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Educare alla consapevolezza digitale: il caso del progetto Safely



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Un progetto che punta ad aumentare la consapevolezza sui rischi della rete e come tutelarsi: ecco Safely, che tramite un portale e contenuti informativi ha l’obiettivo di promuovere best practice di cittadinanza digitale

Pubblicato il 25 ago 2025

Valeria Barone

Dottoranda, Fondazione Marco Biagi, Unimore; Officina informatica “Diritto Etica e Tecnologie”, CRID – Unimore, ESSE CI Centro Studi



scuola del futuro; progetto safely

Tanto è urgente e importante acquisire competenze tecniche, considerando la pervasività della digitalizzazione nella quotidianità, così lo è sviluppare una cittadinanza consapevole, capace di abitare criticamente gli spazi digitali. La creazione di consapevolezza è alla base del progetto Safely – Social media Awareness For Education and Legal Youth, coordinato dal CRID – Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità dell’Università di Modena e Reggio Emilia – Unimore.

Un’iniziativa volta a promuovere una cultura della cittadinanza digitale consapevole, critica e partecipata, rivolta in particolare alle giovani generazioni: si tratta infatti di un progetto nato per accompagnare ragazzi e ragazze nel riconoscimento delle opportunità e dei rischi dell’ambiente digitale, offrendo strumenti concreti per orientarsi tra pratiche comunicative, forme di controllo e dinamiche relazionali sempre più complesse.

Progetto Safely, obiettivi e attività

Finanziato nell’ambito dello Spoke 8 di Serics “Risk Management and Governance” coordinato dal professor Michele Colajanni, Professore ordinario di Ingegneria informatica all’Alma Mater Studiorum Università di Bologna (Progetto EcoCyber: coordinatrice la professoressa Raffaella Brighi) della Fondazione SERICS, il progetto ha avuto come PI il professor Thomas Casadei, ordinario di Filosofia del diritto presso il Dipartimento di Giurisprudenza e Direttore del CRID.

Tra le molteplici attività sviluppate una serie incontri con le scuole del territorio modenese che hanno consentito non solo di registrare la distanza tra i discorsi pubblici sull’educazione digitale e le realtà vissute dai giovani ma di approfondire temi come l’hate speech e il cyberbullismo, nonché le pratiche di esclusione dai gruppi scolastici, la diffusione di video inviati senza consenso, le dinamiche di controllo tra pari, e ancora le difficoltà a parlare con adulti che sembrano non capire o minimizzare la rilevanza dell’impatto delle tecnologie.

La mappa dei comportamenti dannosi

Nel corso degli incontri è emersa con forza la necessità di un linguaggio condiviso. È a partire da queste esperienze che sono stati realizzati alcuni strumenti educativi, tra i quali si segnala in particolare la “Mappa dei comportamenti dannosi”, disponibile sul portale del progetto Safely.

Si tratta di una mappa pensata per “dare un nome alle cose”: per aiutare i ragazzi e le ragazze, ma più in generale la cittadinanza tutta, a riconoscere, decodificare, nominare i principali rischi in cui si può incorrere utilizzando le tecnologie. Si tratta di un glossario interattivo che raccoglie, spiega e contestualizza i principali comportamenti lesivi in rete – dal ghosting al doxxing, dal sexting al cyberstalking, solo per citarne alcuni tra gli oltre 60 censiti – al fine di favorire consapevolezza e auto-riflessione.

Un gruppo di lavoro articolato e interdisciplinare, unito da una visione comune, ha condiviso la convinzione profonda che educare alla cittadinanza digitale significhi innanzitutto prendersi cura delle nuove generazioni ponendosi in stretto dialogo con loro.

Gli strumenti del progetto Safely

Il portale Safely, piattaforma informativa e interattiva dedicata alla prevenzione e alla cultura della cybersicurezza, e, in secondo luogo, la guida multimediale Giovani in rete. Per un uso consapevole delle tecnologie, curata da Thomas Casadei, Valeria Barone, Benedetta Rossi, che raccoglie in forma agile e accessibile riflessioni, dati ed esperienze maturate durante le attività progettuali.

Pensata principalmente per studenti e studentesse, la guida – che contiene anche una serie di podcast tematici – è rivolta anche a insegnanti, genitori, figure impegnate nei mondi della formazione e, più in generale, alla cittadinanza. Il suo intento è fornire indicazioni operative, spunti critici e risorse per affrontare con consapevolezza le sfide del digitale. Perché comprendere i rischi è importante, ma lo è altrettanto riconoscere le potenzialità educative, relazionali e partecipative delle tecnologie.

Lo sportello informativo

Tra le azioni più significative del progetto, oltre ad altri volumi in corso di pubblicazione, vanno infine segnalati l’imminente attivazione, presso il CRID, di uno Sportello informativo, strumento pensato per colmare il divario tra i bisogni reali dei più giovani e le risposte delle istituzioni, e di un Osservatorio sui comportanti in rete e nei social network.

Il messaggio che Safely consegna all’opinione pubblica e alle istituzioni è chiaro: l’educazione alla cittadinanza digitale non può esaurirsi in iniziative estemporanee o in meri adeguamenti normativi. Serve un cambiamento culturale profondo, che coinvolga l’intera comunità educante. Università, scuole, famiglie, associazioni, ragazzi e ragazze devono poter agire insieme per costruire un ecosistema comunicativo basato su rispetto, responsabilità e consapevolezza.

Safely non è soltanto un progetto di ricerca. È una proposta educativa. Un invito a ripensare le forme della convivenza digitale, a partire da un ascolto autentico delle nuove generazioni.

Nota

Oltre al Prof. Thomas Casadei, hanno lavorato come componenti del progetto il Prof. Gianfrancesco Zanetti, Ordinario di Filosofia del diritto presso il Dipartimento di Giurisprudenza e fondatore del CRID, la Prof.ssa Claudia Canali, Associata di Sistemi di elaborazione delle informazioni presso il Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” e coordinatrice del Progetto Ragazze digitali, e il Dr. Mauro Andreolini, Ricercatore di Informatica presso il Dipartimento di Scienze Fisiche, Informatiche e Matematiche, membro dell’Institute for Systems and Technologies of Information, Control and Communication (INSTICC).

Assai nutrito anche il gruppo di lavoro operativo, che ha via via sviluppato e curato le diverse fasi progettuali: la Dott.ssa Valeria Barone, dottoranda di ricerca Unimore e consulente scientifico-organizzativo del progetto SAFELY; il Dott. Michele Balbinot e il Dott. Marco Mondello, assegnisti di ricerca coinvolti stabilmente nelle attività del progetto.

A essi si sono affiancati, con competenze trasversali e contributi preziosi, numerosi esperti ed esperte: la Prof.ssa Barbara Giovanna Bello (Università della Tuscia), l’Avv. Matteo Di Francesco (esperto di diritto del lavoro), il Dott. Francesco Faenza (Rtda in Ingegneria informatica presso Unimore), l’Avv.ta Francesca Florio (esperta di diritto penale e divulgatrice sui temi delle nuove tecnologie), la Dott.ssa Michela Malpighi (Centro Documentazione CRID), il Dott. Riccardo Mescoli (Dottorando di ricerca in Ingegneria informatica presso Unimore) e la Dott.ssa Claudia Severi (Dottoranda di ricerca presso Unimore, Fondazione S. Carlo Modena, Almo Collegio Borromeo di Pavia).

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