il quadro

Tutte le misure del Governo per l’innovazione dopo il covid-19

Facciamo chiarezza sulle misure adottate dal Governo per favorire l’innovazione dopo l’emergenza: ecco quali sono, su imprese, pa, infrastrutture, attraverso vari decreti (Crescita, Semplificazione, Transizione 4.0)

Pubblicato il 30 Lug 2020

cyber-4.0

Non solo legislazione d’emergenza, ma anche per costruire il futuro del Paese: una nuova economia e società, nel segno del digitale, dell’innovazione.

Sono lo spirito delle misure del Governo, attraverso diversi decreti poi convertiti dal Parlamento con modifiche, dall’inizio della pandemia. In generale, la produzione legislativa è stata abbondante. La maggior parte sono state misure “di reazione” alla situazione.

Stiamo però adesso vedendo emergere con più chiarezza le misure definibili “proattive”, che servono appunto a creare un effettivo miglioramento nella situazione di sviluppo del Paese e non soltanto per tamponare ai disastrosi effetti sanitari, sociali ed occupazionali.

In particolare, il mese scorso il Premier Conte aveva scritto una lettera aperta al Paese, con sette punti su cui intervenire, con l’occasione dei negoziati europei sulle misure di aiuto, il recovery fund che porterà 209 miliardi di euro all’Italia.

Le aree toccate erano: digitalizzazione, imprese, pubblica amministrazione, ambiente, giustizia, istruzione e fisco. Sulle prime quattro si sono viste diverse novità, proviamo a confrontarle qui di seguito.

Start up e PMI innovative: decreto Rilancio

Relativamente a Imprese e nello specifico Start up e PMI Innovative, il Decreto Rilancio (decreto legge n. 34 del 19 maggio 2020 e già convertito in legge con modifiche), con gli art 38 e ss. ha previsto misure di sostegno economico, sia a livello di stanziamento di nuovi fondi per gli investitori istituzionali (CDP Fondo venture, rifinanziamento di Smart&Start, stanziamenti dedicati dal Fondo di garanzia), ma anche sgravi fiscali per gli investitori privati, mirati ad agevolare l’approvvigionamento del funding, tema ancor più rilevante per le start up che nelle prime fasi del ciclo di vita presentano maggiori esigenze di liquidità, e a favorire la capitalizzazione delle start up.

Ad esempio, risorse aggiuntive per 100 milioni di euro per il programma Smart & Start di Invitalia, che si prevedeva che avrebbe terminato i fondi a settembre; 200 milioni di euro per il fondo di sostegno al venture capital del Mise. Una detrazione incrementale e provvisoria (fino a giugno 2021) portata al 50% per le persone fisiche che investono in startup (limite 100 mila euro) e pmi innovative (limite 300 mila euro).

Nelle misure adottate rientra la cd. Misura Smart money, che consiste nella destinazione di 10 milioni di euro sottoforma di contributi a fondo perduto ed è volta a rafforzare l’ecosistema delle start up innovative facilitando l’incontro tra incubatori, acceleratori, università, innovation hub, business angels e imprese. Inoltre, per ampliare i termini per accedere agli incentivi pubblici è stata prevista una proroga del periodo di permanenza nella sezione speciale dedicata alle start up innovative del Registro delle imprese.

Misure in generale previste per il sostegno all’Innovazione riguardano anche l’estensione dei contratti extra muros svolti da startup innovative, quali rientranti nelle attività R&D delle aziende, base di calcolo per il credito d’imposta ai sensi del 150% del loro ammontare, oltre alle ulteriori attività gestita dal Mise per il “Fondo per il trasferimento tecnologico” volto allo sviluppo di partnership tra pubblico, privato e ricerca.

Startup e venture dopo il decreto Rilancio: novità buone e cattive

Impresa 4.0 Plus e Transizione 4.0

Sono stati istituiti ulteriori strumenti, per affrontare la c.d. fase 3, anche grazie ai fondi provenienti dal Recovery Fund, integrati da quelli del MES, quale il Piano impresa 4.0 plus, una strategia a livello nazionale per favorire la digitalizzazione (e in particolare i pagamenti cashless implementando una rete nazionale in fibra ottica, e delle cd tecnologie di frontiera ovvero blockchain, cloud computing e AI), ma anche il Piano Transizione 4.0, divulgato con decreto attuativo dal Ministro Patuanelli, del Mise.

Il piano ha raccolto le misure che sono state valutate maggiormente efficaci nell’incentivare le imprese negli investimenti, apportando alcune modifiche migliorative come ad esempio la sostituzione del super e iper-ammortamento con un credito d’imposta che consentirà, anche alle imprese aventi redditi non capienti per l’applicazione delle deduzioni, di poter utilizzare nell’immediato tale beneficio per diminuire altri debiti (iva, contributi dei dipendenti ecc.). Sono stati stanziati fondi per 7 miliardi di euro su 3 assi principali: – investimento in beni strumentali, spese in R&D, formazione del personale sulle nuove tecnologie.

Per incentivarne un vasto utilizzo si sollecitano modalità chiare e semplificate nell’applicazione dei requisiti. Infatti è noto a chiunque si sia cimentato con versioni precedenti della norma come, nonostante l’impulso legislativo al sostegno della misura, de facto, la pubblica amministrazione che ha gestito la misura stessa, ossa l’Agenzia delle Entrate, abbia avuto posizioni ondivaghe e atteggiamenti via via sempre più restrittivi nell’applicazione dalla misura. Il decreto attuale fa nuovamente riferimento al Manuale di Oslo per l’effettiva “innovatività” delle migliorie svolte, che non devono essere “marginali”, ma – ed è positivo – si ammette anche la ricerca di base ossia quella non immediatamente finalizzata alla “messa a terra” in un prodotto.

Infine anche l’aspetto di design, estetica del prodotto e contemporaneamente aspetto green dello stesso vengono valorizzate, così come le implementazioni nei processi di digital technologies. Tali strumenti non sono solo sottesi all’ immediato sollievo dagli effetti del lockdown, ma rappresentano un piano economico industriale di lungo respiro che secondo quanto dichiarato dal ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, sarà reso strutturale, per poter contestualmente perseguire l’obiettivo di attrazione dei capitali esteri e innestare un auspicabile trend positivo di reshoring.

Piano Transizione 4.0, perché è una svolta dopo il coronavirus

Riduzione della burocrazia: i ruoli di Spid, CIE, firma digitale nel decreto Semplificazioni

Ma le misure hanno riguardato anche la PA, come già detto. In particolare, il decreto Semplificazioni – in vigore dal 17 luglio e ora in iter di conversione parlamentare – si muove in un’ottica di trasparenza e di snellimento burocratico grazie al rafforzamento di misure per l’amministrazione digitale e misure di semplificazione amministrativa per l’innovazione. Vengono rafforzati i dispositivi per l’identità digitale, quali lo Spid, CIE, firma digitale, anche per l’accesso ai servizi bancari.

Si struttura anche l’App IO, destinata a raccogliere tutti i servizi svolti dalle PA a favore dei cittadini, mediante un unico portale. Ma quel che vale la pena di segnalare sono altresì le misure volte a penalizzare i dirigenti della stessa PA che non raggiungano gli obiettivi di digitalizzazioni previsti per la propria struttura, un rafforzamento degli obblighi di comunicazione dei dati tra differenti settori della Pa, nuovamente con sanzioni in caso di ritardi o mancati utilizzi e il rafforzamento in pianta stabile di misure di lavoro agile o smart working anche per le amministrazioni pubbliche.

DL semplificazione 2020 cambia la PA digitale: ecco come

Infrastrutture digitali: decreto Semplificazioni

Infine, nel Decreto Semplificazioni, approvato in luglio, anche le infrastrutture hanno avuto delle misure dedicate, in particolare il ramo reti elettroniche, banda larga e 5G. Un primo set di interventi era previsto già nel Decreto cura, per l’emergenza sorta, ma è stato integrato con quest’ultimo decreto semplificazioni.

In particolare, si sono razionalizzate le autorizzazione per le installazioni delle infrastrutture di rete, con ridotti tempi di attesa per il rilascio delle autorizzazioni (da 45 a 30 giorni massimo). Anche le autorizzazioni per istanze di occupazione del suolo pubblico, in molti casi, sono stati ridotte nei tempi e sono stati eliminati alcuni passaggi preliminari, quali i pareri. In generale, l’intervento legislativo sembra su questo tema volto ad accelerare l’adozione della banda larga e del 5G in Italia, sorpassando – almeno per il momento – molte delle perplessità legislative viste nel recente passato.

Si tratta comunque di un percorso che potrebbe accelerare a breve, con le novità in arrivo sui voucher banda ultralarga (ora noti come bonus internet e pc) e gli investimenti nelle aree grigie; e la questione rete unica Tim-Open Fiber.

Decreto Semplificazioni e reti: tutte le misure per accelerare fibra e 5G

In conclusione

Il Governo nell’elaborazione del piano strategico post-lockdown si è posto l’obiettivo di trasformare la crisi in un’opportunità da cogliere per permettere alle imprese non solo di ritornare ai livelli di produttività pre-pandemia, ma anche di poter ottenere le risorse necessarie per reagire e per incentivare piani di digitalizzazione, modernizzazione e sostenibilità.

Gli interventi normativi del Governo si sono posti in un’ottica di supporto del percorso di innovazione, con l’intenzione di rendere gli incentivi strutturali, per incentivare la diffusione di un clima di fiducia nel tessuto imprenditoriale e puntare alla creazione di un tessuto produttivo più competitivo costituito da imprese tecnologicamente più avanzate che, mostrino “spiccata vocazione e propensione per la digitalizzazione, il green e l’intelligenza artificiale”.

I primi interventi posti in essere dal governo mediante la decretazione d’ urgenza noti come Decreto Cura Italia, in marzo e Decreto liquidità, in aprile, omettevano misure di sostegno all’innovazione e volti alla crescita del Paese.

Dal Decreto Rilancio, in maggio, in poi, grazie anche al Decreto Semplificazioni e al Piano Transizione 4.0 si sono visti significativi passi in avanti, che adesso dovranno essere accompagnati nella fase attuativa, anche (e non solo) ulteriori decreti attuativi.

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