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Antitrust, Meta assolta negli Usa mentre l’UE indaga il cloud: due modelli opposti



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La decisione di un giudice federale assolve Meta dall’accusa di monopolio e ridà slancio alle acquisizioni tech negli Stati Uniti, mentre in Europa il Digital Markets Act spinge Bruxelles ad aprire nuove indagini sui colossi del cloud e sulle infrastrutture dell’AI

Pubblicato il 19 nov 2025

Maurizio Carmignani

Founder & CEO – Management Consultant, Trainer & Startup Advisor



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La decisione di un giudice americano a favore di Meta rilancia le acquisizioni tech negli USA, mentre Bruxelles apre nuove indagini sul cloud.
Che sta succedendo? Due modelli sempre più opposti di governance digitale – Usa e Europa – ridisegnano il terreno della competizione nell’AI.

La sentenza Meta Whatsapp

Quella che sembrava destinata a essere la settimana dell’ennesimo maxi-accordo nell’AI, l’investimento congiunto di Microsoft e Nvidia in Anthropic, è stata ribaltata da un evento inatteso: un giudice federale di Washington ha stabilito che Meta non è un monopolio.
La sentenza ha spazzato via anni di dibattito pubblico, impedendo la prospettiva, sempre evocata ma mai concretamente vicina, di una possibile divisione dell’azienda. Soprattutto ha rimesso in discussione l’intero impianto delle recenti strategie antitrust statunitensi.

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Il giudice James Boasberg ha smontato l’accusa della Federal Trade Commission partendo da un punto centrale: per bloccare Meta non basta dimostrare che abbia acquisito Instagram e WhatsApp oltre dieci anni fa per limitare la concorrenza; occorre provare che oggi l’azienda stia violando la legge. Questo spostamento di prospettiva si è rivelato decisivo.

TikTok e YouTube come prova della concorrenza

Secondo Boasberg gli utenti considerano TikTok e YouTube come alternative dirette a Facebook e Instagram, il che rende impossibile definire Meta un monopolista. Anzi, ha osservato che TikTok, da solo, è sufficiente a invalidare l’intero impianto della FTC.

La decisione contiene anche un elemento politico non irrilevante: la stessa amministrazione Trump, nel 2020, decise di non procedere al ban di TikTok tramite il meccanismo “ban-or-sell”. Se l’app fosse stata rimossa dal mercato americano, il quadro competitivo sarebbe risultato assai diverso. Paradossalmente, mantenere TikTok in vita ha finito per fornire a Meta l’argomento chiave per vincere il processo.

Silicon Valley e Meta antitrust: la stagione delle acquisizioni

Il nuovo clima negli Stati Uniti: la stagione delle acquisizioni può ripartire.

La sentenza non riguarda solo Meta. Viene letta a Silicon Valley come un cambio di fase. Negli ultimi anni, soprattutto dopo la nomina di Lina Khan alla guida della FTC, le grandi aziende tecnologiche avevano adottato una certa prudenza negli acquisti: acquisire anche la più piccola delle start-up poteva innescare indagini, audizioni, richieste di documentazione e rischi processuali significativi.

Acquisizioni mascherate nell’AI e caso Meta antitrust

Il risultato era stato un settore che, pur disponendo di risorse finanziarie enormi, si era affidato a una serie di operazioni ibride: investimenti strategici, partnership travestite, assunzioni dei soli fondatori o dei team più qualificati attraverso gli “acquihire” e acquisizioni parziali in cui il controllo effettivo cambiava di mano senza dichiararlo apertamente.

Il boom dell’intelligenza artificiale aveva intensificato questa dinamica. Meta, per esempio, ha investito 14,9 miliardi di dollari per una quota di minoranza in ScaleAI, assumendo contemporaneamente il fondatore Alexandr Wang come Chief AI Officer. Google ha concluso un’operazione simile con Windsurf, investendo miliardi per assumere i vertici dell’azienda e ottenere una licenza tecnologica non esclusiva. Microsoft, Amazon e altri colossi hanno seguito percorsi analoghi con start-up come Character.AI, Inflection e Adept.

Si trattava di acquisizioni mascherate, progettate per evitare sospetti e al tempo stesso assicurarsi i talenti e le tecnologie più promettenti del momento. Con la sentenza Boasberg, questo equilibrio strategico potrebbe cambiare. Numerosi investitori la interpretano come la fine della fase di incertezza.

In un contesto in cui le grandi piattaforme stanno spendendo cifre senza precedenti per rimanere competitive nell’AI generativa, la possibilità di tornare ad acquisire start-up apertamente, senza architetture contrattuali studiate per aggirare la vigilanza, appare come un cambio di scenario potenzialmente storico.

La Silicon Valley torna così al suo modello di sviluppo tradizionale: le start-up innovano, i fondi le finanziano, e le big tech le acquisiscono per integrare talenti e tecnologie. È un ecosistema che ha generato Google grazie all’acquisizione di Android, ha trasformato YouTube in un fenomeno globale e ha permesso a Meta di diventare ciò che è. Limitare le acquisizioni aveva congelato, almeno parzialmente, questo ciclo di vita. Riaprirle significa dare nuovo ossigeno all’innovazione e alla competizione su scala globale.

La risposta europea: indagini sul cloud e DMA

Intanto in Europa: Bruxelles avvia tre indagini sul cloud nell’ambito del Digital Markets Act.

Sì perché mentre negli Stati Uniti il vento regolatorio sembra rallentare, in Europa avviene l’opposto. La Commissione europea ha avviato tre indagini di mercato sul cloud computing applicando il Digital Markets Act (DMA), il regolamento europeo che mira a garantire mercati digitali contestabili e più equi.

Due di queste indagini riguardano Amazon Web Services e Microsoft Azure. Pur non raggiungendo tutte le soglie quantitative previste dal DMA in termini di dimensioni, utenti e quota di mercato, i due servizi occupano posizioni che, secondo l’analisi preliminare della Commissione, potrebbero configurarsi come “gateway essenziali” tra imprese e utenti.

Gatekeeper del cloud e concorrenza europea

La domanda centrale è se AWS e Azure debbano essere designate come gatekeeper anche nel cloud, estendendo l’elenco dei servizi principali per cui Amazon e Microsoft sono già soggette agli obblighi previsti dal regolamento.

La terza indagine ha un obiettivo più ampio: verificare se le regole attuali del DMA siano sufficienti per garantire un ambiente cloud realmente competitivo e aperto. Bruxelles vuole capire se persistono ostacoli all’interoperabilità, condizioni contrattuali sbilanciate, pratiche di bundling, barriere all’uso dei dati e vincoli che aumentano i costi di switching per le imprese europee.

Il cloud è infatti la spina dorsale dei servizi digitali e il cuore infrastrutturale dell’intelligenza artificiale. Il suo funzionamento condiziona direttamente la capacità dell’Europa di scalare nuovi modelli, garantire autonomia strategica e difendere la competitività delle proprie aziende.

Le indagini su AWS e Azure dovrebbero concludersi entro dodici mesi. Il rapporto finale sull’applicazione del DMA al cloud arriverà invece entro diciotto mesi e potrà portare, se necessario, a un aggiornamento delle regole tramite un atto delegato.

Due modelli di governance dell’innovazione tra Usa e Ue

Due approcci opposti alla governance dell’innovazione: ecco.

La coincidenza temporale tra la sentenza americana e le nuove indagini europee evidenzia un crescente divario tra le due sponde dell’Atlantico. Negli Stati Uniti prevale un approccio più permissivo, orientato a favorire dinamiche di mercato rapide e investimenti aggressivi. In Europa l’attenzione resta centrata sulla prevenzione delle dipendenze, sulla tutela delle imprese utilizzatrici e sulla definizione di mercati realmente contendibili.

Sono due visioni diverse, ciascuna con rischi e opportunità. Da un lato, la Silicon Valley potrebbe accelerare ancora il ritmo delle acquisizioni e della concentrazione tecnologica, rafforzando i propri campioni nazionali nella corsa all’AI. Dall’altro, l’UE punta a evitare che il cloud, e quindi l’AI, diventi dominato da pochi operatori d’Oltreoceano, cercando di difendere la propria autonomia tecnologica e la possibilità di far nascere nuovi concorrenti europei.

Tra Stati Uniti che riaprono i varchi alle acquisizioni e un’Europa che irrigidisce le regole, il terreno di gioco dell’intelligenza artificiale si sta definendo in modi profondamente diversi. I prossimi mesi diranno se questi due modelli potranno dialogare o se, invece, diventeranno le premesse di un dualismo sempre più marcato.

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