L’Intelligenza Artificiale Generativa nella scuola italiana sta ridefinendo tempi, strumenti e relazioni dell’apprendimento.
La prima ricerca nazionale condotta da Tortuga1 e Yellow Tech su 274 istituti rivela un fenomeno in piena espansione: otto studenti su dieci utilizzano strumenti di GenAI ogni settimana, mentre tra i docenti la percentuale si ferma al 66%.
Questi dati aprono interrogativi urgenti sulla governance, la formazione e i metodi di valutazione necessari per integrare efficacemente la tecnologia nella didattica.
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La prima ricerca nazionale su GenAI e sistema scolastico
L’indagine ha coinvolto i partecipanti ai corsi di formazione sull’intelligenza artificiale generativa nelle scuole offerti da Scuola Tech, rivolti a docenti della scuola primaria o secondaria, studenti delle scuole superiori, e personale amministrativo.
Il campione della ricerca: 274 scuole in 18 regioni
Il campione comprende 274 scuole di ogni ordine e grado in 18 regioni italiane: 158 scuole primarie o secondarie di primo grado, 80 licei, 25 istituti tecnici e 11 professionali. Le regioni più rappresentate sono la Lombardia (63 scuole), il Lazio (42), la Campania (27) e la Toscana (26).
L’indagine copre 3.564 insegnanti di ogni ordine e grado, 294 studenti tra la prima e la quinta superiore e 156 lavoratori appartenenti alla categoria del personale dei collaboratori scolastici e del personale amministrativo. Non è da trascurare che in queste quattro regioni italiane il Ministero dell’Istruzione e del Merito sta portando avanti per il secondo anno scolastico il progetto di uso dell’IA come assistente virtuale, quindi l’attenzione della ricerca in queste aree geografiche è più forte.
Frequenza d’uso: studenti più attivi dei docenti
Nell’anno scolastico 2024-25, secondo la ricerca di Tortuga e Yellow Tech, sei insegnanti su 10 (il 66%), hanno riferito ai ricercatori di aver utilizzato strumenti di GenAI per il loro lavoro settimanalmente. Tra gli studenti, il numero sale a più di 8 studenti su 10, pari all’83%.
La differenza nell’uso tra docenti e studenti segnala un divario: in una normale settimana scolastica, un docente usa strumenti di GenAI in media una volta a settimana, mentre gli studenti due. Solo il 16% dei docenti ne fa uso tutti i giorni; la distribuzione è diversa per gli studenti: uno studente su 3 ne fa uso solo una volta a settimana, più di uno su 4 ne fa uso tutti i giorni.
Gli studenti hanno consapevolezza di quanto i propri compagni e i propri docenti usano strumenti di GenAI? E, ancor di più,i docenti sono consapevoli dell’utilizzo fatto dai propri studenti? A queste domande, poste dai ricercatori a docenti e apprendenti, emerge che le aspettative degli studenti nei confronti dei propri insegnanti sono piuttosto accurate, con divari entro il 5% dalla realtà di intensità di utilizzo, mentre il personale docente, sovrastima l’utilizzo di strumenti di GenAI da parte dei propri colleghi.
Le prestazioni dell’AI superano gli studenti nei test
La frequenza di utilizzo non è l’unico aspetto rilevante, è fondamentale infatti considerare anche le prestazioni dei modelli di GenAI in rapporto a quelle degli studenti. Un recente studio dell’Ocse ha confrontato i risultati degli strumenti AI con quelli ottenuti da quindicenni nei test PISA 2022-23. Il risultato è che già oggi i modelli superano la media degli studenti in lettura e scienze, e stanno rapidamente colmando il divario in matematica. L’evoluzione è stata impressionante: nel novembre 2022, GPT-3.5 era in grado di rispondere al 35% di una serie di compiti di matematica PISA, contro il 51% degli studenti, ma nel marzo 2023 GPT-4 era già salito al 40%.
Come docenti e studenti utilizzano la GenAI
Secondo i dati Tortuga e Yellow Tech l’uso principale dei sistemi di intelligenza artificiale non è tanto nella fase di input, quanto in quella di verifica: il 56% li utilizza soprattutto per controllare la correttezza delle proprie risposte, a cui seguono attività più vicine alla scrittura e alla ricerca, come l’ideazione di testi argomentativi o ricerche (47%), la produzione vera e propria di testi (41%), la risoluzione di esercizi di matematica, scienze o informatica (37%), la correzione di errori grammaticali o lessicali (27%) e, in misura minore, la creazione di mappe concettuali o il chiarimento di argomenti complessi (6.5%). L’83.5% dei docenti che usano GenAI riportano un uso minimo o moderato, contro un 11% che ne fa un uso estensivo e solo un 5.5% che lo integra in maniera centrale nel proprio lavoro.
La necessità di governance e formazione per i docenti
L’integrazione dell’Intelligenza Artificiale Generativa nel sistema scolastico italiano richiede un intervento immediato, dalla necessità di sviluppare una governance istituzionale chiara, infatti emerge subito come oggi esista un profondo scollamento tra percezione e realtà. Per esempio, il 36,5% dei docenti crede che gli studenti non usino mai la GenAI, mentre l’utilizzo reale è dell’83%. Già da solo questo dato della ricerca evidenzia quanto sia necessario fornire a dirigenti e docenti un quadro di riferimento comune per promuovere tra gli studenti un utilizzo responsabile. Da questo, secondo la ricerca, deriva l’importanza di investire in formazione e alfabetizzazione dei docenti in primo luogo per sgombrare il campo da falsi miti e stereotipi, per esempio il 52% dei docenti crede che la GenAI sia più efficace in matematica e logica.
L’attivazione di percorsi di formazione continua e obbligatoria per il corpo docente sul funzionamento, dei limiti e dei bias degli algoritmi, potrebbero portare, secondo i risultati della ricerca, ad un corpo docente consapevole, in grado di agire come mediatore critico tra gli studenti e la tecnologia, sfruttandone le potenzialità per arricchire la didattica.
Valutazione e fiducia: ripensare i metodi tradizionali
Altro tema caldo è quella della valutazione: per il 71% degli studenti c’è un calo della fiducia da parte dei docenti, e due insegnanti su tre penalizzerebbero un elaborato di qualità se realizzato con GenAI. E’ necessaria pertanto una rivisitazione dei metodi di valutazione, per valorizzare il processo, il pensiero critico e il problem-solving e anche le competenze umane complesse, ricostruendo il patto di fiducia in classe e garantendo valutazioni più eque e significative.
Il potenziale inclusivo per studenti con bisogni speciali
Sul piano dell’inclusione, emerge che tre docenti e studenti su quattro (75%) concordano che la GenAI possa aiutare gli studenti in difficoltà. Per tradurre questa percezione positiva in pratica, è fondamentale finanziare la sperimentazione di tecnologie assistive basate sull’AI, come gli Intelligent Tutoring Systems, per personalizzare l’apprendimento, in particolare per studenti con Bisogni Educativi Speciali, per sfruttare la tecnologia per ridurre le disuguaglianze e offrire a ogni studente percorsi di apprendimento su misura.
Interesse didattico ma scarsa attenzione al carico burocratico
Gli insegnanti mostrano interesse a usare la GenAI per attività didattiche come la preparazione di materiali o verifiche, ma trascurano il suo potenziale per ridurre il carico amministrativo e burocratico. Il corpo docente è diviso secondo l’indagine: un terzo non utilizza la GenAI e tende a mistificarla, preoccupato che limiti il pensiero critico (+4%) e più scettico sul suo potenziale di supporto agli studenti in difficoltà (-11%) rispetto a chi la usa. Da un lato, i docenti sono molto interessati a usarla per generare i materiali didattici principali – dunque, per la parte focale del proprio lavoro, dall’altro, sono mediamente interessati a farne affidamento per tutte le attività che circondano l’insegnamento.
Tecnologia e personalizzazione dell’insegnamento
Secondo i ricercatori la sinergia tra tecnologia e scuola può rappresentare un punto di svolta, un’occasione per superare modelli legati a strutture del passato e avvicinarsi a un uso più personalizzato e dinamico dell’insegnamento. Per le scuole, l’implicazione è chiara, infatti la GenAI non deve sostituire la fase di ragionamento, ma può essere integrata come strumento per esplorare diversi metodi di risoluzione, potenziando le capacità logiche e abituando gli studenti a confrontarsi criticamente con strategie alternative. Gli studenti credono che l’intelligenza artificiale generativa sia molto brava ad aiutarli, ad esempio fornendo informazioni su argomenti di studio, tuttavia, spesso questa percezione non si traduce in un reale beneficio per il loro percorso scolastico.
Servono decisioni collettive e linee guida condivise
I dati confermano che l’integrazione della GenAI a scuola richiede un equilibrio tra innovazione e tradizione: da un lato, formare gli studenti a utilizzare consapevolmente questi strumenti, dall’altro, rafforzare il ruolo dei docenti come mediatori critici.
L’urgenza di una decisione collettiva e comunitaria è forte se si pensa, come i ricercatori hanno evidenziato in questa investigazione, che la decisione su come gestire la varia intensità dell’uso della GenAI non ricada sulle spalle di un insegnante singolo ma sia affrontata in modo collegiale, tra docenti, dirigenti scolastici, e ministeriali, passando dall’elaborazione di linee guida sugli usi leciti dell’intelligenza artificiale a scuola.
Opportunità più che rischio: la visione di studenti e docenti
I dati Tortuga e YellowTech forniscono per la prima volta anche informazioni riguardo l’impatto della GenAI sulla percezione delle disuguaglianze all’interno della scuola italiana e quanto emerge è che la GenAI è vista più come opportunità che come rischio e mentre i docenti mantengono un atteggiamento più prudente, gli studenti guardano alla tecnologia con maggiore fiducia e ottimismo.
Policy e formazione per realizzare il potenziale inclusivo
Tra le conclusioni positive della ricerca, emerge un forte consenso sul potenziale della GenAI come strumento per ridurre le disuguaglianze e supportare gli studenti con bisogni educativi specifici, confermano Tortuga e Yellow Tech, ma affinché tale potenziale si realizzi, è imperativo agire su due fronti: in primo luogo, la policy, servono infatti linee guida chiare e condivise per un uso etico ed efficace della tecnologia, superando l’attuale incertezza valutativa e promuovendo metodi di verifica che favoriscano lo sviluppo di abilità complesse; in secondo luogo, la formazione è cruciale, infatti investire sull’alfabetizzazione all’AI, ed in particolare GenAI, di docenti e studenti, non solo per colmare il divario di competenze, favorirebbe un approccio critico e consapevole.











