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Salute mentale sul lavoro: urgenza per imprese e legislatori



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La salute mentale sul lavoro è diventata una priorità strategica e normativa per le imprese, in un contesto segnato da trasformazioni tecnologiche e instabilità geopolitica. Comprendere le sfide e le normative internazionali aiuta le aziende a orientarsi verso soluzioni più efficaci e responsabili

Pubblicato il 8 ago 2025

Stefano de Luca Tamajo

partner di Toffoletto De Luca Tamajo



smart working e rischio burnout (1) lavoro ibrido

La salute mentale sul lavoro si conferma come una delle sfide più urgenti per le imprese. Stress, ansia e disagio psicologico sono in aumento e la gestione efficace del benessere e della salute mentale dei dipendenti non è più solo una buona prassi: è una responsabilità legale e strategica. La salute mentale in ambito lavorativo è quindi un tema cruciale per la compliance aziendale.

Abbiamo analizzato il contesto italiano e comparato le normative e le tendenze globali sul tema, grazie ai dati raccolti attraverso l’alleanza Ius Laboris, che riunisce oltre 1500 esperti in materia di diritto del lavoro in 56 Paesi.

Impatto delle trasformazioni tecnologiche sulla salute mentale

Nei moderni ambienti di lavoro, i progressi tecnologici stanno ridisegnando le dinamiche occupazionali, innescando un crescente stress legato all’incertezza. I lavoratori si trovano spesso ad affrontare la prospettiva di drastiche trasformazioni, incluse riorganizzazioni interne o delocalizzazioni. Queste preoccupazioni spesso contribuiscono a un netto incremento di stress e ansia sul lavoro.

Secondo uno studio recente condotto da ADP Research, un terzo dei lavoratori italiani è preoccupato per le possibili modifiche organizzative all’interno delle proprie realtà lavorative. Questo timore è ancora più pronunciato nei settori fortemente impattati dall’automazione e dalla digitalizzazione. L’incessante avanzamento tecnologico alimenta nei dipendenti il timore che le proprie capacità possano diventare obsolete, aggravando in maniera significativa i livelli di stress.

Salute mentale sul lavoro: gli obblighi previsti in Italia

In Italia, la legge impone ai datori di lavoro di adottare tutte le misure necessarie per tutelare non solo la salute fisica, ma anche quella psicologica dei dipendenti. Ciò include l’obbligo di valutare lo stress lavoro-correlato attraverso il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), adottando misure per prevenirlo e gestirlo.

Le implicazioni legali di una gestione inadeguata possono essere significative: dalle richieste di risarcimento danni economici e morali, fino a gravi conseguenze anche di tipo reputazionale per le aziende. Le recenti pronunce giurisprudenziali italiane confermano la crescente attenzione dei tribunali alla creazione di ambienti di lavoro psicologicamente sicuri.

Lo scenario attuale, segnato da ristrutturazioni aziendali, automazione e digitalizzazione, impone alle aziende di agire proattivamente. L’inerzia, oggi, è un rischio non solo umano, ma anche legale.

Confronto internazionale sulla salute mentale nei luoghi di lavoro

L’analisi comparata, condotta grazie ai dati raccolti da Ius Laboris – la più grande alleanza oltre 1500 esperti in 56 Paesi – nell’aprile 2025, hanno messo in luce un panorama molto eterogeneo.

I Paesi più virtuosi

  • Australia si distingue per una normativa che equipara i rischi psicosociali a quelli fisici, imponendo ai datori di lavoro l’obbligo di eliminarli o ridurli al minimo. Il mancato adempimento è soggetto a sanzioni da parte delle autorità di regolamentazione.
  • Svezia e Ungheria hanno rafforzato le misure sanzionatorie per chi non valuta e gestisce i rischi psicosociali. In Svezia, la salute mentale è la principale causa di assenza per malattia e la legge impone valutazioni regolari e scritte dei fattori di rischio.
  • Ucraina, nonostante il contesto drammatico della guerra, ha introdotto una legge dedicata alla salute mentale sul lavoro, con raccomandazioni specifiche per i datori di lavoro.
  • Paesi Bassi e Grecia obbligano alla prevenzione attiva dello stress lavoro-correlato, con codici di condotta e valutazioni regolari dei rischi psicosociali.

I sistemi ancora in evoluzione

  • Polonia, Lussemburgo e Repubblica Ceca riconoscono il problema ma non prevedono obblighi specifici ben definiti in materia di salute mentale. Le tutele si fondano su principi generali di sicurezza o su norme antidiscriminatorie, rendendo più incerta l’applicabilità.
  • In Spagna e Cile, strumenti di valutazione esistono, ma il quadro legale è frammentato e ancora poco incisivo nel prevenire gli effetti dello stress e dell’iperconnessione.
  • Il Brasile ha deciso di posticipare l’entrata in vigore di una nuova normativa riguardante la gestione dei rischi psicosociali, con l’obiettivo di chiarire alcuni aspetti normativi e garantire un’implementazione più efficace.

L’integrazione della salute mentale nel risk management aziendale

La salute mentale è ormai una componente imprescindibile del risk management aziendale.

Investire nella prevenzione, nella formazione e in sistemi efficaci di valutazione dello stress lavoro-correlato è oggi un atto dovuto, ma anche un vantaggio competitivo. Possono quindi essere adottare delle misure proattive per salvaguardare la salute mentale dei propri dipendenti, non solo per ottemperare a specifici obblighi di legge, ma anche per promuovere un ambiente di lavoro più sano e produttivo.

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