funzionali a realizzare il grande progetto di una Pubblica Amministrazione digitale che ponga il cittadino al centro. Una trasformazione che vede coinvolti tutti gli attori in gioco in una trasformazione che non deve essere una mera digitalizzazione dell’esistente ma un netto cambio di paradigma. In questo le Regioni giocano in questo un ruolo fondamentale sia per la razionalizzazione della spesa aggregando i fabbisogni dei territori sia come facilitatori per supportare i territori, soprattutto quelli più piccoli, da un punto di vista tecnologico (mettendo a disposizione piattaforme ed infrastrutture condivise) ma anche da un punto di vista organizzativo.

La complementarietà delle strategie nazionali e regionali sugli obiettivi del Piano e l’integrazione tra le iniziative delle regioni sono una precondizione perché un tema così trasversale non rischi di investire risorse in mille rivoli senza produrre effetti strutturali.

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