società digitale

Economia dell’attenzione: come i social manipolano il cervello



Indirizzo copiato

L’economia dell’attenzione trasforma il tempo degli utenti in valuta digitale attraverso meccanismi neuropsicologici. I social media sfruttano circuiti cerebrali evolutivi per massimizzare il coinvolgimento mediante design persuasivo e condizionamento comportamentale

Pubblicato il 5 ago 2025

Chiara Cilardo

Psicologa psicoterapeuta, esperta in psicologia digitale



IA e mente umana (1) economia dell'attenzione; psicologia e tecnologia ignoranza artificiale

I social media non sono semplici strumenti di comunicazione: sono ambienti progettati per modellare il comportamento umano. Ogni volta che scorriamo un feed, riceviamo un like o controlliamo una notifica, il nostro cervello risponde con una scarica chimica. Questa risposta biologica non è un effetto collaterale: è il risultato di scelte intenzionali di design che sfruttano conoscenze consolidate su attenzione, memoria, ricompensa.

È la reazione automatica di un sistema nervoso addestrato, nel corso dell’evoluzione, a rispondere con estrema sensibilità agli stimoli sociali. I circuiti cerebrali che un tempo ci aiutavano a cooperare e sopravvivere vengono oggi sollecitati, amplificati e, in alcuni casi, manipolati da architetture digitali pensate per massimizzare il coinvolgimento. Lo scroll infinito, i badge, le notifiche push: ogni dettaglio è calibrato per attivare risposte neurocomportamentali e prolungare il tempo trascorso in piattaforma. Il tempo dell’utente e la sua attenzione sono diventati la principale valuta del mercato digitale (Youvan, 2024).
Capire questi meccanismi significa smettere di parlare di “dipendenza da smartphone” come se fosse un’abitudine individuale. Significa prendere atto che siamo immersi in sistemi di condizionamento sofisticati e affrontare con consapevolezza critica le ricadute cognitive, emotive e culturali del nostro coinvolgimento quotidiano con le tecnologie dell’economia dell’attenzione (Reeves & Goodson, 2025).

L’evoluzione del bisogno di approvazione sociale nell’economia dell’attenzione

I designer digitali applicano principi di condizionamento classico: le notifiche funzionano come il campanello di Pavlov creando associazioni ripetute tra stimolo e ricompensa. Ma il vero motore è il condizionamento operante: lo scroll infinito riproduce il meccanismo della Skinner box, in cui l’incertezza della ricompensa spinge a ripetere il comportamento. Il cervello, in attesa del “prossimo premio”, rilascia dopamina già nella fase di anticipazione (Youvan, 2024). L’attrazione per i “like” non è solo un fenomeno culturale: ha radici nella nostra storia evolutiva: i like attivano gli stessi circuiti dopaminergici sviluppati in epoche ancestrali e diventati necessari per la sopravvivenza (Sherman et al., 2018).

La risposta emotiva ai like e alla validazione sociale

L’interazione con i social media attiva aree cerebrali ben precise: nucleus accumbens (NAcc), corteccia prefrontale ventromediale (vmPFC), amigdala e sistema dopaminergico, le stesse strutture coinvolte nei processi di ricompensa sociale, motivazione e apprendimento comportamentale (Dores et al., 2025). In altri termini: non ci limitiamo a “gradire” i like. Li desideriamo, li rincorriamo, perché il nostro cervello li interpreta come segnali di riconoscimento e successo sociale. Questa dinamica è particolarmente marcata nell’adolescenza: le aree della ricompensa si attivano con particolare intensità, rendendo i più giovani vulnerabili a un ciclo continuo di esposizione, attesa e validazione. Ma il meccanismo non svanisce con l’età: anche negli adulti, soprattutto in situazioni di isolamento o fragilità relazionale, i social diventano una forma di compensazione emotiva che danno conferme rapide dove la vita offline è più incerta o frammentaria.

I meccanismi psicologici alla base dei social

La risposta cerebrale agli stimoli sociali digitali varia in base al genere, alla quantità di like e alla relazione con chi fornisce il feedback. Ricevere approvazione da persone percepite come attraenti o influenti attiva con maggiore intensità l’amigdala e la corteccia orbitofrontale, aree coinvolte nella valutazione affettiva e sociale (Dores et al., 2025). L’effetto dei social, però, non si limita alla cognizione. Secondo Youvan (2024), ogni like o commento è un micro-rinforzo emotivo che orienta il comportamento e che premia alcune espressioni del sé e ne inibisce altre. Il bisogno di appartenenza viene tradotto in una logica di esposizione continua dove il valore personale è proporzionale alla visibilità.
Questa logica alimenta una pressione sociale continua: l’identità online diventa un profilo da perfezionare, un’immagine da regolare in tempo reale sulla base del consenso digitale, numerabile e istantaneo. Il sé online diventa un progetto estetico e strategico, costantemente sottoposto al giudizio altrui.

Il condizionamento operante nei social media

L’esperienza soggettiva si trasforma in rappresentazione performativa e il senso di valore viene progressivamente esternalizzato, affidato a una metrica di like, visualizzazioni e follower. Nell’interfaccia dei social si concentrano alcuni dei più efficaci meccanismi di condizionamento. Senza strumenti critici, orientarsi in queste dinamiche può risultare complesso. Le aziende tecnologiche non si limitano a riconoscere questi meccanismi: li analizzano, li implementano e li monetizzano. Il design persuasivo, cioè un insieme di strategie progettate per orientare il comportamento dell’utente, è al centro dell’economia dell’attenzione (Reeves & Goodson, 2025).

Design persuasivo e responsabilità tecnologica: verso un’ecologia dell’attenzione

Qual è il limite tra un design che facilita l’esperienza utente e uno che la orienta in modo troppo mirato?
Molte delle attuali iniziative di “benessere digitale” – da Apple a Google, passando per Meta – restano interventi di superficie, mentre il modello economico continua a premiare il tempo speso in piattaforma, non la qualità dell’esperienza.
Servirebbe un cambio di prospettiva: un design che consideri non solo il coinvolgimento ma anche l’equilibrio cognitivo ed emotivo di chi usa la tecnologia. Questo implica nuove competenze, nuovi criteri di valutazione e, soprattutto, un cambiamento culturale (Reeves & Goodson, 2025).
Non basta essere consapevoli: occorre sviluppare una cittadinanza digitale più informata, capace di interrogare le scelte progettuali e di reclamare uno spazio mentale libero da pressioni invisibili.
Perché ciò che ci tiene agganciati agli schermi oggi (il desiderio di approvazione, di connessione, di appartenenza) è lo stesso che, in passato, ci ha aiutati a sopravvivere (Sherman et al., 2018).

La necessità di un’alfabetizzazione critica

Soluzioni individuali come il digital detox o la disattivazione delle notifiche possono aiutare, ma da sole non bastano. Serve un approccio collettivo: alfabetizzazione critica, pressione sulle policy, una revisione delle metriche che guidano la progettazione tecnologica.
In gioco c’è il modo in cui costruiamo significato, identità e presenza nel mondo digitale. Perché, in fondo, non si tratta solo di gestire il nostro tempo, ma di preservare la libertà di scegliere dove mettere la nostra attenzione. E difendere l’attenzione oggi è un atto culturale, non solo una scelta individuale.

Bibliografia

Dores, A. R., Peixoto, M., Fernandes, C., Marques, A., & Barbosa, F. (2025, January). The Effects of Social Feedback Through the “Like” Feature on Brain Activity: A Systematic Review. In Healthcare (Vol. 13, No. 1, p. 89). MDPI.

Reeves, M. & Goodson, B. (2025, May 8). Humans evolved to like “likes”. The Wall Street Journal. https://www.wsj.com/tech/humans-evolved-to-like-likes-b3ace074

Sherman, L. E., Hernandez, L. M., Greenfield, P. M., & Dapretto, M. (2018). What the brain ‘Likes’: neural correlates of providing feedback on social media. Social cognitive and affective neuroscience, 13(7), 699-707.

Youvan, D. C. (2024). Digital Pavlov: How Electronics Condition Human Behavior in the Age of Infinite Rewards.

guest

0 Commenti
Più recenti
Più votati
Inline Feedback
Vedi tutti i commenti

Articoli correlati