Negli ultimi cinque anni, l’Italia ha registrato una crescita esponenziale nel settore dei data center. Nel 2025 le richieste di connessione alla rete elettrica hanno raggiunto 55 GW, con oltre 342 progetti in pipeline, concentrati soprattutto in Lombardia e nel Lazio. Se tutte le richieste venissero realizzate, il sistema elettrico italiano dovrebbe raddoppiare la capacità di generazione, uno scenario oggi insostenibile.
IDA (Italian Datacenter Association), nel suo report sui Data Centers in Italia del 7 ottobre 2025, evidenzia che il mercato italiano dei data center è cresciuto del 6% nel 2024 per un totale di 287 MW. Nel 2025 si stima una crescita ulteriore di 110 MW e di quasi 250 MW nel 2026. Nei prossimi tre anni sono previsti investimenti per più di 21 miliardi di euro.
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Il boom dei data center in Italia e i numeri della crescita
Secondo i dati raccolti dal Sole 24 Ore e dagli operatori di settore, il numero di data center di grandi dimensioni in Italia è triplicato tra il 2019 e il 2024. Nel solo 2025, le richieste di connessione alla rete elettrica nazionale da parte di operatori di data center hanno raggiunto quota 55 GW: un valore che rappresenta quasi il doppio dell’attuale capacità di generazione installata in Italia (circa 116 GW complessivi, di cui 60 effettivamente disponibili in punta). In totale, sono oltre 342 i progetti attualmente in pipeline, con una tendenza che mostra una crescita annua superiore al 30% dal 2020 a oggi.
Un dato particolarmente significativo riguarda il salto nella potenza elettrica richiesta: se nel 2020 le domande di allaccio ammontavano a circa 15 GW, nel 2023 si è arrivati a 45 GW, fino ad arrivare ai 55 GW del 2025, cifra che testimonia un’accelerazione senza precedenti.
Dove crescono i data center in Italia: Lombardia e Lazio al centro
L’analisi delle richieste di connessione e dei progetti in pipeline evidenzia una forte concentrazione geografica: oltre il 65% delle nuove infrastrutture è localizzato tra Lombardia e Lazio. Milano e il suo hinterland rappresentano il principale hub nazionale, grazie alla presenza di infrastrutture di rete, nodi di interscambio internet (come MIX Milan Internet Exchange) e condizioni favorevoli per investimenti, tra cui la presenza di fondi immobiliari e la vicinanza a grandi aziende e pubbliche amministrazioni.
Il Lazio, in particolare l’area metropolitana di Roma, si posiziona come secondo polo strategico, trainato sia dalla domanda istituzionale (ministeri, enti pubblici, difesa) sia dalla presenza di grandi operatori internazionali che hanno scelto la capitale come base per la gestione di dati sensibili e servizi cloud. Secondo le rilevazioni del Sole 24 Ore, sono 14 i progetti per i data center, con una potenza installata di almeno 50 megawatt, che tra il 2024 e il 2025 hanno ottenuto il parere sulla valutazione di impatto ambientale e che sono passati allo step successivo per avere l’autorizzazione ambientale integrata.
Impatto energetico dei data center in Italia e peso sui consumi
Attualmente, i data center italiani consumano circa 7 terawattora (TWh) di energia elettrica all’anno, una quota già significativa se rapportata ai consumi nazionali complessivi. Tuttavia, le proiezioni indicano una crescita esponenziale: entro il 2030, il fabbisogno energetico dei data center potrebbe raggiungere i 20 TWh annui, arrivando a rappresentare circa il 6% dell’intero consumo elettrico nazionale. Questo incremento è legato all’espansione dei servizi digitali, all’intelligenza artificiale e alla crescente diffusione del cloud computing.
In uno scenario di sviluppo particolarmente rapido e senza misure di contenimento, si stima che entro il 2035 i data center potrebbero arrivare a consumare fino al 12,7% dell’elettricità nazionale. Questo dato evidenzia come la crescita di questi poli tecnologici abbia un impatto diretto e rilevante sulla domanda energetica del Paese, ponendo nuove sfide in termini di sicurezza e sostenibilità della rete elettrica.
Sfide ambientali dei data center in Italia: calore, raffreddamento e acqua
Oltre all’elevato consumo di energia, i data center producono grandi quantità di calore di scarto, risultato del funzionamento continuo dei server e delle apparecchiature informatiche. Per mantenere le temperature operative ottimali, sono necessari complessi sistemi di raffreddamento che, a loro volta, richiedono ulteriori ingenti quantità di energia e, spesso, anche di acqua.
Questi processi contribuiscono ad aumentare la carbon footprint, ovvero la quantità totale di emissioni di gas serra generate direttamente o indirettamente dalle attività dei data center. In sintesi, la crescita dei data center comporta non solo un aumento dei consumi energetici, ma anche sfide ambientali legate alle emissioni e all’efficienza delle infrastrutture di supporto.
Rete elettrica e data center in Italia: rischi di congestione e investimenti
L’esplosione della domanda di energia da parte dei data center sta esercitando una pressione inedita sulla rete elettrica nazionale. Se tutte le richieste di connessione fossero soddisfatte, il sistema dovrebbe raddoppiare la capacità di generazione, scenario tecnicamente ed economicamente insostenibile nell’attuale contesto. Secondo Terna, la realizzazione anche di una sola parte dei progetti in pipeline richiederebbe investimenti ingenti in nuove centrali, potenziamento delle linee di trasmissione e sviluppo di capacità di accumulo.
Il rischio concreto è quello di congestioni locali, soprattutto nelle aree urbane ad alta densità di data center, con potenziali ripercussioni sulla qualità e continuità della fornitura elettrica sia per le imprese sia per i cittadini. Un ulteriore elemento critico è rappresentato dalla stagionalità e dalla variabilità della produzione rinnovabile, che rende ancora più complessa la gestione della domanda di carichi così concentrati e costanti.
Soluzioni green per i data center in Italia: cinque pilastri strategici
Un approccio realmente efficace alla sostenibilità dei data center italiani si fonda su cinque pilastri strategici: efficienza energetica, fonti rinnovabili, recupero del calore, economia circolare e una governance nazionale solida e coordinata.
Efficienza energetica e PUE nei data center in Italia
PUE (Power Usage Effectiveness) è un indicatore internazionale che misura l’efficienza energetica di un data center. Si calcola come rapporto tra l’energia totale assorbita dall’intera struttura e quella effettivamente utilizzata dalle sole apparecchiature IT (server, storage, networking). Un valore PUE pari a 1 indica la massima efficienza possibile, ovvero che tutta l’energia consumata viene impiegata direttamente per l’informatica, senza sprechi per raffreddamento, illuminazione o altri servizi ausiliari.
Attualmente, la media dei data center italiani si attesta su valori compresi tra 1,4 e 1,6, mentre le strutture più avanzate al mondo hanno già raggiunto PUE di 1,1 o inferiori. Raggiungere un PUE di 1,1 richiede investimenti in tecnologie di raffreddamento all’avanguardia (ad esempio, sistemi ad acqua refrigerata, free cooling, immersion cooling), ottimizzazione dei flussi d’aria e monitoraggio continuo dei consumi.
La differenza tra un PUE di 1,6 e uno di 1,1, su scala nazionale, può tradursi in risparmi di centinaia di milioni di kWh all’anno, contribuendo sia alla riduzione dei costi operativi sia al contenimento delle emissioni di CO₂.
Energie rinnovabili e PPA per i data center in Italia
Sempre più operatori stipulano Power Purchase Agreements (PPA), ossia contratti di lungo termine per l’acquisto di energia elettrica, tipicamente stipulati tra un produttore di energia rinnovabile (come un parco eolico o solare) e un’azienda che desidera garantirsi una fornitura stabile e a prezzo concordato di elettricità verde. Attraverso i PPA, i data center possono approvvigionarsi direttamente da fonti rinnovabili, riducendo la loro impronta ambientale e favorendo la transizione energetica sostenibile.
Secondo dati AGICI, nel 2024 circa il 30% dell’energia impiegata dai data center italiani proviene da fonti rinnovabili; l’obiettivo per il 2030 è superare il 70% attraverso la diffusione dei PPA e la realizzazione di impianti dedicati. L’adozione dei PPA comporta vantaggi in termini di stabilità dei prezzi energetici, trasparenza sulle origini dell’energia e garanzia di riduzione delle emissioni.
Tuttavia, la disponibilità di energia verde su larga scala dipende dall’accelerazione degli investimenti nelle infrastrutture di produzione e dalla semplificazione delle procedure autorizzative.
Recupero del calore e teleriscaldamento
I data center generano enormi quantità di calore di scarto, spesso dissipato nell’ambiente circostante. Le soluzioni di recupero termico permettono di convogliare questo calore verso reti di teleriscaldamento urbano, riducendo la domanda di energia per il riscaldamento tradizionale.
Progetti pilota in Italia, come quello di Milano, hanno già consentito di recuperare fino a 10 MW di potenza termica, sufficienti a riscaldare centinaia di abitazioni. Estendere il teleriscaldamento alimentato da data center potrebbe, secondo le stime del Politecnico di Milano, coprire il fabbisogno termico di oltre 50.000 famiglie entro il 2030, abbattendo le emissioni di CO₂ di circa 40.000 tonnellate annue.
Economia circolare: riuso e riciclo dell’hardware
L’economia circolare applicata ai data center implica il riutilizzo di componenti hardware, la gestione virtuosa dei rifiuti elettronici e il riciclo delle risorse impiegate. Attualmente, solo il 20% dei server dismessi viene avviato a processi di riciclo certificato, mentre il resto finisce spesso in discarica o viene esportato.
Le best practice internazionali suggeriscono di adottare modelli di refurbishment, estendere la vita utile delle apparecchiature e promuovere la modularità dei sistemi, riducendo i costi e l’impatto ambientale. L’obiettivo per l’Italia è raggiungere una quota di riuso e riciclo superiore al 60% entro il 2030, in linea con le direttive europee sull’e-waste.
Governance nazionale e coordinamento
Infine, una governance nazionale efficace è indispensabile per armonizzare le politiche energetiche, ambientali e industriali. La creazione di un tavolo tecnico tra Ministero dell’Ambiente, ARERA e operatori del settore potrebbe favorire lo snellimento delle procedure autorizzative, l’accesso agli incentivi e la definizione di standard minimi di efficienza e sostenibilità.
Solo attraverso una regia centrale e una pianificazione coordinata sarà possibile trasformare i data center italiani in poli di innovazione green, riducendo rischi e massimizzando le opportunità di sviluppo per l’intero sistema Paese.
Opportunità e sfide: verso un hub di data center green in Italia
L’Italia può diventare un hub europeo dei data center green, ma servono investimenti coordinati, snellimento autorizzazioni e formazione di competenze. Come sottolineato anche da recenti analisi del Sole 24 Ore, il nostro Paese dispone di un potenziale significativo grazie alla posizione strategica nel Mediterraneo, alla crescente disponibilità di energia rinnovabile e al dinamismo del mercato digitale nazionale.
Tuttavia, per cogliere appieno questa opportunità, sono necessari un forte snellimento delle procedure autorizzative e un impegno concreto nella formazione di nuove competenze specialistiche. Lo scenario richiede una collaborazione stretta tra enti pubblici e privati per trasformare i data center in poli di innovazione sostenibile e competitiva a livello europeo.













