Le esperienze vissute in prima persona, ovvero viste dall’interno, assumono una rilevanza diversa rispetto a quella che può ottenerne un osservatore il cui punto prospettico sia esterno a tale esperienza. Altrettanto spesso accade che, vivendo in prima persona un determinato fenomeno, cioè stando all’interno di una determinata struttura, le cose che ne fanno parte, anche quelle più facilmente osservabili, non si riescano a scorgere, oppure non si riescano a percepire nel modo più corretto.
Prima della scoperta dell’Australia, si pensava esistessero solo cigni di colore bianco e si era parimenti convinti che non ne potessero esistere di differenti. In seguito, con la scoperta di questo continente, furono avvistati i primi cigni neri, ed il mondo cambiò. Ciò che avevamo imparato fino ad allora non bastava più a giustificare quanto stava, nel frattempo, accadendo.
Nassim Nicholas Taleb descrive un simile evento (repentino, traumatico, unico nel suo genere e dal forte impatto) definendolo: cigno nero.
I cigni neri causano il fatto che la storia non fluisca in modo sinuoso ed aggraziato, bensì sobbalzi. E sono salti enormi per noi tutti. L’evoluzione sociale, e quella tecnologia in modo particolare, non sono rappresentative di un lento e costante processo prevedibile, spiegabile e controllabile. Sono, piuttosto, composte da un’interminabile serie di eventi unici, traumatici, imprevedibili e dagli impatti enormi, che cambiano il mondo una volta e per sempre, forse non in meglio, ma in modo indipendente dalla nostra volontà.
Alcuni recenti esempi di cigno nero? Agli inizi degli anni ‘70 del Novecento apparvero le email, poi, i primi Personal Computer, nella metà degli anni ‘90 del secolo scorso fece la sua apparizione Internet, a seguire i telefoni cellulari e poi gli smartphone. E ancora: Google, Facebook, i tablet, Skype, Whatsapp, Uber, Car2go, Instagram, il Cloud computing, le Apps e chi più ne ha, più ne metta.
Forse, anche l’immagine sotto raffigurata può essere considerata un micro cigno nero.

Insomma, da quanti cigni neri è costellata la nostra vita? E’ importante prevedere gli eventi che possono sconvolgere il nostro ordine costituito delle cose? Quando un cigno nero accade come bisogna comportarsi? Siamo preparati per il nostro prossimo cigno nero?
Dal canto nostro, cercheremo di dare una risposta a tutte queste domande, con una serie di riflessioni, tanto serie, quanto ironiche, che abbiamo pensato di racchiudere all’interno di quattro articoli, che saranno, al contempo, “racconti contenitore”. Quello che intendiamo fare non è solo condividere con voi le parole, ovvero articoli scritti nei termini tradizionali, ma inaugurare una nuova forma comunicativa, più dinamica, cromatica e, ci auguriamo, attrattiva. Un nuovo approccio, perturbante, rivoluzionario, sovversivo, mai volto alla sterile polemica, piuttosto al risveglio delle nostre menti e coscienze. Tutto ciò, come dicevamo, con l’ausilio di immagini, ironiche, a volte sarcastiche, innovative, forse sciocche, ma simpatiche, che possano accompagnarci lungo il percorso e possano attrarre l’attenzione di voi tutti, rendendo il messaggio finale, se possibile, più fruibile ed intellegibile.

In particolare, i nostri quattro “racconti contenitore” avranno i seguenti titoli:
1. Il volo del gabbiano;
2. La caccia al tesoro;
3. Il vaso di terracotta;
4. Il gioco delle tre carte.
Ne “Il volo del gabbiano” tratteremo di cloud computing, di nuvole bianche e nuvole nere. Così come il gabbiano inizia il suo volo dalle scogliere verso le acque del mare alla perenne ed affannosa ricerca di cibo, allo stesso modo il nostro volo nel cloud computing non sarà, né scontato, né prevedibile.
Ne “La caccia al tesoro” illustreremo come, al mondo d’oggi, tanti pensino di possedere la mappa per raggiungere l’agognato tesoro e di come tanti altri siano convinti di poter utilizzare la conoscenza a fini egoistici, ovvero come strumento per ottenere un ritorno personale. Parleremo di come non ci si metta mai in discussione e di come, troppo spesso, si individuino i problemi altrove e mai in se stessi.
Ne “Il vaso di terracotta” ci occuperemo della Pubblica Amministrazione. Approfondiremo le motivazioni che, secondo noi, creano resistenza al cambiamento e di come questa rappresenti ormai un’ingarbugliata matassa di storture che necessita di essere dipanata con estrema urgenza.
Ne “Il gioco delle tre carte” analizzeremo la tematica del procurement (e-procurement e smart procurement). Parleremo di come gli usi e le consuetudini influenzino continuamente le scelte che oggi operiamo in tema di acquisizioni. Tratteremo anche di malcostume, di malaffare e di un management non sempre competente e consapevole, spesso celato dietro un intricato groviglio di norme che, nella realtà dei fatti, non salvaguarda nessuno.

Preventivamente sappiamo che questa nostra iniziativa non incontrerà l’approvazione di tutti voi e ce ne scusiamo anticipatamente, ma, come nostro costume, vogliamo assumerci la responsabilità di proporre innovazione. Siamo consapevoli che non si può solo parlare di cambiamento, bisogna principalmente agire ed essere in grado di mettere in campo azioni che lo rappresentino in termini reali.
Abbiate la pazienza, la compiacenza ed il coraggio di seguirci in questo nostro viaggio e chissà che, insieme, non si riesca a persuadere chi è ancora scettico sul fatto che innovazione è progresso.
I nostri Gummy Bears vi danno appuntamento a presto.









Questi articoli erano eccezionali, sicuramente tra i migliori pubblicati da Agenda Digitale e FPA, non capisco perchè vi siate fatti sottrarre gli autori da Key4biz https://www.key4biz.it/cittadini-attivi-ken-loach-cita-maslow-mentre-cerca-una-pa-fondata-sullumanita/177554/
Progetto portato a termine nei tempi convenuti e con risultati brillanti!
Come al solito gli impegni non sono stati mantenuti e al prologo non è seguito nessun articolo, proprio quello che mi aspettavo.
Per coloro che non se ne fossero accorti:
http://www.agendadigitale.eu/competenze-digitali/il-volo-del-gabbiano_1787.htm
W i gummy bears, spero che siano protagonisti anche dei prossimi episodi. Ottima la scelta di parlare del cloud.
Per i Gammy Bers ho pensato ai nomi dei più importanti autori di tragedie della Grecia antica: Eschilo, Sofocle ed Euripide. Ho scelto questi nomi perché nella tragedia greca riscontro due elementi che sono parimenti caratteristici anche dei lavori di Luca Attias e Michele Melchionda. Il primo è sotto il punto di vista comunicativo, difatti la tragedia sviluppa una forma del tutto innovativa, dove il mito, ovvero la parola, o racconto, si fonde con l’azione, cioè con la rappresentazione diretta. Il secondo è la marcata valenza sociale che l’antica tragedia greca aveva per gli abitanti della città di Atene.
Vedrete che come al solito non manterranno le promesse e il prologo non sarà seguito da nessun articolo, siamo in Italia, o no.
La scelta dei quattro argomenti mi pare azzeccatissima come mi sembra centrato partire dal cloud computing. Apprezzo il tentativo che da anni state facendo di far entrare certi termini e argomenti nelle case degli italiani.
I gammibers? ESTIQAATSI… pensa che gammibers molto carini davvero!
Cosa dire poi di nuova forma comunicativa? ESTIQAATSI… pensa che nuova forma comunicativa di Luca Attias e Michele Melchionda molto innovativa e consiglia fare tanti altri esperimenti ancora, e ancora, e ancora…
Infine, per i nomi dei gammibers, ESTIQAATSI… pensa che cosa giusta dare nomi e propone: “ESTI”-“QAA”-“TSI”…
Sono originaria della città di Palermo. All’interno del Palazzo dei Normanni, costruito nella parte elevata e più antica della città, si trova una delle chiese più affascinanti e suggestive del mondo: la Cappella Palatina, voluta da Ruggero II d’Altavilla, il primo re normanno di Sicilia. Al suo interno, nella cupola, ci sono dei mosaici magnificenti che, se non avete mai visto, vi invito a visitare, tra i quali quelli dei sette arcangeli, con tanto di nomi, motti ed attributi, secondo la tradizione bizantina prima e cattolica poi.
Per i gummy bears ho scelto i seguenti nomi:
“Michael” (paratus ad animas suscipiendas) che calpesta il drago e impugna una spada fiammeggiante;
“Gabriel” (Spiritus Sanctus superveniet in te) con fiaccola e specchio di diaspro;
“Raphael” (viatores comitor, infirmos medico) con vasetto di medicinali.
“Si educa molto con quello che si dice, ancor più con quello che si fa, molto più con quel che si è” (Ignazio di Antiochia)
I nomi che propongo per i gummy bears sono: “Veni”, “Vidi”, “Vici”. Questo mia iniziativa intende essere un omaggio alla professionalità e alla creatività degli autori (Attias e Melchionda) che, come valenti condottieri delle “Legioni della PA”, si scagliano valorosamente contro il malcostume e il malaffare, contro i burocrati e gli incompetenti, contro i raccomandati e i corrotti.
Secondo la tradizione “veni, vidi, vici” è la frase con la quale Gaio Giulio Cesare annunciò la straordinaria vittoria riportata su Farnace II, re del Ponto, ne dà notizia Plutarco: «Subito marciò contro di lui con tre legioni e dopo una gran battaglia presso Zela lo fece fuggire dal Ponto e distrusse totalmente il suo esercito. Nell’annunziare a Roma la straordinaria rapidità di questa spedizione, scrisse al suo amico Mazio tre sole parole: “Veni, vidi, vici”» (Vite Parallele – Alessandro e Cesare).
L’attenzione che Luca e Michele in questi anni hanno dato al cloud computing merita un grande plauso.
Attendo con curiosità il prossimo capitolo della saga e spero che riuscirà ad attirare l’attenzione di quanti non hanno finora avvicinato questo argomento.
Se l’obiettivo era anche quello di attirare l’attenzione su certi temi mi sembra che sia stato raggiunto alla grande.
Io riprenderei i nomi dei tre minions Stuart, Bob e Kevin quindi li chiamerei Stuart Bear, Bob Bear e Kevin Bear.
Che ne dite?
Il commento di “2 marroni” è volgare, sia sotto il profilo lessicale, che culturale. Soprattutto culturale. Se il tentativo di Luca e Michele (Dirigenti, non Magistrati!) di proporre all’opinione pubblica alcuni importanti concetti sul digitale attraverso una nuova forma di comunicazione, viene semplificato e tradotto in: “Attias e Melchiona (magistrati della Corte dei conti!) che alla faccia di noi tutti giocano con gli orsetti gommosi della Haribo”, bé, allora direi che proprio in questo risiede la vera e profonda volgarità del suo commento.
P.S.: L’iniziativa di Cosima, che voleva trovare dei nomignoli ai tre Gummy Bears, mi sembra decisamente carina e percorribile. Personalmente propongo: Ping, Pong e Pang (i tre ministri del regno “da favola” di Turandot).
Mi auguro che l’ultimo volgare post venga censurato.
In Italia si vive costantemente in un contesto di problemi soffocanti (scuola, sanità, giustizia, previdenza sociale, devo continuare?) che rendono la vita del cittadino un vero percorso ad ostacoli (magari! Molto peggio in realtà: un campo minato!) Ma non è finita qui, già, perché oltre al danno, è in agguato anche quest’altra beffa: Attias e Melchiona (magistrati della Corte dei conti!) che alla faccia di noi tutti giocano con gli orsetti gommosi della Haribo. Giusto, corretto dico io, sosteniamoli anche in questa bella iniziativa e cerchiamo dei nomi carini e simpatici per queste tre caramelline, che so: “Prendilo”, “Ciuccialo”, “Ingoialo”, possono andare? Beati loro, anime innocenti, candide e pie, che non hanno altri pensieri per la testa!
Che ne dite di Azure, Green e Brown?
Tutto si può dire ma non che non stimolino la discussione.
Questa forma comunicativa merita attenzione, lo meritano anche gli argomenti che i due dirigenti intendono trattare, il tutto si fa, dunque, molto interessante, e non è poco. Nell’attesa che venga pubblicato il primo dei “Rac-corti”, perché non ci divertiamo a trovare dei nomi ai tre gummy bears, vi andrebbe?
Ho visto che alcuni, forse ingannati da quello che succede presso altre testate (penso al Forum PA) scrivono domande come se esistesse una redazione che in questo caso non credo esista.
La storia la conosciamo tutti. Una giovane, dolce e pura, prigioniera nel corpo di un cigno, desidera la libertà, ma solo il vero amore spezzerà l’incantesimo. Il suo sogno sta per realizzarsi grazie a un principe. Ma… prima che lui le dichiari il suo amore, la gemella invidiosa, il cigno nero, lo inganna e lo seduce. Devastata, il cigno bianco si getta da un dirupo e si uccide e nella morte ritrova la libertà.
Sono vento a conoscenza dell’articolo solo per il tramite di un amico, mi potreste dare indicazioni su come fare a sapere quando usciranno fgli altri contributi?
grazie per l’attenzione
Oggi è domenica, il giorno del gioco, il giorno in cui il connubio tra Minions e Gummy Bears fa tornare gli adulti dei bambini, ed è una bellissima sensazione. Un sincero ringraziamento agli autori per il tentativo coraggioso e, definitivamente, sferzante.
Sono decisamente incuriosito dalle capacità professionali e dalla creatività che Luca e Michele sapranno mettere in campo, del resto, la loro iniziativa non è cosa da poco; cercare di dare una risposta a tutte le domande che si sono poste in questo prologo, congiuntamente alla nuova forma comunicativa, rendono il loro progetto un bell’esempio di cigno nero, che può risultare repentino, traumatico, unico nel suo genere e dal forte impatto, tanto in termini positivi, quanto negativi. Un bel coraggio davvero, e di ciò bisogna dargliene atto, ma, per i complimenti attendo il primo “Rac-corto”…
Visto che avete utilizzato i minions segnalo che aa fatto notizia nei mesi scorsi la “proclamazione” di 8000 Digital Champion (in realtà solo 1500 nominati) nei vari comuni italiani designati – sotto il coordinamento del Digital Champion nazionale, Riccardo Luna – allo scopo di agevolare e incrementare la diffusione della digitalizzazione nella PA italiana. Ma nel difficoltoso percorso verso il digitale la nostra PA ha bisogno di bravi comunicatori (di cui pure la necessità c’è) o di esperti preparati sulle delicate questioni del digitale e sulle loro sfaccettature legali e tecniche? Ci servono, in sostanza, dei Digital Champion o dei Digital Minion? Sulla necessaria divisione di competenze tra le varie figure coinvolte nel cambiamento digitale riflette spesso l’avv. Andrea Lisi e tutta ANORC.
In rete trovate vari contributi sulla vicenda.
As far as I’m concerned, the outcome is excellent! A real good job!
In termini generali il prodotto mi sembra sicuramente simpatico. Più che altro è da sottolineare positivamente il fatto che in questo covo di burocrati e perditempo (che in gergo definiamo pubblica amministrazione) qualcuno si prenda la briga di dare un contributo innovativo. Il tentativo è meritevole indipendentemente dal risultato.
Intollerabile il qualunquismo becero, forse stucchevole anche l’esaltazione eccessiva.
Si tratta comunque di un buon prodotto che stimola la curiosità e l’attesa per i successivi articoli.
Secondo voi esiste un limite all’indecenza? Vi sembra normale che due dirigenti della Corte dei conti, invece di essere produttivi e cercare di dare una mano per risolvere la crisi economica in atto, si mettano a giocare con gli orsetti di gomma? Secondo voi, lo hanno capito che il loro stipendio viene pagato dalle nostre tasse e che noi ci siamo rotti le palle di lavorare anche per chi passa le giornate a giocare? Davvero incredibile, poniamo un limite all’indecenza, per cortesia!
http://www.key4biz.it/eventi-video/dig-eat-2015-il-digitale-avanza-nonostante-gli-italiani-intervista-a-luca-attias-corte-dei-conti/
Quando i presupposti con i quali si fanno le cose sono eticamente sani e virtuosi, i risultati non tardano ad arrivare.
Stimo moltissimo l’ingegner Attias, che ho la fortuna di conoscere da diversi anni; non esprimerò alcun giudizio in merito al suo lavoro, qui pubblicato, solo perché si potrebbe pensare che io non riesca ad essere in nessun modo obiettivo. Ciò che intendo invece puntualizzare è che gli individui come lui, mossi da una sana e genuina passione per la “Cosa comune” e per il bene della comunità di cui fanno parte, anziché essere osteggiati, andrebbero messi nelle migliori condizioni di operare. Individui come lui rappresentano, difatti, la speranza della svolta etica, la speranza del mutamento culturale, una speranza concreta per noi tutti e per il futuro del nostro stesso Paese.
Questa nuova forma comunicativa mi convince; nella sua semplicità ed ironia si cela un elevato spessore culturale. Del resto Luca Attias ed il suo gruppo di lavoro ci hanno abituato male, direi quasi viziati…
Ne ho letti tanti di commenti, soprattutto positivi ed entusiastici. Oggi, vorrei dare anche il mio piccolo contributo, mettendo il segno di spunta su: “Pollice su”, “Accetta”, “Mi piace”
Voglio riprendere (modificare leggermente) il bel commento postato poco sotto da Antonio Cataldo:
‘I “Gummy Bears” sono il nulla, forse anche peggio. Minuscoli, insignificanti, ai limiti dell’indecenza, sono insulsi, sono pupazzetti stupidi. Scagliati con violenza contro un eventuale nemico, non credo possano aggiungere alcunché ai fini della vittoria finale’.
Ecco, io chiuderei semplicemente così!
A proposito di sorprese, non mi ero resa conto che le immagini si posso ingrandire… bastava fare un semplice “click” su di esse col muose… hi hi hi, che tonta!
Sono rimasto sinceramente sorpreso, ma anche perplesso, nel veder pubblicato l’ennesimo articolo a firma di Luca Attias. Mi spiego, non che io ignorassi il fatto che quest’ultimo scriva articoli, no di certo, piuttosto, che li pubblicasse in questa sede (Agenda Digitale), perché, in considerazione del grande successo della sua Community e dei suoi blog su Forum PA, ritenevo li volesse veder pubblicati soli lì. Del resto, la stima professionale, intercorrente tra Luca Attias e Carlo Mochi Sismondi, è evidente. Va bè, mie riflessioni…
P.S.: Ogni commento sulla bontà qualitativa dei prodotti dell’Ingegnere, e della sua Squadra di lavoro, è assolutamente superfluo. Davvero bravi.
Questi due dirigenti spaccano! Magari ce ne fossero in giro di competenti e creativi come loro! Complimenti!
Qualcuno mi dimostri che esiste qualcosa di simile in giro. La capacità di attirare l’attenzione unita a contenuti derivanti da una altissima competenza rende il prodotto unico nel suo genere.
Se andate sul sito del Forum PA http://www.forumpa.it/il-cigno-nero-una-serie-dalla-corte-dei-conti dove questo articolo è stato ripubblicato vi accorgerete che già ci sono quasi una cinquantina di commenti molto interessanti e che al momento si tratta dell’articlo di maggior successo del portale del Forum.
Vorrei saperne di più su questo Maurizio Piacitelli è l’unico autore sconosciuto.
Tutto ciò che fanno questi due dirigenti della Corte dei conti, assume valore. Sarà forse un caso? No, non credo proprio e immagino non lo crediate neanche voi. Tutti gli altri, burocrati e parrucconi vari, che non riescono a tenere il loro passo, invece di rodersi inutilmente il fegato, di osteggiarli, di deriderli, per poi agire nell’oscurità dell’anonimato con la bile che gli trabocca, postando commenti al gusto di vetriolo per lenire il dolore del loro orgoglio ferito, ebbene, costoro farebbero meglio (molto meglio!) ad imitarli, ad imparar qualcosa dai medesimi. Come dire, se non possono sconfiggerli (perché tanto non ci riescono, no matter what!), diamine, almeno siano scaltri e provino a farseli amici!
Saper affrontare le emergenze con distacco, ironia, leggerezza ed ottimismo non significa fregarsene, non significa deridere chi sta soffrendo, né sottovalutare la portata del problema. Significa piuttosto avere buon senso, coraggio e passione. Significa avere l’atteggiamento più corretto e propositivo; il miglior presupposto per poter affrontare ed abbattere gli ostacoli che la vita ci sbatte in faccia tutti i sacrosanti giorni.
I “Gummy Bears” sono il nulla, forse anche peggio. Minuscoli, insignificanti, ai limiti dell’indecenza, sono insulsi, sono pupazzetti stupidi. Scagliati con violenza contro un eventuale nemico, non credo possano aggiungere alcunché ai fini della vittoria finale. Tutto vero, ma essi sono molto, molto, molto di più. I “Gummy Bears” sono meravigliosi strumenti nelle mani di chi li ha creati. Essi possono strappare un sorriso, anche solo un commento, forse una parolaccia, possono stimolare, perturbare, in breve, possono attrarre l’attenzione dei tanti “distratti” in circolazione. In questo, possono quindi dare un contributo, nella speranza che, chi solitamente trascorre la vita a “guardarsi l’ombelico”, venga invogliato a fare qualcosa, anche un solo passo, un primissimo passo, in una qualunque direzione. Benvenuti “Gummy Bears”.
Bè, non voglio apparire come una moderna Cassandra, no di certo, ma sono convinto che, un giorno molto lontano da oggi, tutti noi ci stupiremo di vedere i “Gummy Bears” sulla prima pagina de “Il messaggero”, chissà…
Attendendo quel fausto giorno, il mio plauso, anzi, la mia personale standing ovation, va agli autori (Luca Attias e Michele Melchionda) per la meravigliosa opera che nel quotidiano svolgono a beneficio di tutta la comunità. Grazie “Gummy Bears”.
Questi gummy bears sono uno spasso, mi piacciono a non finire, che tenerezza! Li trovo adatti ad esprimere il nuovo approccio, perturbante, rivoluzionario, sovversivo, che Luca e Michele hanno voluto inaugurare. Bellissimi, questi tesorucci di gomma!
Cortesemente, potete comunicare quale sarà il calendario di pubblicazione dei quattro “Rac-corti”? Anticipatamente grazie.
Devo ammettere che sono partita un po’ prevenuta, l’idea di leggere un articolo con delle immagini alquanto “strane”, non mi allettava granché. Invece, lo ammetto, il risultato finale è stato del tutto inaspettato; fruibile, leggero, ironico e simpatico. Luca Attias e Michele Melchionda, come loro solito, sono riusciti a stupirmi, d’altra parte la passione e l’entusiasmo che mettono in tutto ciò che fanno non possiede alcun termine di paragone. Peccato, ce ne fossero di dirigenti come loro, forse, in Italia staremmo tutti meglio.
Da quanto stiamo scrivendo, ormai da giorni, ne scaturisce che l’innovazione fa riferimento più alle persone, che non alle organizzazioni. Ovvio, decisamente si, l’innovazione la fanno le persone. Luca Attias e Michele Melchionda ne sono una valente esempio.
Partiamo dai fondamentali, cioè dal concetto di innovazione che, secondo me, può essere sinteticamente definito con due parole: coraggio e fatica. Tanto coraggio e tanta fatica, eh già. Difatti, per portare all’attenzione del pubblico un’innovazione bisogna sapersi mettere in gioco, occorre cioè fare qualcosina in più, l’ordinario non basta. Ben sapendo che, nel cercare di fare qualcosa di nuovo, si corre solo il rischio di veder depauperata la propria credibilità. Per di più, poi, c’è la fatica, si, perché non basta avere l’intuizione, ci vogliono anche le energie e la capacità per mettere in campo la brillante idea che abbiamo avuto, per trasformarla in qualcosa di reale ed utilizzabile: un prodotto o un servizio, ecc. Pertanto, riassumendo la mia linea di pensiero; cominciamo con l’apprezzare il lavoro svolto da questi due dirigenti della Corte dei conti, perché, indipendentemente dal nostro grado di gradimento, tale lavoro è costato coraggio e fatica, entrambi fattori degni del nostro rispetto.