space economy

L’Europa a caccia del suo SpaceX: l’Italia scommette su Novaeka



Indirizzo copiato

L’ecosistema del “New Space” europeo cresce, attira capitali e guarda oltre l’Atlantico. Startup come The Exploration Company, Isar Aerospace e ICEYE guidano la corsa, ma la scale-up padovana Novaeka emerge come anello mancante della catena

Pubblicato il 11 lug 2025

Alessandro Sannini

Private Equity Investor



space economy (1); settore energetico Tecnologie spaziali per la difesa; Elon Musk SpaceX legge spaziale italia legge italiana sullo spazio; tecnologie NATO space economy europea

Nel 2025, l’Europa si gioca una delle sue partite industriali più strategiche. La space economy continentale, dopo anni di preparazione, è pronta a trasformarsi da laboratorio a sistema competitivo globale.

Space economy europea: colmare il gap con gli Usa

Le condizioni sembrano esserci: nel solo 2024, gli investimenti in startup spaziali europee hanno superato quota 1,4 miliardi di euro, segnando una netta ripresa rispetto al 2023. Ma il divario con gli Stati Uniti resta abissale.

Mentre SpaceX è valutata circa 350 miliardi di euro, l’intero ecosistema delle startup spaziali europee non arriva a 5 miliardi. Negli ultimi tre anni, l’Europa ha registrato in media 96 round di investimento annui nel settore, contro i 114 degli USA, ma soprattutto con un ticket medio decisamente inferiore: 6,3 miliardi all’anno negli Stati Uniti, appena 1,4 miliardi in Europa.

La posta in gioco è chiara: chi saprà costruire un modello scalabile, competitivo e finanziabile, potrà diventare il riferimento europeo per l’accesso allo spazio. E forse, anche il prossimo unicorn.


I tre big europei della space economy: The Exploration Company, Isar Aerospace e ICEYE

In questa corsa, tre aziende emergono come frontrunner.

The Exploration Company (TEC), fondata nel 2021 da Hélène Huby, ex dirigente Airbus, ha raccolto 230 milioni di dollari e si prepara al primo volo di prova della capsula modulare e riutilizzabile Nyx, prevista per il 2025 su razzo Falcon 9. L’azienda ha già firmato contratti per 770 milioni di dollari, di cui il 90% con operatori privati di stazioni spaziali commerciali (come Axiom Space e Starlab) e il 10% con agenzie pubbliche. Nyx promette di abbattere del 50% i costi di trasporto di carico in orbita rispetto alla concorrenza.

Isar Aerospace, fondata in Germania nel 2018, ha raccolto oltre 400 milioni di euro e sta sviluppando Spectrum, un razzo alto 28 metri, alimentato da una combinazione di propano e ossigeno liquido, progettato per mettere in orbita carichi fino a 1.000 kg. I contratti già firmati superano i 50 milioni di euro, ma i ritardi accumulati nel programma — il primo lancio è slittato dal 2022 al 2025 — rappresentano una sfida per la credibilità dell’intero progetto.

ICEYE, azienda finlandese-polacca fondata nel 2014, è oggi leader mondiale nella tecnologia radar SAR (Synthetic Aperture Radar). Con una risoluzione di 25 cm, i suoi satelliti sono in grado di rilevare con estrema precisione oggetti a terra, di giorno e di notte, in qualsiasi condizione meteo. L’azienda ha raccolto oltre 500 milioni di dollari e vanta una valutazione vicina agli 800 milioni di euro. Ha lanciato 48 satelliti e siglato un contratto strategico da 200 milioni con il Ministero della Difesa polacco.


L’Italia nel gioco: il caso Novaeka

Tra i protagonisti silenziosi della nuova era spaziale europea, c’è un’azienda italiana che merita attenzione. Si chiama Novaeka, ha sede a Padova, e in pochi anni è riuscita a ritagliarsi un ruolo chiave come design bureau avanzato per la space economy.

A differenza di chi costruisce razzi o satelliti, Novaeka lavora nella parte più nascosta ma cruciale del settore: la progettazione, produzione e gestione di banchi di test criogenici e sistemi di validazione per propulsori spaziali.

Nel primo semestre del 2025, l’azienda ha raddoppiato il fatturato e triplicato l’EBITDA rispetto al 2023, segno di una crescita sana e sostenuta. Oggi guarda agli Stati Uniti, con l’obiettivo di aprire una sede a Houston, e sviluppa una Portable Test Facility, un’infrastruttura mobile per validare componenti e motori, pensata come prodotto vendibile e installabile direttamente dai clienti.


L’ecosistema europeo della space economy: dati in chiaroscuro

Se da un lato l’Europa vanta talenti tecnologici e un certo vantaggio nelle applicazioni commerciali (con il 40% del fatturato del settore proveniente da attività non governative), dall’altro manca una vera e propria strategia di sistema. I fondi pubblici sono frammentati e le logiche di venture capital restano marginali, soprattutto in paesi come l’Italia, dove il private equity nel settore spazio è ancora agli albori.

Il risultato è un mercato vivace ma spezzettato. Mentre Monaco di Baviera si impone come hub per le startup finanziate, e il Regno Unito crea cluster attorno a Oxford, Cambridge e Londra, l’Italia — nonostante la crescita record del 2024 — rimane un terreno potenziale, ma non ancora fertile per l’hypergrowth.

La Commissione Europea ha cercato di rispondere con la strategia “Choose Europe to Start and Scale”, che prevede l’armonizzazione delle normative su lavoro, fisco e insolvenze. Ma il successo dipenderà dalla capacità di attrarre capitali privati, di consolidare le filiere industriali e di integrare verticalmente competenze ancora troppo isolate.


Il ruolo dell’ESA e la lezione americana

Anche l’Agenzia Spaziale Europea si è finalmente mossa. Ha assegnato a The Exploration Company un contratto per servizi cargo verso la Stazione Spaziale Internazionale, nel tentativo di replicare il modello commerciale della NASA che, vent’anni fa, diede il via all’ascesa di SpaceX.

Ma per arrivare davvero a una SpaceX europea, serviranno non solo fondi pubblici, ma anche una rete di aziende interoperabili e una visione industriale di lungo termine. È qui che Novaeka gioca un ruolo fondamentale: creare l’infrastruttura per far crescere gli altri, come un acceleratore industriale embedded nella filiera spaziale. Un pezzo mancante che può fare la differenza tra un prototipo e un mercato scalabile.


Ecosistema spaziale europeo: frammentazione e bisogno di consolidamento

Uno dei principali ostacoli alla crescita dell’ecosistema spaziale europeo resta la frammentazione verticale. Lanciatori, satelliti, telecomunicazioni e applicazioni sono spesso sviluppati da aziende che non dialogano tra loro. Questa divisione riduce l’efficienza industriale e ostacola la creazione di sinergie che in USA sono invece state essenziali.

Il consolidamento è dunque inevitabile. In questo scenario, potrebbero nascere piattaforme continentali ibride, fondate su alleanze strategiche, acquisizioni mirate e fusioni industriali. Un’operazione che richiede capitale paziente, visione strategica e strumenti di investimento avanzati, come fondi tematici di private equity o basket bond di filiera.


Il 2025 anno spartiacque per la space economy europea

L’Europa ha il talento, le idee e le prime aziende pronte per scalare. Ma se vorrà davvero costruire il suo SpaceX, dovrà passare dalla logica delle “eccellenze isolate” a quella delle “infrastrutture integrate”.

Aziende come The Exploration Company, ICEYE e Isar Aerospace sono pronte a recitare un ruolo da protagoniste. Ma saranno le realtà intermedie come Novaeka, capaci di abilitare la crescita altrui con tecnologie di base, software, testing e design, a decidere il destino dell’intero ecosistema.

Nel 2025 si deciderà se l’Europa resterà spettatrice o diventerà protagonista. E mentre gli occhi sono puntati su Monaco e Parigi, un piccolo ma ambizioso centro veneto potrebbe rivelarsi l’asso nella manica della space economy continentale.

guest

0 Commenti
Più recenti
Più votati
Inline Feedback
Vedi tutti i commenti

Articoli correlati