la ricerca

App sanitarie, ecco le preferenze degli italiani

Nell’accesso a servizi e informazioni legate alla salute, gli italiani preferiscono ancora il contatto “fisico” a quello digitale. Eppure, le tecnologie digitali possono giocare un ruolo cruciale per l’empowerment. Ecco le tre leve su cui agire per incrementare l’uso di app e canali digitali

Pubblicato il 03 Ago 2018

Deborah De Cesare

Analista dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità, Politecnico di Milano

Emanuele Lettieri

Direttore Executive Master in Gestione dell’Innovazione in Sanità, MIP Politecnico di Milano

Chiara Sgarbossa

Direttore Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano

app, salute, ehealth, osservatori

Le tecnologie digitali possono giocare un ruolo cruciale per l’empowerment dei cittadini/pazienti. L’accesso a informazioni autorevoli e verificate attraverso Internet, l’accesso ai propri dati clinici tramite il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), il monitoraggio del proprio stile di vita tramite smartphone, una comunicazione più rapida ed efficiente con il proprio medico, sono solo alcune delle opportunità che le tecnologie digitali possono offrire ai cittadini per “gestire la propria salute”, sia come prevenzione sia come cura.

Tecnologie digitali e salute, la Ricerca

Nell’ambito della Ricerca 2018, l’Osservatorio “Innovazione Digitale in Sanità” della School of Management del Politecnico di Milano ha rilevato il punto di vista dei cittadini tramite una survey, realizzata in collaborazione con Doxapharma, su un panel di 2.030 rispondenti, statisticamente rappresentativo della popolazione italiana. L’obiettivo era comprendere il ruolo giocato dalle tecnologie digitali nell’accesso a servizi e informazioni legate alla salute.

Rispetto alle modalità di accesso del cittadino alle prestazioni sanitarie, nella maggior parte dei casi i cittadini preferiscono ancora accedere ai servizi di persona, soprattutto per quanto riguarda il consulto medico vero e proprio (86%), il pagamento (83%) e il ritiro dei referti (80%). Il telefono risulta il canale privilegiato per la prenotazione delle prestazioni (51%), mentre il canale web viene utilizzato principalmente nelle fasi di accesso alle informazioni su strutture e prestazioni sanitarie (40%) e di ritiro di documenti clinici (21%). I cittadini che non hanno utilizzato canali digitali per accedere ai diversi servizi, escludendo i giovanissimi, dichiarano che la principale barriera è stata la mancanza di affidabilità percepita. La barriera tecnologica, inoltre, risulta ancora rilevante: in media, 3 italiani sui 10 che hanno fatto accesso ai servizi dichiarano di non utilizzare canali digitali perché non si sentono in grado di farlo, soprattutto nella fascia più anziana della popolazione.

La ricerca ha permesso, inoltre, di identificare i canali che il cittadino preferisce utilizzare per accedere alle informazioni sulla salute, cercando di capire se il cittadino, nell’ambito di particolari situazioni, si affidi a un medico (di famiglia o specialista) o preferisca utilizzare altri canali, come la farmacia, i propri conoscenti o gli strumenti digitali (siti web, App ecc.). I cittadini dichiarano che il medico rimane il principale interlocutore a cui affidarsi poiché è in grado di indirizzare verso cure più specifiche (motivazione riconosciuta dall’80% dei rispondenti). Il restante 20% si suddivide tra cittadini che non considerano ancora sufficientemente affidabili le informazioni disponibili online o le considerano troppo generiche e chi invece afferma di non essere capace di utilizzare i canali digitali.

I canali digitali – tra cui i portali di medicina, i social media e le App – sono di fatto poco utilizzati come prima fonte di informazione. Si distinguono da questa fotografia generale i giovanissimi (di età compresa tra i 15 e i 24 anni) che si affidano in prima istanza a fonti informative digitali in alcune situazioni, come in caso di sintomi influenzali persistenti (11%) o per informarsi sulle vaccinazioni (22%).

Il ruolo delle app in ambito sanitario

Infine, è stato approfondito il ruolo delle App in ambito sanitario. Se, da un lato, le App per accedere a servizi e a informazioni di tipo sanitario non sono a oggi particolarmente diffuse, soprattutto perché l’offerta da parte delle aziende sanitarie e delle Regioni non è ancora matura e/o correttamente comunicata agli utenti, dall’altro si stanno diffondendo alcune App di tipo “consumer”. Le App più diffuse sono quelle “informative”, ad esempio per cercare le farmacie di turno (utilizzate dal 25% dei cittadini intervistati), per trovare la farmacia più vicina (20%) e per informarsi sui farmaci (19%). Le App di maggior interesse per i cittadini, ma che non sono ancora ad oggi diffuse per mancanza di offerta, sono quelle per verificare la presenza di un farmaco in farmacia ed eventualmente prenotarlo e quelle per monitorare i tempi di attesa al Pronto Soccorso.

Le app di “coaching”

Ancora in fase di diffusione le App di “coaching”, come quelle per monitorare lo stile di vita (19%) o i parametri vitali (12%). Purtroppo il livello di utilizzo delle App di “coaching” si riduce notevolmente tra i cittadini 55+ e tra i cittadini affetti da una o più malattie croniche, sebbene questi target potrebbero godere maggiormente dei benefici connessi a questo tipo di supporti digitali. Si tratta di una fascia di popolazione meno avvezza all’utilizzo di tali strumenti, ma che, al tempo stesso, non riceve indicazioni dal medico rispetto alla necessità di utilizzarli.

Tre linee d’azione per l’empowerment dei cittadini

I dati raccolti nella Ricerca 2018 evidenziano che l’empowerment dei cittadini/pazienti attraverso l’utilizzo di soluzioni digitali è possibile agendo su tre linee di azione principali:

  • aumentare l’offerta di servizi digitali al cittadino/paziente, anche attraverso le piattaforme regionali del Fascicolo Sanitario Elettronico, rendendole il più possibile usabili e mettendo in luce l’affidabilità di tali servizi;
  • fornire al cittadino/paziente un ecosistema certificato di informazioni e di servizi digitali, incentivandone l’utilizzo soprattutto tra i cittadini/pazienti con età compresa tra i 35 e i 54 anni, popolazione che potrebbe coglierne maggiormente i benefici sia per la loro necessità di accedere ai servizi sanitari per se stessi o per altri sia per la loro confidenza con gli strumenti digitali;
  • certificare, dopo opportuna valutazione, quelle App di “coaching” che potrebbero essere utili per i pazienti cronici e renderle prescrivibili da parte dei medici, così come è stato fatto nella Provincia Autonoma di Trento per i pazienti diabetici.

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