Dai dati Eurostat sull’area della “Digital economy and society”, appena pubblicati, emerge un quadro articolato: note positive sulle competenze digitali (incremento della media europea del 5%) e segnali discordanti, da approfondire, su uso di Internet e tool di Intelligenza Artificiale (IA) generativa.
Stessa valutazione, in particolare, per l’Italia: sulle competenze digitali registra il maggiore incremento nella Ue dopo la Danimarca, passando dal 45,7% al 54,2% e quasi dimezzando il divario rispetto alla media Ue (60%). Dall’altra parte, la prima rilevazione sull’uso dell’IA generativa, a fronte di una media Ue del 35% sugli utenti Internet, attesta la popolazione italiana al 22%.
Indice degli argomenti
Competenze digitali in Italia: cosa mostra (e cosa non mostra) il dato generale
Sarà necessario analizzare questi dati in dettaglio rispetto ai diversi fattori di età, istruzione, stato occupazionale e territorio.
Questa è quindi una prima valutazione sul quadro generale che emerge, rispetto ad alcuni elementi significativi.
L’obiettivo 2030 e il passo dell’Unione: chi corre e chi è già oltre l’80%
La media Ue complessivamente progredisce, anche se con un ritmo ancora non sufficiente rispetto all’obiettivo 2030 dell’80%.
I maggiori contributi nell’ultimo biennio vengono dalla Danimarca (+11%) e dall’Italia (+8,5%), sostanzialmente in linea con la roadmap nazionale che prevede il raggiungimento dell’obiettivo europeo nel 2030.
Nella rilevazione attuale sono già quattro i Paesi che si collocano al di sopra dell’80%: Paesi Bassi, Irlanda, Danimarca, Finlandia.
Competenze digitali in Italia: sicurezza in forte crescita, ma non basta
In particolare per l’Italia, le principali annotazioni possono essere così riassunte.
- L’incremento più rilevante si riscontra nell’area Sicurezza, dove si passa dal 59% al 73%, anche se rimane tra le aree con minore popolazione con competenze digitali almeno di base. Da sottolineare che questa è l’area dove maggiori sono stati gli interventi di sensibilizzazione e formazione, anche specialistica, e che la gran parte di questa popolazione ha competenze superiori a quelle di base.
Le aree DigComp: dove l’Italia è più forte e dove resta più debole
- L’area DigComp su cui si registrano minori competenze è quella della creazione di contenuti digitali (62%), mentre si hanno percentuali maggiori su problem solving (78%) e alfabetizzazione su informazione e dati (79%).
Competenze digitali in Italia: cresce la quota oltre il livello base
- La popolazione con competenze superiori a quelle di base ha avuto un incremento notevole, passando dal 22% al 31,5%, in linea con la media Ue. È un effetto probabilmente legato a un’attenzione maggiore alla proposizione di corsi avanzati nei diversi settori e a una formazione più professionalizzante.
Dal “livello basso” al 71%: perché questo numero pesa nel dibattito sugli obiettivi
- Se si considera anche la popolazione italiana con “basse” competenze (quindi che raggiunge o supera il livello base su quattro delle cinque aree DigComp), la percentuale complessiva sale al 71%, rispetto a una media Ue del 77%. Questo dato può portare elementi di valutazione per un eventuale percorso di rimodulazione dell’obiettivo europeo del programma del decennio digitale.
Internet in Italia: crescita minima e divari oltre i 30 anni
Gli utenti di Internet crescono di poco più di un punto percentuale a livello europeo (circa il 93% lo utilizza almeno una volta la settimana) e italiano (89%).
Tra le attività che crescono di più, rispetto a quelle rilevate, emergono quelle relative a corsi online e attività di apprendimento in generale.
Su questo fronte non ci sono variazioni significative rispetto al 2023, anche se è utile sottolineare che il divario con la media Ue vale soltanto per la fascia d’età superiore ai 30 anni.
È anche l’età che delimita il passaggio da una sostanziale parità di popolazione femminile e maschile (con una prevalenza leggera della prima) a una sempre più marcata prevalenza maschile.
IA generativa: la prima misura Eurostat e il nodo del ritardo
Una rilevazione introdotta nel 2025 è quella legata all’utilizzo dell’IA generativa: a livello europeo, e ancora di più italiano, i riscontri non sono positivi.
Sono dati che evidenziano un ritardo nell’utilizzo anche per uso personale da parte della popolazione europea, e un divario significativo da parte nazionale (oltre il 10%) rispetto a tutte le fasce d’età.
I risultati sono però discordanti con altri sondaggi effettuati anche recentemente, come quello del rapporto di Save The Children “XVI Atlante dell’Infanzia (a rischio) – Senza Filtri”, dove si riscontra che il 74,2% degli adolescenti italiani utilizza l’IA almeno una volta la settimana.
Un altro elemento che porta ad analizzare più nel dettaglio questi dati è, ad esempio, la percentuale non alta (57%) di ICT professional che dichiara di utilizzare tool di IA generativa (rispetto a una media Ue del 73%).
La motivazione prevalente per il mancato utilizzo è quella della non utilità e della non esigenza rilevate, e precede di poco la difficoltà o la non conoscenza adeguata delle modalità di utilizzo.
Alfabetizzazione all’IA: uscire dalla mitizzazione e puntare su consapevolezza
I dati sull’uso dell’IA sono da approfondire, anche per indirizzare conseguentemente interventi di sensibilizzazione e formazione, oltre che una comunicazione più profonda sul tema.
L’obiettivo è uscire una volta per tutte dalla mitizzazione (in positivo o in negativo) dell’IA.
Emerge quindi un tema di alfabetizzazione all’IA, sempre più pressante, e allo stesso tempo la necessità di una consapevolezza e di una comprensione maggiore dell’IA.
Questi aspetti andrebbero inseriti organicamente nelle iniziative per l’incremento delle competenze digitali della popolazione, a partire dalle giovani generazioni.
Competenze digitali in Italia: segnali dal PNRR e una rete da non interrompere
Dall’altra parte, le novità sui dati italiani sul fronte delle competenze digitali aprono ad alcune valutazioni interessanti e ineludibili.
In particolare, danno evidenza dei primi effetti delle iniziative finanziate dal PNRR sulle competenze digitali di base (come il Servizio Civile Digitale e la Rete dei servizi di facilitazione digitale).
E indicano anche l’impatto delle iniziative sull’incremento delle competenze digitali dei lavoratori, oltre che la validità di puntare a un approccio organico all’attuazione della strategia per le competenze digitali, mobilitando e favorendo sinergie in una logica multistakeholder (con riferimento alla Coalizione Repubblica Digitale).
Testimoniano inoltre che la strada dell’attenzione alla crescita delle competenze digitali dei cittadini attraverso una infrastruttura di oltre 3.700 Punti Digitale Facile, di cui hanno già fruito oltre 2,3 milioni di italiani, è una strada che non si può interrompere se si vogliono raggiungere gli obiettivi di una piena inclusione digitale (80% di popolazione italiana al 2030 con competenze digitali almeno di base).
Senza questa infrastruttura, con programmazione e regia regionale coordinata e supportata centralmente, con la nuova figura del facilitatore digitale e una declinazione territoriale che ha consentito di costruire una rete di autonomie locali, terzo settore e privati, non ci sarebbe stato questo progresso così significativo.
Si sono costruite anche forti sinergie con iniziative coeve (solo per citarne alcune: Fondo per la Repubblica Digitale, programma GOL per inserimento nel mercato del lavoro, programmi di accompagnamento delle associazioni dei consumatori).
Credo siano segnali positivi che disegnano un percorso da proseguire e rafforzare.















