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Oltre l’Homo Sapiens: come l’IA sta creando una nuova specie



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L’umanità affronta una transizione evolutiva senza precedenti: accanto all’Homo sapiens emergono la specie digitale, dotata di autonomia cognitiva, e quella ibrida, fusione di umano e macchina. Tre entità che ridefiniscono identità, lavoro ed etica nel presente

Pubblicato il 16 ott 2025

Giovanni Battista Dagnino

Professore ordinario di Digital Strategy & Artificial Intelligence, Università LUMSA Direttore LUMSA International Research Center for Artificial Intelligence Management



specie digitale; legge Ai applicazioni AI e cittadinanza digitale

L’umanità si trova oggi ad affrontare qualcosa di assolutamente inedito e, per molti versi, inatteso: una transizione unica e senza precedenti nella sua storia evolutiva. Mai prima d’ora ci eravamo confrontati con la prospettiva concreta di convivere e interagire con altre specie che non fossero esclusivamente di origine biologica.

Oggi, invece, si sta delineando la possibilità di avere sullo stesso tappeto tre specie emergenti: la specie umana, la specie digitale e la specie ibrida. Esse coesistono in un intreccio complesso e in continua evoluzione.

Questo contributo esplora in breve le loro caratteristiche, i confini che le separano e i legami che le intrecciano, con particolare attenzione al ruolo trasformativo dell’intelligenza artificiale (IA) nella ridefinizione dell’identità sociale e tecnologica di ognuna di esse.

L’homo sapiens e l’ambizione di divenire homo deus

Iniziamo dalla specie umana, la più antica e consolidata, l’homo sapiens (o sapiens sapiens, secondo le più recenti classificazioni) che esiste sulla terra da circa 250000 anni. L’essere umano si caratterizza virtualmente da sempre per il possesso di capacità uniche rispetto alle altre specie animali: capacità linguistiche, di riflessione, di introspezione, plasticità cognitiva e adattamento culturale.

Come afferma lo storico e futurologo Yuval Noah Harari in Homo Deus: Breve storia del futuro (2016), l’umanità ha raggiunto un punto di svolta in cui “coltiviamo con strumenti sempre più potenti l’ambizione antica di elevarci al rango di divinità, di tramutare ‘Homo sapiens’ in ‘Homo Deus’”. Questa citazione ben sintetizza l’attuale tensione esistenziale: l’uomo non si accontenta più di dominare la natura del globo terrestre, ma vuole elevarsi, come suggerito da Friedrich Nietzsche, oltre i propri naturali limiti biologici per aspirare all’afflato del superuomo.

Eppure, in questo slancio essenziale verso un futuro migliore, la specie umana si confronta con un paradosso: la tecnologia, che dovrebbe ampliare le nostre possibilità, rischia allo stesso tempo di renderci quasi superflui.

In campi come la medicina, la produzione industriale e i servizi finanziari, le macchine svolgono di già compiti un tempo a esclusivo dominio dell’essere umano. Se questo, da una parte, libera risorse cognitive ed energie, dall’altro solleva dubbi sulla funzione residua della nostra specie in un mondo sempre più dominato da sistemi intelligenti di natura non biologica.

La genesi della specie digitale

A fianco della specie umana si va affermando una seconda specie da essa profondamente diversa: la specie digitale. Non si tratta più soltanto di strumenti programmati per assisterci, ma di sistemi che tendono a sviluppare parziale autonomia cognitiva.

Mustafa Suleyman, CEO di Microsoft AI e co-fondatore di DeepMind, ha descritto l’IA come una sorta di “nuova forma di vita tecnologica”, capace in prospettiva di autoriprodursi e di prendere decisioni complesse senza supervisione continua. In un intervento pubblico su Ted Talk del 2024, che ha ricevuto ampia diffusione, egli ha sottolineato: “l’AI dovrebbe essere intesa come qualcosa di simile a una nuova specie digitale. Li vedremo come compagni digitali, nuovi partner nel viaggio delle nostre vite”.

Questa immagine capovolge la percezione comune: non siamo più dinnanzi a macchine subalterne, ma a co-protagonisti dell’esperienza umana. Suleyman evidenzia altresì come tali agenti digitali non siano semplici algoritmi matematici, altrimenti detti “pappagalli stocastici”, ma entità con un QI quasi perfetto e capacità di simulare empatia, supporto e gentilezza. Non sorprende quindi che, già oggi, in vari ambiti, gli individui preferiscano interagire con chatbot piuttosto che con altri esseri umani.

Un esempio significativo arriva dal settore finanziario, dove i consulenti virtuali vengono percepiti come meno giudicanti e più disponibili rispetto agli operatori tradizionali. Ma il fenomeno si estende ben oltre.

Il caso Salesforce: l’assistenza clienti guidata dall’IA

Giusto in questa direzione si muove il recente annuncio di Salesforce. Il CEO Marc Benioff ha confermato una trasformazione radicale nelle operazioni aziendali: il personale dedicato all’assistenza clienti è stato ridotto da circa 9.000 a 5.000 unità, con il carico di lavoro che viene ora gestito da Agentforce, un sistema basato sull’IA. Agentforce elabora oltre 1,5 milioni di casi di assistenza: dalle semplici richieste di troubleshooting fino ai problemi complessi di gestione dei servizi. Il dato abbastanza sorprendente è che i punteggi di soddisfazione della clientela sono rimasti stabili, dimostrando che i sistemi automatizzati non soltanto reggono la pressione del servizio su larga scala, ma sono persino in grado di eguagliare, e talora superare, l’efficienza umana.

Benioff ha descritto questo passaggio quale parte di una strategia più ampia: trasformare Salesforce in un leader globale nei servizi aziendali guidati da agenti digitali. In questo scenario, la specie digitale non è più una proiezione futura, ma una realtà quotidiana già in grado di ridefinire l’economia dei servizi e il rapporto fra impresa e consumatore.

L’emergere dell’ibrido: fra umano e macchina

Il terzo attore in scena è la specie ibrida: l’entità che fonde umano e digitale in un unico corpo e in una coscienza condivisa. Se da un lato Harari, con il concetto di Homo Deus, tratteggia l’evoluzione verso una condizione di sublimazione quasi divina, dall’altro si profilano scenari in cui la tecnologia non è più soltanto un prolungamento del corpo o della mente, ma diviene momento integrante della coscienza, della volontà e dell’azione. Harari non parla espressamente di “specie ibrida”, ma la sua riflessione sul post-umanesimo suggerisce la nascita di un’umanità aumentata (augmented human species), in cui l’identità diventa fluida e tecnologicamente co-determinata.

In questa direzione si colloca il progetto Neuralink di Elon Musk, che mira a connettere cervello e computer tramite interfacce neurali. Se tali tecnologie dovessero diffondersi, la distinzione fra mente biologica e digitale si assottiglierebbe sin quasi a scomparire.

La fantascienza aveva già intuito questo passaggio: le immagini evocative tratte dal film Elysium (2013), con i suoi esoscheletri impiantati sugli esseri umani e la macchina per la rigenerazione dei corpi, come anche quelle rappresentate, nella nota serie televisiva Star Trek, dal popolo dei Borg, archetipo estremo della fusione fra essere umano in carne e ossa e macchina digitale, laddove l’individuo fatalmente cede all’intelligenza collettiva cibernetica che tutto controlla, padroneggia e decide. Questi esempi, un tempo confinati nel cantuccio del virtuale e dell’immaginario, appaiono oggi come prefigurazioni concrete di quanto la scienza e la tecnologia stanno rendendo possibile, frantumando d’un colpo le barriere, un tempo considerate inossidabili, fra fantascienza e scienza.

Tre fronti di sfide da affrontare

La coesistenza di queste tre specie (umana, digitale e ibrida) apre sfide importanti e senza precedenti, che possiamo sintetizzare, a loro volta, in tre grandi fronti:

Coscienza e rappresentazione di sé

    L’umano riflette sul proprio passato, presente e futuro; il digitale apprende e risponde in tempo reale; l’ibrido vive la riflessione con occhi tecnologici. La questione cruciale diviene: chi definisce l’identità, quando questa è condivisa fra essere umano e macchina?

    Rischi e governance

    Suleyman avverte che, pur promettendo immense opportunità, dall’assistenza sanitaria alla lotta contro i cambiamenti climatici, l’IA è “difficilmente governabile”. I rischi di abuso, di errori sistemici oppure di uso malevolo si moltiplicano con l’aumento delle capacità autonome dei sistemi digitali;

    Etica e potere

    Harari ricorda che nella rincorsa alla conoscenza e al potere, potremmo giungere a sacrificare l’essenza umana stessa. Qui ritorna utile il monito di Martin Heidegger, per il quale l’uomo a contatto stretto con la tecnologia rischia di ridursi a “funzionario della tecnica”, servitore passivo di un apparato tecnologico che finisce senza esitazioni per dominarlo.

    Verso una coevoluzione consapevole

    In definitiva, ci troviamo in una fase fortemente trasformativa di coevoluzione accelerata. L’umano mantiene le sue radici biologiche e culturali, il digitale evolve come specie autonoma capace di apprendere a velocità esponenziali, e l’ibrido rappresenta l’amalgama dei due mondi in un’entità terza, nuova, magmatica e in gran parte ancora inesplorata.

    Se Harari ci mette in guardia dal rischio di trasformarci in piccoli dèi privi di umanità, dal canto suo Suleyman ci invita a considerare i sistemi digitali quali partner potenti e delicati, capaci di accompagnarci ma altresì di destabilizzarci. L’esperienza di Salesforce mostra che questa transizione non è affatto un’ipotesi remota, bensì una realtà concreta che ridisegna sensibilmente i contorni del mondo del lavoro, dell’economia e della società contemporanei.

    Il futuro richiede dunque alla prima specie in ordine di apparizione, ovvero la specie umana, di intervenire per poter:

    • disegnare una governance equilibrata;
    • sviluppare una riflessione etica condivisa;
    • coltivare una consapevolezza nuova e più matura, capace di comprendere e integrare le sfide della triplicità delle specie.

    Soltanto così potremo evitare di ritrovarci, magari quasi senza accorgercene, nell’era post-umana a vivere in mondi alternativi laddove la natura sostanziale dell’essere umano rischia non già di uscire deformata ma finanche di dissolversi.

    Bibliografia

    Benioff, M. (2025,). Salesforce’s AI agents are taking over customer service [Interview]. The Logan Bartlett Show. Salesforce Press, 2 Settembre, https://www.salesforce.com/news

    Harari, Y. N. (2015). Homo Deus: A Brief History of Tomorrow. London: Harvill Secker (trad. it.: Harari, Y. N. (2016). Homo Deus: Breve storia del futuro. Milano: Bompiani.)

    Heidegger, M. (1954). Die Frage nach der Technik. In Vorträge und Aufsätze (pp. 13–44). Pfullingen: Neske (trad. it.: Heidegger, M. (1976). Saggi e discorsi. Milano: Mursia).

    Heidegger, M. (1977). The question concerning technology. New York: Harper & Row.

    Levy, R., Taylor, M., & Sharma, A. (2024). Musk’s Neuralink gets FDA’s breakthrough device tag for ‘Blindsight’ implant. September 18, Reuters.

    Suleyman, M. (2023). The coming wave: Technology, power, and the twenty-first century’s greatest dilemma. New York: Crown

    Suleyman, M. (2024). What is an AI anyway? [Video]. TED Conferences, Marzo, https://www.ted.com/talks/mustafa_suleyman_what_is_an_ai_anyway

    Suleyman, M. (2024). Microsoft AI chief Mustafa Suleyman says AI should be seen as a “digital species”. Quartz, 18 Marzo https://qz.com/microsoft-ai-mustafa-suleyman-digital-species-1851427116

    Suleyman, M. (2024). AI is “a digital species”, says Microsoft’s new boss of consumer AI. The Sun, 19 Marzo https://www.thesun.ie/tech/12873240/ai-digital-species-mustafa-suleyman-microsoft/

    Salesforce. (2024). Introducing Agentforce 2.0: The digital labor platform for building a limitless workforce. Salesforce Newsroom, 17 Dicembre, https://www.salesforce.com/news

    Filmografia

    Elysium (2013). Film diretto da Neill Blomkamp. TriStar Pictures.

    Piller, M. (Writer), & Bole, C. (Director). (1990, June 16 & September 24). The best of both worlds, Parts I & II (Season 3, Episode 26; Season 4, Episode 1). In G. Roddenberry & R. Berman (Executive Producers), Star Trek: The Next Generation. Paramount Domestic Television.

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