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Agenti autonomi AI nelle tlc: verso un nuovo modello operativo



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Le aziende di telecomunicazioni affrontano la sfida di integrare agenti autonomi nei processi aziendali, bilanciando visioni futuristiche con risultati concreti, in un percorso che richiede trasformazione tecnologica, organizzativa e culturale

Pubblicato il 25 apr 2025

Davide Di Labio

Associate Partner KPMG



cloud tlc ai (1) frequenze tlc telecomuniazioni in Europa

Molte telco hanno sempre gestito reti. Oggi, iniziano a gestire intelligenze. Di varia natura.

L’industria delle telecomunicazioni e l’adozione degli agenti autonomi

L’industria, per sua stessa natura, è un’arena perfetta per l’adozione dell’intelligenza artificiale: infrastrutture complesse, operations mastodontiche, customer care che talvolta somiglia a un “bagno di sangue” e reti che richiedono un monitoraggio continuo e attività ancora con molta supervisione umana necessaria.

Il sogno è ambizioso: agenti autonomi capaci di prendersi in carico intere fette di processo, abbattendo inefficienze e costi. La realtà, però, è ben più incerta e richiede una valutazione onesta dei risultati ottenuti.

Applicazioni degli agenti autonomi nel settore telco

Da anni, il settore tenta di integrare agenti AI (o qualunque fosse il modo in cui eravamo soliti chiamarli fino a qualche anno fa) in due aree chiave in particolare: il customer care e il network management. Nel primo, l’obiettivo è supportare gli operatori umani, migliorando i tempi di risposta e la qualità del servizio; nel secondo, si punta su sistemi in grado di effettuare diagnosi avanzate e applicare fix automatici, riducendo il Mean Time to Repair.

Misurazione dell’efficacia degli agenti autonomi

Se da un lato le cifre di mercato e le proiezioni future dipingono un quadro ottimistico in termini di adozione di tecnologie “agentiche”, il vero banco di prova è rappresentato dai cambiamenti operativi e qualitativi effettivi all’interno delle aziende. In altre parole, il successo degli agenti autonomi non si misura solo in termini di investimenti e numeri, ma soprattutto nella loro capacità di trasformare concretamente le modalità di gestione della rete e dell’assistenza clienti, integrandosi con sistemi tradizionali e apportando un reale valore aggiunto.

Un aspetto critico, e non meno provocatorio, riguarda l’adozione di un agente autonomo in un singolo use case, in un contesto dove molti altri processi e attività rimangono ancorati a metodi 1.0. È possibile misurare un ROI significativo da implementazioni isolate, oppure serve una vera e propria riprogettazione dell’intero ecosistema operativo? E, più profondamente, siamo certi che i “super agent” attualmente in uso abbiano prodotto risultati soddisfacenti proporzionali all’enorme effort di implementazione e monitoraggio? Un operatore di customer care che si affida a una soluzione agent-like migliora realmente le sue performance, o finisce per dover gestire un nuovo strato di complessità?

La gestione delle risorse digitali nelle telecomunicazioni

Il CEO di NVIDIA ha sintetizzato una visione particolarmente incisiva: “IT department will be HR department of your agents”. Questa affermazione non è solo un claim futuristico, ma un richiamo alla necessità di integrare e monitorare in maniera costante le capacità degli agenti autonomi, trasformando il dipartimento IT in un vero e proprio centro di gestione delle risorse digitali. Tale concetto apre la strada a nuove figure manageriali, come il Chief Human and Synthetic Resources Officer, incaricato di orchestrare la sinergia tra il capitale umano tradizionale e le risorse digitali autonome.

Strategie di implementazione degli agenti autonomi

Ma qui sorge un ulteriore interrogativo: è davvero più efficace puntare su un futuro orchestrato da un ambiente multi-agente, multi-modello, multi-modale che gestisce la maggioranza dei processi lungo la catena del valore, oppure sarebbe più saggio, nel breve termine, concentrarsi sul miglioramento della qualità degli agenti attuali e sulla loro capacità di coesistere in un ecosistema ancora largamente “analogico”? Questa domanda, che si pone al centro del dibattito, va intesa come un invito a non cadere nell’ipertrofia dell’orizzonte futuristico, ma a focalizzarsi su un approccio pragmatico che misuri con rigore precisione, qualità ed efficacia delle soluzioni già implementate.

Trasformazione organizzativa e culturale nelle telecomunicazioni

La sfida per le aziende telco, dunque, non è solo tecnologica, ma anche organizzativa e culturale. Ripensare l’intero modello operativo significa non soltanto implementare agenti autonomi per il customer care o per il network management, ma rivedere in modo integrato tutti i processi aziendali, eliminando le dissonanze tra sistemi avanzati e infrastrutture legacy. È un processo che richiede un approccio olistico, in cui la visione futuristica – in cui il prefisso “AI” diventerà parte integrante del quotidiano e scomparirà dalla terminologia – si sposa con una riflessione critica sui risultati concreti ottenuti oggi.

In definitiva, la trasformazione delle telco passa dalla capacità di misurare l’efficacia delle soluzioni in termini di precisione, qualità e impatto reale, senza cadere nella trappola degli slogan. L’adozione di agenti autonomi è una componente fondamentale del cambiamento, ma il vero salto di qualità si otterrà solo se le aziende sapranno integrare questi sistemi in un modello operativo complessivo, che tenga conto dei vincoli sociali, contrattuali e occupazionali esistenti. Il futuro ci offre la possibilità di un’industria in cui la tecnologia si fonderà con l’elemento umano in modo armonioso, ma questo richiede una trasformazione strutturale e una riflessione profonda, dove ogni innovazione sia valutata non solo per il suo potenziale, ma per il suo contributo misurabile al miglioramento delle operations in senso lato.

Il futuro degli agenti autonomi nelle telecomunicazioni

Il dibattito resta aperto: le telecomunicazioni sono pronte a ripensare radicalmente l’intero ecosistema operativo, oppure continueremo a vedere implementazioni isolate che, seppur innovative, non riescono a generare il cambiamento sistemico tanto atteso? Una sfida che va ben oltre la tecnologia, toccando i fondamenti organizzativi e culturali di un settore destinato a rivoluzionarsi. Il tempo dirà se l’orizzonte della trasformazione, con i suoi ruoli ibridi e la fusione tra umano e digitale, diventerà la nuova normalità, o se resteremo intrappolati in un passato che fatica a lasciarsi alle spalle.

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