intelligenza artificiale

Pizzetti: “Il mondo cerca regole per l’IA, ma non sarà pranzo di gala”



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Il decollo di ChatGpt e dell’IA generativa spingono l’Europa, gli Usa e la Cina ad accelerare sulle regole. Ma la partita è complicatissima. E, al tempo stesso, necessaria per la società

Pubblicato il 17 lug 2023

Franco Pizzetti

professore emerito in diritto costituzionale, Università di Torino, ex Garante Privacy



chatgpt

Le recenti vicende che hanno caratterizzato l’intelligenza artificiale in UE, USA e Cina, rese più evidenti dalle diverse reazioni regolatorie a Chat GPT che si sono verificate specialmente in UE e USA, consentono di comprendere la dimensione dei cambiamenti che la AI potrà determinare nei tre ecosistemi digitali e soprattutto di cogliere le diverse sensibilità che caratterizzano la reazione alla AI in ciascuno dei tre territori.

Diciamo subito che le idee qui esposte sono riconducibili essenzialmente a chi scrive volendo dire con questo che il fenomeno della AI e della sua incidenza sulla società digitale è davvero solo all’inizio, così che anche le reazioni che rispetto a Chat GPT e alla AI si sono manifestate nei tre ecosistemi, devono essere assunte più come un segnale dei valori ai quali ciascuno di essi è sensibile che soltanto come una reazione al fenomeno nel suo complesso.

In questo senso va detto anche che forse l’appello lanciato nel marzo scorso dal Future of Life Institute a tutti i laboratori di AI di sospendere per almeno sei mesi l’addestramento di sistemi di IA più potenti del GPT-4 è stato forse troppo rapidamente accantonato in nome della difesa della ricerca scientifica.

Chatgpt, Europa e Italia

Tornando al tema che qui interessa, relativo alla reazione dei tre ecosistemi rispetto alla AI e, in particolare, a quanto emerso rispetto a Chat GPT possiamo dire che nella UE, sulla scia di quanto disposto dal Garante italiano, (il primo ad aver affrontato di petto la questione spingendo anche lo EDPB a istituire una apposita task force sul fenomeno), la UE ha enfatizzato soprattutto la necessità di offrire agli utenti, e in generale ai cittadini, una informazione completa sul funzionamento di Chat GPT, con particolare riguardo ai dati da essa usati, specialmente quelli personali, sia in fase di addestramento che di funzionamento. Inoltre è stata prestata la massima attenzione a che Open AI predisponesse anche misure efficaci per consentire ai titolari dei dati di opporsi al loro trattamento ottenendone anche la cancellazione.

Proprio il Garante italiano è stato il protagonista principale di questa vicenda organizzando anche in tempi rapidissimi un incontro con i responsabili di Open AI, all’esito del quale la società ha accettato le richieste e predisposto le misure adeguate da soddisfare.

A seguito dell’adesione di Open AI alle richieste del Garante italiano, il blocco all’uso di Chat GPT in Italia è stato rimosso e l’indagine nazionale si è chiusa. Si resta ovviamente ora in attesa delle indagini che, anche di intesa con la Autorità irlandese, competente per territorio, sono tuttora aperta a livello UE.

Il punto centrale della vicenda europea è tuttavia che finora il valore essenziale che si è voluto preservare del dettato del GDPR riguarda la necessità di fornire agli utenti, e a tutti i cittadini in genere, una informativa adeguata e compliant col GDPR sui dati usati e sulle modalità di trattamento degli stessi, compresi i tempi di conservazione. Un atteggiamento del tutto coerente con la visione della tutela dei dati personali come diritto individuale di libertà che è, e resta, il cuore e la radice più profonda del GDPR così come del diritto fondamentale alla tutela dei dati personali come affermato nella Carta UE.

Stati Uniti e ChatGpt

Diversa la impostazione emersa in USA, dove Chat GPT qualche giorno fa ha richiamato l’attenzione della Federal Trade Commission presieduta da Lina Khan, giovane giurista USA di origini pachistane che, fin dai suoi primi studi, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di adottare misure nuove e coerenti con la evoluzione digitale della società per garantire la libertà di concorrenza e la lotta ai monopoli.

Sotto la guida della Khan la FTC ha aperto una inchiesta tuttora in corso che, muove dalla volontà di accertare se Chat GPT abbia pubblicato informazioni false su persone specifiche provocando danni a queste ultime o se, più in generale, la chat abbia pubblicato e diffuso fake news in grado di mettere a rischio i diritti degli utilizzatori e la libertà di concorrenza nella competizione economica.

FTC ha chiesto anche informazioni approfondite sulle misure di sicurezza adottate per custodire i dati trattati, richiamando anche un incidente del 2020 che aveva provocato la diffusione, e comunque l’accesso di terzi, rispetto a dati di altri utenti usati dalla Chat.

È evidente che nel quadro USA l’attenzione sul funzionamento di Chat GPT è guidata dalla necessità di tutelare innanzitutto l’ecosistema economico e sociale USA, con particolare riguardo alla eventuale diffusione di fake news, pericolose prima di tutto per la società nel suo complesso, e con riferimento alle misure di sicurezza adottate per proteggere i dati oggetto di trattamento, considerati per il valore che essi hanno rispetto ai comportamenti e alle caratteristiche delle relazioni che si sviluppano tra gli utenti della Chat nel contesto sociale.

Cina e IA generativa

Per quanto è noto a chi scrive, la Cina non ha messo finora nel mirino Chat GPT, mentre Baidu è impegnato a mettere a punto una chat di analoghe prestazioni, per ora indicata come Ernie.

In compenso, stando al South China Morning Post, sette regolatori cinesi hanno adottato alcuni regolamenti dettagliati sulle piattaforme di IA generativa. Sempre secondo il South China Morning Post questi regolamenti intendono garantire che le piattaforme di IA generativa operino in modo “sano”, conformemente ai “valori socialisti fondamentali”. Inoltre chiedono che sia garantito che l’uso di queste piattaforme non generi contenuti che possano “incitare alla sovversione del potere statale e al rovesciamento del sistema socialista, mettere in pericolo la sicurezza e gli interessi nazionali, danneggiare la immagine del Paese, incitare alla secessione del Paese, minare l’unità nazionale e la stabilità sociale, promuovere il terrorismo, l’estremismo, l’odio nazionale e la discriminazione etnica, la violenza, l’oscenità e la pornografia”.

Chiunque conosca anche solo a grandi linee la realtà cinese e le forti tensioni razziali e culturali che serpeggiano sotto la crosta di una società solo apparentemente fortemente coesa, non fatica a comprendere come le preoccupazioni che sono alla base della regolazione cinese riguardano la volontà di evitare che la AI possa mettere a rischio la coesione di una società per molti secoli frammentata e solo dal secondo dopoguerra faticosamente assicurata da una ideologia comune fortemente unitaria, che si è imposta alla fine della seconda guerra mondiale con la forza delle cose e, in molti casi, delle armi.

Cosa significherà regolare l’IA generativa: sfide inedite

In sostanza questo rapido excursus di come la AI è vista e valutata nei diversi contesti esaminati ci dice che la Intelligenza Artificiale generativa è in prospettiva una tecnologia potenzialmente molto dirompente, rispetto alla quale in tutti i diversi ecosistemi la preoccupazione principale è mettere al riparo i valori fondanti delle diverse strutture sociali fondamentali, siano esse i valori della libertà individuale, o quelli di una economia competitiva, o quelli di una società basata non solo, come diciamo continuamente, sulla sorveglianza di massa ma molto di più su una ideologia politica fortemente condizionante che è stata e continua ad essere alla base stessa dell’esistenza di una società fortemente coesa che informa di sé e della sua ideologia lo Stato stesso.

L’analisi fin qui svolta riconferma insomma che la AI è una tecnologia innovativa estremamente multiforme non solo in ragione dei dati che può trattare ma anche delle finalità e, soprattutto, degli effetti che può determinare in un contesto sociale.

Per questo immaginare che la regolazione della IA possa risolversi in una regolazione eticamente orientata e umano-centrica è sicuramente cosa piacevole a dirsi ma poco consistente nel suo reale significato. Per questo anche ha rilevanza il Regolamento europeo in corso di approvazione che mette al centro soprattutto la valutazione del rischio per gli utenti e l’uso dei loro dati insieme alla analisi delle misure adottate a seguito di tale valutazione.

Insomma la AI sarà certamente un passaggio estremamente forte e incisivo nella società digitale. Per questo è bene che ci si prepari fin da ora e si seguano con molta attenzione le linee che i Garanti europei metteranno a punto anche a valle della vicenda Chat GPT.

Infine un’ultima notazione: è molto importante rafforzare, come la UE ha cominciato a fare, i raccordi tra le Autorità garanti dei singoli Stati dell’Unione ma è non meno importante che in ciascun Stato si decida tempestivamente quale Autorità dovrà vigilare sull’attuazione dello IA Act, anche per cominciare fin da ora a dotare l’Autorità individuata delle risorse umane e strumentali necessarie.

La vigilanza sulla attuazione dello AI Act implicherà infatti competenze e strutture ben più impegnative di quelle usate finora per la vigilanza sul rispetto del GDPR, come il Garante italiano ha già segnalato coi fatti e con numerosi interventi dei componenti del suo Collegio.

In sostanza, e per concludere, la IA non sarà un “pranzo di gala”. Prepariamoci dunque fin da ora al nuovo balzo in avanti che ci attende.   

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