Da quando la Central Intelligence Agency (CIA) ha istituito il Directorate of Digital Innovation (DDI) nel 2015, è iniziato il processo di integrazione delle nuove tecnologie digitali, come l’intelligenza artificiale, con le principali attività di intelligence, prima tra tutte la Human Intelligence (HUMINT).
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AI e intelligence Usa: integrazione digitale e trasformazione interna
Il DDI è stato creato per consentire alla CIA di fornire risposte rapide ed efficaci alla impellente e crescente necessità di comprendere ed utilizzare le più innovative tecnologie digitali emergenti, tra cui l’IA. Il DDI riunisce settori diversi, un tempo divisi, che vanno da quello squisitamente IT, alla gestione dei dati, dall’intelligenza artificiale, alla ricerca, raccolta e analisi e valorizzazione delle informazioni, fino alla sicurezza cibernetica.
L’obiettivo del DDI è sostanzialmente quello di sfruttare le potenzialità derivanti dall’integrazione di teams di specialità diverse, onde fronteggiare le nuove minacce emergenti all’interno del dominio digitale.
Per conseguire tale scopo, all’interno del DDI, sono stati istituiti due figure nevralgiche: l’Agency Data Officer (ADO) e il Chief Data Officer (CDO). Il primo è responsabile della integrazione e gestione dei dati raccolti dai centri CIA dislocati a livello internazionale, oltre che gestire, tramite il coinvolgimento del CDO, di esperti IT e opinion leader del settore, l’elaborazione di strategie e tattiche finalizzate all’incremento della condivisione dei dati di missione. Il CDO ha la responsabilità della governance, raccolta, analisi, protezione, utilizzo e diffusione, dei dati riservati. È altresì il referente per il coordinamento degli intelligence officers dell’Agenzia in materia di protezione dei dati.
Intelligenza artificiale per la gestione dell’Osint
Il DDI focalizza prioritariamente l’attenzione sulla integrazione delle informazioni raccolte dai centri e dalle attività operative condotte dall’Agenzia, incluse quelle raccolte tramite attività di OSINT. Tutto il materiale informativo raccolto dovrà essere elaborato da piattaforme IA di tipo generativo.
L’agenzia di intelligence statunitense considera l’IA essenziale per il conseguimento dei suoi obiettivi, in un mondo sempre più influenzato da minacce informatiche e soprattutto dalla crescita esponenziale di dati manipolati o completamente falsi.
La vicedirettrice della CIA per l’innovazione digitale, Julian Gallina, ad inizio aprile scorso, ha affermato che il compito principale del DDI è quello di realizzare l’interazione “uomo-macchina”, un processo che dovrà basarsi sulla tradizionale raccolta dati, ma che prevedrà l’utilizzo di piattaforme di intelligenza artificiale per creare modelli previsionali fruibili dagli intelligence analsyst dell’Agenzia.
L’integrazione tra gli analisti di intelligence e l’IA potrà consentire una sostanziale riduzione dei tempi di analisi, la realizzazione di modelli previsionali maggiormente attendibili e l’identificazione delle soluzioni migliori per quegli scenari più complessi e riconducibili alla sicurezza nazionale.
Collaborazione uomo-macchina come strategia operativa
“È importante ricordare che la CIA non è solo un’organizzazione che focalizza le sue attività sulla HUMINT, ma svolge anche il ruolo di gestore funzionale dell’intelligence open source, attività nota anche come OSINT”, ha affermato Julian Gallina. La vera aspettativa della CIA sull’utilizzo dell’IA è quindi quella di fornire un aiuto sostanziale gli operatori di intelligence sul piano della valorizzazione dell’enorme quantità di informazioni acquisite quotidianamente, oltre alla possibilità di smistare i dati tra le diverse strutture interessate molto più velocemente di quanto accada attualmente.
Ciò potrà consentire di arricchire in un tempo minore la conoscenza degli operatori su specifici scenari, attraverso la combinazione di informazioni acquisite da attività OSINT e quelle raccolte da operazioni clandestine. Già da tempo gli agenti della CIA, grazie all’utilizzo dell’IA, impiegano pochi giorni per lo smistamento delle informazioni acquisite e la valorizzazione delle stesse, contrariamente a quanto avveniva in precedenza quando occorrevano settimane o finanche dei mesi per l’utilizzo dei dati acquisiti dalle strutture preposte.
Linguaggi, tracciamento e supporto operativo
“L’incapacità di sfruttare l’intelligenza artificiale e di sviluppare una solida collaborazione uomo-macchina stava diminuendo la nostra capacità di generare intuizioni, e stava incrementando il vantaggio dei nostri avversari che erano più avanzati nell’uso dell’intelligenza artificiale”, ha affermato vicedirettrice della CIA per l’innovazione digitale.
Lakshmi Raman, responsabile dell’IA per l’Agenzia, ha dichiarato in un podcast che stanno integrando modelli linguistici di grandi dimensioni LLM nell’intelligenza artificiale generativa per supportare gli intelligence officers nelle loro attività. Tra le prime attività assegnate all’IA c’è quella della ricerca, tracciamento, raccolta ed analisi delle informazioni relative alle attività condotte dagli avversari, per cercare di comprenderne le loro intenzioni. Un altro utilizzo dell’intelligenza artificiale è quello di facilitatore delle missioni, ovvero cercare di comprendere se i compiti assegnati nelle stesse sono gestiti in maniera corretta.
Un altro uso è quello che riguarda la governance e la valutazione dell’IA nella CIA, un aspetto riferibile alle responsabilità delle operazioni condotte e alle decisioni assunte sulla base dei risultati prodotti dalle stesse.
Nuove competenze e infrastrutture per l’intelligenza artificiale
La CIA sta conducendo anche un’attenta valutazione delle risorse umane che saranno impiegate nell’utilizzo dell’IA. Attualmente l’Agenzia dispone di un team specifico di data scientist, di metodologie analitiche verticalizzate sull’IA generativa, e di figure specializzate nell’IA in grado di garantire un corretto addestramento del personale sul loro utilizzo. “Crediamo che sia la collaborazione uomo-macchina a portarci dove dobbiamo arrivare”, ha affermato Raman. “Abbiamo bisogno dei vantaggi e della capacità computazionale che un modello IA può offrire ai nostri analisti, già incredibilmente esperti e dotati di una solida competenza tecnica, per aiutarli ad avanzare… più in profondità nel settore”. Ma la sfida più complessa della DDI sarà quella di congiungere le competenze degli operatori di intelligence con quelle dei tecnici informatici e di intelligenza artificiale, unica strada in grado di consentire all’Agenzia di affrontare le sfide delle future minacce digitali.
Sulla scia di tale evidenza il DDI ha già riunito una varietà di strutture che si occupavano di discipline diverse (OSINT, intelligence analysis, scenario forecasts, hypotheses), un tempo distinte tra loro, in un’unica entità ambientale, in cui condividere la medesima modalità di approccio di ecosistema digitale: la “Digital C-Suite”, struttura composta da intelligence officer senior, CIO, responsabili dati, responsabili della sicurezza informatica, intelligence analyst.
Questo nuovo elemento infrastrutturale dovrebbe consentire l’incremento dell’impatto dell’IA su tutte le attività condotte all’interno dell’Agenzia, nel tentativo di cogliere le promesse, ma anche di gestire i rischi derivanti dall’utilizzo dell’IA.