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Warner a Netflix o Paramount? Tutti gli scenari



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La battaglia per l’acquisizione di Warner Discovery, tra Netflix e Paramount, è pietra miliare per il futuro del settore. In gioco non c’è solo il destino di uno studio storico, ma la configurazione dei grandi ecosistemi globali dello streaming nei prossimi anni

Pubblicato il 12 dic 2025

Marco Gambaro

professore di Economia dei Media all’Università degli Studi di Milano



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La controfferta di Paramount da 100 miliardi per rilevare Warner Discovery ha trasformato quella che sembrava una partita indirizzata a favore di Netflix in una fase di incertezza carica di implicazioni industriali e politiche.

Netflix aveva messo sul piatto 83 miliardi e sembrava aver già vinto ma ora Il fronte si è improvvisamente complicato e oggi nessuno, a Wall Street come a Hollywood, vuole sbilanciarsi su quale dei due pretendenti sia davvero in posizione di vantaggio.

L’interesse delle due aziende per un gruppo indebolito dal debito ma ricco di asset strategici è il riflesso più evidente di un settore che, dopo anni di corsa allo streaming, sta entrando in una fase di consolidamento inevitabile anche per via dell’aumento della scala necessaria per competere a livello globale.

E la stessa volatilità delle ultime settimane dice molto sulla posta in gioco: non si tratta solo del destino di un grande conglomerato dei media, ma della forma stessa che assumerà l’industria audiovisiva globale nei prossimi dieci anni.

Acquisizione di Warner Discovery: una partita aperta tra Netflix e Paramount

Per Netflix, che dopo la rivoluzione portata nel settore sta vivendo da incumbent il passaggio a un mercato più saturo, integrare Warner Discovery significherebbe ottenere finalmente un catalogo profondo e con titoli top, capace di emancipare la piattaforma dalla dipendenza dai contenuti prodotti internamente.

L’operazione completerebbe una trasformazione già in corso: Netflix non è più soltanto un servizio in abbonamento, ma un polo di produzione, distribuzione e sfruttamento secondario delle proprie proprietà intellettuali.

L’acquisizione farebbe fare un salto di scala a questa strategia, portando in dote franchise come Harry Potter o l’universo DC, oltre a un portafoglio internazionale che resta tra i più ricchi dell’intero mercato. Certo, la piattaforma è già il leader del settore e la dimensione che raggiungerebbe sommando gli abbonati HBO di Warner sarebbe decisamente più grande di quella dei diretti competitor, con il rischio di attivare scrutini antitrust molto severi.

Gli scenari industriali dell’acquisizione di Warner Discovery da parte di Paramount

Dal canto suo, Paramount vive la sfida in modo diverso. La recente integrazione tra Paramount+ e Showtime ha mostrato come il gruppo stia cercando un equilibrio tra riduzione dei costi e rafforzamento dell’offerta digitale, consapevole che il modello tradizionale delle tv lineari non può più essere la colonna portante del business. Inserire Warner Discovery in questo processo consentirebbe non solo di ridistribuire contenuti su una piattaforma più competitiva, ma anche di ristrutturare un sistema di reti via cavo che da anni soffre il declino degli abbonamenti.

Paramount cercherebbe così di unire l’eredità storica delle sue reti con un ecosistema streaming più robusto, pur dovendo affrontare un’integrazione tecnologicamente e culturalmente complessa. Si tratterebbe però dell’integrazione di due operatori traballanti e a bassa redditività, con il rischio di generare tensioni finanziarie e sovrapposizioni industriali difficili da gestire nel breve periodo.

Modelli di integrazione verticale e ritorno al passato

Queste due prospettive di integrazione aprono molti piani di lettura. Il primo, quello industriale, mostra una tendenza ormai evidente: tutte le major stanno convergendo verso modelli di integrazione verticale in cui produzione, distribuzione e piattaforma convivono all’interno dello stesso gruppo, riproducendo in qualche modo la struttura degli studios negli anni Trenta del secolo scorso, prima del break-up seguito alla Paramount Decision.

Controllare direttamente importanti canali distributivi consente di mitigare il rischio insito nella produzione audiovisiva, di raccogliere informazioni dirette sulla domanda e di gestire le variabilità dei consumi. Non a caso, dopo l’innovazione dello streaming da parte di Netflix, tutte le major – e molti altri – hanno cercato la propria piattaforma di streaming come tassello centrale della catena del valore. La stessa HBO, che ha circa 130 milioni di abbonati, ha quasi del tutto abbandonato il suo modello di vendita all’ingrosso attraverso le reti via cavo per gestire direttamente gli abbonati, spostando il baricentro dal wholesale al direct-to-consumer.

Ecosistemi, dati e rischi di concentrazione

In questo contesto, l’acquisizione di Warner Discovery da parte di uno dei due pretendenti consoliderebbe ecosistemi chiusi, in cui la capacità di produrre, distribuire e monetizzare contenuti si intreccia con il controllo dei dati sugli utenti. Il rischio è la creazione di poli dominanti in grado di dettare condizioni non solo al mercato pubblicitario, ma anche ai produttori indipendenti e ai territori che aspirano a essere piattaforme creative.

L’acquisizione di Warner Discovery e il fronte politico statunitense

Esiste anche un secondo livello, più direttamente politico e collegato alle pulsioni dell’amministrazione Trump. L’eventuale acquisizione di Warner Discovery da parte di Paramount porterebbe con sé il controllo di CNN, un asset che negli Stati Uniti conserva un valore simbolico e strategico nel panorama informativo. Questo nonostante ascolti tutto sommato bassi, con uno share attorno all’1% e un rating di 0,4–0,5%.

Gli stessi bassi ascolti caratterizzano tutti i canali all-news nel mondo e sono causati dalla bassa permanenza, nonostante tassi di copertura elevati: molte persone atterrano sul canale, ma lo seguono mediamente per pochi minuti. Il punto però non è solo quantitativo, ma politico e reputazionale.

Paramount, Skydance, CNN e il ruolo di Trump

Il gruppo Paramount–Skydance è guidato da David Ellison, figlio del proprietario di Oracle e uno dei maggiori sostenitori di Trump. Il gruppo, grazie a una recente fusione, controlla già il network progressista CBS, che probabilmente verrà spostato su una linea più amichevole verso l’arcipelago MAGA.

Il controllo anche di Discovery e di CNN potrebbe generare qualche problema di pluralismo e bilanciamento politico, soprattutto in un contesto mediatico già polarizzato. Allo stesso tempo, il Department of Justice, che promuove le azioni antitrust, potrebbe avere su questa operazione un atteggiamento più benevolo rispetto a un’espansione ulteriore del potere di mercato di Netflix, proprio per la dimensione politica e competitiva dell’operazione.

Sale, cinema e piattaforme: un allarme fuori tempo massimo

A Hollywood molti operatori hanno lanciato appelli accorati sul pericolo che corre il cinema, e le sale in particolare, con l’acquisizione di una major da parte di una piattaforma. Ma le sale sono un canale distributivo secondario da almeno quarant’anni, ovvero da quando si è sviluppato l’home video, ora sostituito dalle piattaforme. Già negli anni Ottanta le sale rappresentavano non più di un quarto dei ricavi complessivi di un film, percentuale che mantengono anche oggi.

Nei consumi il ruolo delle sale è già da tempo irrilevante in termini quantitativi. In Italia, ad esempio, in un anno va al cinema circa metà della popolazione, con in media tre biglietti scarsi a testa, ossia circa 1,5 biglietti pro capite sulla popolazione totale. La stessa popolazione, nello stesso intervallo di tempo, vede almeno 50 film in televisione tradizionale e gli abbonati alle piattaforme ne guardano un’altra trentina. Una sproporzione tra i consumi che definisce chiaramente l’orientamento del mercato verso lo streaming e il consumo domestico.

Perché le sale contano ancora (ma in modo diverso)

Le sale rimangono importanti perché forniscono informazioni anticipate sui consumatori, per il loro ruolo promozionale e perché influenzano i prezzi dei diritti cinematografici per gli altri canali. Il problema, quindi, non è tanto la sopravvivenza della sala in sé, quanto il suo nuovo posizionamento nell’ecosistema di sfruttamento dei contenuti, dove le piattaforme hanno assunto il ruolo di vero canale principale.

Oltre i conti: perché l’acquisizione di Warner Discovery è uno spartiacque

La battaglia tra Netflix e Paramount, in questo senso, va oltre la dimensione finanziaria. Rappresenta un punto di arrivo e, allo stesso tempo, un punto di ripartenza per un’industria che ha capito di non poter più vivere sulla rendita del passato e che cerca nuove forme di stabilità attraverso la concentrazione.

Qualunque sia il vincitore, l’acquisizione di Warner Discovery segnerà un nuovo equilibrio nel mercato globale dei media. E confermerà che la vera competizione, oggi, non si gioca più tra singoli studi cinematografici o reti televisive, ma tra ecosistemi capaci di catturare l’attenzione degli utenti e di trasformarla in valore attraverso piattaforme sempre più pervasive, integrate e data-driven.

In questo quadro, la scelta tra Netflix e Paramount non è solo una questione di prezzo o di sinergie industriali, ma una decisione che contribuirà a definire chi controllerà le infrastrutture simboliche della società dell’informazione nel prossimo decennio.


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