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Milleproroghe 2026 spiegato: perché i rinvii contano per imprese e servizi



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Il decreto dell’11 dicembre 2025 rinvia scadenze su fisco, lavoro, welfare, sanità e imprese. Ecco le proroghe più rilevanti e cosa indicano sui limiti dell’attuazione, tra coordinamento normativo, sistemi informativi e capacità amministrativa

Pubblicato il 15 dic 2025

Maurizio Carmignani

Founder & CEO – Management Consultant, Trainer & Startup Advisor



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Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri l’11 dicembre 2025 rinvia scadenze e fasi attuative su fisco, lavoro, welfare, sanità, imprese e pubblica amministrazione. Una lettura ragionata delle proroghe più rilevanti, tra esigenze di coordinamento normativo e limiti strutturali dell’attuazione permette di avere il quadro di cosa aspetta cittadini e imprese nel 2026. Tra le altre, è importante sottolineare che la riforma tributaria è stata rinviata al 2027.

Il decreto si inserisce nella tradizione dei provvedimenti di fine anno che intervengono non tanto per introdurre nuove politiche, quanto per riallineare tempi, scadenze e fasi di attuazione di riforme già avviate.

Anche questa volta il cuore del decreto è rappresentato da una serie di rinvii che riguardano ambiti molto diversi tra loro ma che condividono una logica di fondo: evitare che l’entrata in vigore formale delle norme preceda la loro sostenibilità operativa.

Come si legge il Milleproroghe 2026 tra rinvii e conversione in legge

Come sempre, è utile ricordare che il Milleproroghe è un decreto-legge e che il testo approvato dal Governo dovrà essere convertito dal Parlamento entro sessanta giorni.

In questa fase non sono rari aggiustamenti, precisazioni o riscritture parziali. Come di consueto, il quadro definitivo emergerà solo dopo la conversione in legge, ma le proroghe approvate dal Consiglio dei ministri delineano già con chiarezza le aree in cui l’attuazione delle riforme richiede tempi più lunghi e un maggiore coordinamento tra norme, amministrazioni e operatori.

Ciò non toglie che la mappa delle proroghe delineata dal Consiglio dei ministri consenta già di cogliere alcune linee di tendenza piuttosto chiare.

Fisco: più tempo nel Milleproroghe 2026 per la riforma tributaria

Sul versante fiscale il rinvio più rilevante riguarda l’architettura della riforma tributaria.

L’entrata in vigore di diversi Testi Unici, collegati al riordino delle sanzioni, alla giustizia tributaria, ai versamenti e alla riscossione, nonché all’imposta di registro e ai tributi indiretti, viene spostata al primo gennaio 2027.

Si tratta di una scelta che segnala la difficoltà di far partire simultaneamente un impianto normativo ampio e interconnesso, senza aver completato il necessario lavoro di coordinamento tra norme, prassi e sistemi informativi.

Il rinvio, in questo senso, non è solo tecnico ma anche politico: riconosce implicitamente che l’efficacia di una riforma dipende dalla capacità di essere applicata senza generare contenzioso e incertezza.

Sanzioni stradali nel Milleproroghe 2026: stop all’adeguamento automatico

Nello stesso ambito si colloca la conferma, anche per il 2026, della sospensione dell’adeguamento biennale all’inflazione delle sanzioni previste dal Codice della strada.

Una misura apparentemente minore, ma dal forte valore simbolico, perché congela un meccanismo automatico che avrebbe comportato un aumento generalizzato delle multe in una fase ancora segnata da tensioni sui redditi disponibili.

Catasto e turismo open air: rinvio mirato nel Milleproroghe 2026

Sempre guardando agli adempimenti, il decreto interviene anche sul fronte catastale, rinviando al 15 dicembre 2026 il termine per la presentazione degli aggiornamenti relativi agli allestimenti mobili nelle strutture ricettive all’aperto.

Una proroga che interessa un segmento specifico del turismo, ma che restituisce bene il senso del Milleproroghe: guadagnare tempo per adeguarsi a obblighi che, se applicati rigidamente, rischierebbero di penalizzare settori caratterizzati da forte stagionalità e da asset difficilmente assimilabili all’edilizia tradizionale.

Lavoro e previdenza: nel Milleproroghe 2026 conta la continuità

L’area lavoro e previdenza è una delle più dense del provvedimento.

Le sintesi disponibili indicano la proroga dell’operatività di incentivi e agevolazioni già introdotti nel corso del 2024, con particolare riferimento all’occupazione giovanile, all’inserimento di lavoratrici svantaggiate, all’autoimpiego nei settori innovativi e agli interventi nelle aree della ZES unica del Mezzogiorno.

Anche qui il messaggio è soprattutto di continuità: evitare interruzioni brusche mentre imprese e consulenti stanno ancora costruendo piani occupazionali che si basano su questi strumenti.

Sul versante previdenziale viene inoltre prorogata la sospensione dei termini di prescrizione per i contributi dovuti da parte delle pubbliche amministrazioni, insieme al regime attenuato sui ritardi nei versamenti, confermando una gestione più flessibile di obblighi che, in caso contrario, rischierebbero di tradursi in partite meramente contabili.

Welfare e sanità: il Milleproroghe 2026 allunga i tempi delle riforme

Il capitolo welfare e sanità riflette una tensione analoga tra ambizione riformatrice e prudenza attuativa.

Da un lato viene prorogata al 31 dicembre 2026 l’attività istruttoria per la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni, riconoscendo implicitamente la complessità di stabilire standard uniformi su tutto il territorio nazionale.

Dall’altro lato viene esteso fino alla stessa data lo scudo penale per il personale del Servizio sanitario nazionale, limitando la punibilità ai casi di colpa grave in contesti segnati da carenze strutturali di organico, e viene mantenuta la deroga al vincolo di esclusività che consente ai sanitari, entro certi limiti, di svolgere attività libero-professionale.

Sempre in ambito socio-assistenziale, il decreto rinvia più tappe della riforma sulla non autosufficienza.

Slittano i decreti attuativi relativi ai punti unici di accesso, alle unità di valutazione multidimensionale e ai piani assistenziali individualizzati; vengono differite la fase di sperimentazione e, più in generale, la piena generalizzazione del nuovo modello, che si sposta progressivamente verso il 2027 e il 2028.

Una scelta che segnala la volontà di non forzare i tempi su un terreno in cui l’innovazione istituzionale deve necessariamente fare i conti con la capacità amministrativa e organizzativa dei territori.

Imprese: credito garantito e polizze rinviate nel Milleproroghe 2026

Per le imprese, il Milleproroghe conferma alcuni strumenti chiave.

Le modalità operative del Fondo di garanzia per le PMI vengono prorogate fino al 31 dicembre 2026, garantendo continuità a uno dei principali meccanismi di supporto all’accesso al credito, soprattutto in una fase in cui il costo del denaro resta un fattore critico.

Più articolato è invece il tema delle polizze assicurative contro i rischi catastrofali. Il decreto prevede proroghe differenziate: per le piccole e microimprese il termine viene spostato al 31 marzo 2026, mentre per i settori della pesca e dell’acquacoltura l’obbligo slitta fino al 31 dicembre 2026.

Un passaggio che richiede attenzione, perché rompe l’idea di una scadenza unica e impone alle imprese di verificare con precisione la propria collocazione settoriale e dimensionale.

PA e governance societaria: proroghe organizzative e assemblee a distanza

Infine, sul fronte della pubblica amministrazione e della governance societaria, il decreto proroga una serie di disposizioni pensate per garantire continuità operativa: estensioni di graduatorie, regimi transitori sul personale e, per quanto riguarda il mondo delle imprese e degli enti, la possibilità di svolgere assemblee con modalità esclusivamente a distanza fino al 30 settembre 2026.

Una misura nata in emergenza, ma che nel tempo si è trasformata in una leva di semplificazione e riduzione dei costi, oggi difficilmente reversibile.

Milleproroghe 2026 come bussola: cosa indicano i rinvii

Nel complesso, il Milleproroghe 2026 non introduce svolte radicali, ma disegna un orizzonte temporale più dilatato per molte riforme in corso.

Per imprese, professionisti e amministrazioni il punto non è tanto l’elenco delle proroghe, quanto la capacità di leggere questi rinvii come segnali: dove il legislatore fatica a tenere il passo dell’attuazione, dove i sistemi non sono ancora pronti e dove, di conseguenza, conviene muoversi con anticipo, anziché attendere l’ennesimo slittamento.

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