Anche l’Italia ha deciso di riconoscere la strategicità del biotech, un comparto su cui diversi altri Paesi, in Europa e oltre Oceano, hanno già deciso di puntare.
L’annuncio del ministro Urso
L’annuncio è arrivato lo scorso 31 maggio nella cornice dell’Assemblea pubblica di Assobiotec, l’Associazione di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie che raccoglie circa 130 imprese e parchi tecnologici e scientifici operanti in Italia nei diversi settori di applicazione del biotech: salute, agricoltura, ambiente e processi industriali.
Ad annunciarlo è stato il Ministro Adolfo Urso che in diretta video ha fatto sapere che il Ministero delle Imprese e del Made in Italy è al lavoro per dotare l’Italia di un Piano industriale per il biotech. Un traguardo importante per una tecnologia che è motore di innovazione delle Life science e della Bioeconomia meta settori che sommati, in Italia, valgono circa il 20 del PIL Nazionale.
Le mosse sul biotech di Usa e Cina
L’Amministrazione Biden nel documento di “National Security” dell’ottobre 2022 ha stanziato 280 miliardi di dollari di investimenti in ricerca e sviluppo con particolare riferimento ad alcuni settori critici come quello delle biotecnologie. In Cina nel 2020 il Consiglio di Stato sullo sviluppo di “Industrie emergenti strategiche” ha proposto la creazione di un gruppo di nuove imprese biotecnologiche competitive a livello internazionale e cluster economici biotecnologici per sostenere la creazione di farmaci, in particolare vaccini e farmaci proteici ricombinanti, lo sviluppo di “biotecnologie benefiche” come bioterapie e materiali biodegradabili, e l’espansione delle infrastrutture di supporto alla ricerca, comprese banche genetiche, laboratori di biosicurezza di alto livello e banche di cellule staminali.
Francia e UK si sono già mossi
Ma anche le più vicine Francia e UK si sono già mosse: il Presidente francese Macron ha avviato nel 2021 il Piano da 7,5 miliardi di euro “Innovation Santé 2030” che punta a rendere il Paese la “prima nazione europea innovativa e sovrana nel campo della salute”. E il Governo britannico, dopo l’emergenza Covid, si è impegnato ad aumentare la spesa pubblica in R&S a 22 miliardi di sterline all’anno entro il 2024-25, e una parte significativa di questa spesa è dedicata alle scienze della vita.
Biotech: prospettive di crescita a livello globale
Un recente studio EY dice che il mercato biotech triplicherà il proprio valore entro il 2028 (globalmente da 485 mld€ a 1.447 mld€, in Europa da 137 mld€ a 418 mld€).
Stime dell’Ocse prevedono che nel 2030 i prodotti biotech avranno un peso straordinario nell’economia mondiale: 80% dei farmaci, 50% dei prodotti agricoli, 35% dei prodotti chimici e industriali, incidendo complessivamente per il 2,7% del PIL globale.
L’UE stima che ogni occupato nel settore biotech genera altri 5 occupati nei settori dell’indotto (nei settori tradizionali il rapporto è 1 a 1,5) e che ogni euro investito nella bioeconomia genererà un valore aggiunto di 10 euro nell’arco dei successivi 10 anni.
Le biotecnologie rappresentano dunque una delle maggiori opportunità di sviluppo della conoscenza, dell’economia e del benessere dei prossimi anni e proprio la recente pandemia ha dimostrato come queste siano più di una soluzione ad un bisogno di salute, ma addirittura un elemento chiave nelle strategie geopolitiche ed economiche di un paese.
L’accelerazione dello sviluppo delle biotecnologie consente oggi di mirare ad obiettivi che solo qualche decennio fa sembravano irraggiungibili: cure a malattie che erano prive di trattamenti efficaci, diagnosi tempestive, terapie personalizzate, migliori varietà vegetali, preservazione della biodiversità. Ma anche di lavorare allo sviluppo di una nuova economia capace, per la prima volta di conciliare crescita e sviluppo sostenibile.
Focus Italia: a che punto siamo?
L’Italia del biotech presenta luci e ombre.
Se paragoniamo i nostri numeri con quelli di altri Paese siamo fanalino di coda per numero di imprese (Francia 1375, Spagna 1198, UK 1157, Germania 844, Italia 751); di brevetti registrati (Germania 638, UK 576, Francia 474, Italia 183); di Investimenti pubblici in R&S Biotech – mil€ (Spagna 1419, Belgio 542, Germania 384, Italia 365), ma anche di investimenti privati– mil€ (Francia 3514, Svizzera 3483, Belgio 3091, Italia 697) così come di investimenti Venture Capital Biotech – mil€ (UK 4830, Francia 2190, Germania 1980, Italia 177)
Le tante pubblicazioni, la buona ricerca, il capitale umano non sono purtroppo sufficienti al nostro Paese per riuscire a competere ed emergere in uno scenario internazionale in continua e rapida evoluzione.
L’Italia oggi ha bisogno di recuperare terreno e di posizionarsi tra le nazioni leader nelle biotecnologie per poter beneficiare del valore generato da questo settore, oltre che per non dipendere da terzi in un’area critica per la sicurezza e l’indipendenza nazionale.
Conclusioni
Il nostro Paese ha bisogno di una visione chiara sul futuro e deve trovare il modo per sciogliere rapidamente i nodi che si trovano lungo il viaggio che un’idea percorre dalla sua nascita fino a trasformarsi in soluzione innovativa. Sono diversi i fattori abilitanti per liberare le energie del biotech: la formazione, la ricerca di base, il trasferimento tecnologico, la nascita e lo sviluppo di Startup e PMI, la produzione e lo sviluppo clinico, le collaborazioni pubblico-privato, l’accesso ampio e rapido, ma anche la semplificazione normativa e burocratica. Sono tutti elementi che in un ecosistema vitale devono poter interagire in modo dinamico e positivo. Per ognuno di essi sono richiesti approfondimenti e l’identificazione di soluzioni condivise che necessitano di un impegno sincero e di una visione comune.
La notizia di un Piano Nazionale per il Biotech è sicuramente un fatto di assoluto valore per il nostro comparto ma lo è anche per lo sviluppo industriale ed economico dell’intero Paese. Siamo grati al Ministro Urso e ci poniamo a piena disposizione per identificare le soluzioni necessarie per sciogliere tutti i nodi che troviamo lungo il viaggio che un’idea fa dalla sua nascita fino a trasformarsi in soluzione innovativa. Siamo molto orgogliosi che oggi anche l’Italia ha, di fatto, riconosciuto come fortemente strategico per il Paese questo comparto industriale”