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Mercato legal tech, nel 2025 si cresce ma attenzione a ROI e geografia



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L’analisi dei dati 2024-2025 sul mercato legal tech rivela un settore in forte espansione ma con evidenti criticità nella misurazione del ROI e nella distribuzione geografica degli investimenti

Pubblicato il 5 ago 2025

Tommaso Ricci

Avvocato Senior, A.I., Data Protection & LegalTech Specialist presso DLA Piper



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Durante la prima metà del 2025, le attività di M&A strategico a livello globale ed i colpi di mercato con acquisizioni last minute non sono mancati, anzi abbiamo assistito a grandi operazioni con capitali importanti attratti anche dall’hype generato dal comparto AI. I dati emersi dall’analisi del mercato globale 2024-2025 rivelano uno scenario affascinante quanto complesso, caratterizzato da crescita esplosiva ma anche da criticità strutturali che meritano un’analisi approfondita, che condenseremo qui di seguito.

Guardando ai numeri, infatti, emerge una tendenza di consolidamento del settore Legal Tech in generale in Europa ed in maniera particolare – per la prima volta – in Italia. Il bel Paese è stato teatro di una fervida stagione primaverile ed estiva di eventi dedicati al LegalTech di respiro internazionale: dal Future Lawyer Europe a Milano al Legal Tech Island a Palermo, fino all’AI Salon, l’evento itinerante dedicato all’intelligenza artificiale riunendo founder, builder, investitori e partner dell’ecosistema AI, in cui pure sono emersi temi verticali sulla tecnologia applicata al settore legale.

Un segnale particolarmente significativo della crescente maturità dell’ecosistema italiano è stata la prima conferenza ILTA (International Legal Technology Association) organizzata in Italia, insieme ai vari eventi promossi dal Global Legal Tech Hub. L’autunno ci riserverà inoltre il Legal Tech Forum a Bologna, completando un calendario che testimonia come l’Italia stia diventando sempre più un punto di riferimento per l’innovazione legale europea, beneficiando un po’ dell’effetto freschezza e novità dopo anni di eventi focalizzati su Londra o Berlino.

Il mercato globale dei servizi legali ha raggiunto nel 2024 il valore di 1,05 trilioni di dollari[1], mantenendo una crescita costante con un tasso annuo composto (CAGR[2]) del 4,5-4,6%. Parallelamente, il settore LegalTech ha mostrato una dinamica decisamente più aggressiva, raggiungendo 26,7 miliardi di dollari con un CAGR stimato[3] del 12,8%.

La differenza tra questi tassi di crescita è particolarmente significativa: mentre il mercato legale tradizionale cresce a un ritmo moderato e stabile, il settore tecnologico-legale sta espandendosi a una velocità quasi tripla. Questo divario nel CAGR indica non solo l’accelerazione dell’adozione tecnologica nel settore legale, ma suggerisce anche che nei prossimi anni assisteremo a una progressiva redistribuzione del valore all’interno dell’ecosistema legale, con una quota crescente destinata alle soluzioni innovative.

Tuttavia, questi numeri apparentemente incoraggianti nascondono una realtà più articolata. Il mercato LegalTech rappresenta infatti appena il 2,54% comparato al valore del mercato legale totale, evidenziando un enorme potenziale di crescita ancora inespresso. Questa percentuale relativamente modesta suggerisce che, la penetrazione della tecnologia nel settore legale rimane ancora limitata e con buone opportunità di ingresso nel mercato (per coloro che sanno trovare il product-market fit nelle nicchie di riferimento).

Un aspetto particolarmente rilevante emerso dall’analisi è la concentrazione geografica degli investimenti. Circa il 70% dei finanziamenti LegalTech è concentrato negli Stati Uniti, mentre complessivamente considerati i mercati anglo-centrici (Stati Uniti, Canada, Regno Unito) catturano complessivamente l’80% del funding totale.

Questa distribuzione squilibrata crea significative opportunità nei mercati sottosserviti, dove aspettative culturali specifiche e regimi giuridici differenti richiedono soluzioni LegalTech locali, su misura. Per il mercato italiano, questo scenario rappresenta al contempo una sfida e un’opportunità: la necessità di sviluppare soluzioni specifiche per il contesto normativo nazionale, ma anche la possibilità di creare valore in un mercato meno saturo di quello anglosassone – tenendo conto tuttavia della grande sfida dell’accesso ai dati, in primis, quelli delle sentenze e della normativa, ad oggi ancora non pienamente accessibili in maniera smart in un mercato in cui gli incumbent spingono per tutelare i monopoli di conoscenza, ma che chiaramente si interrogano sul futuro dei propri modelli di business e sulle potenzialità del rendere liquida ed accessibile la propria knowledge base.

Il punto di vista dei General Counsel

Durante le mie conversazioni alle varie conferenze e negli incontri con i clienti, ricevo sempre più domande specifiche su quali siano i tool migliori da utilizzare per determinate attività legali. Questa crescente richiesta di orientamento tecnologico è sintomatica di una domanda in rapida espansione nel mercato e di una maggiore consapevolezza del potenziale trasformativo della tecnologia.

Parlando direttamente con i General Counsel, emerge chiaramente che le organizzazioni stanno iniziando a internalizzare strumenti per automatizzare le attività ripetitive, ma al contempo si apprezza sempre di più il consulente esterno che non solo sa utilizzare efficacemente questi tool, ma è anche in grado di guidare il cliente nell’implementazione e nell’utilizzo strategico delle tecnologie per creare un valore aggiunto concreto.

Questa tendenza trova conferma nei dati dell’EY Law General Counsel Study 2025[4], che ha coinvolto 60 General Counsel e Chief Legal Officers italiani. Lo studio rivela che l’abilitazione del business tramite l’intelligenza artificiale generativa rappresenta una priorità per il 65% dei dipartimenti legali, mentre il 47% considera prioritario perfezionare la propria strategia tecnologica e integrare la tecnologia legale e aziendale.

Tuttavia, nonostante l’interesse crescente, il 62% degli intervistati è ancora nelle fasi di ideazione e sperimentazione della GenAI, suggerendo che esiste ancora un significativo gap tra intenzioni strategiche e implementazione operativa. Attualmente, gli utilizzi principali della GenAI riguardano la redazione di documenti legali (38%), il knowledge management (35%) e la regulatory compliance (32%).

Tra i principali ostacoli per l’accelerazione tecnologica emergono le limitazioni di budget (52%) e la disorganizzazione nella gestione dei dati (43%), evidenziando come le sfide non siano solo tecnologiche ma anche organizzative e strutturali. Questo scenario conferma l’importanza di un approccio consulenziale che sappia affrontare non solo gli aspetti tecnici, ma anche quelli strategici e implementativi.

I dati sull’adozione dell’intelligenza artificiale nel settore legale mostrano una crescita significativa ma anche alcune criticità nell’approccio strategico. Secondo il Thomson Reuters Generative AI in Professional Services Report 2025, il 41% dei professionisti legali utilizza ora strumenti AI pubblici, con un ulteriore 17% che impiega soluzioni AI specifiche per il settore.

L’utilizzo organizzativo dell’AI è quasi raddoppiato, passando dal 12% del 2024 al 22% del 2025. Ancora più impressionante è la percezione futura: il 95% dei professionisti legali ritiene che l’AI sarà centrale nei workflow delle proprie organizzazioni entro cinque anni, nonostante solo il 13% la consideri centrale oggi.

Tuttavia, emerge un gap critico nella misurazione dei risultati: solo il 20% delle organizzazioni misura attualmente il ROI dei propri investimenti in AI, mentre il 59% non effettua alcuna misurazione. Questo dato suggerisce una sperimentazione diffusa ma poco sistematica, che può portare a sprechi di tempo e budget e, ultimately, a una perdita di fiducia da parte dei decision maker.

Le sfide dell’implementazione strategica

Eemerge che, nonostante l’entusiasmo per l’AI rimanga elevato e la maggior parte delle organizzazioni abbia sperimentato o integrato soluzioni AI, la chiave del successo risiede nel concentrarsi sui pain point dei processi piuttosto che sulle caratteristiche tecnologiche.

La sfida principale non è identificare strumenti AI promettenti, ma comprendere dove esistano effettivamente i colli di bottiglia operativi dell’organizzazione e determinare quali tecnologie specifiche possano affrontarli efficacemente. Molti team legali approcciano l’adozione tecnologica al contrario, selezionando soluzioni apparentemente utili e sofisticate prima di mappare chiaramente le proprie sfide operative.

Diverse criticità sono emerse dall’analisi del mercato e dai feedback raccolti dagli operatori:

  • Complessità nella selezione dei vendor: con quasi 9.500 aziende LegalTech a livello globale, i team legali affrontano una paralisi decisionale nella selezione delle soluzioni. L’abbondanza di opzioni spesso oscura le domande fondamentali sulla compatibilità dei processi e sulla creazione di valore genuino.
  • Integrazione culturale: oltre il 95% dei professionisti in ambito legale ritiene che l’AI sarà centrale entro 5 anni, secondo il Thomson Reuters Generative AI in Professional Services Report 2025[5], mentre oltre il 41% utilizza strumenti AI pubblici. Tuttavia, l’elemento umano – formazione, change management e integrazione dei workflow – rimane la sfida implementativa principale.
  • Misurazione del ROI: la mancanza di metodologie e KPI di misurazione sistematica del ROI nell’industria suggerisce che molte organizzazioni stanno investendo in tecnologia senza stabilire metriche chiare di successo o framework di valutazione adeguati.

Prospettive future e metodologie process-first

Per affrontare queste sfide, è opportuno implementare metodologie di mappatura dei processi per identificare gli effettivi punti critici operativi e analizzare le opportunità di intervento in maniera strategica, tenendo conto sia del budget disponibile che delle priorità (il famoso principio di Pareto per cui automatizzando il 20% delle attività si può ottenere l’80% dei benefici complessivi). Questo approccio prevede una strategia in 4 macro pillar:

  1. Discovery dei pain point: documentazione sistematica dei workflow attuali per identificare attività time-consuming, inclini agli errori o frustranti.
  2. Analisi dei colli di bottiglia: quantificazione dell’impatto di ogni pain point identificato su produttività, qualità e soddisfazione del cliente.
  3. Allineamento tecnologico: matching delle capacità tecnologiche specifiche alle sfide processuali mappate.
  4. Prioritizzazione dell’implementazione: ranking delle opportunità di intervento basato sul potenziale di impatto e sulla complessità implementativa

Ciascuno dei quattro pillar viene solitamente approfondito attraverso una serie di analisi a cascata, che consentono di affrontare il processo in modo strutturato e scientifico. Ma il quadro generale è chiaro: l’innovazione – soprattutto nel campo legale – richiede un approccio tanto creativo e audace quanto rigoroso e prevedibile, capace di coniugare visione strategica e metodo analitico.

Il mercato LegalTech si trova a un punto di svolta critico (l’ennesimo, sic). Mentre il potenziale di crescita rimane enorme, il successo (reale, di impatto, non solo di exit milionarie) dipenderà sempre più da implementazioni strategiche e focalizzate sui processi piuttosto che da approcci technology-first.

In un mercato affollato di soluzioni, il vantaggio competitivo appartiene a chi sa identificare ciò di cui ha effettivamente bisogno.

Man mano che procediamo nel 2025, la domanda non è più se adottare Legal Tech, ma come farlo in modo intelligente, misurabile e sostenibile. La maturità del settore si misurerà non tanto nell’entusiasmo per le nuove tecnologie, quanto nella capacità di implementarle strategicamente per creare valore reale e duraturo.

Note


[1] Si vedano le stime riportate nella ricerca di mercato verticale condotta dalla market research company californiana Grand View Research.

[2] CAGR (Compound Annual Growth Rate): è un indicatore che rappresenta il tasso di crescita annuo composto, una metrica finanziaria che misura l’annual growth rate di un investimento, mercato o business in un periodo di tempo specificato, assumendo che la crescita sia composta annualmente. È particolarmente utile per confrontare la performance di crescita di settori diversi e per effettuare proiezioni future, in quanto leviga le fluttuazioni anno per anno fornendo una media rappresentativa del trend di lungo periodo

[3] Secondo le proiezioni condotte dalla società di ricerca Arizton.

[4] Si veda qui

[5]  Si veda qui.

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