“Ma perché non li bloccano? Perché non fanno una legge? Perché permettono che certe cose girino ancora online?” La risposta è molto più grande di quanto pensiate.
Quando vediamo un contenuto online, pensiamo che venga dal nostro Paese: è scritto nella nostra lingua, quindi dev’essere roba nostra. Invece spesso non è così. Potrebbe arrivare da qualsiasi parte del mondo, da un server in Asia, da un gruppo in Africa, da un’azienda qui negli Stati Uniti. Internet non ha confini, le leggi sì.
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Il paradosso dei confini digitali
Facciamo un esempio estremo ma utile per capire. Immaginate un contenuto nella nostra lingua, creato in Corea del Nord e pensato per manipolare o disinformare: è evidente che non si può andare lì a fermarli, perché nessuna autorità locale può intervenire dentro un altro Paese.
E anche se la nostra Polizia Postale è un’eccellenza internazionale, rispettata ovunque, non può agire fuori dai confini: può segnalare, collaborare, ma non bloccare un sito ospitato altrove.
Le leggi si fermano ai confini, la rete no
C’è poi un altro problema. Ogni Paese ha le proprie leggi, e ciò che da noi è vietato altrove può essere perfettamente legale. È per questo che Internet non si governa con un confine: puoi bloccare un dominio, sì, ma non puoi bloccare il mondo.
La prossima volta che qualcuno dice “ci vuole una legge”, ricordiamoci che le leggi si fermano ai confini. Internet, no.








