La campagna vaccinale in periodo di vacanza – con molte persone che hanno manifestato la necessità di effettuare prima e seconda dose in regioni diverse – ha reso ancor più evidente l’importanza degli archivi unici nazionali, di cui avremo sempre più necessità.
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Un caso
Vi faccio un esempio: un mio caro amico e collega esperto e profondo conoscitore dei dati e delle tante questioni relative alla trasformazione digitale del nostro Paese ha di recente raccontato sul suo profilo social una situazione in cui si è imbattuto relativamente alla campagna vaccinale in corso. Lui ha ricevuto la prima dose di vaccino nella regione in cui è residente (Lombardia), ma si troverà in una regione diversa (Sicilia) proprio nei giorni in cui dovrà fare il richiamo. Ha chiamato i rispettivi call center per sapere come fare. La risposta del call center della regione di residenza è stata che il richiamo fatto in un’altra regione non sarebbe stato “visto” dai propri sistemi informativi. La comunicazione dell’avvenuta somministrazione della seconda dose avrebbe dovuto farla lui personalmente “a mano” alla propria ASL di appartenenza, aggiungendo un poco rassicurante “se gliel’accettano”.
La risposta del call center della regione dove avrebbe dovuto fare la seconda dose è stata: “vada con l’attestato dell’avvenuta somministrazione della prima dose, parli con i medici e veda cosa le dicono”. Anche in questo caso non è mancata la rassicurazione conclusiva, che è stata “ma non le assicuriamo che valga per il green pass”.
Colpa del personale scelto per i call center? Forse. Sarebbe stato sicuramente opportuno dare indicazioni chiare e definite per gestire una situazione che possiamo facilmente immaginare essere piuttosto comune a tanti cittadini che si spostano per le ferie durante il periodo estivo. Ma al di là di questo, il problema di fondo è che i sistemi informativi delle due regioni sono sistemi tra loro autonomi e indipendenti. Viene detto comunemente che i due sistemi “non parlano tra loro”. Più precisamente i due sistemi informativi non sono interoperabili, cioè non sono in grado di interagire tra loro per scambiarsi informazioni. L’informazione dell’avvenuta somministrazione della prima dose sarà presente soltanto in un sistema informativo. La somministrazione della seconda dose, quando fatta fuori regione, sarebbe dovuta essere inserita a mano su presentazione di una certificazione cartacea. Ma come dice il call center: “se gliel’accettano”.
In realtà tutto è andato per il meglio. Il mio amico ha potuto fare in tutta tranquillità la seconda dose nella regione di origine in cui è andato per trascorrere le ferie prenotando l’appuntamento sul portale nazionale delle Poste Italiane. L’informazione che aveva già ricevuto la prima dose era già presente senza la necessità di mostrare alcun certificato cartaceo e non ha dovuto comunicare nulla alla sua ASL di residenza. Dopo 24 ore, ha ricevuto il codice e ha potuto scaricare così il green pass tramite l’app IO (il Ministero della Salute dà inoltre la possibilità di scaricare il green pass tramite un codice personale (che si riceve via SMS) sul sito www.dgc.gov.it.
Miracolo? Non proprio. Questo è quello che accade quando si dà la giusta importanza ai dati e al loro consolidamento all’interno di basi dati nazionali. L’anagrafe nazionale vaccini “viene alimentata giornalmente dalle Regioni e Province autonome con i dati relativi alle somministrazioni di massa dei vaccini anti COVID-19, al fine di monitorare l’attuazione del Piano strategico nazionale di preparazione e di implementazione della strategia vaccinale anti COVID-19”.
L’importanza di basi dati nazionali
Ogni giorno, in modo automatico, ogni regione e provincia autonoma, raccoglie i dati dalle proprie ASL, e poi trasmette i dati individuali relativi alla somministrazione dei vaccini in modo da alimentare un archivio unico a livello nazionale. È fondamentale poter contare su basi di dati nazionali per consentire l’interoperabilità dei servizi della pubblica amministrazione. In questo caso i singoli sistemi non “parlano” direttamente tra di loro ma lo fanno in modo indiretto, interagendo con tutti i dati messi a fattor comune da tutte le altre regioni. Va comunque detto che l’interazione in questo caso non è in tempo reale. Bisognerà attendere infatti un giorno per consentire l’aggiornamento del database centralizzato. È un po’ quello che accadeva fino a qualche anno fa, ad esempio, con le operazioni fatte in banca sul proprio conto corrente. Un prelievo fatto un determinato giorno veniva infatti contabilizzato durante la notte quando venivano lanciate le procedure “batch” che registravano l’operazione facendo tutti i dovuti allineamenti contabili. Nel caso dei vaccini non c’è la necessità di accedere a dati in tempo reale per cui attendere un giorno è un tempo sicuramente ragionevole che non genera problemi di alcun tipo sulla gestione e sul monitoraggio della campagna vaccinale.
La cosa interessante da sottolineare è come la creazione di un archivio unico centralizzato possa superare la logica dei sistemi informativi locali. Non è infatti necessario avere sistemi diversi che parlino tra loro o ancora avere un sistema informativo unico per tutti (anche se questo sarebbe comunque vantaggioso sotto diversi punti di vista). Quello che invece è diventa strategico è avere basi di dati uniche su tutto il territorio nazionale.
L’anagrafe unica progetto cardine
Questo è il motivo per cui il progetto ANPR, l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente è un progetto cardine per consentire l’interoperabilità dei servizi della pubblica amministrazione. È stato un progetto complesso ma che ha messo finalmente ordine tra migliaia di archivi anagrafici locali di altrettanti comuni. Avere un archivio centralizzato unico vuol dire tante cose. Tipo migliorare la coerenza interna di dati, ma anche avere la possibilità di convergere verso standard condivisi per rendere i dati interoperabili. Rendere interoperabili i dati è infatti proprio il passo successivo ed è la chiave per costruire la pubblica amministrazione del prossimo futuro a livello nazionale ed europeo.
Qualche settimana fa il ministro delle infrastrutture e mobilità sostenibili Enrico Giovannini e la ministra per le disabilità Erika Stefani hanno presentato in conferenza stampa il progetto della piattaforma nazionale per la gestione dei permessi ZTL per i disabili. In questo modo “un cittadino diversamente abile non dovrà più preoccuparsi di chiedere l’autorizzazione a circolare nelle Ztl di Comuni diversi da quello di residenza, evitando così adempimenti ulteriori”. Un cittadino con disabilità che ha fatto richiesta per accedere con l’automobile nella ZTL del proprio comune di residenza potrà accedere a tutte le ZTL di tutti i comuni italiani senza richiedere ulteriori autorizzazioni. Anche in questo caso i dati relativi ai cittadini disabili e alle targhe dell’automobile autorizzata all’ingresso nella ZTL saranno gestiti attraverso un archivio unico centralizzato. Con un occhio all’Europa. La piattaforma consentirà infatti il rilascio del Cude (Contrassegno Unificato Disabili Europeo). Rendere interoperabili tra loro gli archivi nazionali dei singoli Paesi Membri è infatti la strada da seguire per avere servizi uniformi per tutti i cittadini europei.
Conclusioni
Avremo sempre più la necessità di convergere sugli archivi unici nazionali. Il Single Digital Gateway europeo, ossia lo strumento per uniformare a livello europei l’accesso ai servizi da parte dei cittadini europei passa proprio da qui. Avere un archivio nazionale dei green pass Covid ha consentito infatti di rendere interoperabili questi dati con quelli di tutti gli altri Paesi europei. E di fare in modo che il green pass possa essere letto ed essere valido in tutti i Paesi dell’Unione. Gli archivi unici nazionali sono un modo per avere servizi integrati a livello europeo. Ma anche un’occasione per favorire l’integrazione dei servizi tra le tante pubbliche amministrazioni del nostro Paese.