Amazon ha regole peculiari per ogni attività svolta nel suo ecosistema e, tra le tante, non poteva mancare anche una policy dedicata al versamento dei proventi delle vendite dei Seller.
Si tratta di una modalità di accesso ai fondi differente rispetto agli altri marketplace e, da qualche tempo, più lenta rispetto a quanto avveniva in passato: con l’odierna policy occorre attendere minimo 9/10 giorni per avere a disposizione l’intera somma derivante dall’ordine ricevuto sulla con un impatto diretto sulla liquidità aziendale.
La rilevanza di questa regola non deve essere sottovalutata soprattutto per i venditori che operano in modalità FBM (Fulfillment by Merchant), le cui spedizioni tendono ad essere mediamente più lente rispetto al servizio FBA (Fulfillment by Amazon).
Per molti Seller, e specialmente quelli di piccole e medie dimensioni, questo rende più difficile gestire correttamente il flusso di cassa e la pianificazione finanziaria.
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Come funziona la politica DD+7
La politica attualmente in vigore su Amazon in relazione al versamento dei ricavi dalle vendite prevede che i proventi dalle vendite vengano trattenuti per 7 giorni dopo la data in cui l’ordine risulta effettivamente consegnato al cliente finale. Da questo prende vita l’acronimo DD+7, che non si riferisce ad altro che al giorno di consegna (Delivery Date + 7).
La regola ora in commento si discosta dal meccanismo precedente che invece basava il calcolo sulla data di spedizione, anziché su quella di consegna.
Infatti nel sistema ormai abrogato il conteggio dei 7 giorni partiva dalla data in cui il prodotto veniva indicato come spedito nel Seller Central, garantendo così delle tempistiche mediamente più rapide per i seller. La logica era anche più semplice: una volta che il pacco veniva affidato al corriere, partiva il countdown di 7 giorni per l’accesso ai fondi.
Un esempio pratico può chiarire meglio la differenza:
- Sistema precedente: ordine spedito il 1° del mese → fondi disponibili l’8
- Sistema attuale DD+7: ordine spedito il 1° del mese ordine consegnato il 4 del mese → fondi disponibili il 11.
Come si può notare, la differenza temporale può essere significativa, specialmente per spedizioni che richiedono più giorni per raggiungere il destinatario.
Se poi si considera che, nella pratica quotidiana, ogni seller indica come spedito il prodotto già nel momento in cui viene programmato il ritiro (che può avvenire anche il giorno seguente) capiamo che il “lead time” tra l’effettiva disponibilità del denaro precedente e quella attuale, è molto differente.
A ciò si aggiunge che la data di consegna viene rilevata tramite il tracking del corriere. Pertanto, eventuali ritardi nella consegna si riflettono automaticamente in un ulteriore slittamento della disponibilità dei fondi, introducendo un elemento di incertezza che prima non esisteva: i venditori non hanno controllo diretto sui tempi di consegna una volta che il pacco è stato affidato al vettore.
Il meccanismo di rilascio dei fondi presenta anche ulteriori caratteristiche che vale la pena approfondire.
In particolare, i fondi non vengono rilasciati tutti insieme il settimo giorno, ma una parte inizia ad essere disponibile già dal giorno della consegna, fino al completo rilascio che avviene gradualmente dopo 7 giorni, dando vita ad un sistema, per così dire, di disponibilità progressiva.
Ma non tutti i prodotti subiscono le stesse trattenute. Ci sono infatti delle categorie che vengono considerate meno soggette ai resi e che sono meno problematiche, per le quali la percentuale di fondi trattenuta è minore, con conseguente ridotto impatto negativo nei confronti del seller, che si vedrà trattenuta una parte più contenuta di liquidità. Categorie storicamente più soggette a resi, come abbigliamento ed elettronica, sono invece tra le più colpite da questa modalità.
Inoltre, la percentuale trattenuta non dipende solo dalla categoria del prodotto, ma dipende anche dalla storicità e dalle performance dell’account venditore. Pertanto, un account di lunga data con performance eccellenti, bassi tassi di reso, feedback positivi e una storia di transazioni senza problemi, gode di tempistiche più rapide rispetto ad account più recenti o con performance inferiori. Un sistema premiante per i venditori più affidabili, ma che non agevola chi sta iniziando e che penalizza chi ha avuto problemi in passato.
Perché Amazon adotta questa politica di versamento differito
A ben vedere, la decisione di Amazon di implementare la politica DD+7 si inserisce in una strategia più ampia di tutela del cliente e di riduzione dei rischi operativi: la logica sottostante è quella di assicurarsi che l’ordine sia effettivamente ricevuto dall’acquirente prima di sbloccare i fondi al venditore, creando così un collegamento diretto tra il servizio erogato e il pagamento ricevuto.
Insomma, per le logiche di Amazon questo sistema punta coerentemente alla prevenzione di frodi, ordini fittizi, spedizioni mai partite o contestazioni post-spedizione, nella consapevolezza che il rischio di comportamenti scorretti è purtroppo sempre presente.
La logica del “pagamento a fronte del servizio effettivamente erogato” rappresenta pertanto un principio fondamentale che Amazon sta cercando di implementare in modo sempre più rigoroso. L’approccio non tutela peraltro solo i clienti finali, ma anche (o soprattutto) la stessa piattaforma Amazon, riducendo così il rischio di dover gestire rimborsi o controversie su ordini che non sono mai stati consegnati.
Dal punto di vista del marketplace, infatti, questa politica contribuisce anche a migliorare la qualità complessiva del servizio offerto sulla piattaforma. Sapendo che i fondi vengono rilasciati solo dopo la consegna effettiva, i venditori sono incentivati ad usare la logistica FBA o a prestare maggiore attenzione alla qualità del servizio logistico scelto in caso operassero senza utilizzare i magazzini FBA di Amazon.
Ma le considerazioni appena fatte mettono in luce anche un aspetto ulteriore relativo al fatto che la politica adottata da Amazon sia un ulteriore spostamento del rischio dalla piattaforma verso seller. Lo slittamento dei termini di incasso infatti, oltre a richiedere un alto livello di efficienza di cui, in ultima istanza beneficia Amazon, trasferisce sui venditori ulteriori i rischi operativi. Una strategia favorevole dal punto di vista del colosso di Seattle, ma che penalizza soprattutto i venditori più piccoli e meno strutturati.
L’impatto della politica DD+7 sui venditori
Riprendendo le considerazioni dell’ultimo paragrafo, è facile notare come l’implementazione della politica DD+7 abbia generato un impatto significativo sui venditori, con effetti che variano a seconda delle dimensioni dell’azienda, del tipo di prodotti venduti e delle modalità di fulfillment utilizzate.
Prima di tutto, osserviamo come il tempo medio di sblocco dei fondi si sia allungato considerevolmente soprattutto per i seller con consegne lente. L’allungamento non è peraltro uniforme, creando condizioni di disparità tra i venditori: mentre alcuni seller che operano in zone urbane con consegne rapide avranno un impatto limitato, altri che vendono in aree geografiche più remote o utilizzano corrieri con tempi di consegna più lunghi subiranno un rallentamento significativo nell’accesso ai fondi.
Inoltre, l’impatto maggiore si registra per chi lavora in modalità FBM (Fulfillment by Merchant), perché sono questi i venditori che hanno spedizioni mediamente più lente rispetto a chi utilizza il servizio FBA di Amazon. I seller FBM, che gestiscono autonomamente la logistica, spesso non possono competere con i tempi di consegna di Amazon Prime e si trovano quindi penalizzati dalla nuova politica. Non si può escludere che, tra i risultati indiretti che Amazon desidera ottenere con questa policy, vi sia anche la possibilità di indurre più venditori a spostarsi verso il servizio FBA.
Insomma, le conseguenze concrete per i venditori sono molteplici e significative:
- Minore liquidità a breve termine: i venditori devono aspettare più tempo prima di poter accedere ai ricavi delle vendite, alimentando potenziali tensioni di cassa, specialmente per le aziende che operano con margini ridotti o che hanno un elevato turnover di scorte.
- Difficoltà a gestire il ciclo incasso-riacquisto scorte: molti venditori basano la loro pianificazione finanziaria su cicli di incasso relativamente rapidi che permettono di reinvestire i ricavi nell’acquisto di nuove scorte. L’allungamento dei tempi di incasso spezza questo ciclo, costringendo i venditori a cercare fonti alternative di finanziamento o a ridurre l’ampiezza del loro catalogo.
- Effetti su flussi di cassa e pianificazione operativa: la pianificazione finanziaria diventa più complessa e meno prevedibile. I venditori devono rivedere i loro modelli di business per tenere conto di questi tempi più lunghi, richiedendo così investimenti aggiuntivi in capitale circolante o modifiche significative alle strategie operative.
- Impatto differenziato per categoria di venditori: i venditori più piccoli e meno capitalizzati sono quelli che subiscono maggiormente gli effetti negativi di questa politica. Le aziende più grandi, che dispongono di maggiori risorse finanziarie, possono assorbire meglio l’impatto dell’allungamento dei tempi di incasso.
C’è pertanto il rischio che la regola DD+7 di Amazon possa favorire una sorta di “selezione naturale” tra i venditori, lasciando operativi quelli più strutturati e capitalizzati a discapito di quelli più piccoli e dipendenti dalla cassa, con possibili effetti negativi sulla competitività dei prezzi e sull’innovazione.
Le strategie per adattarsi alla policy DD+7
A questo punto, possiamo provare a condividere quali possano essere le strategie che i seller possono realizzare per adattarsi efficacemente alla regola DD+7 e minimizzare l’impatto negativo sul proprio business.
Prima di tutto, occorre lavorare all’ottimizzazione dei tempi di consegna. Per riuscirci, è utile migliorare l’efficienza dei processi di pick & pack, ridurre i tempi di lavorazione degli ordini, scegliere corrieri più veloci (anche se leggermente più costosi) o investire in una logistica distributiva che avvicini le scorte ai clienti finali.
Quindi, occorre una puntuale verifica dell’affidabilità e tracciabilità dei corrieri: diventa fondamentale selezionare corrieri che non solo offrano tempi di consegna rapidi, ma che garantiscano anche un tracking accurato e affidabile. Un corriere che non aggiorna correttamente il sistema di tracking può causare ritardi nell’accredito dei fondi anche quando la consegna è avvenuta nei tempi previsti.
Tra le altre strategie c’è poi la previsione di aspettative realistiche nei processi finanziari: ai venditori è anche richiesto di rivedere i loro modelli di pianificazione finanziaria per tenere conto dei tempi più lunghi di accesso ai fondi, aumentando le riserve di liquidità, rivedendo i termini di pagamento con i fornitori, o modificando la strategia di acquisto delle scorte.
Occorre poi valutare il passaggio a FBA per alcuni prodotti: per i venditori che utilizzano il fulfillment proprio, potrebbe essere conveniente valutare il passaggio a FBA almeno per alcuni prodotti. Pur comportando costi aggiuntivi, FBA garantisce tempi di consegna più rapidi e quindi un accesso più veloce ai fondi, oltre a beneficiare del badge Prime che può aumentare le conversioni.
Infine, l’analisi delle performance per categoria, concentrandosi sulle categorie di prodotti che beneficiano di tempi di rilascio dei fondi più rapidi e considerare la possibilità di rivedere il mix di prodotti offerti.
Conclusioni
La politica DD+7 di Amazon impatta certamente sulle strategie operative di chi opera su Amazon imponendo un controllo finanziario preciso che consenta una gestione ottimale del “cash flow” in ottica di far fronte ai restock e alle spese necessarie per far fronte agli oneri operativi e fiscali.
Va detto che attualmente esistono alcuni venditori che possono ancora accedere ai fondi quotidianamente. Tuttavia non è dato conoscere il motivo di questo vantaggio e, soprattutto, non è dato sapere fino a quando tale vantaggio resterà in vigore.
È chiaro che la tendenza di Amazon sia quella di standardizzare progressivamente l’applicazione della politica DD+7-lo ha indicato proprio nei motivi dell’applicazione della politica quando è stata applicata. Di conseguenza, anche i venditori che oggi beneficiano di condizioni più favorevoli dovrebbero prepararsi a gestire questa politica nel lungo termine.
L’impatto di questa modalità di versamento deve essere gestito con consapevolezza e pianificazione, ma richiede un approccio proattivo e strategico: i venditori che storicamente riescono ad adattarsi meglio ai cambiamento non sono quelli che si limitano a subire passivamente le frequenti modifiche della policy Amazon, ma sono quelli che rivedono i propri processi, li adattano e ottimizzano per far fronte alla novità.
Nello specifico al seller è richiesto di considerare questa politica come parte integrante del proprio modello finanziario, e non come un’eccezione temporanea. Ciò comporta una revisione dei piani di business, aggiornamento delle proiezioni finanziarie e un adattamento delle strategie operative che tengano conto di tempi di pagamento più lunghi.
La mia valutazione conclusiva è che, pur essendo comprensibili le motivazioni di Amazon legate alla tutela del cliente e alla riduzione dei rischi, la politica DD+7 rappresenta una misura che rischia di trasferire costi e incertezza dalla piattaforma ai venditori, che si aggiunge a una serie di modifiche che, negli ultimi anni, hanno reso sempre più complessa e costosa la vendita su Amazon.
Tuttavia, occorre essere realistici: Amazon rimane una piattaforma fondamentale per molti business e la soluzione non può essere semplicemente l’abbandono. La strategia vincente consiste nell’adattarsi alle nuove condizioni, cercando di contenere il problema attraverso l’ottimizzazione dei processi e l’uso efficace di tutti gli strumenti a disposizione.
Occorre dunque accettare che vendere su Amazon è diventato molto più complesso e richiede maggiori competenze e risorse per essere affrontato con successo. Solamente i venditori che sapranno evolversi insieme alla piattaforma riusciranno a mantenere e sviluppare il proprio business nel lungo termine.










