la strategia regionale

Digitale per la crescita economica: la scommessa della Regione Umbria

In tutto il mondo le grandi città sono “hub” dello sviluppo delle nazioni. La sfida umbra (e italiana) è fare anche dei nostri territori “diffusi” degli hub di innovazione al pari di città quali Barcellona o Londra. Ecco tutti i progetti per trasformare la regione da small a smart

Pubblicato il 21 Feb 2020

Michele Fioroni

coordinatore della Commisione digitale della Conferenza Stato-Regioni

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La Regione Umbria nella nuova legislatura intende scommettere su innovazione e digitale, per (ri)diventare terra di innovazione. La priorità è quindi quella di fare della Regione un territorio fertile per la nascita di un vero ecosistema dell’innovazione che generi sviluppo economico e benessere.

Per questo nel Programma di governo della Presidente Donatella Tesei, di recente eletta alla guida della Regione Umbria, si legge che “occorrono progettualità capaci di osare, coraggiose, innovative, che non si limitino solo a guardare alle migliori best practices, che sappiano restituire alla nostra regione quella capacità che ormai qualche decina di anni fa, universalmente, ci veniva riconosciuta. (..) La digitalizzazione della regione è dunque priorità assoluta di questo governo. L’innovazione, la crescita, la semplificazione dipendono necessariamente dalla digitalizzazione.”

Per fare questo la Regione Umbria deve diventare una “piattaforma” che sostiene lo sviluppo dell’innovazione aperta e della digitalizzazione sia nel pubblico che nel privato, promuovendo la diffusione delle competenze e della cultura digitale, la ricerca ed il trasferimento tecnologico, incentivando non solo la brevettazione ma anche la prototipazione e lo sviluppo di brevetti.

Obiettivo è quello di innescare un meccanismo che faccia della Regione un centro di sperimentazione su larga scala delle tecnologie più innovative ed anche di scouting a livello internazionale.

Cerchiamo perciò grandi realtà nazionali ed internazionali che vogliano investire sull’Umbria, in collaborazione con la Regione e con le realtà locali dell’innovazione e della ricerca, per fare del nostro territorio progetti faro di concreta implementazione di tecnologie come IoT, big data, machine learning, cloud, ecc.

L’Umbria ha tutte le potenzialità per diventare un territorio che attragga investimenti e talenti, e che sappia valorizzare quelli già presenti nel territorio, a partire dalla sua tradizione ricca di straordinarie storie di innovazione.

L’Umbria che ha visto nella sua storia “campioni” dell’innovazione e dell’etica quali S.Francesco e S.Benedetto, senza dimenticare Luisa Spagnoli, Aldo Capitini e tanti altri, può essere terra di sperimentazione e di eccellenza sull’etica degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale, dell’artigianato digitale e in tanti altri settori.

Questa è la sfida per il futuro che l’Umbria deve vincere e che sintetizziamo nello slogan #UmbriaUltraDigitale.

Investire nelle persone

Per prima cosa è importante investire sullo sviluppo delle competenze 4.0 e della cultura digitale in ogni ambiente: scuole, università, imprese, famiglie, pubblica amministrazione.

L’Umbria ha già esperienze virtuose da riprendere ed estendere, come ad esempio gli spazi pubblici aperti “DigiPass” distribuiti in tutta la Regione, per favorire l’alfabetizzazione digitale e assistere nell’accesso ai servizi digitali, così come il progetto #Gemma #OpenUmbria tutt’ora in corso in una logica pubblico-privato per la diffusione della cultura digitale.

E bisogna guardare anche alle migliori esperienze portate avanti dai comuni del territorio, come la “Circoscrizione 4.0” del Comune di Perugia e lo Sportello Digitale di UmbraAcque, così come ai comuni che hanno effettuato il completo switch-off del SUAPE (SUAP+SUE)

Molto rilevante per la nuova programmazione sarà anche il tema delle competenze necessarie per la gestione dei dati, e quindi andrà implementata una forte open data strategy su scala regionale puntando al tempo stesso sull’attivazione della piena interoperabilità tra banche dati attraverso interfacce API standard …e questo non solo per agevolare il lavoro degli uffici pubblici ma anche perché i dati vanno visti come elemento fondamentale per lo sviluppo economico del nostro territorio.

I servizi pubblici devono essere driver del cambiamento. Il portale istituzionale della Regione, e gli altri numerosi portali tematici di emanazione regionale, dovranno essere completamente ripensati nell’ottica dell’accesso unico ai servizi. Un portale che fornisca servizi completamente digitalizzati per tutto il sistema pubblico regionale, non un mero strumento di comunicazione fine a se stessa. Naturalmente bisogna puntare ad un completo swicth off al digitale, portando i servizi sui tradizionali canali on line regionali ma anche nella app “IO” del Team digitale. A partire dai servizi del lavoro e della sanità.

Tutto ciò dovrà essere accompagnato da un piano strutturato di abilitazione piena al cloud, senza dimenticare gli investimenti sulla cyber security e la protezione dei dati personali, al fine di evitare che pericoli esterni paralizzino i servizi o attentino alla sicurezza delle PA umbre.

Da small region a smart region

E’ ben noto che il problema italiano è la bassa produttività, sebbene l’adozione tecnologica sia allineata a quella di altri Paesi. E’ quindi urgente investire nei manager del pubblico e del privato (in chiave di consapevolezza sul digitale, la cosiddetta e-leadership) e innestare persone con nuove competenze dentro le realtà produttive.

Occorre rivedere la strategia seguita fino a qui dalla Regione per l’integrazione delle tecnologie 4.0 nelle imprese e le modalità di finanziamento del digitale per le imprese.

Strumento fondamentale per realizzare la nuova strategia sarà l’incentivazione e la diffusione di FabLab regionali, sul modello di quanto già, con successo, sperimentato in altre città come Barcellona nei suoi quartieri. FabLab capaci di fare rete con tutte le realtà del territorio, tra cui scuole, università e centri di ricerca, imprese, associazioni, ecc.

Guardiamo con interesse anche all’azione sui “borghi del futuro” prefigurata dal Ministro dell’innovazione. I bellissimi borghi dell’Umbria dovranno farsi trovare pronti alla sfida, con il pieno supporto della Regione.

In tutto il mondo le grandi città sono “hub” dello sviluppo delle nazioni. La sfida umbra (e italiana) è fare anche dei nostri territori “diffusi” degli hub di innovazione al pari di città quali Barcellona o Londra.

Una rete diffusa nelle nostre città e nei nostri borghi, con luoghi che siano incubatori di idee, motore di sviluppo, in cui giovani talenti, imprese consolidate e start-up, università, ecc possano incontrarsi e condividere conoscenze ed in cui ogni operatore abbia a disposizione gli strumenti e dati necessari per il suo lavoro nella nuova chiave agile ed in mobilità riducendo così anche gli spostamenti necessari.

La strategia di integrazione dei servizi delle nostre città in Agenda urbana proseguirà con il pieno supporto della Regione, che dovrà svolgere molto più che in passato il suo ruolo di coordinamento per evitare che si realizzino solo esperienze locali scollegate e su piccola scala, per arrivare invece nel tempo a un’unica “smart region” complessiva che non dimentichi i piccoli centri. Siamo pronti ad accogliere chi voglia aiutarci a fare dell’Umbria un grande cantiere che con la tecnologia migliori la qualità della vita di residenti e turisti.

Cambiare la Pubblica Amministrazione

Cambiare la Pubblica Amministrazione è una sfida già tentata da tanti, che ha visto ben pochi successi in Italia e anche nel mondo.

L’esperienza del Team digitale di Diego Piacentini ha mostrato, concretamente, che si possono fare le cose diversamente anche in Italia, con progetti ben strutturati e ben gestiti, lavorando in modo aperto direttamente in rete e con il contributo di tutti, dando supporto concreto a chi fa cose… ma la maggior parte delle PA non sono in grado di affrontare la trasformazione digitale solo seguendo un buon esempio.

Il modo di lavorare è oggi totalmente cambiato e le modalità classiche di organizzazione sono evidentemente in crisi. Le pubbliche amministrazioni hanno fatto più resistenza al cambiamento, molte volte non per cattiva volontà di chi ci lavora, ma perché ingabbiate da migliaia di norme inutili. Per paradosso, il Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) è oggi il primo ostacolo per chi voglia innovare davvero dentro una PA.

In tutte le organizzazioni moderne il lavoro in “team” diventa sempre più centrale, e questo va reso possibile anche nelle PA se vogliamo migliorare l’erogazione dei servizi pubblici sfruttando le possibilità offerte dal digitale. L’innovazione non la faremo facendo appalti o tenendo il “ferro” nel sottoscala.

“Build team, not app” come dice un fortunato slogan di Public Digital.

Per questo è necessario costruire una rete di centri di competenza sul livello regionale che sappia mettere in campo “team” misti, che vedano collaborare insieme dipendenti pubblici, esperti esterni, laureandi delle università, civic hacker… la sfida è portare l’innovazione aperta dentro le Regioni, per scalare su tutto il territorio nazionale la positiva esperienza fatta dal Team di Piacentini in modo strutturato e non occasionale, a macchia di leopardo.

Anche su questo tema l’Umbria si propone come esperienza pilota, e negli indirizzi da poco approvati dalla Giunta si vuole che la trasformazione digitale di processi e servizi della Regione sia centrale nella profonda riorganizzazione delle strutture regionali in corso, sfruttando davvero il cloud computing, il machine learning, il lavoro agile ed in mobilità. Vogliamo fare della Regione Umbria una Regione cloud first.

La Regione deve essere in questo di esempio per tutti gli enti del territorio, essere apripista realizzando delle best practice di cambiamento e innovazione al suo interno per poi diffonderle a tutti gli altri enti umbri in forma aggregata. Soprattutto i piccoli comuni sono oggi in difficoltà rispetto alla digitalizzazione ed all’accesso ai servizi, ed occorre ripensare il ruolo della Regione in tal senso anche attraverso opportune riforme di sistema.

Chiaramente il ruolo del Responsabile della Transizione Digitale (RTD) è molto rilevante, deve diventare compiutamente trasversale con un unico dipartimento che se ne occupi a servizio di tutte le altre articolazioni della Regione. Ed anche la nostra società in house Umbria Digitale Scarl va profondamente ripensata, per avere un ruolo proattivo nello spingere gli enti verso la digitalizzazione, con un supporto concreto e fattivo agli operatori.

Anche alla luce della recente riunione delle regioni con il Ministro dell’innovazione Paola Pisano e della sua Strategia 2025 sembra si apra una nuova fase collaborativa tra Stato e Regioni, e speriamo vivamente che ci sia stabilità nella governance e nelle strategie del livello nazionale, in modo da poter fare scelte chiare sul livello regionale e poter investire senza rallentamenti sulla programmazione 2021-2027 che un quadro mutevole comporterebbe.

Banda ultralarga e reti next generation

Stiamo vivendo tempi rivoluzionari ed internet è il binario su cui corre tale rivoluzione. Priorità è portare a termine il progetto banda ultra larga in tutto il territorio, guidando correttamente anche lo sviluppo delle reti di telecomunicazione di prossima generazione.

La Regione Umbria è già molto avanti sulla fibra ottica, non solo per l’esperienza del Comune di Perugia tra le prime città attivate da Open Fiber.

Occorre superare le problematiche del livello nazionale che rischiano di fermare l’ulteriore sviluppo della banda larga nei territori regionali, per raggiungere anche le zone oggi lasciate indietro ed arrivare a tutte le famiglie, scuole ed imprese del terrritorio. Questo va fatto cercando anche sinergie tra la rete in fibra ottica e le nuove reti 5G.

Anche in questo dobbiamo fare dell’Umbria un’eccellenza a livello europeo.

La sfida della sostenibilità

Un ultimo richiamo va fatto sul tema della sostenibilità. Non perché va di moda, ma perché è davvero molto importante che l’ottica dei nuovi progetti non si concentrarsi unicamente sull’investimento CAPEX ma riesca a guardare anche alla spesa corrente OPEX.

Va garantita pienamente la sostenibilità nel tempo dei servizi che si vanno a realizzare, sia quelli del settore pubblico che quelli che riusciremo a realizzare collaborando con i privati.

Solo un digitale sostenibile può aiutare la sostenibilità generale.

Non è più tempo di spesa improduttiva o a pioggia.

E non è più tempo di esperimenti pilota che, finito il finanziamento del progetto, svaniscono nel nulla senza ricaduta di benefici strutturali per il territorio.

Concretezza e sostenibilità devono andare di pari passo con creatività ed innovazione, per riuscire a realizzare l’Umbria Ultra Digitale che vogliamo.

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