le linee di indirizzo

Telemedicina, il Governo accelera: ora un modello unico di home care

Il Ministero della Salute ha risposto con chiarezza e decisione alle istanze del personale, dei pazienti e dei cittadini in termini di telemedicina e home care. Vediamo cosa prevedono le Linee di indirizzo per la progressiva riattivazione delle attività programmate considerate differibili in corso di emergenza da Covid-19

Pubblicato il 04 Giu 2020

telemedicina

Le “Linee di indirizzo per la progressiva riattivazione delle attività programmate considerate differibili in corso di emergenza da Covid-19” ora finalmente in arrivo dal Ministero della Salute, Direzione Generale della Programmazione Sanitaria sembra abbiano accolto le esigenze del personale, dei pazienti e dei cittadini in termini di telemedicina e home care.

Lo noto con soddisfazione, da medico ospedaliero e da cittadino. L’obiettivo delle linee di indirizzo è una progressiva riattivazione delle prestazioni ospedaliere di ricovero diurno e ordinario e ambulatoriali eventualmente differite a causa dell’emergenza da Covid-19.

Vediamo più nel dettaglio cosa prevedono.

L’appello dei pazienti più fragili

Come tutti ormai sappiamo, il Covid-19 è costato caro anche in termini di sofferenze dei pazienti più fragili e un appello accorato è stato inviato con una lettera al Premier Giuseppe Conte ed al Ministro della Salute Roberto Speranza da parte di quindici associazioni rappresentative di una popolazione di oltre 10 milioni di persone. Si tratta di tutti i pazienti interessati alla donazione di organi, tessuti e cellule, affetti da scompenso cardiaco, da sclerosi multipla, da malattie allergiche e respiratorie, da malattie cardiovascolari, da ipertensione polmonare, da angioma cavernoso cerebrale, da malattie reumatologiche e rare, da BCPO, da diabete, da malattie rare che hanno inviato un documento al Presidente del Consiglio ed al Ministro della Salute prendendo spunto dalla situazione di emergenza che sta vivendo il paese e dai drammatici dati sulla mortalità̀, in particolare di persone fragili, gran parte delle quali affette dalle patologie rappresentate.

Le associazioni hanno chiesto che si valuti l’urgenza di armonizzare le varie esperienze di telemedicina che già̀ esistono a livello di singole realtà̀ e si proceda con un modello unico di home care, in special modo per patologie croniche e rare a stadi avanzati e gravi, utilizzando la telemedicina quale supporto per far rimanere il paziente a casa con la dovuta e necessaria assistenza, con impatto positivo anche economico sul SSN., aggiungendo anche che provvedimento deve rappresentare il modello di sanità del futuro e sarà̀ indispensabile nella fase 2.

Le richieste dei malati oncologici

Anche i pazienti oncologici, nella giornata nazionale del malato di cancro hanno scritto un comunicato molto dettagliato sul tema:

“Nella fase di emergenza le visite di follow-up sono state convertite a contatti telefonici /telematici, che ovviamente non hanno la pretesa di sostituire le visite fisiche, ma hanno consentito la tempestiva discussione degli esami di laboratorio, degli esami strumentali e di eventuali segni e sintomi di malattia. Con l’inizio della fase 2, ridottasi la pressione in termini di assistenza ai pazienti COVID, rimane la necessità di riorganizzare i servizi sanitari nel rispetto delle misure di distanziamento e di protezione individuale. Pertanto, fermo restando che sia auspicabile un ritorno alle visite fisiche per i pazienti oncologici in corso di follow-up, sarà utile fare tesoro delle opportunità offerte dalla telemedicina e dai programmi di tele-consultazione dei malati di cancro con le strutture ospedaliere, attivati nella prima fase di emergenza.

Proposte:

  • uniformare i programmi di telemedicina a livello nazionale. Tali programmi appaiono utili non solamente per i pazienti liberi da malattia e in follow-up, ma anche per i pazienti in trattamento attivo.
  • Adottare i patient-reported outcomes elettronici nella pratica clinica oncologica, in quanto associati a beneficio in termini di gestione tempestiva dei sintomi e delle tossicità dei trattamenti, di qualità di vita e soddisfazione del paziente, nonché in termini di riduzione degli accessi in pronto soccorso e ospedalizzazioni.
  • Assicurare l’integrazione delle piattaforme telematiche con i sistemi informatici del servizio sanitario, riconoscendo economicamente l’attività sanitaria svolta in telemedicina con l’inserimento di questa voce nei LEA.”

La risposta del ministero della Salute

Il Ministero della Salute ha risposto con chiarezza e decisione: intanto vediamo il contesto a cui si rivolge il documento “Le presenti Linee di indirizzo sono finalizzate alla riattivazione in sicurezza dei servizi socio-sanitari ridotti o sospesi a causa dell’emergenza Covid-19 ed al progressivo ripristino della totalità dei livelli essenziali di assistenza: le indicazioni in esse contenute per evitare la diffusione del virus SARS-CoV2 riguardano tutte le attività sanitarie, pubbliche (istituzionali e libero professionali), private, accreditate e non accreditate”.

Il documento si rivolge a tutte le attività sanitarie nazionali, pubbliche, private, accreditate, si parla prima ovviamente di protezione dei pazienti dunque di controllo e regolamentazione degli accessi: al fine di limitare quanto più possibile l’affollamento delle strutture sanitarie, si raccomanda comunque l’adozione di modalità di erogazione a distanza (teleconsulti, telemedicina), per particolari tipologie di prestazione che le consentano.

Si accenna alla definizione di percorsi separati e controllo dei flussi, poi si entra nel vivo. Le attività vanno riattivate, non più solo quelle urgenti: “la riattivazione delle attività delle prestazioni specialistiche potrà prevedere un approccio progressivo, con riprogrammazione scaglionata delle prestazioni in base alla classe di priorità D (Differibile) e P (Programmata), come definite dal PNGLA 2019-2021 di cui all’Intesa Stato-Regioni del 21 febbraio 2019 e di tutte le attività ambulatoriali eventualmente differite a causa dell’emergenza da Covid-19, con particolare riferimento al ripristino di tutte le attività connesse agli screening oncologici”.

La riattivazione però deve essere soggetta ad alcune prescrizioni (noi, medici e pazienti conosciamo bene il termine di prescrizione), tra le principali:

  • privilegiare modalità di gestione da remoto (telefoniche, telematiche) delle attività di prenotazione e di pagamento del ticket.
  • organizzare gli accessi alle sale di attesa dei CUP mediante preventivi accordi telefonici o prenotazioni per via telematica in merito al giorno e all’orario di presentazione agli sportelli;
  • privilegiare modalità di erogazione a distanza (telemedicina, videochiamata, videoconferenza), per particolari tipologie di prestazione (es. alcune tipologie di visite di controllo, aggiornamento di piani terapeutici);

e poi si legge anche che: queste indicazioni valgono anche per gli accessi e le attese nei punti prelievo e nel caso di prestazioni da eseguirsi in regime di libera professione.

Conclusioni

Care aziende sanitarie e ospedali, una circolare del ministero della Salute vi prescrive di fare televisite. Vi state attrezzando, anche per i relativi flussi amministrativi? E le prenotazioni?

Qualcuno di noi ha fatto le televisite, in questi momenti di emergenza, dal proprio PC, dallo smartphone per aiutare i pazienti cha magari conosciamo da anni, sempre quelli, spaventati, preoccupati, inermi ed è stato minacciato di denuncia per “danno erariale”, avendole fatte “in nero” in clandestinità. Un reato gravissimo, le televisite clandestine!

E per gli aspetti assicurativi e legali chi ci tutela? Dobbiamo fare piani terapeutici “in clandestinità” o ci metterete a disposizione strumenti per la televisita “istituzionale”? Capisco, il Direttore Generale aspetta la Regione, la Regione aspetta la piattaforma, per la piattaforma si aspettano i soldi dal Ministero, una vecchia filastrocca che si canta per fare addormentare i bambini la sera. Intanto Toscana e Veneto con delibere di poche righe e costi ricavabili dal bilancio corrente, le hanno implementate, in Toscana sono anche esenti dal ticket. In Lombardia invece si parla di una circolare regionale che “minaccia” i medici e le strutture sanitarie sull’uso della televisita affermando che solo i pazienti in quarantena o con certificazione che attesti che non possono muoversi sono autorizzati alla televisita, che senza attestazione di “non mobilità” non verrà rimborsata. E comunque, dice la Lombardia, dovete aspettare la piattaforma!

Il Covid-19 non ha lasciato insegnamenti a tutti, dato in Italia ci sono ASL che stanno facendo le televiste di routine su pazienti oncologici senza “la piattaforma”.

Il Covid-19 potrà, quindi, rappresentare uno strumento per una evoluzione digitale della salute e delle cure fino a tre mesi fa inimmaginabile? Speriamo, lo auguriamo tutti noi, medici, infermieri e cittadini.

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