incentivi e obiettivi

Startup: tutti i buoni propositi del Governo per il 2020

In questo inizio di nuovo anno, vedono la luce importanti novità, che hanno in comune un filo conduttore: deve essere lo Stato, con la sua macchina, ad aprirsi all’innovazione dal basso. Vediamo gli strumenti agevolativi messi a disposizione del Governo per le startup e le imprese ad alto potenziale innovativo

Pubblicato il 17 Feb 2020

Gianpiero Ruggiero

Esperto in valutazione e processi di innovazione del CNR

Nascono le Business Shower: un’idea di Elon Musk innova le relazioni

Tra i propositi 2020 del Governo, per dare valore e competitività al Paese, rientra la volontà di accelerare lo sviluppo delle imprese ad alto contenuto innovativo, per dare alla crescita quello slancio positivo troppe volte desiderato, il più delle volte sfumato.

Ma stavolta ce la faremo? Vediamo che bolle in pentola.

Le tre novità importanti in tema di startup

A breve assisteremo a tre importanti novità:

  1. verranno forniti dal MiSE i criteri per l’accesso al nuovo credito d’imposta in innovazione tecnologica 4.0, introdotto con la recente legge di bilancio;
  2. entreranno in vigore i nuovi criteri per l’erogazione degli incentivi in favore delle startup innovative;
  3. dovrebbe entrare in piena operatività il Fondo Nazionale Innovazione, in nuovo veicolo statale per investimenti in startup.

In quest’ultimo caso il condizionale è d’obbligo, non solo perché il Fondo è stato annunciato per la prima volta 19 mesi fa (settembre 2018) da Luigi Di Maio, allora Ministro dello sviluppo economico, ma anche perché nel giorno in cui Enrico Resmini, neo amministratore delegato del Fondo, ha ufficialmente fatto il suo esordio pubblico, in occasione della presentazione del Piano per l’Innovazione Digitale del Ministro Pisano, nella maggioranza di governo si sono subito sollevate critiche e distinguo che hanno impedito l’approvazione del Piano in Consiglio dei Ministri. A prescindere dal presunto ruolo “consulenziale” avuto da Davide Casaleggio nella scrittura del documento, l’evidenza ci dice che il Governo temporeggia troppo quando si tratta di individuare nomine di peso (il caso della governance delle due autorità, Agcom e Garante Privacy, è emblematico). In ogni caso il dado è tratto, almeno per i nominativi designati da Cassa Depositi e Prestiti a gestire il Fondo Nazionale Innovazione, anche se manca ancora qualche tassello[1].

L’ad del Fondo ha annunciato un tour dal prossimo marzo, che coinvolgerà tutta Italia, a partire dal Sud, dove si terrà la prima tappa, fino al Nord: “Dobbiamo farci conoscere e mettere in contatto startup con aziende, fertilizzare il terreno”, ha dichiarato Resmini. “Cassa depositi e prestiti ha un universo di oltre 500 aziende che potrà mettere a disposizione delle startup, noi dobbiamo far accadere tutto questo in tempi rapidi”.

Tre gli obiettivi del suo mandato:

  • investire bene il miliardo messo a disposizione del Fondo;
  • far fare il salto di qualità al sistema del venture capital italiano;
  • coinvolgere le imprese, convincerle a esporsi e a usare l’innovazione che viene fatta dalle startup.

Un’impresa non facile, visto il ritardo del nostro Paese e visto il ritardo con cui partirà il Fondo, ma non sempre partire in ritardo è un male. Correggere gli errori degli altri, in questo caso, si può rivelare un vantaggio.

Vediamo ora gli altri due strumenti agevolativi messi a disposizione del Governo per le startup e le imprese ad alto potenziale innovativo.

Il nuovo credito d’imposta in innovazione tecnologica

Con la legge di Bilancio 2020 – n. 160 del 27 dicembre 2019[2] – il classico credito d’imposta per ricerca e sviluppo, che tanti problemi ha creato alle aziende per un’interpretazione restrittiva dell’Agenzia delle Entrate sulle agevolazioni da concedere, viene sostituito con tre differenti agevolazioni. Come recita il comma 198, per il 2020 è previsto l’accesso di un nuovo credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo, transizione ecologica, innovazione tecnologica 4.0 e altre attività innovative.

Diversamente dai tradizionali investimenti in ricerca e sviluppo[3], il credito d’imposta per l’innovazione tecnologica abbraccia attività finalizzate alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati, ossia un bene materiale o immateriale o un servizio o un processo che si differenzia, rispetto a quelli già realizzati o applicati dall’impresa, sul piano delle caratteristiche tecnologiche o delle prestazioni o dell’eco-compatibilità o dell’ergonomia o per altri elementi sostanziali rilevanti nei diversi settori produttivi. Ammissibili anche le attività di design e ideazione estetica svolte dalle imprese operanti nei settori tessile e della moda, calzaturiero, dell’occhialeria, orafo, del mobile e dell’arredo e della ceramica, per la concezione e realizzazione dei nuovi prodotti e campionari.

Con un decreto MiSE, da emanarsi entro la fine di febbraio, verranno forniti i criteri per la corretta applicazione di tali definizioni. Per le attività ammissibili, il credito d’imposta riconosciuto è pari al 6% della relativa base di calcolo, assunta al netto delle altre sovvenzioni o dei contributi a qualunque titolo ricevuti sulle stesse spese ammissibili, con il limite massimo di 1,5 milioni di euro, ragguagliato ad anno in caso di periodo d’imposta di durata inferiore o superiore a dodici mesi. La misura sale al 10% in caso di attività di innovazione tecnologica dirette alla realizzazione di prodotti o processi di produzione nuovi o sostanzialmente migliorati per il raggiungimento di un obiettivo di transizione ecologica o di innovazione digitale 4.0.

Fanno parte delle spese ammissibili, quelle per il personale con rapporto di lavoro subordinato o di lavoro autonomo o altro rapporto diverso dal lavoro subordinato, direttamente impiegato nelle operazioni di innovazione tecnologica svolte internamente all’impresa, le quote di ammortamento, i canoni di locazione e le altre spese relative ai beni materiali mobili e ai software utilizzati nei progetti di innovazione tecnologica. Tale credito deve essere utilizzato solamente in compensazione, in tre quote annuali di pari importo, a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello di maturazione.

Smart&Start Italia ai nastri di partenza

Tra gli incentivi alle imprese più attesi, che hanno visto la luce in questi giorni, va segnalato Smart&Start Italia, l’incentivo del Mise, gestito da Invitalia, che sostiene la nascita e la crescita delle startup innovative[4] su tutto il territorio nazionale. Finanzia progetti compresi tra 100.000 euro e 1,5 milioni di euro, con la copertura delle spese d’investimento e dei costi di gestione.

L’iniziativa non è nuova, la prima edizione dedicata alle sole regioni del Mezzogiorno, è stata avviata il 4 settembre 2013. Dal 16 febbraio 2015 le agevolazioni sono state estese alle startup innovative di tutta Italia. I risultati complessivi[5], con i dati aggiornati al 1 gennaio 2020, parlano di 1.017 startup finanziate; agevolazioni concesse per un importo di 340 milioni di euro; 5.540 nuovi posti di lavoro creati.

Storie di imprese e imprenditori che hanno visto premiati i propri sforzi: Ludwig, il primo motore di ricerca linguistico esistente al mondo che aiuta a scrivere come un madrelingua, inventato da un trentenne siciliano insieme a due compagni di liceo; l’utilizzo della tecnologia FBG – Fiber Bragg Gratings – che serve a progettare, sviluppare e fornire sistemi integrati basati su sensori in fibra ottica e attraverso cui la Global Sensing, una startup innovativa romana, offre servizi per il monitoraggio termico e strutturale continuo, on-board e in tempo reale di infrastrutture e trasporti; il kit ideato dalla Fifth Ingenium, una startup innovativa campana, che ha sviluppato un kit e una piattaforma per stimolare abilità cognitive e motorie per la creazione e fruizione di esperienze didattiche per bambini con disturbi dell’età evolutiva e in particolare sindromi dello spettro autistico. Idee innovative, frutto della creatività di persone giovani, messe a disposizione di territori e cittadini. Una vera e propria boccata di ottimismo.

A partire dal 20 gennaio 2020 sarà possibile presentare domanda di agevolazione con i nuovi criteri[6]. Le novità introdotte riguardano:

  • la semplificazione dei criteri di valutazione per la concessione delle agevolazioni e l’introduzione di nuove premialità in caso di collaborazione con organismi di ricerca, incubatori e acceleratori d’impresa, compresi i Digital Innovation Hub, e di realizzazione di piani di impresa al sud da parte di start up già operative al centro-nord;
  • una nuova definizione dei piani di impresa e delle spese ammissibili, incluso il riconoscimento di una quota di finanziamento per la copertura delle esigenze di capitale circolante per il periodo di realizzazione del piano;
  • l’incremento del finanziamento agevolato fino all’80% delle spese ammissibili e al 90% nel caso di società costituite da sole donne, da under 36 oppure se un socio ha il titolo di dottore di ricerca;
  • l’aumento del fondo perduto per le imprese localizzate al Sud Italia, fino al 30% dell’importo concesso per gli investimenti;
  • modalità di rendicontazione più semplici, con la possibilità di ottenere le erogazioni per stati di avanzamento con fatture non quietanzate (i cui pagamenti possono essere dimostrati, entro sei mesi, al successivo stato di avanzamento) e contestuale erogazione della quota proporzionale di finanziamento inerente il capitale circolante; rendicontazione dei costi di personale con la modalità dei costi standard;
  • estensione temporale del periodo di ammortamento per la restituzione del finanziamento fino a 10 anni.

In aggiunta al finanziamento, il nuovo Smart&Start prevede anche un tutoraggio tecnico-gestionale per le startup innovative costituite da meno di 12 mesi. Il servizio ha la finalità di rafforzare le competenze dei neoimprenditori nella fase di avvio del progetto (pianificazione finanziaria, marketing, organizzazione, ecc.), con un programma strutturato sulle specifiche esigenze di ogni singola startup. Il programma è composto da un mix di servizi erogati sotto forma di webinar specialistici su ambiti di interesse delle imprese e un servizio di mentorship che prevede l’affiancamento di un esperto (un tutor di Invitalia) per la gestione degli ambiti manageriali individuati nella fase di definizione del piano. Insomma, tutte novità che rendono davvero appetibile la partecipazione.

Conclusioni

Con l’operatività dei nuovi strumenti messi a disposizione, gli obiettivi e la potenza di fuoco messa in campo dal Governo non sono da poco: sostenere, grazie all’ingente dotazione finanziaria, le aziende e le start up innovative e strategiche in Italia sfruttando strumenti nuovi e semplificati, al fine di aiutare e rafforzare il settore del venture capital in Italia.

Se il tutto fosse affiancato da nuove iniziative di investimento senza troppo burocrazia regolatoria, dall’avvio dei fondi ELTIF[7] (European Long Term Investments Funds), che avranno le stesse esenzioni fiscali dei PIR[8] (Piani Individuali di Risparmio), dal decollo del procurement innovativo che permetta l’accesso per startup e PMI agli acquisti di tutta la Pubblica Amministrazione, allora saremmo di fronte alla ricetta vincente, l’anno della svolta, come annunciato. Insomma i requisiti per centrare la sfida ci sono tutti. Se poi si riuscisse a contrastare la dispersione di talenti, proprietà intellettuale e asset strategici, che trovano spesso maggior sostegno all’estero che non in patria, allora ci sarebbe la perfetta quadratura del cerchio.

A volte però molte buone intenzioni, anche le migliori, sono inutili se non vengono accompagnate da azioni che si riflettono nella realtà. Qualcuno metta in pratica queste intenzioni e contribuisca a invertire la rotta. E a recuperare parte del tempo perduto. Se ciò non avverrà, avremmo il solito anno piatto, un anno di nulla oltre i buoni propositi.

___________________________________________________________________

  1. Alla presidenza del Fondo, espressa però dall’altro socio (Invitalia), dovrebbe invece arrivare Francesca Bria, esperta di strategia digitale, tecnologia e politica dell’informazione, nonché chief technology e digital innovation officer per la città di Barcellona. Insieme a Resmini, la Cdp ha poi indicato nel C.d.A. Pierpaolo Di Stefano, Marco Bellezza, Isabella De Michelis di Slonghello, Lucia Calvosa e Antonio Margiotta, mentre, per conto di Invitalia, dovrebbero entrare nel board Salvo Mizzi e Andrea Cardamone.
  2. Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 304 del 30/12/2019 (suppl. ord. n. 45/L)
  3. Per quanto riguarda gli investimenti in ricerca e sviluppo, sono considerate attività agevolate quelle di ricerca fondamentale, di ricerca industriale e sviluppo sperimentale in campo scientifico o tecnologico.
  4. Possono chiedere i finanziamenti le startup innovative costituite da non più di 60 mesi e iscritte alla sezione speciale del registro delle imprese.
  5. I risultati complessivi e la mappa delle startup finanziate è disponibile al seguente link: https://www.invitalia.it/cosa-facciamo/creiamo-nuove-aziende/smartstart-italia/risultati
  6. I nuovi criteri sono stati introdotti con la Circolare n. 439196 del 16 dicembre 2019 della Direzione generale per gli incentivi alle imprese (secondo la nuova disciplina introdotta dal Decreto del Ministro dello sviluppo economico del 30 agosto 2019). Le domande già presentate prima della pubblicazione della nuova circolare, per le quali non vi siano provvedimenti già adottati, potranno essere riformulate entro 60 giorni dalla data del 20 gennaio 2020.
  7. Si tratta di fondi di natura chiusa, introdotti da un regolamento comunitario del 2015 (Regolamento EU 2015/760), che puntano ad avvicinare i risparmiatori retail di casa nostra all’investimento illiquido.
  8. Il principale vantaggio di investire in PIR consiste, senza dubbio, nel regime fiscale agevolato che il legislatore ha scelto di introdurre per i contribuenti che scelgono di canalizzare i propri risparmi nei piani individuali di risparmio.

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