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Open Banking Italia: cosa funziona e cosa innovare



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L’Open Banking in Italia cresce ma resta marginale nel retail, con solo lo 0,13% dei bonifici online. Il segmento B2B mostra maggiore trazione grazie alle integrazioni con sistemi aziendali

Pubblicato il 12 dic 2025

Federico Masi

CEO & co-founder di FlowPay – Socio ItaliaFintech



Open banking che cos'è e come sta cambiando il nostro rapporto con le banche Open Government Data e Intelligenza Artificiale

L’Open Banking Italia è una realtà in evoluzione che, pur mostrando segnali di crescita strutturale, evidenzia ancora margini di sviluppo significativi, soprattutto nel segmento dei pagamenti al dettaglio.

Scenario italiano: crescita in corso ma impatto retail ancora limitato

L’Open Banking in Italia in linea generale presenta delle variabili in crescita, ma resta marginale nei volumi retail: a cinque anni dall’avvio, incide ancora solo per lo 0,13% dei bonifici online, con una trazione più evidente nel segmento B2B dove pesano integrazioni con i sistemi di tesoreria e gli ERP. Questi risultati fotografano un mercato dinamico ma ancora lontano dalla massa critica nei pagamenti al dettaglio.

Il Rapporto sull’Open Banking in Italia dell’ottobre 2025, redatto da Banca d’Italia, fornisce un’analisi che copre il periodo dal 2020 al primo semestre 2024 e si fonda su una base informativa completa: i dati analizzati provengono dal framework segnaletico sulle piattaforme di sistema (POB), dalla Matrice dei Conti e dalle segnalazioni di vigilanza ad hoc per gli intermediari non aderenti. In questo modo la misurazione abbraccia l’intero mercato, consentendo delle comparazioni solide e robuste nel tempo.

La domanda di API tra servizi informativi e pagamenti dispositivi

Nel 2023 le chiamate API sono aumentate del 52,3% rispetto al 2022, con una forte prevalenza e uno sbilanciamento verso i servizi informativi (Account Information Service) rispetto ai dispositivi (Payment Initiation Service). Si tratta di un segnale di maturità d’uso nelle funzioni di aggregazione e informazione, che precedono e abilitano processi dispositivi più complessi.

Sul perimetro PISP, la crescita è polarizzata, tanto che tra il 2022 e il 2023, il valore di transato è salito del 196% a fronte del 9% nel numero di operazioni; il ticket medio supera 2.200 € nel primo semestre 2024 ed è sicuramente superiore rispetto ai 1400€ dell’anno precedente. Il dato indica una specializzazione d’uso corporate, con integrazioni in tesoreria e cicli di incasso e pagamento a importo elevato. In parallelo, il lato AIS continua a espandersi con 168 milioni di accessi nel primo semestre 2024 (+31,4% rispetto al semestre precedente).

Il modello hub-and-spoke: architettura e connettività del sistema

In Italia operano circa 400 ASPSP (banche e altri istituti che detengono i conti), che espongono API PSD2 mentre l’accesso dei provider terzi (Third Party Providers) è standardizzato da piattaforme di sistema (POB), organizzate secondo il modello hub-and-spoke che presenta il seguente funzionamento: un hub centrale collega TPP e banche, così ciascuno si integra una sola volta e raggiunge tutti gli altri nodi. Nel primo semestre 2024 le suddette POB hanno gestito il 78% del traffico API domestico, confermando l’efficacia di questo approccio nel far scalare la connettività.

La geografia del traffico resta fortemente domestica, dato che le TPP italiane generano il 59,7% degli accessi informativi e il 79,15% dei pagamenti. Dal rapporto si evince però che solo una TPP italiana su venti opera cross-border in libera prestazione, a fronte di una più ampia propensione all’internazionalizzazione rilevata in altri Paesi dell’Unione Europea. Ciò limita le economie di scala necessarie a sostenere investimenti in qualità, sicurezza e user experience.

Affidabilità tecnica e latenza: l’evoluzione delle performance

Nel corso del tempo, l’affidabilità delle interfacce esposte dalle banche è migliorata e il tasso d’errore è stabilmente sotto il 5% negli ultimi semestri. Questo dato rappresenta un forte segno di maturazione tecnica e di integrazioni eseguite in modo più accurato, con una latenza media stabilizzata tra 600 e 700 millisecondi, ma la dispersione tra i diversi operatori è elevata.

Per i pagamenti digitali, queste differenze si traducono in esperienze d’uso diverse, soprattutto nei picchi di carico, e sono un fattore decisivo per l’adozione del checkout.

Le barriere all’adozione nel segmento consumer ed e-commerce

Il Rapporto di Banca d’Italia individua alcune barriere ricorrenti, tra cui le abitudini dei consumatori consolidate su carte e wallet, le prestazioni non sempre ottimali e le funzionalità e-commerce incomplete, specie in ambito pre-autorizzazioni e rimborsi. Quelli elencati sono alcuni degli ostacoli che impediscono una vera sostituibilità dell’esperienza di pagamento con carta, che penalizza quindi l’account-to-account. A livello europeo, la stessa Commissione rileva una diffusione dell’Open Banking inferiore alle attese, a causa della poca consapevolezza degli utenti ed esperienze poco fluide.

B2B: dove l’Open Banking dimostra efficacia operativa immediata

Nel B2B l’Open Banking mostra oggi la sua efficacia più chiara, perché quando le API si innestano nei gestionali aziendali e nei flussi ERP l’intera catena viene automatizzata e resa tracciabile: la riconciliazione dei pagamenti diventa quasi istantanea, la gestione della liquidità beneficia di previsioni più affidabili con dati in tempo reale e i cicli si accorciano con un impatto tangibile sul capitale circolante e sui costi operativi. I ticket medi elevati e la crescita del transato confermano che le imprese, più dei consumatori, stanno già monetizzando questi benefici.

B2C: il salto qualitativo necessario per competere con le carte

Sul fronte B2C ed e-commerce, invece, il salto di qualità richiesto è soprattutto di esperienza utente e di prodotto: l’account-to-account può diventare realmente competitivo con l’eliminazione di attriti inutili, cioè quando la SCA è applicata con criterio, le conferme sono user-friendly, i fallback gestiscono gli imprevisti e, soprattutto, quando al merchant vengono fornite le funzionalità operative che oggi considera imprescindibili.

Dalla pre-autorizzazione al rimborso nativo, fino alla riconciliazione automatica degli esiti e alle notifiche in tempo quasi reale; in assenza di questo set minimo, l’A2A tende a rimanere una soluzione tattica confinata a pochi use case, senza diventare una scelta di default in checkout né incidere in modo significativo sui tassi di conversione.

Remunerazione, qualità e scalabilità: le leve per il futuro

Per sostenere qualità e innovazione non è sufficiente la conformità alle regole, mentre serve un meccanismo di remunerazione per servizi avanzati che vanno oltre le API PSD2 obbligatorie, creando lo spazio economico per investire in latenze più basse, disponibilità più elevate e SLA espliciti e misurabili. In definitiva, per convincere i merchant e le piattaforme a destinare il traffico ai flussi account-to-account, è necessario garantire la stessa affidabilità percepita dei metodi di pagamento standard: ciò include l’osservabilità end-to-end, l’instradamento intelligente delle chiamate e la gestione del rischio più granulare.

Resta infine il tema della scalabilità e dell’export: la presenza cross-border delle TPP italiane è ancora minima e questo limita tanto la base di utenza quanto la densità di casi d’uso su cui ottimizzare i modelli; abilitare un uso proattivo del regime di “passaporto europeo”, semplificare l’onboarding multi-Paese e stringere partnership bilaterali per ampliare la copertura, consentirebbe di diluire i costi fissi di integrazione e ridurre il costo medio per transazione. Questo approccio dovrebbe innescare un circolo virtuoso in cui più mercato significa più incentivi a investire in UX, sicurezza e capacità di picco, accelerando la transizione dall’A2A come opzione di nicchia a componente strutturale del mix di pagamento.

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