servizi pubblici digitali

PA digitale: tutti i tasselli che devono andare a posto nel 2022

Quali saranno i macro-temi da seguire nell’evoluzione della PA per il nuovo anno? Dalle identità digitali ad Anpr, passando per Inad e piattaforma notifiche: gli aspetti da tenere d’occhio

Pubblicato il 11 Gen 2022

Patrizia Saggini

avvocata, esperta di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione

Andrea Tironi

Project Manager - Digital Transformation

ITS - fondo repubblica digitale

Nella PA Italiana in un anno sono cambiati tanti aspetti, in particolare nello scenario politico: il 13 febbraio si è insediato il Governo Draghi, che ha portato come nuovo Ministro della PA Renato Brunetta e Ministro della Trasformazione Digitale Vittorio Colao.

Il primo si è distinto nell’ambito del tema smart working, volendo normalizzare la questione con una spinta meno progressista di quella della precedente Ministra Fabiana Dadone, creando InPA come sito per il recruitment dei dipendenti pubblici e dando vita ad un percorso di miglioramento del contratto nazionale pubblico.

Il secondo ha preso in particolare in mano i temi della banda ultra-larga e del cloud (fino ad ora trattato da Agid).

Dopo questi cambiamenti politici, quali saranno i macro-temi da seguire nell’evoluzione della PA per il nuovo anno?

Come sempre accade, il periodo tra anno vecchio e anno nuovo è un’occasione per fare bilanci e focalizzare i prossimi obiettivi, e – perché no – i desideri che si vorrebbero realizzare nell’anno nuovo.

L’interoperabilità “umana” vera chiave per fare la PA digitale: come realizzarla

Identità digitali (Spid, Cie e Sistema di gestione delle deleghe)

Possiamo dire che ormai CIE e SPID sono temi mainstream, essendo passati da 18 (CIE) e 16 (SPID) milioni di identità rilasciate a inizio 2021, ad oltre 25 milioni per entrambe (alla data del 30 dicembre 2021).

Ormai la maggior parte delle persone sa che esiste SPID, tanti hanno la CIE (ma non sanno esattamente cosa faccia e pensano sia come la CIC, ovvero la Carta di identità Cartacea), del resto che si debba avere o uno o l’altro per accedere ai servizi digitali della PA è noto (ed è obbligatorio dal 30 settembre 2021), quindi possiamo essere certi che nel 2022 proseguirà la loro diffusione. La novità principale della fine del 2021 è che Poste ha previsto il pagamento per l’erogazione di SPID allo sportello, per una somma di 12 euro.

La novità (speriamo) principale del 2022 sarà la possibilità di dare accesso con delega, in modo da poter gestire pratiche professionali o personali conto terzi (come già fatto da INPS), per cui possiamo presumere che il Sistema di Gestione delle Deleghe (SGD) sarà uno dei protagonisti dei prossimi mesi/anni.

Purtroppo, rimane ancora aperto il tema della gestione delle deleghe interne alla Pubblica Amministrazione; per adesso, solo INPS ha adottato una modalità di questo tipo per accedere alla consultazione del DURC, ma ci sono tanti altri casi in cui sarebbe necessario questo sistema.

Pagopa e IO

Il Bando per il Fondo Innovazione ha dato una spinta notevole alla diffusione di queste piattaforme abilitanti (oltre che a quella di CIE e SPID nei servizi pubblici), soprattutto nei Comuni medio piccoli (con conseguente allargamento dei potenziali cittadini serviti).

Il Bando ha previsto infatti l’obbligo di pubblicare almeno 10 servizi sull’app IO e avere il 70% dei servizi attivi su PagoPA (obiettivo per erogazione dell’80% del fondo), e ha dato una grossa spinta alla diffusione di queste piattaforme, sia a livello funzionale che culturale, complice anche la possibilità di ricevere il green pass direttamente tramite IO.

La sfida per il 2022 è l’utilizzo completo e fattivo di tali piattaforme:

  • per PagoPA ci aspettiamo la copertura di tutte le entrate (riscossori e gestori di pubblici servizi inclusi) e con una maggiore estensione del pagamento con “multi beneficiario” anche ad altri casi, non solo per il pagamento di TARI e TEFA (ad esempio per il pagamento automatico della quota CIE a favore del Ministero delle Finanze);
  • per IO ci aspettiamo un grande incremento dell’invio dei messaggi da parte delle Pubbliche Amministrazioni, sia di pagamento che informativi, la sua elezione a domicilio digitale e i messaggi “nuovi” che probabilmente arriveranno.
  • Non dimentichiamo poi la versione web di IO, che risultava essere in cantiere per dicembre 2021 e che molti aspettano con interesse.

Anpr e stato civile

ANPR merita una menzione a parte, perché nel 2022 dovrebbe finalmente essere fruibile in interoperabilità, visto che si sta completando il subentro di tutti i Comuni Italiani, ovvero la prima fase della storia di ANPR.

Nel 2022 ANPR dovrebbe diventare finalmente interrogabile (con specifica profilazione) e quindi restituire in ottica di interoperabilità i dati dei residenti (compresi gli italiani all’estero). L’accesso ad ANPR è uno dei primi step del cambiamento rappresentato dall’interoperabilità, con l’obiettivo di far parlare le basi dati dei vari enti, priorità assoluta come indicato da Colao e il futuro game changer nella PA (e nella vita di ognuno di noi), con effettiva realizzazione del principio “once only”.

Una prima sperimentazione è stata avviata con alcune Pubbliche Amministrazioni, e – tenuto conto del completamento del subentro – ci aspettiamo a breve che tutti i Comuni possano usufruire di queste funzionalità, anche senza la sottoscrizione di accordi specifici.

Nei primi mesi del 2022 dovrebbe essere anche reso disponibile il cambio di residenza online; quindi, con i dati collegati direttamente ad ANPR: è una svolta epocale, che ci auguriamo dia inizio ad una rivoluzione per i servizi digitali a disposizione di tutti i cittadini.

Il 2022 dovrebbe essere anche l’anno in cui vengono definite le specifiche normative e tecniche per la gestione completamente informatizzata dello Stato Civile (prevista peraltro con un decreto del 2000 mai completamente attuato), che permetterà finalmente di abbandonare la stampa cartacea degli atti di nascita, matrimonio, cittadinanza e morte, e le conseguenti comunicazioni alle PA interessate, oltre anche alla tanto attesa digitalizzazione della denuncia di nascita e di morte (da tempo prevista dall’art. 62 del CAD ma non ancora realizzata).

La banda ultra larga

Passiamo quindi alle infrastrutture. Il quinto punto (dopo SPID ,CIE, IO PagoPA) rappresenta una sfida epocale: la banda ultra-larga, sogno di molti cittadini italiani, è finalmente in arrivo. Il programma di messa a terra è il caso di dirlo, della fibra è stato accelerato nel 2021: i fondi sono stati aumentati, è stato fatto un piano dedicato scuole.

Inoltre, è nato il piano Italia 1 Giga che vuole portare la banda in download fino ad 1 Giga a tutti i civici italiani, anticipando la scadenza del 2030 posto dal Digital Compass. Questo permetterebbe di coprire le case di tutti gli italiani, razionalizzando i progetti pubblici e privati precedenti che hanno portato sicuramente dei miglioramenti nella copertura in zone bianche a fallimento di mercato e grigie, ma senza eliminare completamente la difformità di copertura in alcune aree; quindi, purtroppo continueranno ad esistere cittadini di serie A e B.

Senza banda, si può parlare fino a che si vuole di digitale, ma il digitale non si fa.

Ora veniamo alle tecnologie o piattaforme che ancora sono nella fase innovator o di progettazione.

INAD

Dopo IPA (Indice delle Pubbliche Amministrazioni) e INI-PEC (indice delle PEC delle persone giuridiche e dei privati iscritti agli Ordini professionali) dovrebbe arrivare l’attuazione di INAD (indice dei domicili digitali delle persone fisiche), le cui linee guida sono arrivate nel 2021.

Il domicilio digitale rappresenta un salto fondamentale per riuscire a comunicare in maniera digitale con i cittadini.

Il 2022 quindi potrebbe essere l’anno di implementazione sia del domicilio digitale (nel Piano Triennale 2021 – 2023 si trova la data di marzo 2022 – Attivazione del domicilio digitale su App IO, obiettivo affidato a PagoPA S.p.A – CAP3.LA64) e anche di INAD.

INAD è una sorta di elenco di indirizzo di recapito digitale, l’equivalente dell’ormai vecchio elenco dei numeri di telefono che veniva recapitato a casa dalla SIP (per i più giovani: è come se qualcuno sa che se ti scrive su tik tok o su “insta” raggiunge davvero te e non un tuo nick fasullo, quindi è una comunicazione legale “entro certe specifiche” a tutti gli effetti).

Certo è che una volta attivato l’Indice, sarà necessaria una grande campagna di comunicazione che spieghi ai cittadini l’utilità del Domicilio Digitale e li spinga ad attivarne uno in breve tempo.

La piattaforma delle notifiche

Al che si apre la sfida successiva: la piattaforma delle notifiche.

Le notifiche a valore legale rappresentano un altro “sfidone” nella PA su cui si discute da anni. Sono fondamentali per tanti aspetti: es. prendo una multa, se la pago entro 5 giorni ho lo sconto del 30%, dopo pago il 100%, sopra i 30 giorni pago anche la mora. Ma i 5 giorni partono dal giorno della notifica, che non conosco al momento della stesura della multa (se ad esempio è una multa per eccesso di velocità individuata da un sistema automatico). Quindi come fare? Opzioni: interfacciare i sistemi di emissione della multa con i sistemi di chi consegna la notifica in modo che il costo della multa vari in base alla data e ora di notifica scambiata tra i due sistemi.

In alternativa, (ed è questo il caso) avere una piattaforma riconosciuta legalmente per cui al momento dell’emissione della multa effettuo una notifica istantanea e quindi il tempo di emissione e di notifica coincide.

La piattaforma è stata introdotta con il D.L. 76/2020 ed è presente come “to-do” nel decreto Semplificazioni, e rappresenta uno dei più grandi passaggi epocali per la digitalizzazione del processo di notifica degli atti, fino ad ora quasi completamente cartaceo.

Sul sito dedicato all’attuazione della digitalizzazione con le risorse del PNRR – padigitale2026 – è indicata tra le azioni (punto 1.4.5 per 245 milioni), ed entro la fine del 2022 dovrebbero iniziare le prime sperimentazioni.

Interoperabilità

Si arriva quindi al nodo trasversale che farà la differenza e creerà la nuova esperienza per il cittadino verso la PA: l’interoperabilità e il PDND. La PA che sia centrale o locale gestisce una mole di dati enorme, spesso “abbandonata” (una mole di dati che è digitale ma è equivalente a dei faldoni di carta, perché creata ma non integrata o utilizzata). Tali dati non sono strutturati, e non vengono collegati mediante il “supremo campo chiave della PA”, ovvero il codice fiscale. Grazie al codice fiscale si potrebbe infatti ricostruire il percorso scolastico di una persona, il suo FSE, il suo percorso lavorativo, la sua scheda pensionistica etc etc.

Ma se nella PA gli uffici vicini non si parlano, l’obiettivo è quello di far parlare le basi dati di enti locali e centrali, o ministeri diversi, in modo da ottimizzare lo scambio di dati con modalità automatizzate, evitando controlli manuali e richieste cartacee.

La Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND)

Il gruppo di lavoro della Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND), formato nel 2020 e potenziato nel 2021, ha il compito di portarci nella PA che dopo l’era l’informatizzazione e dopo la digitalizzazione, arriverà nell’era dell’interoperabilità. Questa nuova era prevede che per fare una domanda non debba autocertificare chi sono, cosa faccio, che ISEE ho etc etc, ma lo faranno i sistemi che mi diranno se posso o non posso presentare una domanda, nel momento in cui tento di presentarla. Queste soluzioni tecnologiche porteranno alla fine di un “lavoro antico” che un caro amico chiama “il citizen bus service” che risale ai tempi della burocrazia romana. Ovvero il cittadino, visto che la PA non si parla tra uffici o tra enti, diventa il canale di comunicazione, portando fogli di carta qui e là. Sarà un lavoro che sicuramente non mancherà a nessuno e non mancherà soprattutto ai cittadini digitali delle nuove generazioni, che si guardano bene dal muoversi dal proprio divano e dall’utilizzo del proprio smartphone per chiedere qualche informazione alla PA.

Speriamo che il 2022 sia l’anno buono per vedere qualche esperimento su questi temi, tra PA Centrali o tra PA Centrale e PA Locale: l’Agenzia delle Entrate sembra il candidato più prossimo per permettere accessi ai propri dati, speriamo che ciò avvenga anche INPS (in particolare per l’ISEE) e ANPR (per quanto già detto sopra); anche in questo caso l’azione è finanziata con le risorse del PNRR (padigitale2026, 556 milioni, voce 1.3.1)

O adesso o mai più. Non ci sono motivi tecnologici per cui l’interoperabilità non debba avvenire. I motivi sono umani o di privacy, sicuramente non tecnologici. Insomma, ne parliamo da troppo tempo, l’”interoperabilità s’ha da fare o perlomeno iniziare, nel 2022 o mai”.

E poi (lo scriviamo per i ben informati) arriverà anche il nuovo regolamento EIDAS, che potrebbe avere impatti significativi sulla realizzazione della PDND).

Cloud e Psn

Nel 2022 inoltre potremo finalmente dire, per il tema cloud, “habemus PSN”. Ovvero tutte le indicazioni in riferimento a Strategia Italia Cloud (settembre 2021) e Regolamento Cloud (dicembre 2021) ci portano a pensare che finalmente avremo un piano cloud ben definito affiancata dalla realizzazione del PSN (polo strategico nazionale) che conterrà i dati della PA di tipo critico e strategico. “Crediamo quando vediamo”, perchè di PSN si parla da quasi 5 anni, del resto ora i soldi ci sono e i tempi anche (si parla addirittura di collaudo entro fine 2022 e di migrazione della PA già nel 2023).

Il Partenariato sembra ormai deciso: Tim-Sogei-Leonardo-CDP (come risulta dalla notizia in data 27.12.2021) sono i candidati scelti, la gara dovrebbe essere pubblicata a breve, poi sarà il mercato a decidere come procedere.

Sarà anche importante iniziare davvero a ridurre i datacenter della PA. Si potranno vuotare dei dati contenuti lasciandovi solo i servizi di base, oppure si potrà eliminare proprio i server. Il portale padigitale2026 lo evidenza come uno degli obiettivi del PNRR punto 1.2, 1000 milioni di euro ovvero 1 miliardo.

Se tra 3 anni saremo ancora qui a parlare dei 12.000 datacenter della PA, beh sarà palese che non ce l’avremo fatta.

Cultura digitale

C’è ancora una sfida di cui si è parlato veramente tanto anche prima del 2021, e che è in progressivo miglioramento: si chiama cultura digitale nella PA. Si sta lavorando molto da questo punto di vista e si sta cercando di creare una serie di strumenti per la formazione del personale delle Amministrazioni. Probabilmente oltre alla formazione, sarebbe importante mettere negli obiettivi annuali la verifica di alcune competenze di base per i dipendenti:

  • hai e sai utilizzare Spid?
  • hai e sai utilizzare la CIE?
  • hai e sai utilizzare la CIE per accedere all’app IO?
  • sai utilizzare PagoPA? etc etc .

Per esperienza, spesso capita che la conoscenza dei singoli strumenti sia settoriale: l’anagrafe sa molto della CIE, ma gli altri uffici poco; la ragioneria sa molto di PagoPA, ma gli uffici poco. È chiaro che così non si può cambiare una cultura digitale, se nemmeno si conoscono gli strumenti che devono essere utilizzati per migliorare i servizi ai cittadini.

E’ necessario essere cittadini digitali prima ancora che dipendenti digitali, per capire il proprio utente finale. Se io, dipendente del Comune, non so utilizzare Spid, come potrò spiegare al mio cittadino cosa fare?

Qualcosa tutti abbiamo imparato nel 2020-2021, grazie a cashback e bonus vacanze (ovvero IO+SPID+CIE+pagoPA+gamification+bonus). Ma per i dipendenti della PA serve maggiore formazione, anche in merito al piano triennale e al lavoro ibrido.

È possibile che il Bando Piccoli Comuni porterà Formez a erogare formazione ad ampio raggio sui territori, permettendo di migliorare la cultura digitale dei dipendenti della PA Centrale e locale, sugli assi: digitalizzazione, informatizzazione, leadership, project management. O perlomeno ce lo auguriamo, magari rendendola pure obbligatoria che male non farebbe.

Copiare le buone pratiche

L’ultima sfida, ma non meno importante, è fare community. Capire da chi si può imparare per replicare modelli che funzionano e già operativi; lavorare con altri per risolvere problemi comuni; lavorare insieme a entità regionali o territoriali per raccogliere i fondi europei in arrivo, copiare copiare copiare (non siamo a scuola, copiare da chi sa fare meglio è buona cosa per accelerare i tempi di lavoro, anche in ottica PNRR), abbattere i silos interni tra uffici interni ed esterni, e tra Pubbliche Amministrazioni.

È chiaro che i singoli enti non hanno la forza per stare al passo con la trasformazione digitale alle velocità richiesta dal PNRR e dalla domanda dei cittadini di servizi online, aumentata in seguito alla pandemia; quindi occorre sempre di più fare squadra, all’occorrenza anche coinvolgendo soggetti privati per una condivisione di competenze e di saperi.

Quindi lavorare insieme per il bene di tutti è una sfida e provocazione da cogliere, per il bene soprattutto delle prossime generazioni.

Ci diamo appuntamento alla fine del 2022 per vedere a che punto siamo arrivati e quali risultati abbiamo raggiunto!

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