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Connessi ma alienati: il prezzo nascosto della rivoluzione digitale



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L’adozione dei dispositivi digitali ha ridefinito le norme sociali. Mentre i vantaggi sono innegabili, le comunicazioni frammentate hanno contribuito alla superficialità delle relazioni, aumentando il senso di isolamento e solitudine

Pubblicato il 8 gen 2025

Marco Lazzeri

Cyberpsicologo e formatore della didattica innovativa, esperto in realtà virtuale



alienazione digitale (1)

Negli ultimi decenni, i progressi tecnologici hanno profondamente trasformato il panorama delle interazioni sociali, introducendo strumenti innovativi che hanno generato numerosi vantaggi.

Come il digitale ha ridefinito le norme sociali

La possibilità di ampliare le reti sociali, mantenere connessioni a distanza, accedere rapidamente a informazioni e comunicazioni ha migliorato la qualità della vita sotto vari aspetti. Tuttavia, con questi sviluppi sono emerse nuove sfide, fra cui l’aumento dei sentimenti di alienazione e di solitudine.

L’adozione diffusa di dispositivi digitali, come smartphone e piattaforme social, ha infatti ridefinito le norme sociali. Le interazioni tradizionali, basate su conversazioni dirette e incontri fisici, sono state spesso sostituite da modalità di comunicazione più rapide, frammentate e spesso meno significative, come i messaggi di testo e i commenti online.

La superficialità delle relazioni nell’era digitale

Questa trasformazione ha contribuito a una crescente superficialità nelle relazioni interpersonali, che si rivelano talvolta insufficienti nel rispondere ai bisogni emotivi e psicologici individuali. La necessità di un’analisi critica sui cambiamenti determinati dall’uso delle tecnologie digitali diventa quindi essenziale, soprattutto per promuovere un equilibrio consapevole tra i vantaggi offerti dall’innovazione tecnologica e la necessità di coltivare legami autentici e soddisfacenti.

Definizione e dimensioni dell’isolamento sociale

La percezione di isolamento sociale non è esclusivamente un fenomeno derivante da un allontanamento fisico, ma rappresenta una condizione multidimensionale influenzata da fattori psicologici, sociali e culturali. Essa può manifestarsi anche in contesti iperconnessi, dove la quantità di interazioni spesso non si traduce in qualità, evidenziando così un divario tra il bisogno umano di connessioni significative e le modalità di comunicazione offerte dalle tecnologie moderne. L’isolamento sociale è, pertanto, un fenomeno complesso, con ripercussioni significative sul benessere psicologico e sulla salute generale.

Diversi studi hanno sottolineato che questa condizione è comune nella popolazione adulta e rappresenta un importante predittore di patologie come depressione, ansia e stress. Secondo Weiss (1973), il senso di esclusione sociale è un’esperienza universale, indipendente da fattori demografici come età, genere o status socioeconomico. Numerosi approcci teorici hanno analizzato questa esperienza, definendola come una risposta psicologica negativa derivante dalla discrepanza tra le relazioni desiderate e quelle effettivamente vissute.

In questa analisi, è possibile distinguere due forme principali di isolamento: l’isolamento emotivo, caratterizzato dalla percezione di un’assenza di figure di attaccamento significative e da un senso di abbandono, e l’isolamento sociale, correlato alla carenza di una rete sociale stabile che offra senso di appartenenza e supporto.

Isolamento sociale: fattori e implicazioni psicologiche

Un’analisi più approfondita sui fattori psicologici e sociali che contribuiscono all’isolamento sociale mostra come la pressione sociale e il senso di competizione possano amplificare questi stati. Ad esempio, l’alta pressione derivante da aspettative sociali, sia familiari che lavorative, contribuisce a un senso di insufficienza e distacco emotivo (Bowlby, 1980).

Le norme culturali, inoltre, possono favorire un contesto in cui il ritiro sociale diventa una strategia disadattiva per far fronte a stress e insicurezze relazionali. La solitudine, in questo quadro, si configura come un’esperienza articolata, segnata da un senso di vuoto interiore, una percezione alterata del tempo e da emozioni profonde e complesse come tristezza, vergogna e frustrazione. Essenziale è la valutazione soggettiva, ovvero la percezione individuale della qualità e quantità delle proprie relazioni sociali, una percezione dinamica influenzata da fattori quali l’identità personale, le esperienze di vita, il contesto socioeconomico, l’impegno sociale e le aspettative interpersonali.

A livello biologico, l’isolamento è associato a cambiamenti significativi: uno studio di risonanza magnetica funzionale ha mostrato un’associazione tra percezione di esclusione sociale e l’aumento dell’attivazione nella corteccia visiva in risposta a stimoli sociali negativi (Doane & Adam, 2010). Inoltre, studi hanno rilevato che l’isolamento relazionale è collegato a livelli elevati di cortisolo (Grent et al., 2009; Edwards et al., 2010), a un sistema immunitario indebolito (Powell et al., 2003; Cole et al., 2011) e a fenomeni fisici come un aumento della resistenza vascolare (Mendes et al., 2022), sonno frammentato (Kurina et al., 2011) e un rischio maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari (Patterson & Veenstra, 2010; Shiovitz-Ezra & Ayalon, 2010).

Accesso al supporto sicologico e condizioni socioeconomiche

Nonostante ciò, il rapporto tra isolamento sociale e mortalità rimane oggetto di dibattito: uno studio condotto in Israele non ha rilevato un legame significativo tra senso di esclusione sociale e aumento della mortalità (Stessman et al., 2014), mentre un altro ha evidenziato un rischio aumentato di mortalità in associazione all’isolamento, con un impatto maggiore tra le donne (Henriksen, 2017).

L’analisi delle condizioni socioeconomiche è fondamentale per comprendere le disuguaglianze nell’accesso a reti di supporto sociale e risorse psicologiche. Ad esempio, individui con un basso status socioeconomico tendono ad affrontare barriere strutturali più significative per mantenere rapporti interpersonali stabili, aggravando ulteriormente il senso di isolamento (Cacioppo et al., 2006).

Impatto delle tecnologie digitali e social media sulla qualità delle connessioni

L’arrivo delle tecnologie digitali e dei social media ha aggiunto ulteriori dimensioni alla percezione di solitudine. Nonostante la capacità di ridurre barriere geografiche e facilitare connessioni a distanza, gli strumenti digitali hanno anche accentuato alcuni aspetti della solitudine. In particolare, il divario tra il numero crescente di connessioni virtuali e l’assenza di rapporti autentici ha evidenziato come la solitudine possa manifestarsi anche in contesti iperconnessi. Questa dinamica suggerisce una trasformazione nel vissuto relazionale, dove il bisogno umano di significato si scontra con la superficialità delle connessioni digitali.

La comprensione dell’impatto delle tecnologie digitali sulla qualità delle relazioni sociali diventa fondamentale per affrontare le sfide di un mondo sempre più mediato dal virtuale. Gli studi recenti hanno dimostrato che la quantità non equivale alla qualità delle connessioni digitali, con molte persone che segnalano un senso di solitudine nonostante l’accesso costante ai social network. Questo è particolarmente vero quando l’interazione avviene attraverso modalità asincrone, come commenti o messaggi, piuttosto che attraverso esperienze di interazione diretta e reciproca (Turkle, 2011).

I social media hanno, fin dai loro esordi, trasformato le dinamiche comunicative. Boulianne (2015) e Chou et al. (2009) hanno sottolineato come queste piattaforme siano entrate rapidamente nella vita quotidiana delle persone, influenzando sia il lavoro che le dinamiche sociali. Tuttavia, il loro impatto sulla salute mentale è oggetto di analisi contrastanti. Alcuni studi suggeriscono che i social media possano offrire un supporto contro la solitudine, favorendo connessioni sociali (Cauberghe et al., 2021; Morahan-Martin & Schumacher, 2003; Nowland et al., 2018), mentre altri studi collegano un uso intensivo a condizioni di salute mentale peggiori (Gao et al., 2020; Geirdal et al., 2021) e un aumento dei sentimenti di solitudine (Bonsaksen et al., 2021).

L’impatto dell’intelligenza artificiale

Oltre ai social media, l’intelligenza artificiale (IA) ha introdotto ulteriori dinamiche legate alla percezione di solitudine sociale. L’interazione con l’IA, pur stimolando processi regolatori sociali, è spesso percepita come priva di qualità organica, generando sensazioni di isolamento (Ackerman & Kanfer, 2020; Huang & Rust, 2021). Questa particolare natura delle interazioni con l’I.A potrebbe innescare segnali di isolamento sociale, provocando così esperienze di solitudine (Ozcelik & Barsade, 2018; Reissmann et al., 2021).

Intelligenza artificiale e solitudine nel contesto lavorativo

In contesti lavorativi, l’utilizzo di sistemi IA può risultare socialmente isolante, poiché molte attività che in passato erano svolte attraverso scambi sociali, come la richiesta di pareri su questioni lavorative, vengono ora affidate a sistemi IA, che sono in grado di rispondere in modo rapido e preciso (Ransbotham et al., 2017). Il senso di solitudine derivante dall’interazione con questi sistemi può comportare conseguenze maladattive per i dipendenti, alimentando quello che è stato definito il “ciclo auto-rinforzante della solitudine” (Cacioppo & Patrick, 2008; Gabriel et al., 2021). Gabriel et al. (2021) evidenziano come gli effetti della solitudine siano particolarmente prevalenti durante le ore post-lavorative, con due principali esiti associati alla solitudine al di fuori dell’orario di lavoro: il consumo di alcol e l’insonnia.

La relazione tra solitudine e consumo di alcol

La relazione tra solitudine e consumo di alcol è ben documentata, con studi che mostrano una maggiore propensione al consumo di alcol tra coloro che si sentono soli (Bell, 1956; Zwerling, 1959) Oltre al consumo di alcol, un altro esito rilevante della solitudine è l’insonnia, che è strettamente correlata a questa condizione.

Solitudine e disturbi del sonno

Le ricerche mostrano che le persone sole tendono a soffrire di disturbi del sonno, come l’insonnia (Mikulincer, 1990; Peplau & Perlman, 1979; Perlman & Peplau, 1981; Sermat, 1978). Questo fenomeno è attribuito all’attivazione mentale persistente che spesso caratterizza la notte, con pensieri negativi legati alla percezione di isolamento sociale e alla riflessione sulle ragioni di questa separazione (Gabriel et al., 2021). Uno studio pubblicato sul Journal of Applied Psychology (2023) ha rilevato che i dipendenti che interagiscono frequentemente con i sistemi di intelligenza artificiale (IA) mostrano una maggiore probabilità di sperimentare solitudine, con effetti collaterali come insonnia e un aumento del consumo di alcol nel periodo post-lavorativo. La ricerca, condotta attraverso quattro esperimenti in vari contesti internazionali – Stati Uniti, Taiwan, Indonesia e Malesia – ha confermato una relazione significativa tra l’uso dell’intelligenza artificiale e problemi psicologici associati. La ricerca, guidata dal professor Pok Man Tang, PhD, dell’Università della Georgia, ha messo in luce come l’introduzione dell’intelligenza artificiale negli ambienti lavorativi stia dando origine a una nuova rivoluzione industriale, caratterizzata da significativi vantaggi ma anche da rischi emergenti.

I risultati degli esperimenti, come quello condotto su 166 ingegneri a Taiwan, hanno evidenziato che una maggiore interazione con questi sistemi intelligenti è associata a un aumento del rischio di solitudine, insonnia e consumo di alcol. Tuttavia, alcuni partecipanti hanno manifestato comportamenti prosociali, come l’assistenza reciproca tra colleghi, probabilmente in risposta alla solitudine percepita e alla ricerca di connessione umana. Ulteriori analisi hanno mostrato che i partecipanti con alti livelli di ansia da attaccamento mostravano reazioni ambivalenti nell’interazione con i sistemi I.A, alternando comportamenti positivi, come l’aiuto reciproco, a sintomi di solitudine e insonnia. Un esperimento comparativo condotto in Indonesia ha rivelato che limitare l’uso di tali tecnologie ha ridotto significativamente il consumo di alcol post-lavorativo, suggerendo che la frequenza di interazione con l’I.A può essere un fattore determinante.

Bilanciare innovazione e connessioni umane

Anche negli Stati Uniti e in Malesia, i risultati sono stati simili, con un’associazione tra l’uso frequente di I.A e l’insorgere di solitudine, ansia, insonnia e un aumento dello stress psicologico, accompagnato da comportamenti di coping negativi.

Questo studio solleva interrogativi importanti sulle implicazioni psicologiche e sociali dell’adozione crescente dei sistemi basati sull’intelligenza artificiale, invitando a una riflessione approfondita sul benessere psicologico dei lavoratori in un contesto sempre più tecnologicamente mediato. L’innovazione tecnologica rimane tuttavia un elemento chiave per migliorare l’accesso sociale e promuovere l’inclusione. Tuttavia, il suo utilizzo deve essere attentamente gestito per mitigare possibili effetti collaterali; trovare un equilibrio tra l’adozione consapevole delle tecnologie digitali e la promozione di relazioni autentiche, in un contesto sempre più segnato dalla prevalenza delle interazioni virtuali e dal fenomeno sempre più in accrescimento del senso di solitudine.

Bibliografia

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