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IA e compiti per le vacanze: una nuova sfida per la scuola italiana



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Le vacanze estive italiane vedono un grande numero di compiti per gli studenti. Con l’introduzione di strumenti digitali come l’IA, questo scenario potrebbe cambiare radicalmente

Pubblicato il 24 lug 2025

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino



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L’uso dell’Intelligenza Artificiale (IA) nel contesto educativo sta crescendo rapidamente, e anche i compiti estivi potrebbero subire cambiamenti significativi. L’Italia, con il suo lungo periodo di vacanze estive, è un caso particolare in cui l’IA potrebbe avere un impatto profondo, sia nell’approccio che nel monitoraggio dei compiti assegnati.

Compiti estivi: la tradizione della scuola italiana

I compiti durante le vacanze estive non sono una prassi comune in molti paesi, ma l’Italia fa eccezione per diverse ragioni. Intanto la pausa estiva di oltre 12 settimane la rende uno dei Paesi al mondo con il più lungo periodo di sospensione estiva; per esempio in Germania le vacanze durano 6-8 settimane e in Francia 4, infatti i giorni di vacanza sono distribuiti durante l’anno e spesso non prevedono l’assegnazione di compiti.

Nel lungo periodo estivo bambini e ragazzi italiani sono tradizionalmente sommersi di compiti, attività che pur da svolgere in tre mesi rappresentano un appuntamento a dir poco fastidioso, soprattutto perché spesso ci si riduce all’ultimo minuto.

Proviamo a fare il punto su questa datata tradizione del sistema scolastico italiano e andare a vedere se l’introduzione di risorse digitali e soprattutto dell’Intelligenza Artificiale possa influenzare anche i compiti delle vacanze.

Le indicazioni ministeriali sui compiti estivi

Già nello scorso mese di aprile 2025 il Ministero dell’Istruzione e del Merito si era pronunciato a proposito dei compiti da assegnare durante il periodo scolastico, con la nota 2443 del 28 aprile 2025 ribadiva che “è importante che la programmazione delle verifiche da svolgere in classe, così come l’assegnazione di compiti e attività di studio da svolgere a casa, siano accuratamente pianificate da ciascun insegnante, anche avendo cura di valutare quanto eventualmente già definito dagli altri docenti del team o del consiglio di classe, nonché evitando che siano consegnati sul registro elettronico in serata per l’indomani. Una tale modalità di coordinamento evita il rischio di concentrare le attività di verifica in classe e quelle personali di studio pomeridiano in un’unica giornata. In questo modo, si può garantire una più equilibrata distribuzione delle verifiche durante la settimana, evitando che i carichi di lavoro per gli studenti siano troppo condensati e gravosi, nonché assicurare una migliore organizzazione del tempo da dedicare allo svolgimento dei compiti pomeridiani, soprattutto in concomitanza con giornate festive. Infatti, la scuola è il contesto educativo che deve creare le condizioni di serenità e fiducia per lo sviluppo armonico della personalità di tutti gli studenti”.

Si sono susseguiti commenti in gran parte positivi sia da parte dei docenti, che dell’intera popolazione scolastica.

Chatbot in classe e tutoraggio

I fautori sostengono che i chatbot in classe potrebbero democratizzare l’idea di tutoraggio personalizzando automaticamente le risposte agli studenti, consentendo loro di lavorare sulle lezioni al proprio ritmo. I critici avvertono che i bot, che sono addestrati su vasti database di testi, possono fabbricare disinformazione. Progettati specificamente per le scuole, i bot di tutoraggio spesso guidano gli studenti attraverso i passaggi sequenziali necessari per risolvere un problema.

Nel periodo estivo, posto che nessuna ulteriore indicazione ministeriale sia pervenuta dal MIM, la riflessione sul valore dei compiti, e nel caso della scuola italiana, in particolare su quelli assegnati per le lunghe vacanze estive, proviamo a fare il punto sulle modalità di svolgimento di tali attività e su come l’impatto dell’IA possa determinare scenari differenti.

Il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nei compiti scolastici

L’uso di ChatGPT da parte degli studenti italiani per svolgere i propri compiti a casa può rappresentare una sfida per la scuola di impostazione tradizionale.

Secondo una recente indagine, il 65% degli studenti italiani tra i 16 e i 18 anni utilizza ChatGPT o altri servizi di intelligenza artificiale generativa per studiare e fare i compiti. Il dato proviene da una ricerca promossa da NoPlagio.it, che si occupa di identificare sia plagi all’antica, cioè testi copiati da libri o articoli esistenti, sia, più recentemente, l’utilizzo di AI generative nei documenti. Secondo uno studio condotto dal centro studi statunitense Pew, invece, la percentuale di studenti che negli Stati Uniti usano questi servizi sarebbe più bassa di quella italiana (26%), per quanto raddoppiata rispetto al 2023.

La diffusione nelle scuole e università dei modelli linguistici come GPT-4 o Google Gemini, è un fatto misurabile empiricamente, parlando con studenti, docenti e genitori.

Studenti e studentesse a casa, senza quasi eccezione, reperiscono in rete le informazioni utili allo svolgimento del compito; alcuni di loro studieranno e confronteranno più articoli e più siti web e, attraverso azioni di sintesi, di rielaborazione e di riscrittura, ne ricaveranno un testo corretto e completo. Altri utilizzeranno uno dei primi siti indicizzati da Google, tentando comunque di modificare un poco il testo originario. Altri copieranno ciò che trova su specifici siti per studenti.

Ma se si pensa all’uso dell’IA ciascuno di loro può chiedere all’Intelligenza Artificiale di elaborare una relazione, un compito articolato, esercizi vari.

Come gli insegnanti possono gestire l’uso dell’IA

I docenti non possono permettersi di ignorare tutto questo né, di conseguenza, di continuare a svolgere il proprio ruolo come si faceva soltanto fino alla fine del 2022, quando CahtGPT fu lanciato da OpenAI.

Possono però adottare strategie e indirizzare studenti e studentesse verso un uso efficace dell’Intelligenza Artificiale.

A cominciare dai bambini e dalle bambine della scuola primaria dovrebbe essere promossa la consapevolezza della differenza tra riconoscere l’uso di questi strumenti e rivendicare il lavoro come proprio. Dovrebbero anche imparare a fidarsi – o meno – delle informazioni che vengono loro fornite su Internet.

Gli insegnanti quindi possono istruire gli studenti sull’importanza di utilizzare ChatGPT in modo responsabile e di integrare le informazioni ottenute dal modello di linguaggio artificiale con le fonti tradizionali di informazione. Si può anche incoraggiare a sviluppare le proprie capacità di analisi critica e di sintesi delle informazioni, piuttosto che limitarsi a copiare e incollare le risposte fornite da ChatGPT. I docenti poi possono assegnare compiti che richiedano coinvolgimento e partecipazione degli studenti, come lo stimolo a svolgere attività collaborative o di problem solving che richiedono l’interazione diretta tra gli studenti.

E ancora, gli insegnanti possono utilizzare strumenti tecnologici, come i software di controllo della proprietà intellettuale, per prevenire il plagio. Non da ultimo la scuola può anche investire nella formazione degli insegnanti e nella loro capacità di utilizzare le tecnologie digitali in modo efficace per la didattica, in modo da incoraggiare l’adozione di approcci innovativi e sostenere una didattica più efficace e inclusiva.

Non ci sono al momento studi o ricerche specifiche sull’impatto delle IA sullo svolgimento dell’assegnazione di attività estive, che ricordiamo sono decise in maniera assolutamente autonoma dai singoli docenti, talvolta su indicazione di dipartimenti o aree disciplinari, tuttavia appare necessario fermarsi a pensare se sia il caso da parte dei docenti e degli adulti, in un contesto come quello delle lunghe vacanze estive scolastiche italiane, di farsi delle domande sull’uso poco strutturato delle IA per svolgere i compiti e sul dovuto monitoraggio dei compiti, anche in previsione del prossimo anno scolastico.

Vale sempre la pena ricordare che è in corso un progetto del MIM sull’uso dell’IA come assistente virtuale, che sta coinvolgendo al momento 15 scuole di ogni grado in Italia, quindi con un’apertura all’uso strutturato delle IA, segno di una crescita di interesse in Italia dell’uso delle Intelligenze Artificiali nell’istruzione.

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