Uno dei problemi che impediscono al procurement pubblico di decollare verso l’innovazione (come raccontato in nostro articolo) è la mancanza di giuste competenze all’interno delle amministrazioni, specie quelle più piccole. È vitale che le amministrazioni di riferimento (ministeri ed enti centrali, regioni, grandi comuni) sviluppino strategie condivise di settore (gli ecosistemi del Piano Triennale). D’altro canto sarebbe utile che si valorizzassero soluzioni standardizzate invece di enfatizzare in modo quasi maniacale differenze e specificità di ogni singola amministrazione. Certamente, andrebbero superate sia le contrapposizioni di carattere politico, sia quelle legate a rivalità e conflitti storici tra amministrazioni più piccole e strutture di livello intermedio e centrale.
C’è sufficiente cultura digitale? Ci sono risorse adeguate?
Il paese produce pochi specialisti rispetto ai bisogni sia del settore pubblico che privato. Peraltro, stiamo perdendo anche molti giovani che emigrano in altri paesi europei (e non solo!) visto il livello salariale che viene loro proposto in Italia. Indubbiamente, il procurement pubblico ha gravissime responsabilità su questo fronte. Le amministrazioni non sono in grado e spesso rifiutano di assumersi la responsabilità di scelte progettuali e contrattuali complesse. Per di più, la corruzione percepita e reale nelle attività di procurement ha portato, in modo a mio giudizio irresponsabile, a processi e modelli di procurement basati esclusivamente sul prezzo. Così certamente i decisori si spogliano di qualunque responsabilità, affidandosi a elementi numerici ritenuti non contestabili, con l’illusione di aver anche contrastato qualunque forma di corruzione o indebita interferenza.
Purtroppo, l’effetto complessivo è in realtà un altro: gare aggiudicate con tariffe improponibili, fuori mercato e al di sotto delle medie salariali del settore, che si traducono o in rendicontazioni poco credibili o in una compressione insostenibile dei salari del lavoratori del settore. Basti osservare le tariffe a mio parere del tutto irrealistiche con le quali sono state aggiudicati i lotti delle gare relative a SPC.
Si sta investendo in formazione? Eventualmente di che tipo?
È necessario investire sugli insegnanti dei primi tre cicli della scuola (elementari, medie e superiori). Importante inoltre inserire docenti con competenze digitali che possano contaminare e animare i percorsi didattici classici. Certamente, non basta (e forse non serve) assegnare qualche bonus una tantum per comprare un PC o un tablet.











Non capisco su quali basi si possa affermare che bisogna assumere più persone, o che quelle che abbiamo non hanno le competenze professionali giuste. Per quello che posso vedere io, è la gestione delle risorse umane che fa acqua da tutte le parti. Non esiste coerenza e controllo tra competenze/ruoli/responsabilità, e non mi pare una grande idea continuare ad imbarcare personale prezioso per poi farlo ammuffire di noia. Ma perchè tutti coloro che sono stati assunti come informatici della PA (con concorso pubblico per la specifica professionalità) non devono essere organizzati e gestiti da un unico centro di comando? Saranno 20 anni che, ad ogni riforma che parla di “digitale”, viene sussurrata l’ipotesi di un’ unica Agenzia per tutta la PA. Mi sembra chiaro che il problema sono gli interessi in gioco, e che AGID attualmente non può che fare altro che raccomandazioni e suggerimenti. Ma non basta!!!
Condivido, e come anche segnalato dall’On. Coppola (resp. Commissione Parlamentare sul Digitale), mancano le competenze digitali dentro la PA! Che fare (direbbe Lenin)?
Non si può solo aspettare il ricambio generazionale, ma servirebbe anche un ampio programma formativo (ed incentivante per le carriere o basato su altri riconoscimenti) per chi già è nella PA.
L’organismo univocamente individuato per acquisire la formazione nella PA (che non sia un opaco “fai-da-te”) è la SNA: dopo iniziative degli anni ormai passati, ora ci si aspetterebbe un salto di qualità ( e di quantità)…
Al momento per come sono SNA e AGID andrebbero chiuse immediatamente.
Se Fuggetta, Piacentini e Attias collaborassero con la SNA forse qualche risultato potremmo vederlo. Di fatto per ora ci sono solo giuristi esperti che insegnano norme da quelle parti.
Magari! Sono però le PA che devono “spingere” la SNA, o hanno perso la speranza, su questi temi?
Ribadisco che anche questo sembra un post scritto da Attias o da Piacentini https://www.youtube.com/watch?v=WbFFalBZsQM https://www.youtube.com/watch?v=HIERyjne5K8
Questo è parlare chiaro