Fino a quando avrà senso continuare a bruciare combustibili fossili?
Quando un giornalista del New York Times le ha posto questa domanda, Vicky Hollub, CEO di Occidental Petroleum (Oxy), società che si pone tra i primi 20 operatori del settore petrolifero USA, ha risposto : “Il giorno in cui finiranno il petrolio e il gas”.
Hollub non nega la crisi climatica: nella stessa intervista ha insistito sulla necessità di agire per ridurre i gas a effetto serra nell’atmosfera e ha addirittura criticato le società petrolifere che non prendono abbastanza sul serio la situazione climatica. La sua risposta nasce dalla convinzione che la cattura del CO2 dall’aria, in cui la sua impresa ha investito pesantemente, permetterà di continuare a usare combustibili fossili ancora a lungo.
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Il ciclo naturale del carbonio e i limiti attuali
Milioni di tonnellate di diossido di carbonio sono emesse e riassorbite in natura ogni anno, in un ciclo complesso che implica tra l’altro piante, oceani e vulcani e che è essenziale per l’equilibrio della vita sulla terra.
I meccanismi naturali di assorbimento del CO2 però, non sono sufficienti a smaltire anche le emissioni industriali con la conseguenza che la densità di CO2 nell’aria aumenta.
È come una vasca da bagno che abbia uno scolo appena sufficiente a smaltire l’acqua che esce dal rubinetto. Se si apre il rubinetto un po’ di più, il livello dell’acqua comincia a salire fino a traboccare.
C’è una relazione diretta tra la quantità di CO2 nell’atmosfera e la temperatura media della terra ed è facile calcolare che, per non superare i 2°C di aumento di temperatura fissati dall’accordo di Parigi del 2015, possiamo disperdere nell’atmosfera ancora circa 1100 Gigatonnellate di CO2 (miliardi di tonnellate) o l’equivalente di altri gas a effetto serra (ma il CO2 rappresenta il contributo più importante).
Al ritmo attuale di circa 70 Gigatonnellate annuali di C02 equivalente, possiamo andare avanti ancora grosso modo per una quindicina di anni, un po’ di più se si cominciasse a ridurre seriamente le emissioni. Il futuro climatico insomma, si gioca nei prossimi due o tre decenni, tant’è che le politiche di riduzione delle emissioni fanno sistematicamente riferimento al 2050.
È importante ricordare che il limite dei 2°C non è solo il risultato di una contrattazione politica ma un limite scientifico che permette di non superare uno o più effetti soglia, che rischierebbero di scatenare processi a catena dagli effetti devastanti: nella metafora della vasca, questo corrisponde alla casa allagata. Il fattore tempo è dunque importante ed è necessario che le azioni siano attuate in maniera tempestiva, perché superare il limite anche solo per qualche decennio potrebbe generare costi economici e sociali molto più importanti come discusso in un precedente articolo sulla giustizia climatica.
Tecnologie di cattura del carbonio: approcci naturali e artificiali
Per impedire che la vasca sbordi, ci sono due soluzioni: ovviamente si può chiudere il rubinetto, ma si può anche provare a fare uno scolo più grande.
Nel caso del CO2, la prima soluzione corrisponde a ridurre ed eliminare l’uso dei combustibili fossili, principali sorgenti del CO2 generato dalle attività umane. La seconda, messa in avanti da chi considera l’abbandono completo dei combustibili fossili economicamente o socialmente troppo difficile, consiste nell’accelerare la raccolta di carbonio. Vi sono vari metodi di cattura del carbonio che si possono dividere principalmente in naturali e tecnologici.
Tra i processi naturali possiamo citare:
- il rimboschimento,
- le pratiche agricole che aumentano la capacità del suolo di sequestrare carbonio,
- il ripristino e la conservazione di paludi e aree umide
- la promozione della crescita di fitoplancton.
Purtroppo queste azioni non potranno, da sole, avere un impatto determinante sul cambiamento climatico. Guardiamo quindi alle soluzioni tecnologiche. Tra queste possiamo citare BECCS, che consiste nell’immediata cattura del CO2 prodotto dalla combustione di biomassa per produrre energia e DAC cioè la cattura diretta dall’aria con sistemi che utilizzano giganteschi ventilatori e processi chimici. Occidental Petroleum, ad esempio, ha acquistato nel 2023 Carbon Engineering, una società leader nelle tecnologie di cattura del carbonio dall’aria, con l’obiettivo ambizioso di installare 100 impianti nei prossimi anni. La prima installazione è attualmente in costruzione nel Texas.
Cosa fare col CO2 catturato
La cattura del CO2 è solo la prima tappa, poi bisogna farci qualcosa. Il rapporto dell IEA “Putting CO2 to use” enumera una serie di possibili applicazioni industriali per il CO2, come produzione di fertilizzanti, carburanti, prodotti chimici e materiali da costruzione, ma constata anche che il mercato resterà limitato, almeno nel breve termine. Se il CO2 catturato non ha sbocchi commerciali, rimane la possibilità di stoccarlo da qualche parte. Un’opzione per lo stoccaggio consiste in processi di mineralizzazione che combinano CO2 con minerali per formare carbonati stabili da sotterrare. L’opzione favorita da Oxy, consiste invece nello stoccaggio in giacimenti petroliferi esauriti. L’immissione di CO2 in questi giacimenti permetterebbe anche di . . . estrarre le ultime riserve di petrolio ancora presenti. Un approccio che può sembrare paradossale, ma che renderebbe il processo economicamente sostenibile.
Scenari futuri e obiettivi di cattura carbonio
Nel suo rapporto “Net Zero Roadmap” l’IEA considera la cattura del carbonio come uno strumento essenziale per compensare le attività, come l’aviazione, che non potranno essere decarbonizzate in tempi relativamente brevi. In altre parole sappiamo già che non potremo in ogni caso chiudere completamente il rubinetto della nostra vasca, perché questi settori non saranno decarbonati in tempo e dovremo quindi in qualche maniera ingrandire lo scolo, almeno un pochino.
L’IEA infatti prevede un po’ meno di 8 GigaTonnellate di CO2 annuo estratti dall’atmosfera entro il 2050: una frazione relativamente modesta delle attuali 70 Gigatonnellate emesse, ma un obiettivo comunque ambizioso se messo in relazione quanto si riesce a catturare oggi.
Come finanziare la cattura del carbonio
Se l’interesse commerciale del CO2 è limitato, diventa indispensabile ricorrere a forme di incentivi per finanziarne la raccolta. Le politiche energetiche sia Europea (Green Deal) che Statunitense ( Inflation Reduction Act, ormai ampiamente compromesso a seguito del cambio di inquilino alla Casa Bianca) hanno finanziato progetti pilota di cattura del carbonio, tra cui quello di Carbon Engineering in Texas. A lungo termine però appare inevitabile passare da sovvenzioni dirette ad altre forme di incentivi.
Attualmente in Europa è in funzione il sistema ETS, un meccanismo di mercato progettato per ridurre le emissioni di gas a effetto serra in modo economicamente efficiente. Le aziende ricevono o acquistano quote di emissioni, che possono scambiare tra di loro, creando un incentivo economico per ridurre le emissioni. Il prezzo sul mercato ETS di un credito di carbonio per tonnellata estratta oscilla attualmente intorno ai 70 dollari, dopo aver toccato un picco di 100$.
Un’altra possibilità è l‘imposizione di un tassa sul carbonio. Nello scenario Net Zero, l’IEA prevede entro il 2050 una tassa che, nelle economie più avanzate, potrebbe arrivare a 250$ per tonnellata di CO2 emesso. La tassa sul carbonio è un modo molto efficace di promuovere sia la riduzione delle emissioni che le operazioni di cattura e stoccaggio del CO2, ma solleva problemi sociali importanti come discusso nell’articolo sulla finanza climatica citato prima.
Molti operatori della cattura del CO2, in particolare quelli attivi nell’ambito dei processi naturali come la riforestazione, operano sul mercato volontario, un sistema in cui aziende e individui acquistano crediti per compensare le proprie emissioni, sostenendo progetti che riducono o rimuovono i gas serra dall’atmosfera. Open Forest Protocol è un operatore che impiega la blockchain per promuovere trasparenza e integrità nel mercato volontario dei crediti di carbonio e che abbiamo incontrato nell’ambito di changeNOW, il grande salone mondiale della sostenibilità dove era presente anche Volt con il progetto di innovazione democratica Eurosense (www.eurosense.eu).
Ci spiega Frederic Fournier, fondatore di Open Forest Protocol, che il prezzo del credito carbonio per i progetti di riforestazione oscilla attualmente tra i 30 e i 50 dollari. Frederic Fournier sottolinea che l’approccio naturale alla cattura della CO2 offre anche dei vantaggi complementari: la riforestazione e il ripristino delle aree umide promuovono infatti la biodiversità e, tramite il mercato dei crediti di carbonio, offrono significativi complementi di reddito ai piccoli produttori agricoli.
Costi e competitività delle tecnologie DAC
Nel campo tecnologico, Carbon Engineering è stata una delle prime aziende attive nel DAC a dichiarare di poter raggiungere i 100 dollari per tonnellata di costi di cattura della CO2.
A questo prezzo, il DAC sarebbe un’opzione economicamente valida per gli emettitori che non possono facilmente abbattere la loro CO2 ma attualmente il costo medio di un credito DAC è di più di 1.100 dollari per tonnellata. Le aziende come Carbon Engineering, scommettono che economie di scala e progetti modulari permetteranno di ridurre i costi a circa 400 dollari per tonnellata entro il 2030 per raggiungere i 100 dollari entro il 2050.
Conclusioni
I tempi lunghi necessari per raggiungere un costo competitivo confermano l’analisi delll’IEA che considera che le tecnologie DAC sono in ritardo rispetto agli obiettivi Net Zero. Resta da vedere se l’impulso dato recentemente da Oxy permetterà di colmare questo ritardo malgrado le incognite dovute all’ineffabile presidente USA. L’approccio di Oxy salvaguarda i propri azionisti, che altrimenti rischierebbero di vedere il valore del proprio investimento diminuire nei prossimi decenni, come discusso precedentemente in un articolo sui rischi finanziari della transizione energetica (https://www.agendadigitale.eu/smart-city/combustibili-fossili-banche-troppo-esposte-torna-lo-spettro-di-una-crisi-finanziaria-globale/), ma non potrà comunque essere adottato da tutti gli operatori del settore. Le tecniche di cattura del carbonio non permetteranno di continuare a utilizzare i combustibili fossili a lungo termine, se non limitatamente a settori specifici.
Sitografia
L’intervista di Vicky Hollub sul canale Youtube del New York Times https://www.youtube.com/watch?v=XbmuAtr8jQs
Il sito del Global Carbon Budget : https://globalcarbonbudget.org/gcb-2024/
Il progetto DAC di Carbon Engineering : Julia Attwood, Occidental’s Big Buy May Change Course of $150 Billion Market, https://about.bnef.com/blog/occidentals-big-buy-may-change-course-of-150-billion-market/
Impieghi industriali del CO2 : Putting CO2 to Use – Analysis , International Energy Agency , 2019, https://www.iea.org/reports/putting-co2-to-use
Lo scenario Net Zero dell’IEA : Net Zero Roadmap: A Global Pathway to Keep the 1.5 °C Goal in Reach,IEA 2023, https://www.iea.org/reports/net-zero-roadmap-a-global-pathway-to-keep-the-15-0c-goal-in-reach
Il sistema europeo dei crediti di emissioni ETS : : https://climate.ec.europa.eu/eu-action/eu-emissions-trading-system-eu-ets_en
Open Forest Protocol : www.openforestprotocol.org/
Il sito dell Inernational Energy Agency per seguire l’evoluzione delle tecniche di energia pulita, in paerticolare il DAC : https://www.iea.org/energy-system/carbon-capture-utilisation-and-storage/direct-air-capture#tracking











