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L’IA non cancella i servizi professionali, li cambia: ecco come



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L’intelligenza artificiale non distrugge i servizi professionali ma li scompone in nuovi modelli, ridefinendo competenze, ruoli e valore umano. Il futuro dipenderà da come i professionisti integreranno l’IA nel proprio lavoro

Pubblicato il 6 nov 2025

Fabio Moioli

Spencer Stuart Milan



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Per generazioni, il valore dei servizi professionali si è fondato su un presupposto semplice: loro sapevano cose che tu non sapevi. Un avvocato conosceva la legge; un commercialista il codice tributario; un consulente i modelli strategici. Questo squilibrio informativo costituiva la loro difesa competitiva. Oggi però quel fossato si sta prosciugando, spinto dalla forza inarrestabile dell’intelligenza artificiale. Le narrazioni dominanti oscillano tra visioni utopiche di produttività esaltata e timori distopici di obsolescenza di massa. Ma entrambe sono semplificazioni.

L’IA non è un evento unico che solleva o affonda tutte le barche allo stesso modo. Al contrario, è una forza che frattura il mondo dei servizi professionali, separandolo in futuri distinti e divergenti. La linea di faglia non si costruisce sull’esperto in sé, ma sulla natura fondamentale dei dati che i professionisti trattano e sul valore ineffabile e insostituibile della fiducia umana.

I tre cluster professionali

Per comprendere il futuro, dobbiamo smettere di pensare alle professioni come entità monolitiche e invece scomporle in tre cluster emergenti: “veri advisor” (spesso basati su dati proprietari), “esperti della conoscenza” (spesso basati su dati pubblici) e il vasto, trasformativo “ibrido centrale”.

Cluster 1 – Veri advisor

In questo cluster, i servizi non sopravviveranno solo: diventeranno probabilmente più preziosi e richiesti che mai. I loro asset non sono informazioni pubbliche né processi replicabili, ma relazioni coltivate per decenni, accesso a informazioni riservate e quel giudizio sfumato che non può essere codificato. Per loro, l’IA è uno strumento, non un sostituto.

  • Executive search di vertice: il vero valore non è setacciare LinkedIn, ma una telefonata “off‑list” a una fonte fidata, comprendere le dinamiche informali di leadership, persuadere un CEO che non sta cercando una nuova opportunità. Il “dato” qui è la rete privata del consulente, la sua reputazione e conoscenza tacita del mondo organizzativo.
  • Advisory in operazioni M&A di rilievo: l’IA può gestire la due diligence dei documenti in tempi inimmaginabili, ma non può stare con il fondatore mentre affronta l’ansia di cedere ciò che ha costruito. Non può mediare tra ego potenti né decodificare tensioni non dette.
  • Strategia su misura ad alto livello: non si tratta di applicare modelli operativi che possono diventare algoritmi. Si tratta del consulente che il consiglio d’amministrazione convoca per navigare una crisi esistenziale, per facilitare conversazioni brutali, costruire consenso politico e fungere da interlocutore fidato per un CEO.

Qui, l’elemento umano non è un difetto: è il sistema operativo. Il “vero advisor” è consigliere, stratega e custode di segreti — un fossato che nessun algoritmo può oltrepassare.

Cluster 2 – Esperti della conoscenza

Ed è qua che l’interruzione sarà visibile e profonda. I servizi di questo cluster sono costruiti sulla lavorazione, analisi e sintesi di immense quantità di informazioni pubbliche o semi-pubbliche. Il loro valore è sempre derivato da un lavoro intensivo di reperimento, organizzazione e applicazione di regole. È esattamente l’ambito in cui l’IA (e i Large Language Models) eccelle.

  • Diritto nei suoi strati fondamentali: gran parte del lavoro legale consiste nell’analizzare documenti, identificare prove, comparare giurisprudenza — attività già oggi ampiamente assistite da strumenti AI. Contratti di locazione, memorie difensive, sintesi giuridica: tutto può essere accelerato o automatizzato.
  • Compliance contabile: la contabilità è fondata su regole strutturate applicate a dati finanziari. La tassazione, per molte entità, è un caso d’uso perfetto per l’IA; anche gli audit saranno trasformati.
  • Recruiting di massa: reperire candidati da profili pubblici, selezionare CV per parole chiave, condurre interviste testuali iniziali: compiti che le piattaforme HR basate sull’IA già si assumono.

Per i professionisti in questo ambito, la minaccia è esistenziale. Continuare a fatturare a ore per compiti che l’IA può risolvere in secondi è un modello insostenibile. Il futuro sta non nel fare il processo, ma nel gestire, verificare e assumersi la responsabilità del risultato generato dalle macchine.

Cluster 3 – Le alternative nel mezzo

Non è una dicotomia netta. Il cluster più vasto e dinamico sarà il “centauro” — l’essere metà umano, metà macchina. I professionisti qui prosperano delegando all’IA le componenti che possono essere automatizzate e basate su dati pubblici, liberandosi per concentrarsi sugli aspetti umani e fiduciari della professione.

Il professionista del medio ibrido utilizza l’IA per rispondere al “che cosa”, consentendogli di concentrarsi sul “quindi cosa” e sul “e adesso?”. Il suo valore risiede in sintesi, giudizio, comunicazione e leadership verso il cliente — il tratto umano che le macchine non possono riprodurre.

La frammentazione dei professional services è già iniziata

Comprendere questa tripartizione è essenziale per ogni professionista e ogni studio. Il percorso non è “rendere il tuo lavoro immune all’IA” resistendo alla tecnologia, ma valutare criticamente dove risiede davvero il tuo valore. La domanda non è più “l’IA prenderà il mio lavoro?” Bensì “quali parti del mio lavoro posso affidare all’IA per concentrarmi su ciò che rimane, e sarà sempre umano?”.

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