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Self publishing su Amazon affonda: contenuti AI e truffe rovinano tutto



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Il self publishing su Amazon si è trasformato da opportunità democratica a battaglia algoritmica. Contenuti generati dall’IA e recensioni false stanno compromettendo la qualità, penalizzando autori onesti e ingannando i consumatori

Pubblicato il 22 set 2025

Alberto Caschili

Consulente Legale per il mondo Digitale



self publishing su Amazon

Il self publishing è certamente una delle tendenze più importanti dell’editoria negli ultimi anni: ha infatti reso più democratico l’accesso alla pubblicazione e ha permesso a chiunque di diventare autore.

In tale scenario, Amazon Kindle Direct Publishing (KDP) continua ad essere un punto di riferimento, una piattaforma di facile accesso in cui ogni anno vengono pubblicati milioni di titoli. Tuttavia, dietro questa facciata di opportunità si nasconde una realtà più complessa e preoccupante.

La trasformazione del self publishing in una strategia di marketing

Per avere la meglio dell’algoritmo che governa Amazon, infatti, gli aspiranti autori non si concentrano più sulla creazione di contenuti di valore, bensì sulla ricerca di nicchie profittevoli attraverso l’analisi dei trend di ricerca. Identificano cioè argomenti che generano molte ricerche ma hanno poca concorrenza, trasformando la scrittura in una mera operazione di marketing. E così, quello che in origine doveva essere un modo per rendere più facile l’accesso e la condivisione di libri, ha finito con il trasformarsi in un campo di battaglia dove la qualità dei contenuti passa in secondo piano rispetto alla capacità di intercettare le richieste del mercato.

Un modello che si estende oltre i libri

Peraltro, va detto che il problema non sia certo limitato al solo mondo dei libri, ma si rifletta invece in tutti i prodotti venduti su Amazon. La stessa logica che spinge a creare ebook su argomenti di tendenza viene applicata alla vendita di qualsiasi prodotto fisico: dalla tecnologia agli articoli per la casa, tutto viene selezionato e posizionato sulla base dei trend di ricerca, piuttosto che sul valore intrinseco dell’offerta.

L’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato editoriale

L’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa ha amplificato significativamente i problemi sopra accennati, trasformando quello che era un fenomeno preoccupante in una vera e propria emergenza per l’ecosistema editoriale. In passato, infatti, anche chi voleva sfruttare le nicchie profittevoli doveva comunque affrontare la “sfida della scrittura” e senza competenze specifiche sull’argomento, produrre contenuti credibili richiedeva tempo, ricerca e un minimo di impegno intellettuale. Insomma, esisteva una barriera naturale che fungeva da filtro, limitando la proliferazione di contenuti completamente privi di valore.

Ebbene, l’intelligenza artificiale ha rimosso questo ostacolo. E oggi chiunque può generare un libro completo su qualsiasi argomento in poche ore, senza possedere alcuna competenza specifica sul tema trattato. I modelli linguistici avanzati sono infatti in grado di produrre testi apparentemente corretti su qualsiasi tema, dalle guide turistiche ai manuali tecnici, dai libri di cucina ai saggi di sviluppo personale. Il risultato? Un ventaglio di pubblicazioni prive della sostanza che deriva dall’esperienza reale e dalla competenza autentica.

Ma non è finita qui, perché è la scalabilità l’aspetto più allarmante di questa evoluzione: se infatti in passato un singolo autore “opportunista” poteva pubblicare al massimo qualche decina di titoli all’anno, oggi l’AI permette di generare centinaia di libri in pochissimo tempo. Intere biblioteche virtuali vengono create e pubblicate in modo automatizzato, saturando il mercato di contenuti di qualità discutibile e rendendo sempre più difficile per i lettori distinguere tra contenuti autentici e quelli generati artificialmente.

Il pericolo delle informazioni errate nei contenuti generati

Il rischio di disinformazione costituisce poi un’altra conseguenza grave di questo fenomeno. I contenuti generati dall’AI, pur essendo linguisticamente corretti, possono infatti contenere “allucinazioni”, ovvero informazioni imprecise, obsolete o completamente errate. Nel caso delle guide turistiche, ad esempio, molti utenti di Amazon hanno notato descrizioni di località inesistenti o informazioni pratiche completamente sbagliate, senza alcuna foto reale o esperienza diretta del territorio. Contenuti che non solo ingannano i consumatori, ma possono anche causare danni concreti a chi si affida a tali informazioni per pianificare viaggi o prendere decisioni importanti.

Come i publisher manipolano l’algoritmo di posizionamento

Come avviene nelle trame più complesse, però, le cose non sono affatto così semplici. E per comprendere per quale motivo il self-publishing stia attraversando una fase così delicata, è bene introdurre un altro protagonista: il sistema di posizionamento di Amazon, che si basa su algoritmi complessi che considerano diversi fattori, tra cui il numero di vendite, le recensioni e il coinvolgimento degli utenti.

E così, alcuni publisher con minori scrupoli hanno imparato a manipolare questi meccanismi attraverso specifiche strategie. Il loro piano inizia tipicamente con la pubblicazione di un ebook a un prezzo estremamente basso, spesso pochi euro o addirittura gratuito. Una tale condizione consente loro di generare rapidamente un alto volume di download, segnalando all’algoritmo che il prodotto è popolare e meritevole di visibilità.

Una volta ottenuto un buon posizionamento iniziale, entrano in gioco le recensioni false. Reti organizzate di account fittizi o gruppi di persone coordinate, lasciano recensioni positive, spesso dettagliate e apparentemente autentiche, che consolidano la posizione del prodotto nei risultati di ricerca. Il meccanismo crea un circolo vizioso: più recensioni positive riceve un prodotto, più sale nelle classifiche, più viene visto e acquistato da utenti ignari, più riceve recensioni legittime che si mescolano a quelle false, rendendo ancora più difficile distinguere la realtà dalla manipolazione.

La strategia si applica a tutti i prodotti venduti su Amazon

Anche in questo caso, giova ricordare che il sistema non è certo un’esclusiva dei soli libri digitali ma si estende a tutti i prodotti venduti su Amazon. Dal settore tecnologico a quello della cosmesi, dalle attrezzature sportive agli articoli per la casa, la stessa logica viene applicata sistematicamente, con i venditori che investono importanti risorse in queste pratiche, ben sapendo che il posizionamento algoritmico è tutto: un prodotto che non appare nei primi posti dei risultati di ricerca è praticamente invisibile, indipendentemente dalla sua qualità intrinseca.

I consumatori ignari cadono nella trappola algoritmica

Di tutto questo, ovviamente, i consumatori rimangono il più delle volte ignari. Vedendo prodotti con centinaia di recensioni positive e posizioni di rilievo nei risultati di ricerca, gli acquirenti tendono a presumere che si tratti di prodotti di qualità apprezzati da una vasta base di clienti. Una presunzione di legittimità che è a sua volta rafforzata dall’interfaccia stessa di Amazon, che presenta tutte le informazioni in modo uniforme, senza distinguere tra recensioni autentiche e manipolate. Il risultato è che i consumatori prendono decisioni di acquisto basandosi su informazioni distorte, spesso scoprendo la realtà solo dopo aver completato la transazione.

Impatto su editori e venditori onesti

La proliferazione di contenuti di bassa qualità e pratiche commerciali scorrette ha creato una situazione di concorrenza sleale che continua a penalizzare gravemente chi investe davvero nella qualità. Gli editori tradizionali e gli autori onesti si trovano a competere non solo sul merito dei loro contenuti, ma anche contro sistemi di manipolazione algoritmica che premiano chi è disposto ad aggirare le regole. Un editore che pubblica un libro dopo mesi di ricerca, editing professionale e controllo qualità si ritrova a dover competere contro centinaia di titoli simili prodotti in poche ore dall’intelligenza artificiale e spinti artificialmente in cima alle classifiche.

I costi di questa concorrenza sleale sono molteplici. Prima di tutto, c’è un costo economico diretto: gli investimenti in qualità non vengono ripagati perché i prodotti di qualità superiore faticano a emergere in un mare di contenuti mediocri ma ben posizionati. Gli investimenti in ricerca, sviluppo e miglioramento della qualità vengono scoraggiati, creando una spirale negativa che impoverisce tutti. In secondo luogo, c’è un costo in termini di tempo e risorse: gli operatori onesti devono dedicare sempre più energie non al miglioramento dei loro prodotti, ma alla comprensione e all’adattamento alle logiche algoritmiche della piattaforma.

Ci sono poi altri due effetti da considerare. Uno è l’effetto sulla visibilità: gli algoritmi di Amazon sono progettati per premiare segnali di popolarità e engagement, non necessariamente la qualità intrinseca dei contenuti. Un libro scritto da un esperto riconosciuto, frutto di ricerche e editing professionale, e professionalmente editato può finire sepolto nelle pagine successive dei risultati di ricerca, mentre titoli mediocri ma ben promossi dominano le prime posizioni. Un altro è il fatto che le barriere all’ingresso per nuovi marchi e piccole realtà si sono paradossalmente alzate nonostante la presunta democratizzazione della piattaforma. Se infatti tecnicamente chiunque può pubblicare su Amazon, emergere è diventato quasi impossibile senza ricorrere a pratiche di manipolazione algoritmica o investimenti significativi in pubblicità. Insomma, si ha accesso a una piattaforma globale ma non si hanno i mezzi per competere efficacemente.

Implicazioni legali ed etiche della manipolazione editoriale

Dal punto di vista legale, le pratiche di manipolazione algoritmica e recensioni false configurano diverse potenziali violazioni normative.

In primo luogo, rappresentano una forma di concorrenza sleale che danneggia sia i consumatori che gli operatori onesti. L’utilizzo di recensioni false per influenzare le decisioni di acquisto costituisce una pratica commerciale ingannevole. Inoltre, la vendita di prodotti o contenuti di qualità inferiore a quella pubblicizzata può configurare ipotesi di frode commerciale.

La risposta normativa europea e le difficoltà applicative

La Direttiva Omnibus dell’Unione Europea, ha rafforzato significativamente le tutele per i consumatori proprio in risposta a questi fenomeni.

Viene richiesto alle piattaforme di indicare i metodi di verifica delle recensioni e dichiarare se le stesse siano state oggetto di verifica oppure no.

Tuttavia, l’implementazione pratica di queste norme si scontra con la complessità tecnica di identificare e rimuovere le recensioni false in modo sistematico, specialmente quando vengono utilizzate tecniche sempre più sofisticate per renderle indistinguibili da quelle autentiche.

Le implicazioni etiche sono altrettanto significative e riguardano la responsabilità delle piattaforme nel garantire un ambiente commerciale equo e trasparente dove il consumatore è tutelato e può prendere delle scelte d’acquisto consapevoli e non condizionate da artifici o raggiri.

Verso un necessario intervento strutturale

Appare evidente come il sistema del self publishing su Amazon sia oggi a un punto di svolta critico. Quello che era nato come uno strumento di democratizzazione dell’editoria si è infatti trasformato in un campo di battaglia dove la quantità ha sopraffatto la qualità.

La proliferazione di contenuti generati dall’intelligenza artificiale, combinata con sofisticati meccanismi di manipolazione algoritmica, ha creato un ambiente dove il successo commerciale è sempre più disconnesso dal valore reale offerto ai consumatori.

Le conseguenze di questa situazione sono notevoli e, a lungo termine, potrebbero anche interessare una generale perdita di fiducia nei contenuti digitali e un ritorno verso fonti di informazione più tradizionali e verificate, vanificando molti dei benefici della rivoluzione digitale.

L’urgenza di interventi strutturali è evidente e richiede un approccio coordinato che coinvolga piattaforme, legislatori e stessi operatori del settore.

Solo attraverso un impegno condiviso sarà possibile predisporre un ambiente sicuro dove effettuare acquisti preservando l’affidabilità che i consumatori hanno il diritto di aspettarsi.

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