società digitale

AI: se l’affetto si fa servizio, la solitudine diventa business



Indirizzo copiato

Milioni di persone affidano le proprie emozioni a chatbot e assistenti vocali. Anziani soli, giovani che cercano conferme, relazioni sintetiche in abbonamento. Non è solo tecnologia: è un fenomeno culturale. Ci stiamo abituando al surrogato senza accorgercene. Ma cosa ci resta se deleghiamo anche l’affetto?

Pubblicato il 21 ott 2025

Gabriele Gobbo

Consulente e docente in digital marketing, divulgatore della cultura digitale



anziani e digitale (1)

Mi capita spesso, durante conferenze o corsi dedicati all’intelligenza artificiale, di iniziare con una provocazione che all’inizio fa sorridere. Dico: “Non è vero che stiamo regalando i nostri dati all’AI.” Poi lascio passare qualche secondo e aggiungo: “Sapete perché? Perché glieli abbiamo già dati tutti: nome, cognome, movimenti, gusti, abitudini. Ci resta solo da dargli le nostre emozioni. E purtroppo ci stiamo arrivando, in massa, velocemente.” A quel punto, il sorriso scompare. Perché non è una battuta.

Continua a leggere questo articolo

Articoli correlati