Julie Jargon, giornalista del Wall Street Journal esperta di tecnologia, ha tre bambini. E un recente studio del CCDH le ha confermato che lei ha fatto bene, due anni fa, a non lasciare che i suoi figli usassero TikTok.
Social e salute mentale
TikTok fa male ai ragazzi? Ecco cosa devono sapere i genitori
Un recente studio del CCDH conferma che ancora TikTok continua a suggerire contenuti tossici, pericolosi per la salute mentale dei ragazzi. Si aggiunge a una crescente mole di studi ed evidenze riguardanti la pericolosità dei social e degli smartphone. Ecco cosa devono sapere i genitori
Direttore agendadigitale.eu
avvocato, Co.re.com. Calabria

Da ultimo, qualche consiglio per i genitori.
Innanzitutto devono chiedere ai figli di mostrare la loro pagina For You. Se il genitore rileva contenuti dannosi, probabilmente il figlio sta interagendo con quelli ed è il momento giusto per parlarne.
- I genitori, inoltre, possono aprire un loro profilo e, tramite questo, utilizzare il “family pairing”, disponibile su TikTok, per controllare i contenuti e limitare il tempo di utilizzo.
- È possibile anche filtrare i video contenenti parole o hashtag che possono indirizzare su contenuti inappropriati, e se ciò non è risolutivo possono digitare su “non interessato”. Si tenga conto che gli utenti sono soliti usare trucchetti per aggirare i filtri; invece di nominare il suicidio scrivono solo “tentativo” (attempt).
- Quando il feed diviene, giorno dopo giorno, sempre più problematico, è anche possibile aggiornarlo senza chiudere l’account, come facevano prima i minori per uscire dal flusso di contenuti tossici.
- Ma non è finita qui! Anche se aggiornato, il feed può in pochissimo tempo tornare al punto di partenza, perciò bisogna stare attenti a dove mettiamo i “mi piace”. Il famigerato algoritmo di TikTok ti sorveglia, e indugiare per un po’ su un contenuto comporta la riproposizione di quello e di altri simili più e più volte, senza posa.
Alla fine, sembra che l’unica scelta sicura sia quella definitiva di Julie Jargon, mamma ed esperta del campo: tenere i bambini e i ragazzi lontani da questo mondo che li cattura inesorabilmente; ogni rimedio appare come, come abbiamo appena visto, una fatica estremamente stressante per essi e per gli adulti. Al che vien da chiedersi se il gioco, che gioco il più delle volte non è, valga la candela
I social e la salute mentale dei giovani: gli studi
Una crescente mole di studi sembra suggerire che la salute dei giovani sta peggiorando e la colpa potrebbe essere dei social, che inducono a isolamento e a pensieri tossici.
Tra il 1994 e il 2010, la percentuale di adolescenti britannici che non si considerano simpatici è scesa leggermente dal 6% al 4%; dal 2010 è più che raddoppiata. Anche la percentuale di chi si considera un fallito, di chi si preoccupa molto e di chi è insoddisfatto della propria vita ha subito un forte incremento.
Le stesse tendenze sono visibili oltreoceano. Il numero di studenti delle scuole superiori statunitensi che affermano che la loro vita è spesso priva di significato è salito alle stelle negli ultimi 12 anni. In Francia, i tassi di depressione tra i 15 e i 24 anni sono quadruplicati nell’ultimo decennio.
In tutti questi casi è il 2010 l’anno di passaggio. Ed è proprio il periodo in cui gli smartphone sono diventati comuni e sono decollati i social.
Ad accusare il digitale per il fenomeno è soprattutto Jean Twenge, docente di psicologia alla San Diego State University e autrice di decine di studi pionieristici sull’argomento.
Un altro recente studio nota che è soprattutto tra le ragazze che aumentano i suicidi; il genere femminile è più esposto alla cultura tossica del cibo e del corpo sui social.
Ma è una teoria ancora lontana dall’essere universalmente accettata dai ricercatori. Alcuni obiettano che la salute mentale sembra peggiorare solo perché sono migliorate le diagnosi e comunque non è ovunque che i dati peggiorano. In Italia non ci sono le stesse evidenze.
Tuttavia si deve registrare anche un altro nuovo studio, fatto da gruppo chiamato Sapien Labs, che ha intervistato quasi 28.000 giovani tra i 18 e i 24 anni. Parte della Gen Z, Sapien descrive questa coorte come “la prima generazione che ha attraversato l’adolescenza con questa tecnologia”. Non sorprende che questa ricerca dimostri che lo stato mentale della Gen Z è peggiore rispetto alle generazioni precedenti.
L’aspetto più interessante, tuttavia, è che Sapien ha monitorato l’età in cui gli intervistati hanno ricevuto per la prima volta il cellulare e l’ha confrontata con la loro salute mentale. Ne è emerso un chiaro schema: i ragazzi che hanno ricevuto i telefoni in età più giovane avevano una salute mentale peggiore. La percentuale di femmine con problemi di salute mentale variava dal 74% di quelle che avevano ricevuto il primo smartphone all’età di sei anni al 46% di quelle che lo avevano ricevuto a 18 anni. Per i maschi, le percentuali erano del 42% e del 36%.
Il pattern era particolarmente evidente in una delle sei categorie di salute mentale, nota come “sé sociale”, che tiene conto di come ci vediamo e ci relazioniamo con gli altri. Sapien ha attribuito questo modello non solo all’aumento dell’uso della tecnologia, ma anche alla diminuzione delle interazioni con gli altri. “Considerando le statistiche che parlano di cinque-otto ore al giorno trascorse online durante l’infanzia, stimiamo che questo potrebbe spostare da 1.000 a 2.000 ore all’anno che altrimenti verrebbero trascorse in varie interazioni sociali faccia a faccia”, scrivono i ricercatori.
Anche questa può essere una correlazione e non un nesso causale. I bambini lasciati soli e da subito con i cellulari sono spesso di famiglie disagiate.
Gli studi comunque lasciano materiale di riflessione.
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