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Riciclaggio criptovalute: la nuova sfida dei commercialisti



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Il crescente utilizzo delle criptovalute presenta nuove sfide per i professionisti del settore finanziario. Commercialisti e consulenti devono essere formati per riconoscere e gestire anomalie nelle transazioni digitali, prevenendo il riciclaggio di denaro

Pubblicato il 8 gen 2025

Carla Fantoni

direttrice marketing Alavie



criptovalute (4) (1)

Il mondo dei pagamenti elettronici, da quelli più tradizionali con carte prepagate, carte di pagamento, peer to peer fino ad arrivare ai cripto asset e quindi alle criptovalute, è certamente foriero di nuove opportunità di lavoro per i professionisti, ma allo stesso tempo, va conosciuto e gestito con grande cura perché è uno strumento altamente utilizzato per fini di riciclaggio.

Per i commercialisti, che svolgono un ruolo cruciale nell’adempimento delle normative antiriciclaggio, è fondamentale comprendere queste evoluzioni per poter effettuare i controlli necessari ed eventualmente segnalare le operazioni sospette.

La crescita delle FinTech e l’impatto sul lavoro dei commercialisti

Da un’indagine dedicata al tema della Moneta Elettronica, recentemente condotta dalla società di consulenza Alavie su circa 300 commercialisti, è emerso che solo il 22% ha già avuto esperienze con aziende che utilizzano transazioni digitali. Questo dato conferma la necessità di una sempre maggiore consapevolezza su questi strumenti, oltre che di una formazione adeguata sugli aggiornamenti normativi e le nuove indicazioni della UIF per individuare eventuali anomalie.

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Fonte: Indagine Moneta Elettronica – ALAVIE 2024

La digitalizzazione, infatti, ha visto l’espansione dei sistemi di pagamento elettronico e delle criptovalute. Questi strumenti, pur essendo legittimi in molti contesti, possono diventare veicoli per attività illecite come il riciclaggio di denaro. In particolare, le tecnologie blockchain e le criptovalute decentralizzate sfidano i sistemi tradizionali di controllo, poiché operano al di fuori dei circuiti bancari regolamentati.

Per i commercialisti, ciò significa confrontarsi con nuovi sistemi di gestione del denaro e adottare misure per comprendere e monitorare queste transazioni. Il ruolo dei professionisti, infatti, non si limita più alla consulenza fiscale e contabile: devono anche essere in grado di svolgere adeguate verifiche per prevenire usi impropri di strumenti finanziari digitali.

Il pericolo del riciclaggio nei circuiti digitali: i nuovi riferimenti normativi per i professionisti

Come illustrato da Alessandra Pesaresi, Avvocato esperto Antiriciclaggio e componente della Commissione Antiriciclaggio del Consiglio Nazionale del Notariato, nel corso di un webinar tenuto da Alavie sul tema, vi sono, da sempre, tentativi di sfruttare gli strumenti leciti più innovativi per immettere nell’economia reale denaro che ha origine illecita. Gli asset virtuali si sono prestati molto a tale schema, che ora inizia a rompersi grazie ad una serie di obblighi, strumenti e normative nazionali ed internazionali: dal Regolamento europeo sulle cripto-attività (MiCA), all’AML Package, alle Travel Rules che entreranno in vigore il 1º gennaio 2025 all’obbligatorietà di iscrizione al registro OAM per le società operanti nel campo delle criptovalute, fino all’aggiornamento degli indicatori di anomalia.

Gli indicatori di anomalia

Come confermato dall’ultima relazione dell’Unità di Informazione Finanziaria, il riciclaggio attraverso i circuiti digitali rappresenta un rischio per la stabilità economica e finanziaria. La difficoltà nel tracciare i flussi di denaro digitale rende complesso il contrasto di questi fenomeni. I commercialisti, incaricati di svolgere misure di adeguata verifica, devono essere in grado di distinguere tra strumenti finanziari legittimi e quelli potenzialmente utilizzati per scopi illeciti.

Le transazioni digitali richiedono un approccio sofisticato, che comprenda la conoscenza tecnica dei sistemi di pagamento elettronico, la conoscenza delle normative, la capacità di individuare i segnali di anomalia, e strumenti tecnologici che consentano di analizzare transazioni sospette.

Il recente provvedimento della Banca d’Italia ha dedicato moltissima attenzione agli indicatori di anomalia per le criptovalute, inerenti sia al profilo oggettivo, quindi relativo all’operazione, sia al profilo soggettivo, quindi relativo al soggetto. Questi sono presentati in due sezioni interamente dedicate ai cripto asset, la 26 e la 27, oltre che in diversi altri punti del documento (es. 3.9; 3.10, 11.4;11.12; 11.13 ecc) e illustrano le modalità principali con cui è possibile identificare un’operazione sospetta.

Una conferma del supporto che questi indici garantiscono ai commercialisti, emerge dalla survey condotta da Alavie: il 65% dei partecipanti ritiene infatti che tali indici siano sufficientemente chiari. Tuttavia, una percentuale significativa rimane incerta, segno che è necessario investire in strumenti e formazione per facilitarne l’applicazione pratica.

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Fonte: Indagine Moneta Elettronica – ALAVIE 2024

Misure da adottare per affrontare le sfide future

Considerato che si prevede un aumento di operazioni sia con moneta elettronica, sia con valute virtuali, l’indagine di Alavie ha anche sondato le misure che i professionisti ritengono prioritarie da adottare. Il 48% dei partecipanti ha evidenziato quanto sia cruciale una maggiore formazione professionale, il 38% ha indicato la necessità di investire in strumenti a supporto dell’individuazione del rischio e il 14% ha sottolineato l’importanza di poter accedere a informazioni dettagliate ed affidabili da banche dati finanziarie istituzionali.

Come emerge dalle risposte, la formazione continua è dunque percepita come un pilastro fondamentale per affrontare i rischi legati alla moneta elettronica: solo con competenze aggiornate e strumenti adeguati è possibile svolgere un ruolo proattivo nella prevenzione del riciclaggio.

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Fonte: Indagine Moneta Elettronica – ALAVIE 2024

Considerazioni finali

La lotta al riciclaggio nel contesto digitale richiede un approccio integrato che unisca competenze tecniche, conoscenza normativa e strumenti avanzati. I commercialisti, in quanto soggetti obbligati, devono affrontare queste sfide con un approccio proattivo, investendo nella formazione e dotandosi di tecnologie capaci di supportarli nell’analisi delle transazioni digitali.

Il futuro della professione passa dalla capacità di adattarsi ai cambiamenti tecnologici e normativi. Solo così è possibile contribuire alla trasparenza e alla legalità del sistema economico. L’evoluzione normativa, insieme alle crescenti responsabilità dei professionisti, rappresenta un’opportunità per rafforzare il ruolo centrale della categoria nel contrastare l’infiltrazione della criminalità all’interno del tessuto produttivo.

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