Il telemarketing selvaggio rappresenta oggi un’invasione quotidiana nella vita dei consumatori italiani, con effetti negativi sia per chi riceve chiamate indesiderate sia per le aziende che utilizzano correttamente i call center. La necessità di regolamentare questo fenomeno è diventata una priorità legislativa che sta generando diverse proposte di intervento.
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Telemarketing selvaggio: un problema quotidiano
Nella mia esperienza, attivando un nuovo numero di telefono, in meno di 3 mesi i primi call center inizieranno a farsi vivi con qualche nastro registrato pronto a vendevi un depuratore d’acqua o ad avvisarvi che la vostra utenza elettrica sta per subire un aumento.
Ormai il telemarketing selvaggio è diventato un fastidio a cui tutti siamo sottoposti, con effetti nocivi sia per i consumatori molestati almeno una volta al giorno, che per le aziende che si affidano regolarmente e in modo corretto ai call center per i loro servizi commerciali o di assistenza cliente.
Telemarketing selvaggio nel decreto bollette
Insomma, il problema è sentito, ed è arrivato anche nei palazzi delle istituzioni. I tentativi di intervenire iniziano a essere numerosi e l’ultimo si è visto nel recente Decreto Bollette. Con il provvedimento, infatti, sono arrivati diversi ordini del giorno e proposte emendative che puntavano a regolamentare le pratiche di telemarketing messe in pratica dalle utility energetiche, dove il problema in effetti si manifesta con particolare virulenza.
Si tratta però di interventi non organici e sistemici, come invece servirebbe, e come stiamo cercando di fare alla Camera in Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni.
Proposte di legge contro il telemarketing selvaggio
In IX Commissione sono attualmente in discussione una serie di proposte di legge abbinate sul tema. Si è scelto come testo base quello di maggioranza, a prima firma Eliana Longi (Fratelli d’Italia), che mira a introdurre regole più stringenti a tutela consumatori, lavorati e aziende di call center che operano legalmente.
È una proposta che va nella giusta direzione e pone delle basi importanti, ma che – a mio avviso – presenta alcune lacune su cui dovremo intervenire durante l’iter legislativo.
Telemarketing selvaggio e cli spoofing: cosa manca nella proposta Longi
La PDL, infatti, si concentra molto sulla tutela del modello call center e poco sull’evoluzione tecnologica del fenomeno (che vede sempre più frequente l’uso di AI e risponditori automatici). In particolare non contempla affatto il problema del CLI spoofing, ovvero la falsificazione del numero chiamante per aggirare i filtri e trarre in inganno gli utenti.
Il mio auspicio è che, nel percorso parlamentare, la PDL Longi possa integrare anche aspetti delle proposte presentate da altre forze politiche, come quella da me depositata, che si concentra proprio sul fenomeno dello spoofing.
Contrastare il telemarketing selvaggio: soluzioni contro lo spoofing
Come già illustrato su queste pagine, l’utilizzo massiccio che alcuni operatori hanno iniziato a fare del CLI spoofing e dei numeri esteri per aggirare normative e consensi esistenti (come il Registro Pubblico delle Opposizioni) hanno complicato il quadro. Queste chiamate non possono essere bloccate efficacemente attraverso il registro pubblico delle opposizioni poiché non si ha modo di identificare il reale soggetto che effettua la chiamata. Inasprire le sanzioni non sembra essere efficace, considerando che i responsabili sono soggetti che continuano ad agire illecitamente per l’appunto usando tecniche per evitare di essere individuati.
Come ho suggerito con la mia proposta legge delega, si potrebbe introdurre l’obbligo per gli operatori telefonici di implementare procedure tecnologiche che consentano di verificare l’autenticità della linea chiamante, prevenendo così lo spoofing; oppure creare banche dati per filtrare e bloccare tali pratiche fraudolente; o ancora introdurre misure sanzionatorie per gli operatori telefonici che non adempiono agli obblighi previsti o che rifiutano di collaborare con le autorità e gli altri operatori.
Telemarketing selvaggio: il ruolo di Agcom e delle telco
Ad ogni modo, mentre discutiamo di queste proposte in Parlamento, sul fronte istituzionale si è registrato un segnale incoraggiante: è stato riattivato il tavolo di lavoro tra AGCOM e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dove è stata presentata una prima soluzione tecnica anti-spoofing. Secondo quanto emerso, AGCOM sarebbe in procinto di identificare uno o più software in grado di rilevare e bloccare i tentativi di spoofing prima che raggiungano gli utenti.
Accolgo con favore questo impegno, ma invito alla cautela. Come già sottolineato durante le audizioni in Commissione, è preferibile mantenere un approccio tecnologicamente aperto e modulare, che consenta di adattarsi rapidamente all’evoluzione delle tecniche fraudolente. Puntare su una sola soluzione rischia di rivelarsi inefficace nel medio termine.
Resta poi aperta una questione cruciale: chi dovrà sostenere i costi dell’implementazione di queste tecnologie? Le TelCo temono un aggravio non sostenibile e sono già sul piede di guerra. L’alternativa sarebbe far pagare i call center, in quanto direttamente interessati alla qualità della propria reputazione, ma sarebbe paradossale se a sostenere i costi fossero proprio quegli operatori che già oggi rispettano le regole: “cornuti e mazziati”, per dirla con franchezza. C’è sempre l’opzione della fiscalità generale a tutela dei consumatori, ma si sa che anche lì la coperta è corta.
Telemarketing selvaggio e Ue: una strategia integrata
In ogni caso, il problema va risolto. Che sia il Governo, il Parlamento o AGCOM poco importa, purché si lavori in modo coordinato. E sorprende che, su un tema tanto cruciale per la fiducia digitale e la protezione dei consumatori, l’Unione Europea non abbia ancora preso una posizione netta. Se ne è parlato in relazione alle frodi bancarie, ma è evidente che lo spoofing è una minaccia più ampia, che tocca anche la sicurezza delle comunicazioni e la lotta alla disinformazione.
Serve una risposta unitaria, integrata e lungimirante. Noi siamo pronti a fare la nostra parte.