CITTADINANZA DIGITALE

PA digitale, per i disabili l’accesso è ancora difficile: che resta da fare

Documenti, link, applicazioni e interi siti della pubblica amministrazione risultano spesso incompatibili con la tecnologia assistita. Per questo serve che i responsabili per la transizione digitale ricevano un’adeguata formazione. Così da rispettare le Linee Guida del W3C e garantire la fruizione dei servizi a tutti

Pubblicato il 04 Set 2019

Gianluca Kovarich

Consulente Trasformazione Digitale PA

Andrea Marella

Consulente trasformazione digitale pa

Accessibility computer icon

Accessibilità e pubblica amministrazione, quanto è difficoltoso ancora oggi – nel 2019 – l’accesso ai servizi digitali da parte delle persone con disabilità.

Il 9 agosto l’Agid ha messo in consultazione le nuove linee guida sull’accessibilità degli strumenti informatici ma resta che lo scenario attuale è deludente.

Eppure nella PA digitale fra i compiti – e doveri – del Responsabile per la Transizione Digitale vi è quello di garantire l’accessibilità dei documenti informatici, dei siti web, delle app e dei “servizi digitali” più in generale messi a disposizione dei cittadini.

Nonostante l’Italia sia stata una delle prime nazioni all’interno dell’Unione Europea a dotarsi di una normativa sull’accessibilità, ancora oggi sono molteplici i problemi che le persone con disabilità incontrano. Penso alla mole di documenti che, quotidianamente, vengono prodotti all’interno di una PA. Una parte di questi, anche nel rispetto degli obblighi previsti dalla normativa in termini di Trasparenza Amministrativa, vengono pubblicati on-line sui siti web istituzionali.

Niente di male in questo, se non che – in molti casi (non in tutti, ovviamente) – le informazioni contenute all’interno di questi documenti nonN possono essere fruite dalle persone con disabilità. Per disabilità mi riferisco, ad esempio, a quelle persone con problemi di vista, o di udito.

Occorre sapere, infatti, che una persona non vedente (o ipovedente) utilizza dei particolari software – chiamati Screen Reader – che letteralmente “leggono” il contenuto presente all’interno di un documento o di una pagina web.

PA digitale, la definizione di “accessibilità”

Per aiutare a capire realmente cosa sia l’accessibilità, riporto le parole di Vincenzo Zoccano, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con deleghe del Governo Conte a Famiglia e Disabilità del 13 giugno 2018 (c’è un suo video su YouTube). “L’accessibilità digitale è qualcosa che riguarda tutti. Ciò che è accessibile a una persona con disabilità lo è anche per tutti gli altri appartenenti alla comunità”.

Si è visto più volte che siti, applicazioni, hardware e software che rispecchiano i criteri standard di accessibilità sono fruibili maggiormente anche da tutto il resto delle persone. Il punto di partenza è l’accessibilità universale: la tecnologia, oggi più di ieri, ci permette di rendere il web, oltre che le applicazioni, “responsive”. I sistemi di comunicazione e le TV diventano sempre più smart, ma per essere ancora più smart devono essere fruibili con facilità da tutti i cittadini, a prescindere dalla condizione fisica della singola persona.

Le Linee Guida elaborate e ratificate dall’Unione Europea sull’accessibilità garantiscono una Pubblica Amministrazione più amica e più vicina ai cittadini. Qualsiasi sia l’età o la condizione fisica, ogni persona avrà modo di accedere agevolmente al Sistema Pubblico. L’uso quotidiano risulta semplificato, l’accesso è più semplice e per semplicità non intendiamo banalità, ma possibilità per tutti i cittadini.

Accessibilità per i siti della PA: le persone non vedenti

Le parole dell’onorevole mi aiutano ad introdurre la testimonianza di Laura, una ragazza non vedente che ci ha raccontato le difficoltà che incontra quando deve accedere ai servizi digitali offerti dalla Pubblica Amministrazione: “Incontro problemi comuni in siti web, documenti o applicazioni, che risultano inaccessibili o parzialmente accessibili. Siti web strutturati in modo non Screen Reader friendly: mancanti di intestazioni o con intestazioni non appropriate e ridondanti, con link e pulsanti non etichettati o immagini senza un testo alternativo appropriato. Più in generale, siti web (o applicazioni) strutturati in modo da rendere difficoltosa e inefficiente la navigazione utilizzando una tecnologia assistita. Incontro anche documenti, in particolare PDF, formattati in modo non  accessibile, spesso perché frutto di scansioni di documenti cartacei, di conseguenza basati su immagini, che gli Screen Reader non possono riconoscere”.

Insieme a Laura, abbiamo incontrato Cristina, una persona che dedica parte del suo tempo ad aiutare le persone con disabilità con l’utilizzo delle tecnologie assistive: “Nel corso della mia esperienza lavorativa all’unione dei ciechi, ho potuto toccare con mano le difficoltà riscontrate da non vedenti e ipovedenti nell’accesso ai siti web della Pubblica Amministrazione. Capita spesso di aprire documenti PDF provenienti da scansioni, che di fatto sono immagini. Chi si avvale dell’ausilio di Screen Reader ha necessità di farlo per accedere e utilizzare i siti web; tuttavia l’uso di scansioni comporta notevoli difficoltà e azzera la possibilità che gli Screen Reader siano efficaci”.

“Tutte le difficoltà possono essere risolte, semplicemente – continua Cristina – mettendo in pratica gli accorgimenti e i processi corretti per trasformare un documento Word in PDF in modo che sia accessibile anche allo Screen Reader e, di conseguenza, alle persone con disabilità. Le difficoltà degli Screen Reader si estendono anche ai link, così come ai campi da compilare che non vengono “nominati” nel modo corretto e quindi risultano non identificabili. Tutto questo causa molteplici problemi di fruibilità per le persone che devono interfacciarsi ai siti web del settore pubblico”.

Per capire meglio le parole di Cristina, invito a scaricare uno dei vari software gratuiti disponibili in rete (NVDA, ad esempio) che mostra, oltre a quanto sia “complicato” ascoltare un software che legge i contenuti presenti all’interno di un documento o di una pagina web, come risulti impossibile per un software leggere i contenuti presenti in un documento scansionato o interpretare i contenuti non formattati nel modo corretto.

Web e accessibilità: chi la governa

Prima di parlarti dei requisiti “tecnici” necessari a garantire l’accessibilità di un sito web (o di un’applicazione per smartphone e tablet), vorrei aiutarti a capire il significato di alcune delle sigle “strane” che capita spesso di sentire legate al mondo del web, ma basilari per comprendere l’evoluzione dell’accessibilità universale digitale.

Il W3C (World Wide Web Consortium) è un’organizzazione non governativa internazionale composta da aziende del settore informatico che si occupa di stabilire gli standard di riferimento per il web e ha come scopo quello di sviluppare tutte le potenzialità del World Wide Web. Va ricordato che il Web ormai non è più uno strumento per appassionati, ma è parte integrante della vita quotidiana. Oggi esistono vari tipi di apparecchi in grado di permettere l’accesso a internet e tutti questi apparecchi possono farlo solo grazie a un linguaggio specifico che permette la comunicazione tra server, PC e altri dispositivi informatici/tecnologici.

Il W3C si occupa di aggiornare costantemente e creare le specifiche del linguaggio che ci permette di usare gli strumenti tecnologici che abbiamo a disposizione. Il Web ha un potenziale illimitato e apre strade nuove ai portatori di handicap, che spesso sono impossibilitati a raggiungere fisicamente luoghi come il proprio Comune. Il Web deve dare la possibilità a chi non può muoversi di accedere comunque ai propri diritti e di usufruire dei servizi che gli spettano.

L’intervento del W3C è esattamente focalizzato su questo obiettivo: studiare i metodi per rendere più agevole l’accesso al Web da parte delle categorie svantaggiate. Ricordiamo che il Web è unico perché è libero, affinché chiunque possa creare un documento in formato HTML, caricarlo online e accederci, anche comodamente dalla propria abitazione.

La WAI (Web Accessibility Iniziative) nasce dall’esigenza di migliorare l’accessibilità del WWW (World Wide Web) alle persone disabili. Per difficoltà non intendo solo quelle che un diversamente abile può incontrare utilizzando il computer, ma anche quelle che incontra navigando sul Web. Le persone con disabilità, infatti, utilizzano dispositivi e browser non-standard.

L’obiettivo della WAI è proprio quello di creare siti web più facili e fruibili portando beneficio a un vastissimo numero di utenti e ampliando la gamma di dispositivi da loro utilizzabili, compresi i dispositivi mobili. Tutto ciò è possibile grazie allo sviluppo di Linee Guida basate sullo stesso processo che viene utilizzato dal W3C.

L’ultima delle sigle di cui avevo la necessità di parlare è: WCAG. Sono le Web Content Accessibility Guidelines, ossia Linee Guida per l’accessibilità dei siti web, pubblicate dalla WAI. Qui ci troviamo di fronte a una vera e propria sequenza evolutiva di processi migliorativi. Il consorzio per il Web (W3C) nasce dall’esigenza di mettere insieme le competenze di vari esperti di settore per creare un Web fruibile alla maggioranza degli utenti.

Per rendere possibile questo utilizzo su larga scala viene creata la WAI che pone le basi per migliorare l’accessibilità e lo fa grazie a delle Linee Guida ben strutturate e studiate che si configurano nel WCAG, ossia nella guida all’accessibilità dei contenuti web. In questo modo, gli sviluppatori di contenuti hanno la possibilità di affidarsi a queste Linee Guida per creare, valutare e pubblicare contenuti web accessibili, veloci ed intuitivi per TUTTI.

Accessibilità: i 12 requisiti “tecnici”

Per poter garantire l’accessibilità alle persone con disabilità, i siti web (e le applicazioni) devono necessariamente rispettare tutti i requisiti “tecnici” stabiliti all’interno delle WCAG. Alcuni di questi requisiti sono prettamente tecnici e sarà cura degli sviluppatori garantirne la corretta applicazione. Il rispetto di altri, invece, sarà “a carico” delle Pubbliche Amministrazioni.

Oggi, infatti, la maggior parte dei siti web vengono realizzati grazie all’utilizzo di software che consentono di gestire i contenuti pubblicati online in maniera semplice ed intuitiva, senza la necessità di conoscenze particolari in ambito di programmazione Web.

Se, da una parte, le Pubbliche Amministrazioni hanno il vantaggio di poter gestire internamente la pubblicazione dei contenuti sui proprio siti web, dall’altra è necessario che le persone incaricate di tale compito ricevano adeguata formazione, anche in termini di accessibilità.

Sarà compito loro, infatti, adottare tutti quegli accorgimenti necessari per rispettare i requisiti previsti dalle Linee Guida, garantendo la possibilità di accedere alle informazioni a qualsiasi persona, indipendentemente dal grado di disabilità.

È per questo motivo che abbiamo fortemente voluto inserire anche l’accessibilità all’interno del progetto di formazione e affiancamento dedicato ai Responsabili per la Transizione Digitale nei comuni con meno di 25.000 abitanti. Vediamo insieme quali sono i 12 requisiti “tecnici”:

  1. ALTERNATIVE TESTUALI: qualsiasi contenuto di natura non testuale (Immagini, Link, Tabelle, Grafici, ecc..) dev’essere reso disponibile anche sotto forma di testo: questo testo potrà essere convertito in caratteri Braille, in caratteri più grandi o letto grazie ai sintetizzatori vocali;
  2. CONTENUTI AUDIO, VIDEO E ANIMAZIONI: per qualsiasi contenuto di questa tipologia dev’essere fornita un’alternativa testuale, come ad esempio dei sottotitoli o le trascrizioni dei video pubblicati;
  3. ADATTABILITA’: indipendentemente dal software utilizzato dall’utente o dalla modalità di presentazione, i contenuti devono essere presentati senza perdita di struttura o di informazioni;
  4. DISTINGUIBILITA’: i contenuti devono essere facilmente distinguibili, rendendone più semplice la visione o l’ascolto, separando i contenuti in primo piano dallo sfondo;
  5. ACCESSIBILITA’ DA TASTIERA: tutte le funzionalità presenti all’interno dei contenuti devono essere accessibili e utilizzabili anche tramite tastiera;
  6. ADEGUATA DISPONIBILITA’ DI TEMPO: ci sono persone che necessitano di più tempo per completare determinate operazioni o fruire dei contenuti; per questo motivo è necessario prevedere tempistiche più ampie, senza che ci siano scadenze temporali (laddove possibile) o aggiornamenti automatici delle pagine;
  7. CRISI EPILETTICHE: non devono essere sviluppati contenuti che possano provocare crisi epilettiche (ad esempio, contenuti lampeggianti);
  8. NAVIGABILITA’: devono essere presenti funzionalità per navigare tra i contenuti, trovare contenuti e determinare la propria posizione all’interno del sito web e delle pagine; in presenza di contenuti
  9. LEGGIBILITA’: i contenuti devono essere presentati in maniera leggibile e comprensibile, anche e soprattutto dalle tecnologie assistive;
  10. PREVEDIBILITA’: le pagine devono essere strutturate aiutando gli utenti a muoversi in maniera prevedibile; le azioni da poter compiere devono essere comprensibili in modo semplice e veloce da tutti;
  11. ASSISTENZA NELL’INSERIMENTO DI DATI E INFORMAZIONI: è estremamente importante fornire tutte le informazioni necessarie agli utenti per compilare e correggere con facilità gli eventuali errori;
  12. COMPATIBILITA’: i contenuti devono garantire la massima compatibilità con i software utilizzati dagli utenti e con le tecnologie assistive.

Il responsabile per la transizione digitale e l’accessibilità

Come ho anticipato all’inizio di questo articolo, è il Responsabile per la Transizione Digitale la figura che, all’interno dell’ente, deve assicurarsi che vengano rispettati tutti i requisiti di accessibilità relativi all’Hardware e al Software presenti all’interno dell’ente e a tutto ciò che viene presentato “digitalmente” verso l’esterno: documenti informatici, siti web e applicazioni.

Ma l’accessibilità è solo uno dei compiti e delle funzioni assegnate al Responsabile per la Transizione Digitale che, ad esempio, dovrà anche essere in grado di:

  • progettare e coordinare lo sviluppo dei servizi in rete per cittadini e imprese
  • semplificare e riorganizzare i processi “analogici” esistenti e i servizi digitalizzati
  • garantire l’integrazione e l’interoperabilità tra i sistemi dell’amministrazione
  • coordinare i processi interni all’ente in tema di digitalizzazione e adozione del documento informatico.

Per questo motivo la scelta del Responsabile per la Transizione Digitale non può essere fatta “a caso” ma deve seguire una strategia ben precisa. La sua figura sarà determinante nel percorso di digitalizzazione che l’Ente deciderà di intraprendere.

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