Mercati digitali

Digital Service Tax e Global Tax: come hanno reagito le Big Tech

L’annuncio della Digital Service Tax (DST) da parte dell’OCSE e della Commissione Europea ha prodotto una riduzione significativa nei rendimenti delle grandi piattaforme, al contrario della global tax. Come mai? I dettagli dell’analisi statistica

Pubblicato il 19 Gen 2022

Estrella Gomez-Herrera

Università delle Isole Baleari

Carlo Reggiani

University of Manchester

Yevgeniya Shevtsova

Università di Manchester & JRC Siviglia

web-tax global tax

Prosegue il dibattito sulla global tax: a dicembre 2021, il Rapporto sulla Diseguaglianza Globale ha suggerito la necessità di stabilire l’aliquota minima al 25% invece del 15% attuale.

L’iniziativa sull’imposizione di una tassa globale, coordinata dall’OCSE e riguardante più di 130 paesi, è stata annunciata dal G7 nel giugno 2021 e confermata il mese dopo al G20 di Venezia.

Verso tasse globali alle big tech: come si prepara una rivoluzione difficile

In attesa dell’implementazione, l’accordo ha messo in standby le iniziative di tassazione digitale di vari paesi europei, tra cui Francia, Italia, Spagna, Austria e anche il Regno Unito. Ad ottobre, questi paesi si sono impegnati ad abolire le rispettive iniziative di Digital Tax sulla base di un accordo politico con gli Stati Uniti.

Come hanno reagito le Big Tech? Una prima analisi statistica dell’effetto degli annunci sulle proposte di Digital Service Tax (DST) e Global Tax.

Global tax: i picchi di interesse su Google dal 2018 ad oggi

In un precedente articolo abbiamo ripercorso in dettaglio le tappe principali dell’iter ormai pluriennale che dalla tassazione delle grandi piattaforme digitali ha portato ora alla “Global Tax”. Tramite l’utilizzo dei dati di Google Trends è possibile verificare l’importanza dei principali sviluppi sulla base delle ricerche su Google.

C:Usersmsasscr7Dropbox (The University of Manchester)Digital tax3. Datagoogle_trendsGtrends_Muller-Schwarz-approachFiguresdsteutrends-allperiod.png

Figura 1: Ricerche su Google di “Digital services tax” e “EU digital tax”, Gennaio 2016-Settembre 2021. Fonte: Google Trends.

In Figura 1 si possono vedere i picchi nella ricerca di parole come “Digital services tax” e “EU digital tax” in corrispondenza di alcuni dei più importanti sviluppi nel periodo 2016-2021.

La figura evidenzia prima di tutto come l’interesse per questo tipo di interventi sia aumentato dal 2018 in poi. In particolare, le ricerche di “EU digital tax” hanno raggiunto il picco nella settimana di presentazione della proposta iniziale di Digital Service Tax (DST) da parte dell’OCSE e della Commissione Europea. Questi eventi, separati di pochi giorni (16 e 21 marzo 2018), sono identificabili in rosso in Figura 1.

Un altro importante picco d’interesse per le ricerche di “Digital services tax” si è registrato nell’ottobre dello stesso anno, in corrispondenza dell’inclusione nella legge di bilancio del governo britannico di una tassa sui servizi digitali. Tale evento è identificato dalla barra verticale nera.

A dicembre 2018 anche la Francia ha presentato la sua versione della DST: le proposte di tassazione di Francia e Gran Bretagna avevano caratteristiche molto simili a quelle nella proposta congiunta dell’OCSE e della Commissione Europea. In seguito, anche Italia, Spagna e Austria hanno adottato iniziative simili ma senza un riscontro di interesse paragonabile, perlomeno in termini di ricerche su Google.

L’iniziativa francese è stata prontamente ribattezzata dalla stampa “Taxe GAFA”, con chiaro riferimento alle maggiori piattaforme soggette all’imposizione (Google, Amazon, Facebook ed Apple). Gli eventi legati alla Taxe GAFA sono identificati in blu nella Figura 1. La presentazione del testo della legge nel marzo 2019 e la sua approvazione nel luglio dello stesso anno hanno attirato molta attenzione da parte degli utenti di Google.

Infine, è interessante notare l’esplosione dell’interesse per l’argomento nel dicembre 2019, a seguito dell’annuncio dell’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump di tariffe sulle importazioni francesi in risposta alla Taxe GAFA. La tassa è stata infatti vista dagli Stati Uniti come un intervento punitivo mirato alle loro imprese di maggior successo. Questo dato è un’ulteriore conferma del clamore mediatico provocato dell’ex-presidente Trump particolarmente sui social media. Mentre anche la Figura 1 conferma che l’interesse per DST è diminuito nel 2021, abbiamo già ricordato gli importanti sviluppi sulla Global Tax di giugno, luglio e ottobre 2021.

DST e Global Tax: perché è difficile valutarne l’impatto

Quali sono gli effetti economici di DST e Global Tax? Da una parte, alcuni commentatori suggeriscono che le piattaforme come Google, Facebook e Amazon hanno un tale potere di mercato nella pubblicità e nell’e-commerce da poter scaricare quasi completamente l’effetto della tassa sui consumatori. Dall’altra, molti hanno enfatizzato come tali tasse possano rallentare l’investimento nell’innovazione digitale.

Mentre alcuni importanti studi hanno stimato e simulato l’impatto di DST[2] e Global Tax[3] in vari possibili scenari, non è facile ottenere evidenza diretta sull’impatto di queste tasse per vari motivi.

Prima di tutto, molte delle iniziative non sono ancora state implementate o sono partite durante la pandemia (DST nazionali di Francia e Gran Bretagna).

Non a caso il governo francese aveva prima sospeso la Taxe GAFA nel 2020, per riconfermarne l’imposizione dopo qualche settimana.

Questi eventi contemporanei all’implementazione delle tasse digitali ne confondono una possibile valutazione degli impatti reali, per esempio sul mercato della pubblicità online o sui prezzi dei prodotti venduti sulle piattaforme e-commerce.

Spinti dalla curiosità per gli effetti di DST e Global Tax, nonostante le difficoltà, abbiamo deciso di guardare ai mercati finanziari e alle loro reazioni per una prima e preliminare valutazione dell’impatto di queste iniziative.

In particolare, i mercati finanziari danno un’indicazione del valore di un’impresa sulla base delle decisioni degli investitori. In tal caso, si suppone che i mercati reagiscano prontamente a notizie ed annunci importanti, come quelli identificati in precedenza. Assumendo che i mercati siano efficienti, l’impatto dell’annuncio di una tassa digitale sul valore di mercato dell’impresa dovrebbe evidenziarsi immediatamente nel prezzo delle sue azioni.

Gli annunci inattesi giocano un ruolo particolarmente importante. Per questo, sulla base degli eventi identificati tramite le ricerche su Google, ci siamo concentrati sui primi identificati:

(i) l’annuncio congiunto di OCSE e Commissione Europea del marzo 2018,

(ii) l’annuncio iniziale della Taxe GAFA del dicembre 2018,

(iii) l’annuncio della Global Tax da parte del G7 nel giugno 2021.

Avremmo voluto includere anche l’annuncio della tassa digitale britannica, ma purtroppo è avvenuto in contemporanea alla pubblicazione di utili e dividendi trimestrali da parte dei colossi della Silicon Valley. Questo rende molto difficile scomporre l’effetto dell’annuncio della tassa da quello dei dividendi.

I rendimenti anomali cumulati come misura dell’impatto

L’analisi statistica per valutare l’effetto degli annunci sulla tassazione digitale e globale viene chiamata “event study” (studio di eventi) e si basa su due passaggi fondamentali. Il primo consiste nell’utilizzare i rendimenti azionari delle imprese e dell’indice di mercato studiate per predire i rendimenti attesi durante il periodo in cui si è verificato l’evento di interesse.

Nel nostro caso, ci concentreremo sulle grandi piattaforme digitali: Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft. I rendimenti delle azioni delle GAFAM vengono utilizzati per predire come sarebbero stati i loro rendimenti se l’evento (per esempio, l’annuncio dell’OCSE del 16 Marzo 2018) non si fosse mai verificato.

Come secondo passaggio, i rendimenti previsti al primo punto si usano per definire il rendimento anomalo, cioè la differenza tra il rendimento registrato dal mercato e quello previsto in un dato giorno. Sommando questi rendimenti nel periodo a cavallo dell’evento, si ottengono i rendimenti anomali cumulati, o CARs.

I CARs sono la misura dell’impatto dell’evento studiato sul valore dell’impresa in termini dei suoi rendimenti. In effetti, se il modello è sufficientemente preciso non ci aspettiamo effetti nel periodo che precede l’evento, a meno che non ci sia qualche forma di anticipazione. In corrispondenza e dopo l’evento, si possono registrare CARs significativi se l’evento ha avuto conseguenze per la profittabilità attesa dell’impresa. Nel nostro caso, per esempio, se si pensa che le tasse digitali danneggino le imprese ci aspetteremmo CARs negativi e significativi per le GAFAM.

DST e Global Tax: i risultati dell’analisi

La Figura 2 riporta il risultato della nostra analisi per ciò che riguarda l’annuncio dell’OCSE e dopo pochi giorni della Commissione Europea di una tassa digitale nel marzo 2018.

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Figura 2: Proposta OCSE-Commissione Europea su Digital Tax, 16 Marzo 2018. Rendimenti azionari anomali delle piattaforme GAFAM prima e dopo l’annuncio.

Dal grafico si può vedere come l’intervento non sia stato anticipato dagli investitori GAFAM: le bande grigie di significatività statistica coprono l’asse orizzontale a zero. Gli eventi hanno invece provocato una riduzione significativa e prolungata dei rendimenti delle grandi piattaforme. L’impatto istantaneo dell’annuncio OCSE è superiore al 2%, e cresce ancora anche a seguito dell’ulteriore annuncio della Commissione Europea. Sulla base della capitalizzazione all’epoca (3710 miliardi di dollari), l’annuncio di una tassa digitale è corrisposto a un decremento del valore delle GAFAM pari a 107.59 miliardi di dollari.

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Figura 3: Taxe GAFA, 2 Dicembre 2018. Rendimenti azionari anomali delle piattaforme GAFAM prima e dopo l’annuncio

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Figura 4: Proposta del G7 su Global Tax, 5 Giugno 2020. Rendimenti azionari anomali delle piattaforme GAFAM prima e dopo l’annuncio

Le Figure 3 e 4 riportano i risultati dello stesso esercizio ma sulla Taxe GAFA francese e sull’annuncio della Global Tax, rispettivamente. L’evidenza è diversa rispetto al primo annuncio dell’OCSE e della Commissione. In particolare, l’annuncio della DST francese non ha avuto effetti significativi sui rendimenti delle piattaforme digitali. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che la Francia non ha probabilmente un peso sufficientemente importante nei rendimenti di queste imprese.

In modo analogo e piuttosto sorprendente, anche l’annuncio della Global Tax non ha avuto impatto sui rendimenti. In effetti, seppur non sempre significativo, l’annuncio ha avuto un effetto positivo.

Questo risultato statistico si presta a varie interpretazioni. Per esempio, potrebbe sostanziare la critica di alcuni commentatori che, secondo l’attuale proposta, piattaforme come Amazon, che distribuiscono pochi profitti, potrebbero sfuggire alla tassazione. Un’altra possibile ipotesi è che la decisione abbia finalmente sciolto molti dubbi sorti negli anni visto l’iter tortuoso delle varie iniziative, e portato finalmente un po’ più di certezza. In più, l’imposizione di una tassa globale dovrebbe portare maggiore uniformità al sistema fiscale e diminuire i costi amministrativi di multinazionali presenti in quasi tutti i paesi del mondo.

___________________________________________________________________________________________

Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente quelle degli autori e non rappresentano necessariamente la visione della Commissione Europea sull’argomento.

  1. Si veda, per esempio: dst-impact-assessment-march-2019.pdf (taj-strategie.fr).
  2. Per esempio: Who Will Pay Amount A? | Publication | Econpol Europe.

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