L'innovazione

YAT, cosa sono e come funzionano: ecco perché tanti investono nelle sequenze di emoticon

Dopo gli NFT, ecco gli YAT, un nuovo strumento di investimento digitale: si tratta di sequenze di emoticon che molti stanno acquistando anche a cifre considerevoli, per utilizzare le emoji come segno di riconoscimento globale

Pubblicato il 18 Feb 2022

Roberto Culicchi

Of Counsel DWF (Italy)

YAT

Oltre agli NFT, adesso gli investitori appassionati del web hanno a disposizione un nuovo strumento per impiegare i propri risparmi: gli YAT. Si tratta di sequenze delle famose faccine note come emoticon o emoji che in tanti stanno acquistando, pagando anche fino a decine di migliaia di euro o di dollari, con l’intento di utilizzare la propria emoji come segno di riconoscimento mondiale sul web.

La strategia di Yat Lab, la società start-up statunitense che ha lanciato la moda degli Yat, è apparentemente semplice: pungolando l’orgoglio di migliaia di investitori desiderosi di essere riconosciuti come gli unici al mondo a possedere una determinata sequenza di faccine, sono riusciti nell’impresa di rendere gli Yats estremamente popolari e, a tutto vantaggio dei propri profitti, talvolta anche estremamente costosi.

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Come funzionano gli YAT

Yat Lab sul proprio sito spiega in maniera sintetica ma efficace la spinta motivazionale che si cela dietro il successo degli Yat: “Immagina di essere conosciuto come l’utente che utilizza una determinata sequenza di emoji invece che con un account classico – spiega il team dietro il progetto -. Possedendo uno Yat – un emoji ad esempio nella forma di aquila seguito da una spada – è tuo per sempre. Sei l’unico al mondo che possiede questi emoji”.

Bolla speculativa o fenomeno destinato a durare nel tempo, gli Yat hanno da subito attirato l’attenzione di vip e personaggi famosi; tra i primi a rendersi acquirenti del proprio Yat ci sono famosi rapper come Lyle Wayne e Wiz Khalifa, ma anche famosi attori e personaggi del mondo dello sport americano hanno deciso di essere identificati con il loro Yat. Paris Hilton, tanto per non smentirsi, ha scelto di essere identificata con l’emoji corona da regina e scintille. Molti di essi hanno giustificato l’investimento affermando che lo Yat, in misura molto maggiore rispetto ad un nickname, può efficacemente riassumere il carattere o i tratti distintivi di un personaggio pubblico. L’utilizzo di un emoji nella forma di pipistrello è stato giustificato da un musicista ad esempio per sottolineare la predilezione che lo stesso nutriva per la vita notturna, oltre a mettere in evidenza la passione adolescenziale avuta per il personaggio di Batman e le vicende degli abitanti di Gotham City.

Quanto costano gli YAT

Naturalmente la cifra da sborsare per assicurarsi il proprio Yat varia in funzione dell’’emoji che scegli di avere all’interno del tuo Yat: le emoticon o le combinazioni di emoticon più comuni e dunque meno richieste possono essere acquistate con prezzi che si aggirano intorno ai 5 dollari, mentre i simboli ed icone più rappresentativi possono essere venduti per svariate centinaia di miglia di dollari o euro. Michael Arrington, un investitore seriale che possiede anche una partecipazione in Yat Labs, ha recentemente dichiarato di aver speso 200.000 dollari per consentire alla propria società di asset management, Money on Rocket-Moon, di assicurarsi uno Yat rappresentato dalla combinazione degli emoji a forma di razzo spaziale e di luna.

Interessante notare, per comprendere anche le dinamiche comportamentali sottostanti la scelta di investire in Yats, che il magnate ha anche dichiarato di essersi inizialmente imposto un limite di 150.000 dollari per l’acquisto dello Yat ma che, in sede di asta (per assicurarsi gli emoji più richiesti infatti è infatti necessario partecipare a delle vere e proprie aste competitive virtuali), abbia poi deciso di innalzare la posta fino a 200.000 dollari, pur di assicurarsi lo Yat in questione.

A cosa servono gli YAT

Addirittura è stata creata un’unità di misurazione della unicità e rarità del singolo Yat, con le variabili preponderanti rappresentate dalla lunghezza e dalla popolarità dell’emoji utilizzato per creare lo Yat. C’è anche chi è arrivato ad utilizzare lo Yat come URL (Uniform Resource Locator), ovverosia come indirizzo di un sito web espresso in modo univoco e con una forma utilizzabile dal browser.

Ma in realtà, almeno potenzialmente, è possibile utilizzare una emoji al posto del proprio nome praticamente dappertutto: per entrare sui social network, per farsi mandare un accredito di bitcoin, per ricevere messaggi e così via. Viene da chiedersi se investimenti per decine o centinaia di migliaia di dollari come quelli di cui sopra siano giustificati per l’acquisto di un bene, lo Yat, che in realtà non si può possedere in esclusiva.

Chi può usare gli YAT

Quando una delle famose faccine viene infatti venduta ad un miliardario non significa che noi comuni mortali dovremo pagargli i diritti quando la utilizziamo nelle nostre chat, ma soltanto che lui, e solo lui, potrà essere identificato online con quella specifica icona. Come alcuni dei milionari che hanno investito negli Yats hanno spiegato bene si tratta di una finzione (l’illusione di essere i proprietari in esclusiva di una striscia di emoji) che comunque è ampiamente compensata dal fatto di essere identificati per il tramite della sequenza di faccine scelte come proprio Yat.

Il mercato degli YAT

Intorno al fenomeno degli Yat si sta anche sviluppando una sorta di mercato secondario, con utenti disposti a sborsare cifre anche considerevoli pur di assicurarsi una determinata sequenza di faccine. Ma come dicevamo poc’anzi, il possesso di uno Yat come simbolo identificativo della propria identità non sta a significare che gli emoji prescelti non possano essere utilizzati da altri utenti.

Il rapporto con blockchain

Per creare un vero e proprio titolo di proprietà su uno Yat è necessario infatti che il possessore di uno Yat decida di dar vita alla creazione di un token che, mediante lo sfruttamento della tecnologia blockchain, possa dar vita alla creazione di un data base digitale sul quale registrare la proprietà e titolarità di questi assets. Ma la creazione di un diritto di proprietà su uno Yat comporta la necessità da parte del possessore dello stesso Yat di costi extra. Ad esempio, la creazione di un token destinato a sancire incontrovertibilmente la proprietà di un determinato Yat sul network Ethereum, uno delle più popolari blockchain per la creazione di NFTs, può costare anche più di 100 dollari.

Le critiche

I fondatori di Yat Lab hanno anche affermato di essere convinti che gli emoji possano anche, almeno in linea teorica, essere in grado di sostituire le sequenze di codice alfanumerico contenute nei crypto wallet. Se tutto ciò fosse confermato, si aprirebbero delle potenzialità enormi legate all’ utilizzo degli Yats in relazione al sistema dei pagamenti digitali e al mondo delle criptovalute. Tutto oro quel che luccica intorno al mondo degli Yat? Non proprio sembrerebbe potersi concludere.

I detrattori o quantomeno gli scettici non mancano. Fermo restando le perplessità che un investimento anche di ingenti dimensioni in un asset digitale di cui il possessore non detiene però la proprietà esclusiva può destare, molti sottolineano anche i limiti tecnologici che ancora si frappongono ad una piena affermazione e diffusione degli Yats.

Ad esempio, la possibilità di rivendicare il possesso di un determinato Yat assolutamente identico ad uno già in circolazione come simbolo identificativo del titolare, con evidenti conseguenti problemi in termini di rivendicazione del legittimo possesso, non è certo un fattore da trascurare. Paradossalmente qualsiasi persona potrebbe rivendicare di essere il legittimo possessore di uno Yat già presente sul mercato.

Inoltre, la webpage associata ad uno Yat URL non sempre è facilmente rintracciabile, dal momento che la digitazione di una stringa di emoji su una comune tastiera di PC non è operazione sempre facile.

Lo scenario futuro

Quale futuro prevedere per lo sviluppo degli Yats? Difficile prevederlo; di certo l’idea di sfruttare la capacità degli emoji di rappresentare un linguaggio universale appare vincente. Basti pensare al fatto che oggigiorno oltre 4 miliardi di persone si servono degli emoticons per esprimere emozioni, ma anche per collegarsi con altri utenti del web con interessi comuni e facenti parte di una medesima community virtuale.

Se nel 2021 il mercato degli NFTs ha spopolato, così che un collage digitale di circa cinquemila immagini realizzato dall’americano Beeple, un Crypto artista, è stato venduto all’asta ed acquistato dal fondatore e finanziatore di Metapurse per ben 69,3 milioni di dollari, immaginare comunque un futuro roseo anche per il mercato degli Yats appare ipotesi sufficientemente ragionevole.

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