Amnesty International ha commissionato uno studio che mette in correlazione l’ubicazione delle videocamere di sorveglianza pubbliche con le perquisizioni stop-and-frisk, ossia una delle pratiche più discusse e contestate con cui opera la polizia statunitense, che non a caso è stata dichiarata incostituzionale.
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Amnesty International Decode Surveillance NYC
“Dal 2016, Amnesty Decoders ha sfruttato il microtasking e i metodi partecipativi della scienza dei cittadini per affrontare questioni di ricerca su larga scala sui diritti umani. Decode Surveillance NYC è stato lanciato nel maggio 2021. In dieci settimane, più di 7.000 volontari digitali da tutto il mondo hanno analizzato ogni incrocio di New York City. Lo sforzo ha individuato e classificato decine di migliaia di telecamere a circuito chiuso, rivelando per la prima volta quali aree della città sono più esposte alla sorveglianza tramite la tecnologia di riconoscimento facciale”.
In altri termini, volontari reclutati tra i più abituati ad utilizzare metodi digitali, hanno monitorato, tramite Google Street View, l’ubicazione delle telecamere di sorveglianza a New York City.
Il risultato è che su 45.000 incroci (monitorati tre volte ciascuno) sono state individuate oltre 25.500 telecamere.
Nel rapporto stilato, si ipotizza che circa 3.300 di queste telecamere siano di proprietà pubblica e utilizzate dal governo e dalle forze dell’ordine.
Videosorveglianza e stop and frisk
Il dato sul numero di dispositivi sarebbe, in sé e per sé considerato, anche neutro, sen non fosse che la maggioranza dei dispositivi pubblici risulterebbe situato nei quartieri più problematici, ossia il Bronx, il Queens e Brooklyn.
Questa concentrazione di dispositivi di sorveglianza è stata posta in correlazione con le perquisizioni di polizia denominate “stop and frisk” (che tradotto significa “ferma e perquisisci”).
Lo stop and frisk permette agli agenti di fermare e perquisire cittadini, le loro proprietà come la casa o automobile senza necessità di un provvedimento giurisdizionale.
In altri termini la polizia può fermare una persona, porre delle domande e, nel caso valuti, secondo la propria esperienza, che può essere stato commesso un reato o che potrebbe essere commesso, ha la facoltà di effettuare la perquisizione.
Questo metodo operativo ha determinato che, statisticamente, circa il 90% delle persone fermate lo sia stato senza un presupposto legalmente valido.
Non solo: la pratica viene impiegata prevalentemente nei confronti di minoranze (latinos ed afroamericani su tutte).
Nel 2013, lo stop and frisk è stato dichiarato incostituzionale dal giudice Shira Scheindlin, confermando la base discriminatoria di questo metodo operativo, basato sul ragionevole apprezzamento dell’agente.
Nonostante in più occasioni sia stato oggetto di vaglio giurisdizionale negativo, lo stop and frisk è ancora largamente diffuso e impiegato dalla polizia newyorkese.
Il report di Amnesty International Decode Surveillance NYC ha messo in luce la correlazione immediate e diretta tra luoghi sorvegliati con telecamere pubbliche e perquisizioni di questo tipo.
Conclusioni
New York è la città della “zero tolerance” policy: è evidente che questi metodi operativi ne facciano ampiamente parte.
Gli States, comunque, hanno un ordinamento giuridico che consente – o meglio, consentiva – controlli e perquisizioni a campione, ma che impone regole severissime per l’impiego delle intercettazioni.
In altri termini, gestire l’ordine pubblico con brutalità, e le indagini secondo la regola – formalissima – dell’albero dai frutti avvelenati.
Quest’ultima teoria, cui l’ordinamento giudiziario statunitense si conforma, prevede che nel caso una prova sia raccolta in spregio alle norme procedurali, sarà inutilizzabile in giudizio.
Questo determina formalismi e garanzie molto serie, ma alla portata della parte con più acculturata della cittadinanza.
Nel nostro sistema vige, invece, il principio del male captum, bene retentum: detto altrimenti, una prova acquisita illegalmente potrà sempre essere utilizzata in giudizio (a condizioni date), ferme restando le conseguenze, penali o disciplinari, per il pubblico ufficiale che ha violato la normativa di riferimento.
Lo stop and frisk è uno dei motivi di contestazione più eclatanti del movimento Black Lives Matters: la videosorveglianza correlata, oggi, viene, a sua volta, smascherata e individuata come strumento di oppressione delle minoranze, piuttosto che come strumento di ordine pubblico.