L'Italia avanza lentamente e in modo scoordinato nell'armonizzazione della disciplina nazionale con il GDPR. Ancora poca chiarezza sul Responsabile del trattamento e troppo generiche le norme sul riutilizzo dei dati sanitari, in forma anonima, per scopi statistici e di ricerca. Futuro inquietante all’orizzonte
di Franco Pizzetti, Professore Diritto Costituzionale - Facoltà di Giurisprudenza Università di Torino
La norma ora concede il riuso di dati a fini di ricerca e statistici in modo estremamente generico e permissiva. Al contrario, è nettamente restrittiva per quanto riguarda il “riutilizzo” dei dati genetici, minacciando così la ricerca scientifica. Il tutto forse riflette recenti accordi tra il Governo e multinazionali IT
Il GDPR obbliga a garantire la privacy sui dati personali e al tempo stesso prevede la possibilità di usarli per estrarre valore di interesse collettivo. Per rispondere a entrambe le esigenze bisogna anonimizzarli. Ecco come. Ma ci sono anche questioni irrisolte, soprattutto dopo la legge europea appena uscita in Italia
Diversi gli interrogativi su finalità e tenore del nuovo art. 110-bis del Codice in materia di protezione dei dati personali. Poco chiare le indicazioni su riutilizzo e trattamento dei dati a scopi statistici e di ricerca e ruolo effettivo del Garante riguardo al processo di anonimizzazione e minimizzazione dei dati
Le nuove norme su responsabile del trattamento e riuso dei dati per fini statistico/scientifici anticipano semplicemente il GDPR. Preoccupa però l'atteggiamento del legislatore che sembra non avere piena contezza della delicatezza del tema che tocca diritti fondamentali dei cittadini e della reale portata dei provvedimenti
Delusione per le modifiche al Codice Privacy: su riutilizzo dei dati per scienza e sanità, introdotta una “tagliola” autorizzativa che limiterà nei fatti la ricerca, sulla figura del responsabile del trattamento, norma incompatibile con il GDPR che decadrà fra pochi mesi
Privacy e sicurezza necessitano di maggiore cure in vista dell’entrata in vigore di GDPR e Direttiva NIS. Si profilano scenari difficili per i decisori politici che dovranno affrontare necessità spesso contrapposte. Al settore pubblico si richiede un nuovo livello di collaborazione tra amministrazioni e verso il privato
Le minacce informatiche sono sempre più numerose e sofisticate. E’ necessario ripensare le strategie di sicurezza. Ma tra le imprese le soluzioni non sono sempre condivise: è diversa la percezione del pericolo e addirittura non tutti danno alla sicurezza la massima priorità. Ecco come definire un nuovo piano
Il primo adempimento da porre in essere è senz'altro l’adozione del Registro dei trattamenti di dati personali, ma prima ancora che alle beghe burocratiche, l'azienda deve comprendere l'importanza e il valore dei dati, nonché agli ingenti danni economici legati a una perdita di informazione
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