Lo scenario

Piano vaccinale anti-Covid, quanti intoppi: perché serve il risk management

Il piano vaccinale anti-Covid presenta fronti critici relativi alla produzione, al procurement, alla supply chain nonché alla somministrazione delle dosi e alla logistica: in Italia si arranca, ma un approccio basato sul risk management potrebbe dare benefici

Pubblicato il 17 Feb 2021

passaporto vaccinale

La vaccinazione di massa contro il Covid sta affrontando numerose difficoltà in tutte le fasi del processo: produzione, procurement, supply chain, logistica e somministrazione.

Pertanto, sarà sempre più necessario e strategico essere in grado di gestire la resilienza del Piano di vaccinazione anti-Covid applicando i principi di risk management e business continuity e supply chain resilience.

Infatti, la più grande campagna di immunizzazione della storia – come definita dal nostro Governo – arranca e rende sempre più difficile il traguardo annunciato dal Commissario per l’Emergenza Domenico Arcuri: 21,5 milioni di italiani vaccinati entro fine maggio 2020 (143 mila al giorno). Lo scenario reale, infatti, a febbraio è questo: se da una parte è positiva l’avvenuta approvazione del vaccino AstraZeneca, dall’altra si registra la ritardata approvazione dei vaccini Johnson&Johnson (prevista per fine marzo) e Curevac e la distribuzione a singhiozzo di quelli di Pfizer e Moderna.

Altri problemi investono il livello della somministrazione: al momento i punti di somministrazione dei vaccini anti-Covid in Italia sono circa 300 vs i 1.500 annunciati in precedenza, senza contare il caso delle forniture di siringhe sbagliate verificatesi nelle regioni Liguria, Lombardia e Marche.

Vaccinazioni, la mappa regionale

Può far piacere apprendere la promessa fatta dalla Commissaria Ursula von del Leyen secondo la quale entro l’estate sarà immunizzato 70% degli europei, pur dovendo ammettere dinanzi al parlamento la scorsa settimana che: “È un dato di fatto che non siamo dove vorremmo essere oggi nella lotta contro il virus. Siamo arrivati in ritardo con le autorizzazioni. Eravamo troppo ottimisti riguardo alla produzione di massa. E forse eravamo troppo sicuri che quello che abbiamo ordinato sarebbe stato effettivamente consegnato in tempo”. Se sono rose, fioriranno; ma, per quanto riguarda la situazione a livello italiano, purtroppo, il piano procede a “macchia di leopardo”.

È iniziata la fase di vaccinazioni per gli over 80, a cui verranno somministrati i vaccini di Pfizer e Moderna. In contemporanea viene avviata una nuova fase di vaccinazione – utilizzando il vaccino di AstraZeneca -rivolta alle persone fino a 55 di età non portatori di patologia per quanto riguarda le seguenti categorie: personale scolastico e universitario docente e non docente, Forze armate e di Polizie, penitenziari e luoghi di comunità, personale di altri servizi essenziali.

Al momento risultano aver già iniziato a somministrare il vaccino agli over 80 le regioni Lazio, Trentino Alto Adige e Val d’Aosta; mentre Veneto, Friuli Venezia Giulia, Campania, Abruzzo hanno aperto le prenotazioni.

La Lombardia dovrebbe iniziare il 18 febbraio, ma già a partire dal 15 febbraio gli Over 80 è stato possibile fare richiesta anche attraverso la piattaforma online dedicata alla campagna www.vaccinazionicovid.servizirl.it .

In Liguria, Emilia Romagna, Umbria la fase over 80 dovrebbe essere avviata entro la fine del mese. Il Piemonte, la Toscana e la Puglia hanno invece scelto di procedere non attraverso un sistema di prenotazione da parte degli interessati, bensì facendo riferimento agli “elenchi di priorità” forniti dai medici di famiglia, i quali poi contattano i pazienti da vaccinare fornendo tutte le indicazioni. Le altre Regioni non hanno ancora comunicato le modalità con cui procederanno.

In parallelo le regioni Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Piemonte si stanno muovendo, come fatto in passato per i tamponi, per la corsa all’acquisto in autonomia di ulteriori vaccini per garantirsi le quantità necessarie. Secondo quanto dichiarato dal direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’Europa, Hans Kluge, durante il consueto punto stampa su Covid-19 nell’area europea, e riportato da “La Repubblica” lo scorso 12 febbraio “Il numero di dosi di vaccino somministrate ha superato il numero di casi segnalati nella Regione. E infatti circa 41 milioni sono le vaccinazioni effettuate, contro un bilancio totale di 36 milioni di contagi censiti in Europa”.

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Il confronto con l’Europa

L’Europa sta attentamente monitorando la consegna dei vaccini soprattutto da parte di Pfizer dal momento che la casa farmaceutica ha addotto come “scusa” dell’”empasse” dello scorso mese il fatto che l’impianto in Belgio deve essere modificato a fronte dell’aumento della domanda di produzione del vaccino previsto nei prossimi mesi e, al contempo, aveva dichiarato di non essere in grado di prevedere se le minori forniture sarebbero proseguite anche nelle successive settimane, né tantomeno in che misura, sollevando il timore che in realtà le forniture fossero state “dirottate” verso Stati extraeuropei disposti a pagare di più.

Pianificazione delle fasi successive

Alla data dell’11 febbraio l’Italia risulta essere la seconda in Europa per numero di persone immunizzate (con n. 2.770.032 dosi somministrate), dopo la Germania (3.509.660 dosi) Secondo quanto comunicato qualche giorno fa dal Ministero della Salute, le fasi successive della campagna vaccini procederanno secondo le seguenti priorità e per tipologia di vaccino:

  • persone estremamente vulnerabili (con patologie precisamente definite), di almeno 16 anni di età: vaccini RNA (Pfizer e Moderna),
  • persone di età compresa tra 75 e 79 anni (vaccini RNA),
  • persone di età compresa tra i 70 e i 74 anni: (vaccini RNA),
  • persone dai 16 ai 69 anni con patologie che aumentano il rischio clinico (vaccini RNA),
  • persone fra i 55 e i 69 anni senza condizioni che aumentano il rischio clinico (vaccini RNA),
  • persone di età compresa tra i 18 e 54 anni senza condizioni che aumentano il rischio clinico (vaccino AstraZeneca).

Inoltre, l’Associazione italiana ospedalità privata (Aiop) la scorsa settimana ha dato la propria disponibilità delle proprie strutture associate in modo tale da facilitare la somministrazione del vaccino sui territori, operando nel pieno rispetto di quanto previsto dal Piano nazionale vaccini anti Covid-19 e seguendo, scrupolosamente, le indicazioni sulle priorità a specifiche categorie.

Piano vaccinale, perché è un “rinoceronte grigio”

Nessuno oserebbe negare che i rischi di una pandemia sono sempre in agguato. Siamo di fronte ad un esempio di “rinoceronte grigio”, i.e. un rischio altamente probabile, ma trascurato e sottovalutato. Non è valso l’invito lanciato da noi professionisti di Business Continuity e Risk Management, che – in diverse sedi – abbiamo continuato, sin dall’inizio della pandemia, ad evidenziare la necessità di un approccio basato sulla cultura della resilienza e sui principi di Business Continuity & Risk Management affinché fosse affrontata strategicamente ed in modo strutturato la lotta contro il Covid-19 e si ovviasse agli “empasse” che si stanno via via palesando in questa fase delicata di produzione e distribuzione dei vaccini. Le autorità governative dovrebbero iniziare ad incoraggiare la partnership pubblico-privato nel procurement sanitario.

Ciò costituirebbe un approccio vincente ed una leva strategica per le aziende nazionali, inducendole ad aumentare le proprie capacità di gestione dei disastri/rischi, a dimostrare una maggiore trasparenza e flessibilità e a garantire la continuità operativa diventando più resilienti, innovative e sostenibili.

La catena del freddo

Nella distribuzione dei vaccini, è fondamentale una ottimale gestione della catena del freddo. Il vaccino anti-Covid prodotto da Pfizer e BioNTEch richiede che le dosi siano conservate a –70°C e che esse possono essere esposte per un massimo di 5 giorni a temperature più alte (i.e. tra 2 e 8°C). Altri vaccini, come quello di AstraZeneca, possono essere conservati in frigor normali a -4°C; mentre quello di Moderna deve essere conservato in un congelatore a una temperatura compresa tra -25 °C e -15 °C, nella scatola originale per proteggere il medicinale dalla luce. I contenitori utilizzati per il trasporto del vaccino Pfizer e BioNTech sono dotati, a tal proposito, di sistemi GPS che consentono alle due case farmaceutiche di controllare in tempo reale eventuali problemi.

Piano vaccinale, cosa si sarebbe dovuto fare

Partendo da questi presupposti, il piano di vaccinazione doveva essere realizzato attraverso un approccio strutturato, efficiente ed efficace, essendo una delle operazioni più imponenti e strategiche di procurement, supply chain e logistica della storia a livello non solo nazionale, ma anche globale. Da essa dipenderà l’immunizzazione della intera popolazione mondiale. Durante questi mesi di attesa del vaccino anti-Covid i vari attori coinvolti avrebbero dovuto attuare quelle azioni propedeutiche a vaccinare parte della popolazione mondiale in un lasso di tempo di almeno 2 anni, ovvero garantire: la produzione necessaria di vaccini in tempi utili; la fornitura e relativa logistica ed il complesso utilizzo di decine di migliaia di voli aerei e trasporti su strada; la predisposizione di contenitori refrigerati per trasportare i vaccini.

Attualmente solo 25-30 Paesi al mondo sono dotati di un’infrastruttura e delle capacità logistiche tali da consentire loro di garantire una movimentazione corretta dei vaccini anti-Covid potendo contare su: idonee attrezzature; personale necessario adeguatamente formato; luoghi sicuri per la somministrazione. La complessità delle condizioni della catena del freddo, la puntualità delle consegne e la necessità di mitigare il rischio di qualsiasi deviazione dal protocollo si stanno convertendo in una serie sfide “critiche” per il successo della vaccinazione su larga scala. È fondamentale garantire la trasparenza a tutti i livelli della catena di approvvigionamento, in modo tale da avere la completa visibilità e certezza nella distribuzione dei vaccini, ovvero garantire:

  • Visibilità per controllare i propri ordini vaccinali lungo tutta la catena logistica in un’unica torre di controllo, garantendo la tracciabilità di ogni lotto di vaccini.
  • Conformità dei lotti vaccinali attraverso informazioni raccolte verificate sulle condizioni di stoccaggio e distribuzione lungo tutta la catena logistica.
  • Assicurazione che i vaccini siano ben conservati, trasportati e conservati, in particolare la garanzia che i requisiti della catena del freddo siano soddisfatti, verificandone la temperatura di conservazione.

Inoltre, per quanto riguarda i vaccini che necessitano di catena del freddo estrema e che sono consegnati direttamente dall’azienda produttrice presso i quasi 300 punti vaccinali individuati da Regioni e Province Autonome, sarebbe stato auspicabile optare per un approccio “just in time”, ovvero, ricevere le dosi di vaccino periodicamente evitando, in questo modo sia i costi di stoccaggio in magazzino e della logistica della consegna sia l’acquisto di un numero elevato di frigoriferi (capaci di garantire la temperatura di -80°C necessaria per evitare la degradazione del vaccino riducendo i rischi di interrompere la catena del gelo) visto che la stessa Pfizer ha garantito 15 giorni di conservazione nei suoi contenitori.

È doveroso far presente che il costo dell’intero piano di vaccinazione è destinato a salire vertiginosamente, considerando il fatto che – secondo quanto denunciato dal settimanale Panorama – nel giorno del V-day, i.e. 27 dicembre scorso, lo smistamento di poche scatole di dosi del primo furgone Pfizer arrivato scortato a Roma ha comportato l’utilizzo di ben 5 aerei con un costo totale – comprensivo di costi del personale e manutenzione – di circa 500mila euro.

Piattaforma di prenotazione dei vaccini: cosa ci aspetta

Il Governo, nell’ultimo decreto legge anti-Covid del 14 gennaio, ha confermato la predisposizione di una piattaforma on-line, considerata idonea ad agevolare – sulla base dei fabbisogni rilevati – le attività di distribuzione sul territorio nazionale delle dosi vaccinali, dei dispositivi e degli altri materiali relativi alla somministrazione ed il relativo tracciamento, a supporto delle Regioni nelle operazioni di prenotazione e certificazione. Tale piattaforma vuole, altresì, essere uno strumento utile a contribuire alla creazione di un patentino vaccinale garantendo la condivisione delle informazioni, per favorire da un lato maggiori libertà a chi si è già vaccinato e, dall’altro lato, accelerare il piano di somministrazione. Inoltre, l’app – scaricabile in modo volontario – permetterà di effettuare le prenotazioni online per: recarsi nei vari centri individuati dal governo per la somministrazione delle dosi; ricevere avvisi sulla data del richiamo; monitorare eventuali reazioni avverse al vaccino; alimentare il registro elettronico dei vaccinati. Il vaccino potrebbe, altresì, essere prenotato sui portali online, via sms, telefonate.

La piattaforma informatica per la tracciatura e la somministrazione dei vaccini per il Covid-19 ha avviato il suo corso e risulta, secondo quanto annunciato dall’amministratore delegato di Poste Italiane Del Fante, già attiva per le regioni collegate ai sistemi di Poste Italiane (Basilicata, Sardegna, Sicilia, Marche, Calabria e Abruzzo), permettendo le prenotazioni online direttamente dal Postamat, tramite i portalettere, online o tramite call center. Sei regioni solamente collegate non possono essere considerate un traguardo rassicurante. Non resta che premere perché la piattaforma si estenda al più presto come intera rete nazionale.

Ma non basta. Va assicurato che la piattaforma appena approvata non riscontri le problematiche di accesso delle precedenti (i.e. Immuni e Cashback), soprattutto considerando: il considerevole numero di persone da vaccinare (80% della popolazione); la necessità di garantire i corretti abbinamenti dei vaccini in termini di seconda dose in tempi serrati (media 25-28gg); l’urgenza di sopperire in qualche modo all’assenza in alcune regioni di sistemi informativi atti alla gestione della campagna.

I problemi del procurement sanitario

La prima fase della pandemia ha evidenziato diverse criticità di procurement sanitario ai fini di individuazione delle soluzioni più adeguate, confermando la necessità di garantire: la disponibilità di addetti ai lavori con competenze specialistiche; una forte capacità di coordinamento di programmazione-acquisto-distribuzione-monitoraggio; un dialogo ed una collaborazione fattiva con gli operatori di mercato specializzati.

Le scelte attuate ad oggi per la gestione del piano vaccini non sembra abbiano considerato le lessons learned della prima fase: continua a mancare un coordinamento strutturato tra la struttura commissariale, le centrali regionali di committenza e le aziende sanitarie responsabili dell’attuazione del piano e dai cui tempi dipende la ripresa del Paese. Manca, inoltre, la presa di coscienza del ruolo strategico del procurement sanitario, basato maggiormente sul valore di ciò che si acquista e non sul logiche di risparmio e conformità alle procedure.

Vaccini antinfluenzali, che pasticcio: perché serve un nuovo procurement sanitario

È evidente a tutti che la gestione dei vaccini anti-Covid secondo un approccio centralizzato transnazionale si è rivelata una modalità vincente da tenere in considerazione in futuro a livello nazionale, ma solo se si riesce a garantire il corretto funzionamento del coordinamento centro-periferia nella definizione rapida dei fabbisogni e dei tempi di somministrazione. Sarà altresì fondamentale e strategico, in futuro, fare tesoro dell’esperienza europea dell’acquisto del vaccino anti-Covid basata sullo sviluppo di sinergie pubblico-privato in modo tale da assicurare valore di lungo termine. Pertanto, il nostro Governo – considerando anche le risorse di Next Generation EU che ha a disposizione – dovrebbe sempre più farsi promotore di competenze della macchina amministrativa nella sua interezza utilizzando tutti gli strumenti disponibili per rendere il Sistema Sanitario maggiormente resiliente ed in grado di gestire i rischi e la continuità dei servizi e un sistema di procurement efficiente in modo più innovativo, grazie anche ad a una collaborazione più fattiva, trasparente ed efficace con il mercato.

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