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Energia e big data, quali regole: primi segnali di futuro in Italia

Individuare la strategia regolatoria più appropriata alla digitalizzazione dei servizi elettrici è un compito arduo. Molte le incognite, ma anche molti i vantaggi per consumatori, ambiente e mercato della domotica. Vediamo come si sta muovendo l’autorità di settore Arera e quali sono le prospettive regolatorie

Pubblicato il 18 Dic 2018

Fabiana Di Porto

professore associato di Diritto dell’economia, Università del Salento

arera

Consumatori, ambiente e mercato della domotica potrebbero trarre notevoli vantaggi dalla digitalizzazione applicata ai servizi elettrici, grazie alla diffusione capillare dello smart meter 2.0, specie in vista della apertura definitiva del mercato della domanda.

Sono tuttavia ancora tutte da definire le strategie regolatorie e il compito non è proprio dei più semplici, data la gran mole di dati personali in ballo e molte altre incognite.

L’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera) sta al momento procedendo con lo strumento degli impegni che, per la sua flessibilità, ben si presta allo scopo di “testare” la bontà di un approccio in luogo di altri, prima di trasfonderlo in un ambiente regolatorio generale.

Due, in particolare, i provvedimenti  interessanti nell’ambito di altrettante procedure a carico delle società Sorgenia e Edison volte a sanzionare l’applicazione di sovrapprezzi per l’invio di bollette cartacee. Se accettati e resi vincolanti questi impegni avrebbero l’effetto di una (para)regolazione di settore. 

Potrebbero poi profilarsi anche altri modi di testare le regole prima di adottarle, ad esempio istituendo delle “regulatory sandboxes”, sul modello di quanto già accade nei mercati finanziari per testare in anticipo gli effetti delle regolazioni tese a modificare i comportamenti dei consumatori. 

Ma partiamo le deliberazioni del Garante.

Gli impegni di Sorgenia e Edison

Si tratta, rispettivamente, delle deliberazioni 456/2018/S/COM (del 20.9.2018) e 95/2018/S/COM (del 9.10.2018) con cui il regolatore ha pubblicato gli impegni presentati dalle due società al fine di sottoporli al cosiddetto “market test”. Ove il mercato, cioè gli operatori del settore, si pronunciassero favorevolmente in merito agli impegni volontariamente assunti dalle imprese e l’Arera li ritenesse idonei a risolvere le problematiche evidenziate nell’istruttoria, i due procedimenti verrebbero chiusi (senza applicazione di sanzioni) e gli impegni diverrebbero vincolanti per Sorgenia ed Edison. Si apprende altresì (Quotidiano Energia, 3.12.2018) che nei confronti di altri operatori (Enel Energia, Green Network, Levigas, A2A e Dolomiti Energia) sono stati avviati procedimenti sanzionatori per condotte similari, i quali potrebbero – ragionando in astratto – prendere la medesima via dei due qui commentati. Ovverosia questi operatori potrebbero presentare impegni analoghi e, per l’effetto, l’Arera potrebbe apprestarsi a pubblicarli, come per i casi Sorgenia ed Edison, per assoggettarli al market test.

Ragionando in via ipotetica, ove tutti questi impegni fossero accettati nella forma proposta da Sorgenia e Edison e quindi resi vincolanti, l’effetto finale sarebbe una (para)regolazione di settore. Non una vera e propria (etero-)regolazione, in quanto la stessa sarebbe:

  • concordata tra regolatore ed operatori (e non imposta);
  • adottata nel corso di molte e diverse procedure puntuali (e non di un procedimento volto a porre regole valide per tutti gli operatori del settore);

ma con la particolarità che di fatto (e non de iure), riguardando un buon numero di operatori, diverrebbe “quasi” vincolante per tutti (di qui, appunto, para-regolazione in luogo di regolazione). Essa infatti segnalerebbe a tutti gli operatori un certo orientamento del regolatore, producendo un effetto “disciplinante” pur al di fuori dell’esercizio di poteri regolatori tradizionali.

Cosa prevedono gli impegni proposti da Sorgenia e Edison

Quali sono, in particolare, gli impegni che rilevano nei procedimenti Sorgenia e Edison? In entrambi si tratta degli impegni n. 2, i quali hanno a che fare con i dati dei consumatori.

In particolare, la società Sorgenia, si impegna a:

“(2). invi[are], a tutti i clienti domestici [..] un’analisi personalizzata dei consumi energetici e dell’opportunità di ridurli, allegata alla prima fattura utile successiva alla notifica della delibera di approvazione degli impegni, e, trascorsi sei mesi, invio di un’ulteriore analisi dei consumi sulla base dei dati storici aggiornati, con contestuale offerta di un buono per l’accesso gratuito al servizio di check up energetico finalizzato a individuare gli interventi di efficienza energetica da realizzare nella propria abitazione ed il loro impatto sulla bolletta”

Ancora più dettagliati appaiono gli impegni proposti da Edison:

“(2). invi[are] a tutti a tutti i clienti domestici c[..] un’analisi personalizzata dei consumi energetici (impegno n. 2) così articolata:

i) invio – con uno dei cicli di fatturazione, entro 90 giorni dalla notifica della delibera di approvazione degli impegni – di un’analisi personalizzata dei consumi energetici effettuata sui dati storici a disposizione della società, corredata da una serie di consigli per la riduzione di tali consumi, nonché dall’invito a trasmettere ulteriori informazioni per un’analisi più approfondita;

ii) trascorsi sei mesi, invio di una seconda analisi personalizzata dei consumi sulla base degli ulteriori dati inviati dal cliente o, in assenza, dei dati storici aggiornati, e rinnovo dell’invito a fornire i dati utili per una più puntuale analisi energetica;

iii) decorsi ulteriori sei mesi, invio di una terza analisi energetica personalizzata, basata sui nuovi dati inviati dal cliente o, in assenza, dei dati storici ulteriormente aggiornati”.

“Profili” energetici e dati di consumo

Se e quando gli impegni riportati saranno resi vincolanti, Sorgenia e Edison, grazie al consenso informato del consumatore e dietro autorizzazione dell’autorità, avranno a disposizione i dati sui consumi energetici dei consumatori in una forma più disaggregata rispetto a quella attuale o, come si dice in gergo, più granulare.

Sino ad ora, infatti, i dati sui consumi di cui dispone l’impresa elettrica sono solo quelli storici (che riguardano cioè consumi passati) ed aggregati (relativi ai profili di consumo complessivo e non anche ai singoli centri di consumo presenti in un’abitazione). I contatori al momento disponibili, infatti, forniscono solo dati sui consumi complessivi, non distinguono cioè se a consumare è il ferro da stiro oppure il condizionatore.

Con i provvedimenti di impegni di cui si discute, una volta e se saranno resi vincolanti, (come sembra prospettarsi), clienti e imprese disporranno di una analisi fine dei consumi. Più precisamente, gli operatori avranno a disposizione per ciascun utente dei dati rilevati non da uno smart meter, ma sulla base di interviste che, mediante stime condotte con basi statistiche rilevanti, saranno molto vicine ai consumi reali di ogni singola fonte.

In esito alle analisi dei consumi, gli utenti saranno sensibilizzati e potranno adottare comportamenti efficienti, cambiando le proprie abitudini di consumo. Negli impegni si fa infatti espressa menzione all’invio al consumatore di “una serie di consigli per la riduzione [dei] consumi”. Così potremmo immaginare che nel report inviato all’utente verrà detto che “avviare la lavatrice a certe ore costa meno”, attendendosi che quello cambi le proprie abitudini di consumo.

Quello avviato dall’Autorità, seppure nell’ambito di procedimenti di tipo sanzionatorio, è un lodevole tentativo di rendere consapevole il cliente in modo più analitico. E’ lodevole perché è un modo per renderlo protagonista del mercato libero e raggiungere al contempo benefici ambientali.

Dai “profili” di consumo ai Big data: il ruolo della domotica

La vera “rivoluzione Big data” nel settore elettrico potrà aversi però con una diffusione capillare dei contatori di ultima generazione, i cosiddetti smart meter 2.0. Questi ultimi infatti consentono di disaggregare il dato per singola fonte di consumo (elettrodomestici, illuminazione, ecc.) anziché stimarlo, e di averlo in tempo reale.

In Italia questo tipo di contatore non è ancora molto diffuso. E dove è installato produce due tipi di informazioni: quelle “validate” (che servono a comporre le voci della bolletta), le quali restano nella disponibilità del distributore; e quelle non validate, che compaiono nei monitor installati nell’abitazione del consumatore, che invece possono essere messe a disposizione di terzi, come ad esempio provider di domotica. A questi dati il consumatore può accedere da qualsiasi device (cellulare, tablet, pc), perché lo smart meter 2.0 è normalmente in grado di comunicare in remoto con qualunque interfaccia.

Si comprende allora l’enorme potenziale che la digitalizzazione applicata ai servizi elettrici potrebbe generare, grazie alla diffusione capillare dello smart meter 2.0, specie in vista della apertura definitiva del mercato della domanda. La quantità, varietà e granularità dei dati resi disponibili da questi apparecchi potrebbe dare infatti ulteriore impulso al mercato della domotica e dell’IoT.

Un processo che il regolatore sta perseguendo da tempo e che comprensibilmente guida con cautela. Sono infatti note le esperienze non brillanti, come quella del Regno Unito, dove la centralizzazione della gestione dei dati in capo al Data Communications Company – DCC non ha sinora prodotto i risultati sperati. Inoltre, gli investimenti per una dotazione capillare di smart meter di ultima generazione sono (ancora) piuttosto rilevanti.

Prospettive regolatorie

In presenza di simili incognite individuare la strategia regolatoria più appropriata può essere un compito arduo. E lo strumento degli impegni, per la sua flessibilità, ben si presta allo scopo di “testare” la bontà di un approccio in luogo di altri, prima di trasfonderlo in un ambiente regolatorio generale. In altri termini, la procedura degli impegni adottata in luogo della sanzione consente al regolatore di appurare se un determinato comportamento concordato in sede di negoziazione degli impegni ed avallato dal market test, “funziona” per il mercato. Se ipoteticamente impegni similari fossero accettati da un certo numero di imprese – e quindi funzionassero su piccola scala – il regolatore ne potrebbe trarre un “avviso di gradimento” da parte del mercato, sì da poter tradurre quegli impegni in regole generali da estendere a tutti. È come se il regolatore avesse svolto, in modo anticipato ed irrituale, una parziale analisi di impatto della regolazione.

Un modo alternativo di testare le regole prima di adottarle sarebbe quello di istituire delle “regulatory sandboxes”, sul modello di quanto già accade nei mercati finanziari (introdotte dalla Direttiva MIFiD II). Queste “Energy regulatory sandboxes” servirebbero per testare in anticipo gli effetti delle regolazioni tese a modificare i comportamenti dei consumatori. In particolare, in questo caso si tratterebbe di regole che si avvalgono dei Big data (ossia dei dati prodotti dal comportamento dell’utente e resi disponibili dagli smart meter 2.0), per fare empowerment del consumatore, cioè renderlo utente attivo del mercato.

Si tratta evidentemente di regolazione informativa (information disclosure), dal momento che questi dati verrebbero forniti al consumatore su interfacce (display) digitali; e del tipo di disclosure più avanzata, che è quella “personalizzata”: sia perché riguarda dati specifici di quel consumatore e non di altri, sia in quanto le informazioni che riceve sul device sarebbero rivolte specificamente a lui (targhetizzate), eventualmente con consigli personalizzati.

Le disclosure personalizzate sono al centro di un vivace dibattito tra gli studiosi, perché pongono sfide (non insormontabili) circa le garanzie relative all’uso dei dati personali e degli algoritmi che processano i dati per produrre gli avvisi personalizzati. Tutti temi in relazione ai quali l’Arera potrebbe avvantaggiarsi di sperimentazioni regolatorie su piccola scala da attuarsi nelle menzionate “Energy regulatory sandboxes”.

In quest’ottica, come noto, già esiste un organismo nel cui ambito potrebbe ben incardinarsi la sandbox che qui si propone, ovverosia l’Osservatorio permanente della regolazione, che ha funzioni consultive nei confronti dell’autorità, ed al quale partecipano tutti gli stakeholder. Esso potrebbe utilmente funzionare come “ambiente protetto” nel quale mettere in consultazione, ma anche testare in anticipo le soluzioni regolatorie, tra le quali anche le “disclosure personalizzate” che si propongono, prima di una loro diffusione su larga scala. Qui, ad esempio, potrebbero confluire alcuni risultati dell’esperimento condotto nella città di Isernia, dove già da tempo molte famiglie sono state dotate di smart meter 2.0.

Certamente senza dimenticare che una compiuta rivoluzione digitale del cosiddetto “ultimo miglio” elettrico necessita di una dotazione infrastrutturale capillare (rispetto alla quale sarà necessaria una riflessione in termini di incentivi) e di confrontarsi con un quadro regolatorio europeo che spinge in direzione della più ampia circolazione dei dati tra imprese. Perché no, anche tra distributori e imprese di domotica…sotto il vigile controllo dell’Arera!

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