il divieto

Cellulari in classe: 60 paesi dicono no, ma la scienza è divisa sui vantaggi



Indirizzo copiato

Il Ministero italiano ha vietato i cellulari nelle scuole seguendo una tendenza globale. Sessanta sistemi educativi mondiali hanno adottato misure simili, ma le ricerche scientifiche offrono risultati contrastanti sui benefici reali

Pubblicato il 9 set 2025

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino



smartphone a scuola (1) Game-Based Learning Italia educazione firtuale

Il divieto di utilizzo dei telefoni a scuola sta diventando una misura sempre più diffusa a livello globale, con l’obiettivo di migliorare l’ambiente di apprendimento e ridurre le distrazioni. Tuttavia, gli studi scientifici sul reale impatto di questa politica sono spesso discordanti.

Il divieto d’uso dei telefoni cellulari a scuola in Italia

Con la Nota dell’11 luglio del 2024 e poi con la Circolare dello scorso 16 giugno, il Ministero dell’Istruzione e del Merito italiano, seguendo una linea diffusa in molti Paesi europei e non solo ha definitivamente vietato l’uso dei telefoni cellulari a scuola, da quella primaria alla secondaria di secondo grado.

Prima di procedere alla presentazione dei diversi punti di vista degli studi e delle ricerche, che va anticipato non fornisce una visione unanime in quanto a danni e/o benefici apportati dall’uso dei dispositivi cellulari a scuola, facciamo un viaggio nel mondo dell’istruzione, per comprendere la vastità dei provvedimenti che le scuole hanno messo in atto, analogamente o diversamente da quelli del MIM, che spesso individuano nella normativa quell’argine che possa contenere movimenti e fenomeni che si conoscono poco e che soprattutto suscitano dubbi.

Cellulari vietati a scuola nel mondo: Paesi a confronto

Il Global Education Monitoring (GEM) dell’UNESCO sostiene che già alla fine del 2023 erano 60 i sistemi educativi, ovvero il 30% del totale a livello globale ad avere bandito i cellulari dalle scuole, e alla fine del 2024 si sono aggiunti altri 19 paesi.

Cosa succede in Europa?

In Croazia, Germania, Polonia, e Portogallo le scuole hanno preso decisioni in autonomia per le proprie politiche sui divieti all’uso dei cellulari e in generale in questi paesi la tendenza è quella di limitarne fortemente l’uso. In Paesi come la Spagna, le 17 comunità autonome hanno introdotto divieti in materia. In Francia, lo ha comunicato in questi giorni la ministra dell’istruzione Elizabeth Borne, e in Grecia, il divieto è assoluto e la motivazione è garantire un ambiente di apprendimento più efficace. Nel Regno Unito il Children Commissioner ad aprile di quest’anno ha pubblicato una ricerca secondo cui ha rilevato che il 69% dei bambini di età compresa tra gli 8 e i 15 anni trascorre fino a 3 ore al giorno utilizzando un dispositivo abilitato a Internet. Questo ha spinto la ministra dell’istruzione Bridget Phillipson a stilare linee guida che prevedono il bando totale dei dispositivi per tutta la permanenza degli alunni a scuola.

In Belgio l’uso ricreativo dei telefoni cellulari nelle scuole sarà vietato a partire dall’anno scolastico 2025/2026, con l’obiettivo di migliorare la concentrazione degli studenti e avere un ambiente di apprendimento più sano.

In Finlandia è in vigore dal 2025 una legge che limita l’uso degli smartphone nelle scuole a partire dall’agosto 2025, per cui gli studenti potranno utilizzarli solo su autorizzazione e per motivi didattici o di salute e nel caso di infrazione è previsto il sequestro.

Tra i paesi che hanno adottato misure più stringenti c’è la Danimarca, dove è in vigore il divieto di utilizzare lo smartphone nelle scuole per gli studenti fino a 17 anni, a seguito dell’intervento della commissione governativa danese, che ha proposto di vietare dispositivi personali ai minori di 13 anni.

Nei Paesi Bassi e in Ungheria è entrato in vigore da gennaio 2024 un divieto all’uso non didattico degli smartphone, inclusi smartwatch e tablet, per le scuole primarie e secondarie, con l’eccezione solo gli studenti con disabilità, con bisogni educativi speciali, se necessari per l’apprendimento.

In Lussemburgo il ministero dell’Istruzione ha imposto un divieto degli smartphone proprio quest’anno nelle scuole primarie per i bambini fino a 11 anni, mentre nelle scuole superiori gli studenti non devono tenere i loro smartphone a portata di mano durante le lezioni.

In Norvegia il divieto è totale per le scuole elementari, mentre a livello intermedio e alle superiori l’utilizzo è consentito durante alcune pause.

L’eccezione estone e le politiche internazionali

Si discosta completamente dalla tendenza europea l’Estonia, ai vertici nelle classifiche sui livelli di apprendimento. La ministra dell’Istruzione estone, Kristina Kallas, ha dichiarato di essere contraria all’idea di un intervento ministeriale in classe. Nel Paese baltico l’uso dei dispositivi è lasciato alla discrezione degli insegnanti, ritenuti professionisti competenti e supportati nella formazione digitale.

Spostiamo lo sguardo ad altri Paesi del mondo.

In Australia alla fine del 2024 è stata varata una leggeper impedire agli under 16 l’uso dei social media, spingendo verso una gestione più rigorosa della presenza online tra i giovani.

In India molte scuole hanno adottato in autonomia prescrizioni per combattere l’abuso dello smartphone, mancando una legge nazionale specifica.

In Bangladesh il divieto all’uso dei telefoni cellulari a scuola esiste dal lontano 2011, inizialmente limitato agli insegnanti e poi nel 2017 è stato esteso anche agli studenti.

Negli Stati Uniti, la situazione è variegata. La California ha varato nel 2024 il Phone Free School Act, approvato con il sostegno bipartisan di democratici e repubblicani, che prevede il divieto assoluto, tranne in caso di problemi medici o situazioni di emergenza; gli istituti pubblici della California avranno tempo fino al primo luglio 2026 per definire le modalità con cui vieteranno l’uso degli smartphone all’interno delle aule. Sulla stessa linea Indiana, Minnesota, Ohio e Virginia. In Florida e Texas i divieti coprono l’intera giornata, comprese le pause.

In Giappone gli studi condotti negli anni dalla “NTT Docomo Inc.’s Mobile Society Research Institute” hanno dimostrato già in passato come il possesso di uno smartphone in età infantile può portare a serie complicazioni nella futura vita scolastica. A giugno 2025 una commissione del Ministero dell’Istruzione giapponese ha approvato una politica che consente agli studenti delle scuole medie di portare con sé gli smartphone a scuola come mezzo di comunicazione durante gli spostamenti. In Corea del Sud è stata approvata una legge che vieta l’uso degli smartphone a partire dalle aule scolastiche, con l’entrata in vigore prevista per marzo 2026.

Frammentazione dell’attenzione e primi studi scientifici

Varie ricerche internazionali hanno dimostrato che l’uso del cellulare durante le lezioni, anche se finalizzato all’apprendimento, può influire negativamente sulle prestazioni scolastiche degli studenti. L’esposizione continua e spesso incontrollata ai telefoni cellulari sin dall’infanzia e nella preadolescenza potrebbe ostacolare lo sviluppo naturale delle capacità cognitive, causando problemi come la perdita di concentrazione e memoria, la diminuzione delle capacità dialettiche, del pensiero critico e della capacità di adattamento.

In tutto il mondo vengono emanati o proposti divieti sui telefoni in almeno il 40% dei sistemi educativi nazionali, con l’obiettivo di aiutare gli studenti a concentrarsi. Tuttavia, mentre sta crescendo lo slancio politico per mantenere le aule libere dal telefono, i ricercatori hanno notato che le prove scientifiche a sostegno dei benefici sono scarse, anzi alcuni studi su piccola scala con progetti diversi hanno prodotto risultati contrastanti.

Smartphone e social media non sono di per sé il “nemico”, ma sono parte di un sistema. Tra le dimensioni più problematiche, come si osserva in “Smartphone, social media e salute mentale degli adolescenti: una mappa per orientarsi tra rischi, evidenze e policy” pubblicato da CREMIT (Centro di Ricerca sull’educazione ai Media all’Innovazione e alla Tecnologia) c’è la frammentazione dell’attenzione.

Vedremo qui di seguito alcune ricerche recenti e i differenti punti di vista messi in luce.

Lo studio “A Consensus Statement on Potential Negative Impacts of Smartphone and Social Media Use on Adolescent Mental Health[1]”, pubblicato su SSRN a maggio 2025, che ha coinvolto oltre 120 esperti da tutto il mondo, sostiene che il 72% ritiene che gli smartphone compromettano la capacità di concentrazione. Tuttavia, solo il 45% collega in modo diretto questa frammentazione a un peggioramento clinico del benessere mentale — segno di un nesso da indagare con più rigore.

Il rapporto Ocse sull’era digitale

Il corposo rapporto How’s Life for Children in the Digital Age? dell’OECD (Organisation for economic co-operation and development) analizza ad ampio raggio l’impatto dell’uso degli strumenti digitali nella vita di bambini e adolescenti. In diverse parti della ricerca, pubblicata a maggio 2025, si fa riferimento alle conseguenze del loro uso proprio/improprio nelle attività di apprendimento. Nel complesso il report intende fornire delle indicazioni pragmatiche rivolte soprattutto ai decisori politici, partendo dalle numerose ricerche precedenti dell’OECD per arrivare ad individuare in termini di percentuale l’uso di dispositivi digitali e il tempo passato davanti agli schermi, sia nel tempo libero sia durante lo studio e le attività a scuola.

È importante considerare anche il tipo di attività digitale, sia essa passiva o attiva; l’età del bambino; la misura in cui i dispositivi vengono utilizzati dai coetanei, dai genitori e dalla comunità che circonda i bambini e come questi e altri fattori contestuali influiscono sull’impegno e sulle pratiche dei bambini con le risorse digitali”, si legge nell’introduzione del report, a sottolineare la complessità della tematica. In estrema sintesi, andiamo a considerare alcune delle conclusioni a cui giunge la ricerca internazionale.

Si parte dalla considerazione che soprattutto per i bambini e gli adolescenti in età scolare, le risorse digitali offrono opportunità di apprendimento, per cui per esempio l’84% dei quindicenni dell’OCSE trascorre 2 ore o più a settimana utilizzando dispositivi digitali per imparare qualcosa al di fuori della scuola, usando tutorial o applicazioni educative. Insegnanti, scuole e sistemi educativi svolgono un ruolo fondamentale nell’aiutare i bambini a sviluppare competenze di alfabetizzazione digitale e cittadinanza, a comprendere i rischi digitali e a gestire situazioni problematiche online.

Per promuovere questi sforzi, gli insegnanti hanno bisogno di una formazione adeguata sulle competenze ICT per superare la loro mancanza di conoscenza e fiducia nell’utilizzo degli strumenti digitali. Le scuole possono contribuire a prevenire i rischi informatici integrando linee guida nei programmi scolastici e promuovendo la collaborazione tra insegnanti, presidi e psicologi scolastici per individuare e rispondere al cyberbullismo e ai traumi informatici. Vietare i telefoni in classe può ridurre le distrazioni e migliorare la concentrazione, ma far rispettare questi divieti fuori dalla classe è difficile.

Lo studio inglese su trenta scuole secondarie

Lo studio School phone policies and their association with mental wellbeing, phone use, and social media use (SMART Schools):a cross-sectional observational study,[2] – condotto nel precedente anno scolastico e pubblicato a febbraio 2025 sulla rivista The Lancet – è stato svolto con adolescenti provenienti da 30 scuole secondarie inglesi, di cui 20 con politiche restrittive (l’uso ricreativo del telefono non è consentito) e 10 con politiche permissive (l’uso ricreativo del telefono è consentito). Le conclusioni dei ricercatori – 14 provenienti dagli atenei di Birmingham e Sheffield – sono che non ci sono prove che le politiche scolastiche restrittive siano associate all’uso complessivo del telefono e dei social media o a un migliore benessere mentale negli adolescenti. I risultati non forniscono prove a sostegno dell’uso delle politiche scolastiche che vietano l’uso del telefono durante la giornata scolastica nella loro forma attuale e indicano che tali politiche richiedono un ulteriore sviluppo. In realtà, gli adolescenti che frequentano scuole con politiche telefoniche restrittive trascorrono meno tempo sui loro telefoni e sui social media durante il periodo scolastico. Tuttavia, questo utilizzo ridotto nelle scuole con politiche telefoniche restrittive non si è manifestato in differenze nel tempo complessivo trascorso su telefoni e social media o in differenze nella salute mentale e nel benessere e in altri risultati associati, anche per gli adolescenti che frequentano scuole restrittive dove i telefoni erano inaccessibili durante la giornata scolastica (ad esempio, telefoni conservati in un armadietto, in una custodia, alla reception della scuola o lasciati a casa).

Nel complesso, i risultati suggeriscono che le politiche scolastiche restrittive nella loro forma attuale non influenzano in modo significativo l’uso del telefono e dei social media né si traducono in risultati migliori per gli adolescenti in una serie di ambiti mentali, fisici e cognitivi. Non ci sono quindi prove a sostegno dell’uso di politiche scolastiche che proibiscono l’uso del telefono durante la giornata scolastica nella loro forma attuale e indicano che tali politiche richiedono un ulteriore sviluppo e un collegamento con il contesto più ampio per consentire un approccio più completo alla riduzione dell’uso complessivo del telefono e dei social media negli adolescenti, affrontando sia l’uso a scuola che quello extrascolastico.

La ricerca indiana su larga scala

La ricerca Removing Phones from Classrooms Improves Academic Performance di Alp Sungu, professore presso la Wharton School dell’Università della Pennsylvania, insieme ai suoi collaboratori, offre prove evidenti del primo studio di controllo randomizzato (RCT) su larga scala, condotto in dieci istituti di istruzione superiore in India, coinvolgendo 16.955 alunni che frequentavano 2.000 corsi e che sono stati assegnati in modo casuale alle aule in cui dovevano o meno consegnare i loro telefoni cellulari. La ricerca è stata pubblicata su SSRN ad agosto 2025 ed è tra le più recenti sul tema.

I risultati: gli studenti senza telefono hanno ottenuto risultati accademici migliori: lo studio di Sungu e dei suoi collaboratori ha scoperto che i divieti creano un ambiente più favorevole all’apprendimento: controlli casuali a campione in classe hanno rilevato meno chiacchiere e comportamenti dirompenti da parte degli studenti. Nel dettaglio: l’aumento è stato maggiore tra gli studenti del primo anno che avevano risultati bassi e in materie al di fuori delle scienze e della matematica; il miglioramento medio è stato dell’ordine di 0,086 deviazioni standard nella media dei voti. Si tratta di una cifra esigua, ma gli effetti della maggior parte degli interventi educativi sono modesti. Per fare un paragone, è come “scambiare un insegnante mediocre con uno molto bravo” per un quadrimestre, afferma il dott. Sungu.

Ciò potrebbe fare la differenza tra il superamento e il fallimento e potenzialmente ridurre i tassi di abbandono e aumentare i tassi di laurea nel tempo, infatti come afferma Louis–Philippe Beland, economista della Carleton University in Ontario, che ha condotto un influente studio sui divieti telefonici in Gran Bretagna “Per gli studenti con scarsi risultati, anche le differenze più modeste possono davvero avere importanza”.

Il nuovo studio non porrà fine alla discussione sui telefoni nelle scuole. Questo dibattito si svolge in contesti socioeconomici estremamente diversi, dai paesi ricchi del nord Europa alle città sature di telefoni nei paesi in via di sviluppo, dove le opportunità di apprendimento, la pressione dei pari e il fascino della distrazione online possono differire notevolmente. Il nuovo studio è stato limitato all’India, che potrebbe presentare differenze culturali che rendono i risultati eccezionali. I risultati ottenuti all’interno di una fascia d’età non si applicano necessariamente ad altre. E i benefici dei divieti scolastici erano particolarmente visibili nelle classi non STEM, per ragioni su cui gli autori possono solo speculare.

Limiti delle ricerche e prospettive future

I divieti sono paradossalmente la misura più facile da attuare, non richiedono formazione e richiedono pochi o nessun investimento.

Anche se vietare i telefoni diventasse una politica quasi universale e basata sull’evidenza, esistono ancora tablet e computer portatili, che concepiti come strumenti per l’insegnamento in classe, offrono molte delle stesse tentazioni di distrazione. Alcuni studi sull’uso del computer nelle aule universitarie americane hanno rilevato che i voti e i punteggi degli esami sono diminuiti.

Questo potrebbe essere in alternativa al cosiddetto “cyberslacking[3]” e aiutare a spiegare perché uno studio quasi sperimentale sul divieto di telefonia nelle scuole secondarie svedesi non ha riscontrato alcun effetto. La tecnologia digitale è altamente integrata nell’insegnamento nell’istruzione svedese, affermano gli autori, quindi attuare un divieto in un contesto del genere “potrebbe essere inefficace”.

Sebbene alcuni studi suggeriscono che limitare l’uso degli smartphone possa migliorare i risultati accademici, in particolare per gli studenti svantaggiati, i risultati sono contrastanti: alcune ricerche non mostrano alcun beneficio o addirittura effetti negativi a causa della maggiore ansia dovuta alle restrizioni telefoniche. Allo stesso modo, le prove sull’impatto dei divieti telefonici sul benessere degli studenti, sulla salute mentale e sul bullismo sono incoerenti: alcuni studi riportano risultati positivi, mentre altri non riscontrano alcun impatto o un aumento dell’ansia e della vittimizzazione.

A causa del numero limitato di studi, le prove non sono sufficientemente complete per determinare quali politiche siano più efficaci nel promuovere il benessere generale degli studenti o nell’affrontare i bisogni dei bambini di diverse fasce di età. Inoltre, la raccolta dei dati nelle varie ricerche si è concentrata principalmente sulle esperienze negative e sui rischi associati all’utilizzo dei dispositivi digitali, mentre le informazioni sui vantaggi si sono limitate alle opportunità di apprendimento o creazione di contenuti personali. Dovrebbe essere presa in considerazione una gamma più ampia di potenziali benefici, ad esempio se l’impegno digitale dei bambini contribuisce alla loro comunità e alla partecipazione civica, rafforza la loro identità personale, culturale o religiosa o li aiuta ad accedere a informazioni, reti o servizi.

Note


[1] Una dichiarazione di consenso sui potenziali impatti negativi dell’uso degli smartphone e dei social media sulla salute mentale degli adolescenti

[2] Le politiche telefoniche scolastiche e la loro associazione con il benessere mentale, l’uso del telefono e l’uso dei social media (SMART Schools): uno studio osservazionale trasversale

[3] Il cyberslacking si verifica quando un dipendente utilizza la connessione Internet del proprio datore di lavoro o i dispositivi elettronici del proprio posto di lavoro per scopi diversi dal lavoro. Ciò potrebbe includere la navigazione nelle notizie, l’accesso ai social media, la visione di video, il gioco o anche semplicemente il completamento di commissioni personali durante l’orario d’ufficio.

È generalmente visto come uno stato di distrazione e, spesso, una minaccia per la produttività, ma può avere conseguenze molto più gravi. I dipendenti che utilizzano le proprietà aziendali per navigare su siti o scaricare file non approvati possono correre il rischio di rendere l’infrastruttura IT di un’organizzazione vulnerabile agli attacchi informatici.(https://www.raconteur.net/talent-culture/three-minute-explainer-on-cyberslacking)

guest

0 Commenti
Più recenti
Più votati
Inline Feedback
Vedi tutti i commenti

Articoli correlati