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Nvidia, miliardi in OpenAI e Intel: ecco le conseguenze



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L’investimento da 5 miliardi di dollari di nVidia in Intel e la maxi-partnership da 100 miliardi con OpenAI segnano una nuova fase nel mercato dei chip e dell’intelligenza artificiale. Il circo dell’AI può così continuare, ma le incognite sul suo futuro economico restano intatte. Solo, la posta in gioco si alza ancora per l’economia mondiale

Pubblicato il 26 set 2025

Antonio Cisternino

Università di Pisa



tpu gpu

L’investimento di nVidia di cinque miliardi di dollari in Intel e l’annuncio della partnership tra nVidia e OpenAI per un valore di 100 miliardi di dollari suggeriscono significativi smottamenti nel panorama dell’AI e dell’hardware necessario al suo funzionamento.

Il colosso delle GPU sembra voler consolidare la propria posizione nel mercato globale dell’IT differenziando i propri investimenti e sostenendo l’impiego delle proprie tecnologie nella realizzazione di AI factories. Cerchiamo di capire come questi movimenti potranno influenzare le tecnologie nei prossimi mesi.

L’investimento di Nvidia in Intel

L’annuncio dell’investimento in Intel mediante l’acquisizione del 4% del valore del celebre colosso che ha dominato il panorama delle CPU per decenni non poteva passare inosservato, soprattutto per il valore simbolico che sottolinea il sorpasso di nVidia nel panorama del chipmaking.

nVidia non è nuova a questo tipo di investimenti visto il tentativo di acquisire ARM che naufragò nel 2022, ma l’ingresso in Intel con una quota azionaria che non consente comunque di influenzarne le politiche ricorda più l’investimento che Microsoft fece in Apple negli anni novanta: contribuire a sostenere Intel aiuta nVidia a bilanciare il mercato evitando di accentuare la propria posizione di monopolio, inoltre nell’annuncio i due big hanno sottolineato come questo accordo abbia come obiettivo non prendere il controllo di Intel ma quella di creare un’alleanza industriale rafforzando la posizione di Intel nella produzione di chip integrando chiplet nVidia nelle CPU Intel in ottica di realizzazione di infrastrutture AI.

L’accordo può anche essere visto come la necessità di nVidia di differenziare i propri investimenti nel campo della produzione di chip potendo contare anche sulle Chip factories di Intel oltre a TMSC, elemento sicuramente apprezzato dall’amministrazione statunitense.

Va anche ricordato che già l’amministrazione statunitense precedente aveva supportato la creazione di impianti di produzione statunitensi prevedendo 8 miliardi di dollari di investimenti e 11 miliardi in sgravi fiscali per poter riportare la produzione di chip in America.

Nel 2024 Intel aveva ricevuto l’approvazione di quasi 8 miliardi di dollari a sostegno della produzione nazionale. La mossa di nVidia può anche essere letta in ottica di riportare parte della produzione in USA viste anche le pressioni dell’amministrazione corrente e lo sbilanciamento nella produzione di nVidia a Taiwan, zona che potrebbe divenire complessa a causa del clima geopolitico mondiale.

Infine, la crescita di AMD nello spazio dei supercomputer come fornitore di soluzioni CPU e GPU può essere, almeno in parte, compensato da questa join venture inedita, fornendo ad Intel la tecnologia che non è riuscita a sviluppare in autonomia negli ultimi dieci anni nonostante numerosi tentativi ed annunci.

L’accordo porterà inevitabilmente anche ad un consolidamento della posizione di mercato di CUDA, la popolare libreria di nVidia, elemento centrale all’attuale dominio del mercato e ora minacciato dal costo sempre più significativo per l’acquisizione delle GPU capaci di eseguire codice AI; non a caso nVidia ha annunciato la disponibilità di una workstation a relativamente basso costo (circa 3000$) per abbassare il prezzo di chi sviluppa o fa ricerca su AI. La disponibilità di tecnologie nVidia in Intel e viceversa sembrano quindi aprire una maggiore penetrazione nel mondo degli AI PC che oggi usano altri acceleratori per eseguire modelli locali.

L’investimento in OpenAI

La partnership di 100 miliardi di dollari tra nVidia e OpenAI può essere letta in vari modi.

OpenAI utilizzerà il denaro proveniente dagli investimenti di Nvidia per contribuire all’acquisto dei nuovi chip prodotti da Nvidia, un accordo circolare che consente all’azienda produttrice di chip di trasformare la liquidità del proprio bilancio in nuove entrate. Tali accordi circolari sono comuni nel mondo dell’IA e hanno sollevato interrogativi sulla misura in cui le nuove vendite riflettono la domanda reale del mercato rispetto al capitale riciclato all’interno del settore.

La prima fase dovrebbe essere avviata nella seconda metà del 2026 utilizzando la piattaforma Vera Rubin di Nvidia. Le aziende hanno dichiarato che intendono finalizzare i dettagli della loro nuova partnership nelle prossime settimane.

Secondo un’analisi di NewStreet Research, per ogni 10 miliardi di dollari investiti da Nvidia in OpenAI, la startup spenderà 35 miliardi di dollari in chip Nvidia. Questo accordo riduce i margini tipici di Nvidia per i chip all’avanguardia, ma garantisce una domanda continua e offre un’ancora di salvezza alle aziende di IA a corto di liquidità. Si tratta di fatto di uno sconto per OpenAI.

Gli analisti di NewStreet hanno dichiarato di aspettarsi che Nvidia offra accordi simili a xAI e ad altri operatori con “problemi di liquidità”.

Da una parte è importante ricordare che OpenAI è uno dei fulcri del progetto da 500 miliardi di dollari Stargate, annunciato dal Presidente Trump al suo discorso di inizio mandato e spinto da Larry Ellison, patron di Oracle; dall’altra sembra che nVidia abbia necessità di assicurarsi la rilevanza nell’implementazione delle proprie tecnologie attraverso un largo impiego da parte della startup di AI più famosa al mondo.

Se infatti OpenAI dovesse cominciare a sviluppare sistemi multi-GPU potrebbe contribuire a ridurre la centralità di nVidia, come testimonia un recente annuncio di OpenAI che informa di collaborare anche con AMD per la roadmap della GPU MI400 del colosso texano. Inoltre, Broadcom  sembra aver ottenuto un contratto di dieci miliardi di dollari al fine di fornire chip personalizzati ad OpenAI (con la conseguente reazione negativa dei titoli di nVidia e AMD).

In questo insieme complesso di relazioni l’annuncio dell’investimento di nVidia ha fatto aumentare la capitalizzazione del colosso di 160 miliardi di dollari, rafforzando la percezione che si tratti della tecnologia centrale allo sviluppo dell’AI.

La partnership offre ad OpenAI l’accesso alle GPU di nVidia in volumi essenziali per la realizzazione dei datacenter Stargate, e continua a consolidare la sua posizione di big tech dell’AI, mantenendo una percezione più completa del proprio ruolo rispetto a quella del competitor Anthropic.

La differenziazione dei propri investimenti sembra essere una caratteristica comune di questi giganti, se infatti OpenAI flirta con i grandi produttori di chip, anche nVidia non limita i propri investimenti a OpenAI seguendo anche altre piste per assicurarsi un futuro nel mercato dell’intelligenza artificiale del futuro.

Investimenti da capogiro che avranno un ritorno?

Diviene sempre più difficile tenere traccia di questi grandi smottamenti, si parla di investimenti che raggiungono come volumi il PIL di un’intera nazione, ma non sempre si tratta di soldi veri. A volte gli accordi prevedono scambi di opzioni su titoli o di tecnologie, e questo rende ancora più difficile comprendere gli effetti sulle alleanze e sullo sviluppo delle tecnologie stesse.

Dopo quarant’anni dal film ritorno al futuro servono vari gigawatt per alimentare l’AI, ben di più rispetto a quelli necessari per far funzionare l’immaginaria macchina del tempo. Oggi non si aspettano fulmini, ma si realizzano centrali dedicate con incredibili dispendi di risorse, e a sentire Sam Altman OpenAI dovrà perdere altri 44 miliardi di dollari fino al 2029 per divenire finalmente profittevole.

Questi investimenti da una parte spingeranno ulteriormente lo sviluppo delle tecnologie AI, ma allo stesso tempo potrebbero scuotere i mercati allo scoppio di una bolla che tutti sentiamo crescere. Non resta che continuare ad osservare.

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